3. Sulle orme del modello milanese: il caso di Brescia carolingia
3.3. Il rilancio del culto episcopale: Filastrio „collega‟ di Ambrogio
Una delle azioni liturgiche di grande impatto propagandistico compiute dal vescovo bresciano Ramperto fu la traslazione delle reliquie del santo presule Filastrio dalla chiesa suburbana di Sant‘Andrea, dove era sepolto, alla cattedrale iemale di Santa Maria.235 L‘importanza di tale atto è chiaramente testimoniata dalla volontà dello stesso Ramperto di fissarne la memoria su pergamena redigendo un racconto che ripercorresse il corso degli eventi. Contrariamente alla quasi totalità dei testi di natura agiografica, nella Translatio sancti Filastrii (BHL 6797) emerge una chiara rivendicazione autoriale del vescovo bresciano che, ricorrendo alla prima persona verbale, sottolinea la propria iniziativa ed il ruolo di concertazione degli eventi che trovano nella sua figura la degna chiave di volta.236
La scelta di Filastrio è, poi, indicativa della volontà di Ramperto di riscoprire le gloriose origini della cattedra episcopale bresciana, eleggendo un vescovo che lo stesso Gaudenzio considerava fondatore della Chiesa di Brescia.237 La politica di rilancio del seggio episcopale bresciano ad opera di Ramperto coinvolse diversi piani di azione. L‘accento posto sul culto dei santi locali rappresentò indubbiamente un passo in tal senso: alla traslazione di san Filastrio fa, infatti, da specchio l‘elevatio dei corpi dei martiri Faustino e Giovita in occasione dell‘inaugurazione del monastero a loro intitolato, solo di alcuni anni successiva. La performance di tali atti liturgici aveva un grande impatto propagandistico sulla comunità cittadina: la coesione dell‘ecclesia locale era vissuta, sentita e messa in scena proprio in tali occasioni che rappresentavano, come ben evidenzia Maria Bettelli Bergamaschi, i momenti in cui il popolo faceva esperienza della sua unità.238 Non è un caso che tali azioni liturgiche siano state celebrate negli stessi decenni in numerose altre città del regnum, tra le quali spiccano Milano, Verona e Pavia. D‘altronde la memoria cittadina s‘identificava ancora principalmente con la memoria ecclesiastica: il vero rappresentante della città era, infatti, il detentore della cattedra episcopale, i cui legami con le élites locali erano spesso più stretti, di più lunga data e più pacifici di quelli che potevano stringere i conti, generalmente stranieri rispetto alla
235 Il testo della Translatio sancti Filastrii al quale si farà riferimento in queste pagine è edito in M. BETTELLI BERGAMASCHI,Ramperto vescovo di Brescia cit., pp. 125-137.
236 Translatio sancti Filastrii, ed. M. BETTELLI BERGAMASCHI, p. 125: quorum ordine et meritis novissimus ego
Rampertus indignus Brixiensis sanctae Ecclesiae episcopus, […], consultis universis sacerdotibus meis, ieiuniis et
orationibus intervenientibus, […] non sine timore fodiendo, eius iunctis sacerdotibus de quorum vita credulus eram venerandum corpus reperiens, […] tam venerabilem glebam tam immeritus contingens, elevavi, collocans in feretri locello.
237 GAUDENTIUS BRIXIENSIS, Tractatus, XVI, G. BANTERLE (a cura di), p. 418: et maxime post illam venerandae
memoriae patris mei Philastrii eruditissimam vocem, quae per gratiam Spiritus sancti large effluens, hanc Ecclesiam in fide Trinitatis adorandae fundavit, in vera spe, et caritate perfecta constituit, ad virtutes erexit, in pace reliquit.
