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Gli scavi al di sotto dell’altare maggiore (FR01-FR05)

1. La basilica di S Saturnino

1.1. Gli scavi secenteschi nella basilica di S Saturnino: prima fase (1614-1615)

1.1.4. Gli scavi al di sotto dell’altare maggiore (FR01-FR05)

Il giorno successivo (14 novembre) si smontò la mensa dell’altare per scavare al di sotto. Prima di procedere tuttavia si controllò nel ripostiglio delle reliquie, incorporato nella mensa stessa, al cui interno era una piccola cassetta di stagno molto rovinata e incrostata di cera lacca, con la quale sarebbero state fissate alcune reliquie, ormai irrecuperabili. Insieme alla cassetta era anche una piccola pergamena piegata, lunga due dita e larga mezzo palmo, macchiata di ruggine e irrigidita al punto da non poter essere letta. Dopo averla lasciata per qualche istante in ammollo nell’acqua, la si potè svolgere e finalmente leggere. Del reperto, la cui trascrizione viene riportata di seguito, fu fatta in seguito una verifica il 18 dello stesso mese (ff. 10v-11r): Die 14 novembris 1614

in ecclesia Sancti Saturnini martyris. Passant avant en dita serca sa paternitat lo senyor vicari Martis, canonge Melchior Fensa, Miquel Claramont, Gavi Tola, los pares Noni y Meli, quatre pares dels caputzins, Marti Esquirro, lo doctor Carmona, los mestres Curreli y Pinna, los ordinaris traballants y altres moltes persones ecclesiastiques y seglars y no se feu mes que devallarse la llosa gran del altar y desfer aquell perque se vol sercar debayx dell lo que y sera y abans de devallar la dita llosa se mira lo sacriet en migh della ahont se posan las reliquias y se troba en una coffa que denotava capsa de stany molt menjada unas cosas appegades ab sera vermella que tots los religiosos judicaren y digueren que les reliquies seren consolidades ab la dita sera que devian ser molt poques o en sol y se troba tambe ab dites reliquies un trosset de pergami cosa de dos dis de amplaria y llargaria cosa de migh pam xich tot escrit en lletra antiga y menjat de rovell y pegigat96

en la plega que estava reduyt en la plega a manco de la meytat de una particula que no se pogue desfer ni desapegar sens posarse dins aygua segons se posa que estigue una bona estona en remol y deapres ab destreza se ubri y se ha llegit lo que se ha pogut dell ques lo que segueyxe (agg. in rigo e nota a margine: feta revista segon bayxe se dira vuy 18 de dit mes y any): Nos Petrus Pi...

Archiepus Callaritanus sub altare maius... patroni presentis ecclesiae... recundimus reliquias santor. XI viginti... concedimus que... omnibus in presenti... convenentibus... eius... 1487... (croce).

A detta dei presenti, la pergamena era scritta in lettere ‘francesi’, quindi si fecero chiamare un sacerdote e un pittore francese i quali, dopo aver prestato giuramento, lessero il documento. A ciò si aggiunge che nel retablo collocato sull’altare, dove erano raffigurati il martirio di S. Saturnino, la Vergine, S. Benedetto e un vescovo, si leggeva una scritta in calce, anch’essa in lettere ‘francesi’,

95 Il termine è di difficile comprensione. Probabilmente va collegato al cat. alena, col quale si indica un’arma molto

appuntita che, nella ricostruzione delle fonti, sarebbe quella utilizzata per il martirio del personaggio.

dove l’autore del dipinto si firmava come Francisco de Fortineros (f. 11r): Lo qual pergaminet

estant segons esta escrit en lletres coma franceses y per mellor assertar a llegirlas se ha cridat al venerable Antonio Melva sacerdot frances de Marcella, que serveyx de capella y dir missa en la

(nota a margine: Iglesia de Santa Catalina de la present ciutat y al infrascrit Marce Bermer pintor

frances que ab jurament prestat llegiren dites lletres com dalt estan posades y lo demes per ser menjat no se pogueren llegir y ne feren relacio presents predites Leandro Sasso Donzell y Hierony Garau de Pinna ciutada). Se nota que lo retaule de la iglesia es de la image de Sant Sadorro ab son

martyri, Nuestra Senyora al principi y Sant Benet y un Sant bisbe y al peu del retaule dyu (Pinxit me Magister Franciscu de Fortineros) y es lletra francesa.

Il giorno seguente, rimossa la pedana sottostante il retablo, il quale era fissato alla parete, si vide su di essa una scritta molto rovinata, a leggere la quale furono chiamati di nuovo il pittore francese e un altro personaggio. Dalla lettura risultava che la pedana era stata realizzata in occasione dei restauri della basilica voluti dal vescovo Pilares (f. 11r): Mes a 16 dit nohembre 1614

haventse llevat la peana del retaulo de dit altar mayor perque lo retaulo resta fixo en la paret havent fet venir sa paternitat a Julio Dato napolita y Marce Bernier frances pintors de la present ciutat per a que declarassen unes lletres part delles menjades y desfetes que se troban al principi de dita peana, com sia que les demes se llegin molt be mediant jurament prestat en poder de sa paternitat digueren y refferiren segons han declarat y fet relacio que dyu lo dit retol en lo modo seguent: Sancti Saturnini opus et aliorum omnium, et rehedificacionem eius ecclesiae fecit fieri Reverendissimus D.P. Pilares Archepiscopus Callaritanus.

