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IL GOVERNO AUSTRIACO E GLI ORGANI DI TUTELA PADOVAN

Nel documento Il palinsesto antoniano, 1830-1940 (pagine 48-53)

2. LA BASILICA DEL SANTO NELL’800 FRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE: I PRIMI CANTIER

2.3 IL GOVERNO AUSTRIACO E GLI ORGANI DI TUTELA PADOVAN

Proprio in questi stessi anni il governo austriaco si rese conto dell’importanza di istituire un organo che, come già aveva auspicato Selvatico, si occupasse della tutela dei monumenti. Fu così che nel 1850 istituì l’Imperial Regia Commissione centrale per lo

studio e la tutela dei monumenti architettonici82.

79 Ara, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc. 24.2024, n. 1-55.

80 Ara, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc. 24.2024, n. 7 cit. in ANTONIO SARTORI, Archivio Sartori, I, p.

536.

81 Ibidem.

82 Si veda a tal propositoMARCO MAFFEI, Dalla Deputazione d’Ornato alla Commissione Edilizia, in Camillo Boito

un’architettura per l’Italia unita, a cura di FRANCESCA CASTELLANI -GUIDO ZUCCONI, catalogo della mostra,

(Padova, Museo Civico al Santo, 1 aprile-2 luglio 2000), Venezia, Marsilio, 2000, pp. 40- 43, VITTORIO

FORAMITTI, Tutela e restauro dei monumenti in Friuli - Venezia Giulia, 1850-1915, Udine, Edizioni del Confine,

2004, ALEXANDER AUF DER HEYDE,Gli inizi della Zentral- Kommission di Vienna: un modello di tutela e la sua

ricezioni in Italia (1850-1870), in Conservazione e tuteladei beni culturali in una terra di frontiera. Il Friuli Venezia Giulia fra Regno d’Italia e Impero Asburgico (1850- 1918), Atti del convegno di studi (Udine 2006) a cura di GIUSEPPINA

PERUSINI e ROSSELLA FABIANI, Vicenza Terra Ferma, 2008, pp. 23-38, ALEXANDER AUF DER HEYDE,Per l’«avvenire dell’arte in Italia», pp. 232-252 ed anche ISABELLA COLLAVIZZA, L’istituzione della Commissione per la

conservazione dei monumenti, in Pietro Selvatico e il rinnovamento delle arti nell’Italia dell’Ottocento, Atti del convegno

(Venezia 22- 23 ottobre 2013), a cura di ALEXANDER AUF DER HEYDE,MARTINA VISENTIN,FRANCESCA

CASTELLANI, Pisa, Edizioni della Normale, 2016, pp. 351- 367 e ELISABETTA CONCINA, Considerazioni sui

“Monumenti artistici e storici delle provincie venete” di Pietro Selvatico e Cesare Foucard, in Pietro Selvatico e il rinnovamento

delle arti nell’Italia dell’Ottocento, Atti del convegno (Venezia 22- 23 ottobre 2013), a cura di ALEXANDER AUF DER HEYDE, MARTINA VISENTIN,FRANCESCA CASTELLANI, Pisa, Edizioni della Normale, 2016, pp. 385-

L’idea fu suggerita dal barone, e ministro del commercio, Karl Ludwig von Bruck. Egli presentò all’imperatore un rapporto nel quale dichiarava che, al pari degli altri stati europei, anche l’Impero Asburgico doveva occuparsi della conservazione dei suoi monumenti “i quali sono spesso ignoti e per la sicurezza e la conservazione dei quali non viene preso alcun provvedimento” 83.

La nascita di questo organismo non fu determinata esclusivamente da uno stato d’emergenza84 dei beni artistici; ma dalla crisi politico- istituzionale del 1848.

Dare una nuova immagine dell’impero asburgico e, contemporaneamente, “venire incontro ai sentimenti dei vari gruppi nazionali”, delle loro specificità, valorizzarne la storia, nel tentativo di “farli confluire verso un’unica meta”85, furono gli obiettivi principali della Commissione. L’ente era infatti consapevole che un intervento a scala nazionale in favore dei beni culturali sarebbe stato importante per favorire l’accettazione del governo straniero agli italiani.