realtà nella quale si trovavano ad operare. Nel caso di un vescovo di estrazione locale, come fu Ramperto, la riscoperta delle origini gloriose del proprio seggio si affiancò alla politica di riforma delle istituzioni cittadine. È possibile che in quegli anni il presule bresciano abbia introdotto la ‗vita comune‘ per il clero della cattedrale di Santa Maria, come prevedeva la Regula canonicorum di Crodegango di Metz (768) estesa a tutto l‘impero in occasione del concilio di Aquisgrana dell‘816. La stessa traslazione delle reliquie di san Filastrio sembra suggellare il programma di valorizzazione della cattedrale bresciana, il cui prestigio era certamente sottolineato dalla prossimità con il corpo del vescovo considerato fondatore del seggio episcopale locale.239 Anche in questo caso, l‘emulazione nei confronti del metropolita milanese potrebbe aver giocato la sua parte: Angilberto II aveva, infatti, organizzato, intorno all‘836, la vita comune del clero episcopale presso la chiesa iemale di Santa Maria Maggiore e, come in altre iniziative, Ramperto fu il primo a seguirlo.240 La campagna di valorizzazione della cattedra episcopale bresciana se da un lato guardava alla storia religiosa locale, rilanciando il culto dei propri santi, dall‘altro sottolineava il prestigio che su di essa si riverberava in virtù dell‘adesione di Ramperto ai programmi riformatori di Angilberto II che, negli anni del suo episcopato, riuscì ad imporsi come faro e guida rispetto all‘insieme dei suoi suffraganei del regnum.
Il legame stretto tra il vescovo bresciano e il suo metropolita trovò una coerente espressione nel testo della Translatio sancti Filastrii, redatta per mano dello stesso Ramperto. Il messaggio racchiuso nel racconto agiografico fu, poi, ulteriormente enfatizzato attraverso la scelta dei documenti letterari che dovevano accompagnarlo. L‘operazione di compilazione e la collocazione della Translatio in un piccolo dossier, mirato ad evidenziare la serie ininterrotta di vescovi che nei secoli si erano succeduti sulla cattedra bresciana, costituiscono, infatti, un complemento determinante della politica religiosa attuata da Ramperto quale è stata finora descritta. Il seguente paragrafo è dedicato all‘analisi di questa scelta che, ricorrendo alla terminologia odierna, si potrebbe definire editoriale.
3.3.1. Il ‗dossier delle origini‘: il valore della continuità della linea episcopale
La Translatio sancti Filastrii si è conservata su tre codici manoscritti datati al pieno medioevo. Si tratta dei due manoscritti della Biblioteca Queriniana di Brescia: il primo, A I 8, datato alla fine
239 La vicinanza tra la tomba del santo e la cattedra episcopale è apertamente enfatizzata da Ramperto: in marmoreo
recondentes antro sepelivimus: ut, ubi modo pontificum sedes aderat, ibi tantis patris et pontificis iaceret corpus, quo sedes honore, et populo devotione, et clerus suffragio, eiusdem meritis intervenientibus, Christo in omnibus favente, potiretur (Translatio sancti Filastrii, ed. M.BETTELLI BERGAMASCHI, p. 126).
del secolo XII è una raccolta di testi di natura eterogenea di sicura origine bresciana, come appare evidente sia dall‘inserzione di testi liturgici propri della Chiesa di Brescia che dal ricorso alla miniatura per rappresentare il vescovo Gaudenzio al f. 153v; il secondo manoscritto, segnato A I 12, è un passionario per circulum anni del XII secolo che esordisce con la Passio sanctorum Viti et
Modesti (BHL 8712), celebrata il 15 giugno, e si chiude al 23 novembre con il Sermo de miraculis S. Clementis (BHL 1854). Ai due manoscritti della Biblioteca Queriniana va aggiunto un
manoscritto conservato a Trento (Biblioteca Comunale ms. 1566), analogo nella composizione a A I 12 ed anch‘esso databile al XII secolo, contenente la Translatio ai ff. 52-65: deve essere, comunque, esclusa l‘identificazione di questo codice con il terzo manoscritto descritto dal canonico bresciano Paolo Gagliardi nel XVIII secolo, del quale la stessa Bettelli Bergamaschi aveva dimostrato l‘inesistenza.241
La tradizione manoscritta è piuttosto lineare: il codice A I 12 è, infatti, codex descriptus di A I 8 al quale è perfettamente aderente; quest‘ultimo dipende a sua volta da un antigrafo dell‘XI secolo, probabilmente copiato in carolina, che non si è conservato.
