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Gli scavi nel Gennaio 1615 (CIL X, 1445*, FR08, FR09)

1. La basilica di S Saturnino

1.1. Gli scavi secenteschi nella basilica di S Saturnino: prima fase (1614-1615)

1.1.8. Gli scavi nel Gennaio 1615 (CIL X, 1445*, FR08, FR09)

Le ricerche all’interno della basilica si interruppero per più di un mese, in quanto erano iniziati i lavori per la realizzazione della cripta al di sotto della capilla mayor. Era impossibile proseguire lo scavo in quanto la tavola di marmo dell’altare non era ancora stata messa in sicurezza e doveva essere puntellata; inoltre era necessario realizzare le arcate di sostegno e le fondamenta per la struttura in corso di costruzione. Il 12 gennaio, mentre si liberava il punto dove era stata scoperta la tomba n. 16, un operaio notò che proprio in corrispondenza dell’altare vi erano alcuni laterizi di grandi dimensioni pertinenti a una struttura e, ritenendo che dovesse trattarsi di qualcosa di importante, fece chiamare il vicario che arrivò col notaio e alcuni testimoni (ff. 19v-20r): Die XII

Januarii 1615 in ecclesia Sancti Saturnini Calari. Haventse parat en la serca dels cossos sants de

la iglesia predita de Sant Sadorro a causa que no se pot passar avant fins tant que sien llevats los ponts que sustenen la llosa gran del altar mayor de un gran mabre blanch y ferse sertes arcades segons lo acte sobre aço fet ab mestre Miquel Pinna picapedrer y volent fabricar lo dit mestre per lo assiento de dit mabre gran per assegurar la fabrica li es stat necessari sercar los fonaments que se han de posar sota dita llosa gran y fent aço en la sepultura sota lo dit altar ahont se trobaren los ossos del cos luent en sa sepultura segons lo acte dalt continuat a devuyt de nohembre 1614 y vent dicentme que trobava sertes rajoles grans fabricades deves sota lo dit altar major tenint per sert que hi devia de haver cosa de consideracio havent avisat al dit molt reverent senyor vicari

Francisco Martis y acudit aquell juntament ab mi notary y secretary infrascrit y ab Antonio Barbanso, Antiogo Xinus preveres, Sissini Martis, Salvador Loy subdiaca de Strisayli, Andria Espiga , Ambros Corda, Thomas Carta, Joan Antiogo Niali, per testimonis en estas cosas.

Si mise dunque in luce una sepoltura (n. 28) in corrispondenza della n. 16, separata da essa da una parete di laterizi, e al suo interno furono trovate tre grosse pietre del peso di più di cinque libbre ciascuna, collocate alle estremità. Le pietre, a giudizio dei presenti, erano macchiate di sangue e si ritenne perciò che fossero state uno strumento di martirio per il defunto seppellito in questa tomba (f. 20r) Haventse cavat en dit lloch sen ha tret dos rajolas de la part deves bayx de dit altar major

que estavan dretes en dita sepultura dels ossos lluents appegades (nota a margine: ab divisio que

fayan a modo de armari) y per cada cap de dita sepultura alli ahont se han trobat dites rajoles se

hy ha trobat dos pedras sassas granetas que cadahuna podia pessar mes de sinch lliures y al altre cap debayx de la dita sepultura altra pedra del mateyx tamanyn de les altres dos y totes tres pedres cubertes de vermell que denotava segons tots los predits han vist ques sanch y que entenen segons se judica de que devian segons son pedras de martyri y que se posaren en dita sepultura per tals a causa que ni en ella ni en altres de les sepultures trobades en dita Iglesia tal cosa no se ha trobat en sepultura fabricada de rajolas com esta de en bas.

Nel proseguire i lavori, la sera del 28 gennaio fu individuata una lastra di marmo fissata con la calce in corrispondenza della sepoltura n. 23, scoperta il 24 novembre. Per questo motivo furono convocate alcune persone alla cui presenza la lastra fu girata e si poté leggere l’iscrizione scolpita sulla faccia rivolta verso il basso (CIL X, 1445*); si specifica inoltre che l’epigrafe non era intera. L’atto notarile relativo a questo ritrovamento fu redatto il 29 gennaio (f. 21r): Die XXVIIII januari

1615 in dicta ecclesia Sancti Saturnini. Passant avant sa paternitat la serca dels cossos y reliquias

santas de la dita iglesia de Sant Sadorro ab intervensio del canonge Melchior Fensa se refferi com ayr que comptavem als 28 dels presents mes y anyn en presencia de fra Seraphi de Caller Esquirro y son companyo caputzins y dels pares Pinna y Meli ab sos companyos de la companya de Jesus, Miquel Xinus prevere, Thomas Puxoni, Sissiny Martis ecclesiastichs y de mestre Miquel Pinna picapedrer y de sos companyons criats a la vesprada dit dia sobre la sepultura y ossos trobats en la jornada de 24 de nohembre 1614 sota le grans pedres y pessaria de cantons segons en la nota de aço se ha trobat un mabre paredat de calsina ab ses lletres cara abayx ques ut jacet com segueyx.