Quest’organo, deputato alla salvaguardia dei beni artistici e monumentali, fu dotato di una rete di conservatori. Inviati nelle province dell’impero essi furono incaricati di individuare e catalogare i beni del regno e vigilarne lo stato di conservazione86. I risultati delle loro ricerche sarebbero poi stati divulgati al fine di incrementare l’interesse della popolazione verso gli edifici storici e la loro salvaguardia.

L’attività della Commissione Centrale non fu solo basata sulla pubblicazione di studi e ricerche; furono promossi anche alcuni restauri che coinvolsero, tuttavia, solo i monumenti più rappresentativi delle città.

monumenti e delle opere d'arte in Friuli nell’Ottocento, a cura di GIUSEPPINA PERUSINI eROSSELLA FABIANI, Udine, Forum, 2014, pp. 27-38.

Per un quadro generale della tutela nell’Italia preunitaria si veda anche ANDREA EMILIANI, Leggi, bandi

provvedimenti per la tutela dei beni artistici e culturali negli antichi stati italiani 1571- 1860, Bologna, Alfa, 1978 cit. in VITTORIO FORAMITTI, Tutela e restauro dei monumenti in Friuli - Venezia Giulia, p. 42.

83 Rapporto del ministro del commercio, barone von Bruck, sulle necessità di provvedimenti per la conservazione dei monumenti

architettonici nell’Impero austriaco, in Monumenti e istituzioni. Parte I la nascita del servizio di tutela dei monumenti in Italia,

1860- 1880, a cura di MARIO BENCIVENNI, RICCARDO DALLA NEGRA, PAOLA GRIFONI, Firenze, Alinea

edizioni, 1987, pp. 61-62 cit. in VITTORIO FORAMITTI, Tutela e restauro dei monumenti in Friuli - Venezia Giulia,

pp. 18- 19 e p. 42, n. 6.

84 ALEXANDER AUF DER HEYDE,Gli inizi della Zentral- Kommission di Vienna, p. 23.

85 La commissione centrale “poteva essere destinata a diffondere, nella situazione di difficoltà in cui versava

lo stato multietnico, l’idea di venire incontro ai sentimenti dei vari gruppi nazionali riconoscendone il rispettivo passato storico, ma nello stesso tempo tale idea doveva anche abbracciarli e farli confluire verso

un’unica meta”. WALTER FRODL, Die Einführung der staatlichen Denkmalpflege in Österreich, in Das Zeitalter Kaiser

Franz Josephs - Von der Revolution bis zur Gründerzeit, 1848- 1880, a cura di HARRY KÜHNEL,ELISABETH VAVRA, GOTTFRIED STANGLER,Vienna,Amt der Niederösterreichischen Landesregierung, 1984, vol. I, p. 396 cit. in

ALEXANDER AUF DER HEYDE,Gli inizi della Zentral- Kommission di Vienna, p. 23, n. 4. 86 ALEXANDER AUF DER HEYDE,Gli inizi della Zentral- Kommission di Vienna, p. 23.

Fra i principali interventi ricordiamo i restauri compiuti a Venezia presso la basilica di San Marco, le chiese del Redentore, di San Giorgio Maggiore, di Santa Maria Gloriosa dei Frari e a palazzo Ducale, quelli realizzati a Milano presso il Duomo e la chiesa di Sant’Ambrogio e, per il Friuli, il restauro della chiesetta longobarda di Cividale87. Nel ‘53 furono emanate le prime istruzioni per regolare l’attività della Commissione e dei funzionari edili88. Nelle Istruzioni per i funzionari edili, dopo aver distinto e definito il significato di “conservazione” e “restauro”89, si stabilì che gli interventi sui monumenti dovevano essere limitati “alla duratura conservazione del loro stato attuale, alla pulitura ed alla eliminazione di dannose aggiunte ed opere accessorie non appartenenti agli stessi” o “al compimento di quelle parti la cui mancanza potrebbe essere causa di un danno ulteriore” senza “estendersi al completamento di parti mancanti che interessino il carattere o lo stile architettonico del monumento”90. Uno dei conservatori veneti fu proprio Pietro Selvatico.