Ciò che colpisce immediatamente l‘occhio dello studioso è l‘inserimento della Translatio sancti
Filastrii all‘interno di un vero e proprio libellum dedicato al santo vescovo bresciano. In entrambi i
manoscritti il testo agiografico è preceduto dal Sermo di Gaudenzio in onore di Filastrio,242 da una
notitia estratta da un martirologio bresciano unita al breve epitaffio del santo e alla serie dei presuli
che si succedettero sulla cattedra episcopale di Brescia prima di lui.243 Il racconto di traslazione viene, quindi, seguito da un carmen saphicum pentametrum ad laudem beati Filastrii,244 da una
241 Il leggendario Trento Biblioteca Comunale 1566 – confiscato nel 1470 a un ebreo originario della città di Brescia per ordine del vescovo di Trento Iohannes Hinderbach – copre la sezione estiva (29 giugno – 23 novembre) del calendario liturgico. Si tratta senza dubbio del secondo tomo di un leggendario in due volumi in uso presso la Chiesa di Brescia: racchiude, infatti, la Vita di sant‘Apollonio e il dossier completo di san Filastrio, senza contare le annotazioni marginali che rinviano ad alcune chiese bresciane. Sul codice in questione vd. «Pro bibliotheca erigenda». Manoscritti e
incunaboli del vescovo di Trento Iohannes Hinderbach (1465-1486), F.LEONARDELLI (a cura di), Trento, 1989, p. 66- 70. Cfr. M.BETTELLI BERGAMASCHI, Gaudenzio e Ramperto vescovi bresciani, Milano, 2003, p. 180; M.PANTAROTTO, Manoscritti dei secoli XI e XII: Brescia e dintorni, tesi per il dottorato di ricerca (1996-1999), Università di Roma ―La
Sapienza‖, p. 113; L.DAL POZ, Vitae Sanctorum, in L.DAL POZ e M.BERNASCONI, Codici miniati della Biblioteca Comunale di Trento, Firenze, 1985, pp. 35-42. Per la discussione sul terzo codice citato dal Gagliardi, vd. M.BETTELLI BERGAMASCHI, Ramperto vescovo di Brescia, cit., pp 116-118.
242 GAUDENTIUS BRIXIENSIS, Tractatus, XXI, Sermo de vita et obitu beati Filastrii cit, G.BANTERLE (a cura di), pp. 480-485.
243 Il corto testo è pubblicato in J.-CH.PICARD, Le souvenir des évêques cit., p. 434: Sed et in martyrologio nostre
brixiensis Ecclesiae ita scriptum invenimus XV Kal. Aug. Brixiae assumptio beatissimi papae Filastrii iacet ad sanctum Andream. Titulus autem sepulchri eius siti iuxta altare beatissimi Andree apostoli in meridiana plaga hic erat. Filastrius beatissimae memoriae hic requiescit in pace. Primus episcopus brixiensis fuit Anathalon mediolanensis archiepiscopus, Secundus Clateus, Tertius Viator, Quartus Latinus, Quintus Apolonius, Sextus Ursicinus, Septimus Faustinus, Octavus Filastrius.
nota di tipo introduttivo245 e dall‘epistola di Agostino a Quodvultdeus a proposito del Diversarum hereseon liber di Filastrio. La coesione del libellum è evidente come dimostrato dall‘integrale
trascrizione all‘interno del passionarium A I 12 che, non limitandosi al racconto agiografico della
Translatio, ripropone integralmente i testi suddetti.