(f. 21v): Qual mabre de hont ses copiat lo retroscrit lletrero denota que no es senser si no tros. Il Mommsen sosteneva erroneamente che l’iscrizione fu ritrovata in crypta ecclesiae

cathedralis. Di essa dà notizia anche l’Esquirro149, che la localizza in maniera analoga a quanto

affermato negli Actas I e fornisce le dimensioni della lastra, che misurava due palmi e mezzo di lunghezza e uno e mezzo di larghezza. L’epigrafe è riprodotta anche nel manoscritto del Carmona.

Le tre versioni sono quasi identiche: le uniche differenze sono costituite dal betacismo nella parola requiebit, assente nell’Esquirro, e nella forma scorretta IM per IN riportata negli Actas. Su queste basi si può proporre la seguente trascrizione del testo:

--- / (croce) requiebit im (!) pace / s(ub) d(ie) XI kal(endas) martias (croce) / (hedera) ind(ictione) decima.

L’iscrizione, conservata per circa metà, manca di tutta la prima parte contenente il nome e l’età del defunto. Resta invece nella sua interezza l’ultima parte, con la formula di trapasso e l’indicazione della data di morte. La forma im pace al posto di in pace è scorretta ma attestata nelle

iscrizioni cristiane150. La data di morte è fissata all’undicesimo giorno prima delle calende di marzo

(19 febbraio), nell’anno della decima indizione. Da notare, sulla base del disegno degli Actas I, le croci presenti all’inizio della prima linea e alla fine della seconda; la grande hedera al principio della terza; le soprallineature nelle abbreviazioni s(ub) d(ie), kal(endas) e ind(ictione); le A con la traversa spezzata e le apicature presenti sulle altre lettere che, se fedelmente riprodotte, sembrano suggerire una certa cura nella realizzazione dell’iscrizione.

Nell’atto relativo al 29 gennaio si aggiunge che il giorno precedente fu scoperto, dalla parte dell’epistola, sotto una grossa pietra e sopra una sepoltura che purtroppo non viene identificata, un frammento di marmo (FR08) con le lettere riprodotte di seguito (f. 21v): Item dit dia de ayr a 28 de

janer 1615 se ha trobat a la part de la epistola sota de una pedra y canto gran y sobre los ossos de la sepultura trobada a (spazio bianco) un mabre tallat y en ell ut jacent les lletres seguents.

Di questo ritrovamento non si ha notizia nelle fonti contemporanee. Sulla base degli Actas I, si può dedurre che l’iscrizione fosse quasi integra sul lato superiore e su quello sinistro, mentre doveva essere spezzata sugli altri due. Il testo può essere trascritto come segue:

(croce) [H]ic iạ[c]e[t ---] / [i]ṇ mor[te? ---] / [---]+VṢṆ[---] / [---]ỊỊỊỊ[---] / ---

Il primo elemento presente è la croce, seguita probabilmente dalla formula hic iacet che qui è lacunosa: manca la H iniziale e la C di iacet, mentre la A è incompleta. Alla seconda linea si può ipotizzare la presenza di una formula che attestasse la fede del defunto nel momento morte151, in

quanto l’inizio della parola mor[---] difficilmente può essere interpretato diversamente in questo contesto. La terza linea è la più problematica: la prima lettera conservata non può essere identificata; dopo la V si trova una S, forse malamente corretta in una X; la quarta lettera potrebbe essere una N. Alla quarta linea va riconosciuto un numerale che doveva essere parte dell’indicazione degli anni di vita.

Sempre il 28 gennaio, presso il frammento precedente, ne fu scoperto un altro (FR09), del quale vengono trascritte le lettere leggibili (f. 21v): Item en lo mateyx dia de ayr a 28 de janer 1615

se troba al peu del lletrero retroscrit lo tros de mabre ab les lletres ut jacent seguents.

Dell’iscrizione, inedita, non si specificano le dimensioni; doveva comunque essere spezzata su tutti i lati. Il testo si può trascrivere come segue:

--- / [---]EMIN[---] / [---] [requievi?]t in pa[ce?---] / ---

La prima riga non può essere integrata. Le quattro lettere residue costituiscono probabilmente il finale di una parola all’accusativo seguita dalla preposizione in. Alla linea successiva è invece possibile restituire con una certa verosimiglianza l’espressione [requievi]t in [pace], tipica delle iscrizioni funerarie. Particolare la I nana alla seconda linea e la P ribassata rispetto al livello delle altre lettere152.