L’Esquirro97 descrive nella medesima maniera questi ritrovamenti. Le fonti, fatta eccezione

per gli Actas I, non fanno invece alcuna menzione di cinque frammenti epigrafici rinvenuti durante lo scavo del settore al di sotto dell’altare, che vengono presentati di seguito.

1.1.4.1. Il 15 novembre si scavò sul lato dell’epistola e si recuperò un frammento di lastra di

marmo (FR01) grande come la mano, su cui si poterono leggere le lettere trascritte di seguito (f. 11v): Die 15 novembris 1614 in dicta ecclesia Sancti Saturnini. Tambe passant avant en dita serca

assistint sa paternitat juntament ab lo canonge Fensa, Hieronimo Polla, Gavi Tola, Sabater y Barbanso, Miquel Xinus, lo archebispe de Ampurias Joan Atzori canceller, los pares Noni y Meli, fra Pere de Sasser, fra Francisco de Caller caputzins, Marti Esquirro, los mestres Pinna y manobres ordinaris. Havent fet cavar a la ma esquerra de la epistola se ha trobat un tros de mabret

coma losa tant com la ma romput ab unes lletres ut jacent seguexen.

Il frammento è inedito. Nonostante le dimensioni esigue e il fatto che siano conservate appena poche lettere, esso può ragionevolmente essere attribuito a un’iscrizione funeraria, della quale resta la parte relativa all’età di morte, che può essere letta come:

--- / [--- p]l(us) m(inu)s [--- / ---]IIII[---] / ---.

Simili abbreviazioni della formula plus minus sono attestate frequentemente nell’epigrafia paleocristiana98, mentre l’età di morte non può essere determinata: data la posizione del numerale

alla linea successiva, esso va forse riferito ai mesi piuttosto che agli anni di vita.

97 ESQUIRRO, pp. 32-36.

1.1.4.2. Nello stesso punto fu scoperto un altro frammento di iscrizione (FR02), poco più

grande del palmo della mano, sul quale si leggevano appena tre lettere (f. 11v): Mes se troba alli

mateyxe lloch altre tros de mabre poch mes que la palma de la ma ab unes lletres ut jacent.

Anche questo frammento è inedito, ma a differenza del precedente non è possibile proporre alcun tipo di integrazione, né stabilire a che tipo di iscrizione vada riferito:

--- / [---]ỊDL[---] / ---.

1.1.4.3. Proseguendo lo scavo dalla parte del vangelo, sotto l’altare maggiore, venne in luce

un frammento di marmo bianco (FR03) grande come il palmo della mano, che recava le lettere seguenti (f. 12r): Deapres a ma dreta sota lo altar mayor a la part del evangeli se ha trobat un tros

de mabre tambe blanch com la palma de la ma romput y ab unes lletres ut jacent seguexen axi.

Questo frammento, inedito, conserva lettere disposte su tre linee, che possono essere lette come segue:

--- / [---][---] / [---] ḳ(a)l(endas?) [---] / [---][---] / ---.

La lettera alla linea superiore potrebbe essere una C, ma è troppo incompleta per poterlo determinare con esattezza. Alla linea centrale si legge la sigla KL, comunemente usata come abbreviazione per kalendas99, mentre alla linea inferiore si vede una probabile P. Da notare come il

notaio abbia curato il disegno delle lettere, inserendo le apicature alle estremità e segnalando col tratteggio le parti che dovevano essere abrase ma ancora parzialmente leggibili. La menzione delle

kalendae rimanda all’indicazione di una data, quindi probabilmente a un’epitafio, considerato anche il contesto di rinvenimento.

1.1.4.4. Scavando ancora al di sotto dell’altare maggiore, nella parte centrale, furono trovati

due frammenti di marmo iscritti riprodotti di seguito (FR04, FR05; f. 12r): Tambe cavant debayx

del dit altar y a mig del dit altar mayor se ha trobat los mabrets seguents ab les infrascrites lletres ut jacent si be romputs dits mabres.

L’iscrizione presente sul primo frammento può essere trascritta come segue:

--- / [---]ESEṆ[---] / [---] ḍecẹ[ssit?---] / ---.

La prima parola, la cui lettera finale è da intendersi probabilmente come una N, non può essere integrata. Nella seconda parola si intuisce una D iniziale, a cui mancherebbe l’asta, e una E finale, sulla base dell’apice presente all’estremità del braccio superiore. Le quattro lettere potrebbero dunque essere riferite alla parola decessit, e far parte di una formula di trapasso, oppure a decembres ed essere relative a una data; in ogni caso andrebbero riferite a un epitafio.