L‘esordio ex abrupto di BHL 6797 ha a lungo stupito gli specialisti: la Translatio sancti Filastrii si apre, infatti, con l‘elenco dei trenta vescovi bresciani che celebrarono la messa sull‘altare intitolato a san Filastrio.246 Tuttavia se si riunisce il paragrafo introduttivo con il precedente testo che condensa una notitia tratta da un martirologio bresciano e la lista dei primi sette vescovi di Brescia, lo sconcertante paragrafo introduttivo della Translatio ritrova un‘evidente coerenza. L‘identificazione del primo vescovo bresciano con l‘archiepiscopus mediolanensis Anatalone rappresenta un dettaglio fondamentale per la comprensione dei rapporti tra Brescia e la sede metropolitana milanese. Innanzitutto la celebre e isolata menzione nel Liber de episcopis
Mettensibus di Paolo Diacono trova nella breve notitia bresciana un‘ulteriore attestazione: sebbene
non si faccia riferimento all‘investitura petrina del primo vescovo milanese, il tentativo di ricondurre le origini della Chiesa bresciana all‘età apostolica è insita nell‘inserimento di quattro predecessori all‘episcopato di Apollonio, il vescovo co-protagonista della Passio sanctorum
Faustini et Iovitae ambientata negli anni di impero di Adriano (117-138). L‘inserzione del nome di
Anatalone sembrerebbe, tuttavia, rimandare ad un momento successivo a quello di affermazione del culto di san Filastrio: l‘inno acrostico dedicato al vescovo bresciano lo definisce inequivocabilmente come il settimo a sedere sulla cattedra episcopale cittadina. Come ben sottolinea Jean-Charles Picard la posizione che l‘aggettivo «Septimus» ricopre in apertura di strofa è una prova certa della correttezza della lezione: la prima lettera è infatti necessaria alla formazione dell‘acrostico «Filastrius Bricsiensis Praesul».247 L‘inno in questione ripresenta in versi i dati offerti dal sermone di Gaudenzio sul suo illustre predecessore: il componimento poetico fu, così, imputato alla piuma del celebre vescovo, tuttavia lo stesso Ramperto appare dubbioso rispetto a tale
245 Il testo della nota è riportato integralmente da Maria Bettelli Bergamaschi: Ne quis auditorum lectorumve autumet
nos temerarie tanto patri papaeque nostro, venerabilis siquidem memoriae, Filastrio, impendere honores, optimum duximus sanctorum patrum subscribere testimonia, dum scriptum sit: In ore duorum vel trium testium stare omne verbum. En habes quicumque aemulus vel desiderabilis auditor, testes Augustinum ipsum et Quodvultdeum diaconem atque Gaudentium episcopum Brixiensem successorem eiusdem Filastrii, nec non triginta Brixienses episcopos, qui mirabili reverentia sepulcrum et altare et diem transitus eius, mirabiliter edocti, honorificaverunt usque ad tempus nostrum (cfr. M.BETTELLI BERGAMASCHI, Ramperto vescovo di Brescia cit., pp. 110-111).
246 Translatio sancti Filastrii, ed. M.BETTELLI BERGAMASCHI, p. 125: Triginta autem Brixienses sunt episcopi, quos
meminimus, qui in altari nomini beati Filastrii dicato, et super caput eiusdem posito, preces missarum celebraverunt et diem transitus eius venerantes ab omni terreno opere Brixiensem populum abstinere iubentes, reverenter honoraverunt. Hi sunt, tertius ab eo et secundus a Gaudentio, Paulus, deinde Theophilus (segue la lista dei singoli nomi).
attribuzione.248 Poiché l‘affermazione della figura di Anatalone può essere ricondotta al periodo longobardo, della cui tradizione Paolo Diacono si fece portavoce, non è possibile pronunciarsi con certezza sulla datazione dell‘introduzione del nome dell‘arcivescovo milanese nella breve notitia sui primi vescovi bresciani, sebbene gli storici siano propensi a ricondurla al lasso di tempo compreso tra X e XII secolo, cioè ad un momento posteriore alla compilazione dell‘opera conosciuta sotto il nome di Libellus de situ civitatis mediolanensis. Effettivamente Ramperto riconosce ancora Filastrio come il settimo vescovo di Brescia, tuttavia questa può difficilmente essere considerata una prova sicura della posteriorità dell‘introduzione del nome di Anatalone nella lista dei vescovi rispetto al momento di redazione della Translatio. Le parole del presule bresciano possono, infatti, essere state semplicemente fedeli alle affermazioni dell‘inno ricavato dal sermone di Gaudenzio.249 Definire, dunque, quale sia stato il momento propizio all‘affermazione di un tale rapporto genetico tra Brescia e Milano resta, allo stato attuale della documentazione, un‘operazione assai arbitraria alla quale conviene non attribuire un eccessivo valore.