Grazie ai suoi recenti studi sulla conservazione e salvaguardia dei monumenti storici, fu incaricato di redigere, nel 1858, in collaborazione con Cesare Foucard, un censimento di tutte le opere architettoniche presenti nelle province venete.

Una particolare attenzione fu rivolta a quei monumenti che testimoniavano “i valori della patria” allo scopo di ottenere una “statistica archeologico- monumentale”91. I primi ad essere schedati furono la basilica di San Marco a Venezia, il duomo di Murano, il palazzo della Ragione di Vicenza e la cappella Ovetari di Padova.

Questo lavoro, inizialmente concepito come una semplice raccolta di dati, si trasformò in “una sorta di piano operativo d’emergenza”92.

87 VITTORIO FORAMITTI, Il tempietto longobardo nell'Ottocento, Udine, edizioni del Confine, 2008,cit. inVITTORIO FORAMITTI, I monumenti friulani fra Impero Austriaco e Regno d’Italia, p. 33.

88 VITTORIO FORAMITTI, Tutela e restauro dei monumenti in Friuli - Venezia Giulia, p. 18.

89 Prescrizioni giuridiche sul campo d’azione della Commissione Centrale per lo studio e la conservazione dei monumenti, 1853

cit. in VITTORIO FORAMITTI, Tutela e restauro dei monumenti in Friuli - Venezia Giulia, pp. 92-95.

90 Ibidem cit. in VITTORIO FORAMITTI, Tutela e restauro dei monumenti in Friuli - Venezia Giulia, pp. 18- 19, ed

anche VINCENZA CINZIA DONVITO, La Commissione Conservatrice dei monumenti, in Camillo Boito un’architettura per

l’Italia unita, a cura di FRANCESCA CASTELLANI -GUIDO ZUCCONI, catalogo della mostra, (Padova, Museo

Civico al Santo, 1 aprile-2 luglio 2000), Venezia, Marsilio, 2000, p. 62.

91 PIETRO SELVATICO,CESARE FOUCARD, Monumenti artistici e storici delle provincie venete, descritti dalla Commissione

istituita da sua altezza I.R. il serenissimo arciduca Ferdinando Massimiliano governatore generale, Milano, Regia stamperia

reale, 1858, cit. in VITTORIO FORAMITTI, Tutela e restauro dei monumenti in Friuli - Venezia Giulia, pp. 40- 41 e

142 ed anche VITTORIO FORAMITTI, Il tempietto longobardo nell'Ottocento, pp. 68-69 e 125, ELISABETTA

CONCINA, Considerazioni sui «Monumenti artistici e storici delle provincie venete», pp. 385- 394 ed anche ALEXANDER

AUF DER HEYDE,Per l’«avvenire dell’arte in Italia», pp. 245- 249.

Dall’analisi compiuta emerse, infatti, che alcuni dei monumenti considerati richiedevano un restauro. Lo stesso Selvatico fece presente quest’urgenza in una lettera, senza data, ma presumibilmente scritta quello stesso anno, indirizzata al governatore, l’arciduca Ferdinando Massimiliano d’Asburgo93.

Nonostante il progetto prevedesse anche l’analisi di altri monumenti, fra i quali la cappella degli Scrovegni, il Fondaco dei Turchi e il Palazzo Ducale di Venezia, la sua pubblicazione fu interrotta a causa delle vicende politiche che videro il ritiro dalla Lombardia degli austriaci e la conseguente destituzione del committente94.

Non è chiaro se il censimento contasse lo studio di altri monumenti padovani e tantomeno sappiamo se la basilica di Sant’Antonio fosse stata annoverata in questa raccolta. Tuttavia, dall’elenco dei monumenti analizzati e di quelli che Selvatico e Foucard intendevano studiare, risulta che Padova fosse una delle città di maggior interesse per il governo asburgico.