Sul secondo frammento si conservavano tre linee di testo incomplete. Alla terza è visibile solo un segno interpretabile come un’hedera, simile a quella della seconda linea dell’iscrizione di

Severus. Le lettere presenti alle prime due linee possono invece essere trascritte come segue:

--- / [---] ịṇ p(ace?) r[equievit? --- / --- Ho]nora[tus? --- / ---] (hedera) [---] / ---.

Le prime due lettere sono incerte, ma verosimilmente da leggersi come IN: il disegno della N, infatti, è molto simile a quello della linea successiva. La P può essere considerata come abbreviazione per la parola pace100, mentre la successiva R come inizio del termine requievit o

99 Esempi in CIL X, 7747; 7768; AE 1988, 629; ILSard I, 113, tutte da Carales.

100 Così abbreviato il termine ricorre in Sardegna altre quattro volte (CIL X, 7748; 7767, entrambe da Carales; AE 1971,

recessit. L’espressione che ne risulterebbe è comunissima nell’epigrafia cristiana101. Alla linea

successiva si legge chiaramente NORA, ipoteticamente riferibile a un nome proprio Honoratus/a. Se l’ipotesi è corretta, si avrebbe l’attestazione di un nome tipicamente africano diffuso in epoca tarda102. Considerati gli elementi appena esaminati, è molto probabile che anche questo frammento

fosse pertinente ad un’iscrizione funeraria.

1.1.4.5. Proseguendo le ricerche al di sotto dell’altare, dalla parte del vangelo, fu individuata

una sepoltura (n. 16) che, a quanto risulta dal giornale di scavo, doveva essere stata danneggiata al momento della sistemazione dell’altare e in parte risistemata con lastre di pietra. Tuttavia si trattava originariamente di una tomba in laterizi, al cui interno furono rinvenuti numerosi frammenti di ossa pertinenti a un corpo che portava sul petto una croce incrostata di terra insanguinata103, riprodotta di

seguito (f. 12v): En la part del evangeli debayx del altar agasfant la meytat de la infradita

sepultura y laltra meytat fabricat ab cantons per a pusar al altar a la part del evangeli en una sepultura edifficada de rajolas com les demes y cuberta de rajolas se ha trobat una bona part de ossos ab trossos de cap y als pits del cos un creu appegada ab terra vermella que pareyx sanch de la grandeza y forma seguent y assi esta posada.

Ai piedi del corpo era collocata inoltre una fibbia rotonda col suo ardiglione, di piccole dimensioni, ugualmente incrostata di terra rossa104 (f. 12v): Y tambe als peus de dit cos una effibia

rodona ab sa sevilla tambe ab terra appegada vermela com de la creu ques de granda poch mes de una particula y se ha tret cosa de mesa coffa de ossos.

Il 17 novembre si procedette a rimuovere la terra dalla tribuna della chiesa, ma non si ebbero scoperte di rilievo. Al di sotto della sepoltura con la croce e la fibbia fu individuato un piano di laterizi che copriva una tomba analoga alle altre (n. 17), contenente ossa che vennero però asportate solo il giorno seguente (f. 13r): Die 17 novembris 1614 in ecclesia Sancti Saturnini. Havent assistit

sa paternitat ab los canonges Fensa, Aquiles Busquets, archebispe Atzori, canonge Antiogo Astrada canonge de Ales beneficiats, Antiogo Sabater, Salvador Corellas, Hieronimo Polla, March Antoni Cambula, Gavi Tola ayralxantre105 de la seu, los pares Noni y Meli, lo guardia de caputzins y molts

altres religiosos y persones layques y los ordinaris traballadors en aquest dia no se feu mes de lo que esta continuat apart en la serca de la tribuna a tras de la Iglesia y marrarse en ella. Debayxe

de la sobre continuada sepultura de la creu y affibia se ha trobat un sostre cubert de rajolas y fabricada com les demes y en ella ossos que seguexen en lo die seguent.

101 La forma più comune prevede Requievit in pace, ma esempi di inversione dei due elementi sono attestati in CIL X,

7798, da Carales; AE 1985, 488, da Nora.

102 Vd. KAJANTO 1965, pp. 18 e 279; SOLIN 1977, p. 121; in Sardegna si conoscono L. Aemilius Honoratus a Tharros

(ILSard I, 225); Appia Honorata sempre a Tharros (CIL X, 7899); Aurelia Onorata a Donori (EE VIII, 720); Honor[---

] a Cornus (CIL X, 7916); L. Flavius Honoratus a Forum Traiani (CIL X, 7859); Honorata a Carales (CIL X, 7665);

Honorata su un signaculum proveniente da Padria (CIL X, 80059, 197).

103 L’elemento ricorrente della terra insanguinata nella quale sono contenute le ossa è naturalmente frutto della

suggestione degli scavatori, che potevano interpretare le colorazioni più o meno intense che il terreno poteva assumere, soprattutto se si considera che alle quote più basse l’umidità doveva essere considerevole, in riferimento al sangue versato dai presunti martiri.

104 Per quanto riguarda questa categoria di oggetti vd. supra, § 1.1.3, a proposito della fibbia ritrovata nella tomba del

martyr episcopus.