Pur non accordando un peso determinante al ruolo di fondatore delegato ad Anatalone, è evidente che il testo della Translatio unito alla notitia che lo precede formano un insieme coeso volto a sottolineare l‘antichità e il prestigio della Chiesa di Brescia. L‘allestimento di tale piccolo nucleo di testi deve, quindi, essere ricondotto all‘iniziativa dello stesso Ramperto che concepì il prologo del suo racconto agiografico come un complemento alla lista dei primi vescovi bresciani.
Il sermone di Gaudenzio sulla vita di Filastrio appartenne probabilmente anch‘esso al piccolo
libellum dedicato al santo episcopus brixiensis in occasione della compilazione della Translatio ad
opera di Ramperto. Questi, infatti, dichiara:
Veluti etenim in edito sermone a praesule Gaudentio, vitae scilicet beatissimi Filastrii pontificis, legitur, fuisse eum omni aetati et conditioni et sexui stupenda benignitate communem, immo humilibus coniunctiorem quibusque, ita nunc omnibus languentium aetatibus, meritis suis suffragantibus, Christo mediante, profuit et sexibus.250
Il riferimento aperto al testo di Gaudenzio è un indizio convincente della sua collocazione in apertura del libellum dedicato a Filastrio fin dal suo primo allestimento.
248 Translatio sancti Filastrii, ed. M.BETTELLI BERGAMASCHI, p. 135: sed et rhythmicum hymnum quem auctoritatis
ergo Gaudentium episcopum fecisse ferunt, cantare de ipso sedule consuerat. Gaudentium autem ipsum composuisse nuto, cum longe aliterque sensus primae lineae sit et ipse rhythmus elementa nominis compositoris sui per capita, ut ita dixerim, versuum, si quis intendat, habeat.
249 Translatio sancti Filastrii, ed. M. BETTELLI BERGAMASCHI, p. 85: Etenim hic septimus Episcopus Brixiensem
ecclesiam Christo, tunc praedicando congregans sanctum dogma custodivit.
Allo stesso modo è possibile che l‘inno apertamente menzionato dal testo agiografico sia stato inserito a complemento del gruppo di testi scelti, sebbene manchino elementi decisivi a sostegno di tale ipotesi. Anche nel caso dell‘inserzione dell‘epistola di Agostino come pièce di chiusura del libello, fin dal suo primo allestimento, lo studioso non può pronunciarsi con certezza. Certamente esso è il testo che più si allontana dal proposito di glorificazione della figura di Filastrio alla quale tutti gli altri documenti concorrono: Agostino fu, infatti, piuttosto tiepido riguardo al piccolo trattato compilato dal vescovo bresciano del quale fece certamente uso per la redazione del suo De
haeresibus manifestando, tuttavia, la sua preferenza per il Panarion di Epifanio di Salamina.
Se la presenza dell‘inno e delle lettere di Agostino può essere il risultato di un‘aggiunta successiva, l‘unità dei primi tre documenti appare assai verosimile. È possibile tuttavia che si sia verificata un‘inversione nell‘ordine del sermone di Gaudenzio rispetto alla notitia tratta dal martirologio e alla lista dei primi vescovi bresciani. La menzione del giorno di anniversario della morte di Filastrio sarebbe, infatti, più coerente in apertura del piccolo dossier di testi dedicato al santo, ma, ancora una volta, lo studioso è ridotto ad affidarsi a delle supposizioni che, allo stato attuale della recensione dei manoscritti contenenti la Translatio sancti Filastrii, non possono imporsi come delle affermazioni.
Indipendentemente dall‘ordine dei documenti inseriti nel libellum dedicato a Filastrio e dallo spessore che questo dossier ebbe nel momento del suo primo allestimento all‘epoca di Ramperto, l‘operazione sottintesa a una tale iniziativa è una testimonianza importante della propaganda episcopale messa in atto a Brescia nel secondo quarto del IX secolo. La riscoperta delle origini e l‘accento posto sulla continuità della linea episcopale, dalla fondazione della cattedra locale al tempo presente, è una delle strategie di politica ecclesiastica di maggior successo all‘interno dei confini dell‘impero carolingio. Come si è dimostrato, la tradizione manoscritta della Translatio
sancti Filastrii porta in sé le tracce dell‘esistenza di un piccolo libellum dedicato al santo ed
allestito per iniziativa di Ramperto. I libelli, per loro stessa natura estremamente fragili e perciò raramente sopravvissuti, rappresentano il primo stadio dell‘affermazione di un testo agiografico, come ha recentemente dimostrato Joseph Claude Poulin.251 Nel caso bresciano è, forse, possibile intravedere, tra gli scarni elementi offerti da una documentazione più tardiva, le prove indirette dell‘esistenza e del contenuto di uno di questi piccoli dossier.
3.3.2. La Translatio sancti Filastrii (BHL 6797)
Il testo compilato da Ramperto offre numerosi spunti ad analisi non solo storiche, ma anche di tipo linguistico, teologico e letterario. Lo stile dell‘autore – in questo caso è possibile definirlo tale, malgrado il concetto di autorialità poco si adatti alla produzione letteraria medievale – è alto, il ricorso a figure retoriche e all‘interpretazione allegorica è ripetuto, così come lo svolgimento del racconto è accompagnato dalla riproposizione di precetti dottrinali.
Dopo aver presentato, come si è già detto nel precedente paragrafo, la lista dei vescovi che avevano celebrato la messa sull‘altare dedicato a Filastrio, Ramperto procede all‘introduzione dell‘azione traslazionale spiegando le ragioni contingenti dell‘atto e le coordinate spazio-temporali in cui il trasferimento fu effettuato.252 La scarsa assiduità della celebrazione dell‘officio liturgico e l‘insufficienza dell‘illuminazione all‘interno della chiesa di Sant‘Andrea sono le ragioni addotte dal vescovo bresciano per la valutazione, concertata con il clero locale, della necessità di traslare il corpo del santo presso la cattedrale. Il prestigio di Filastrio, manifesto attraverso i miracoli che accompagnarono e seguirono la traslazione, assume un‘ulteriore aurea proprio per la sua origine locale che Ramperto non manca di sottolineare: la capacità di intercessione dei santi, quorum vel
nativitas vel habitatio fuit cum patribus nostris, non può che arridere in misura maggiore
all‘ecclesia bresciana; allo stesso modo le vicende che li videro protagonisti e la dottrina di cui furono portatori possono rafforzare la comunità cristiana nella sua fede.253 Non a caso il presule bresciano ricorre in più occasioni al termine di patronus per descrivere il ruolo rivestito dai santi locali nei confronti della loro comunità.254 Il riferimento ai martiri Faustino e Giovita, pur non esplicitato nel testo, è palese, mentre è più difficile discernere se Ramperto faccia allusione al testo della Passio dedicato ai due santi o solo alla tradizione cultuale che li vedeva protagonisti.255
252 Translatio sancti Filastrii, ed. M.BETTELLI BERGAMASCHI, p. 125: dum officii assiduitas et abundantia luminaria in
eo venerabili loco non essent, quo beatissimae memoriae Filastrii corpus iacebat […] anno dominicae incarnationis octingesimo trigesimo octavo, indictione prima, sexto idus aprilis […] elevavi.
253 Ibidem, p. 126: Speramus enim sanctorum meritis nos omnium foveri, et maxime eorum quorum amplectimur
corpora quorumque vel nativitas, vel habitatio fuit cum patribus nostris. Eorum quippe vel dogmate instruimur, vel