Nonostante le iniziative promosse dall’Imperial Regia Commissione centrale per lo studio e

la tutela dei monumenti architettonici, in Veneto, evidenti erano le difficoltà di intervento

da parte di conservatori e corrispondenti. Ciò era determinato dall’intensa attività svolta ancora da alcune commissioni locali95, nate decenni prima della Commissione centrale, che convivevano con essa e ne rallentavano l’operato.

A Padova, in particolare, operava la Commissione Consultiva Conservatrice di Belle Arti e

Antichità96, istituita nel 1818 sul modello di quella veneziana.

Attiva dal 7 marzo del 1829, quando la Delegazione Provinciale ne approvò il regolamento, anch’essa disponeva di una rete di collaboratori. Ognuno di essi

93 “Eravamo ben inoltrati nella fatica nostra, quando, e per la nostra medesima ispezione, e per avvertimento

altrui, fummo fatto accorto come alcuni d’essi monumenti reclamassero riparazioni immediate, a finir di salvarli da più gravi danni”, Biblioteca Civica di Padova, Carte Pieto Selvatico Estense, b. 17, ins. s.n., cit. in ALEXANDER AUF DER HEYDE,Gli inizi della Zentral- Kommission di Vienna, pp. 29 e 36, n. 40.

94 ALEXANDER AUF DER HEYDE,Gli inizi della Zentral- Kommission di Vienna, p. 30.

95 ISABELLA COLLAVIZZA, L’istituzione della Commissione per la conservazione dei monumenti, pp. 352- 353.

96 Sull’attività della Commissione Conservatrice ANTONIO PROSDOCIMI, Il comune di Padova e la cappella degli

Scrovegni nell’800, in «Bollettino del Museo Civico di Padova», XLIX, Padova, Soc. Coop. Tipografica, 1960-

1961 ed anche TIZIANA SERENA, Note sulla documentazione e conservazione dei «monumenti». Pietro Selvatico e la

Cappella degli Scrovegni: 1836- 1875, tesi di laurea in Conservazione dei Beni Culturali, Università degli studi di

Udine, rel. Donata Levi, Guido Zucconi, a.a. 1996- 1997, pp. 111- 113 cit. in VINCENZA CINZIA DONVITO,

La Commissione Conservatrice dei monumenti, pp. 62- 64. Si veda anche LISA MORELLO, Antonio Bertolli, “riparatore”

di affreschi, in «Padova e il suo territorio», 16 (2001), 91, p. 29-34. Sull’attività della Commissione si veda anche

Monumenti e istituzioni. Parte I, la nascita del servizio di tutela dei monumenti in Italia, 1860- 1880, a cura di MARIO

BENCIVENNI,RICCARDO DALLA NEGRA,PAOLA GRIFONI, Firenze, Alinea edizioni, 1987, pp. 11- 18 Si veda

quanto detto nell’introduzione a proposito del fondo conservato presso l’Archivio di Stato di Padova ASP,

doveva redigere “un esatto catalogo dei monumenti esistenti nella parte della città”97 assegnatagli. Essi dovevano, inoltre, collaborare con la Commissione all’Ornato, istituzione nata nel 1807, ed incaricata di valutare di nuovi progetti edilizi, nel caso in cui durante i lavori fossero emersi “pezzi antichi”98.

Lo stesso Selvatico fu membro di questa prima Commissione consultiva padovana; fu forse per questo motivo che egli fu ingaggiato anche dall’Imperial Regia

Commissione, del 1850, che beneficiò così della sua passata esperienza in qualità di

conservatore. All’indomani dell’annessione, e più precisamente nel 1867, il marchese promosse la nascita di una nuova Commissione provinciale Conservatrice dei Pubblici Monumenti per la città di Padova99. Nell’organizzazione della nuova Commissione Selvatico riprese alcuni presupposti dell’istituzione viennese. Ancora una volta la gestione, lo studio e la tutela del patrimonio padovano erano nelle mani di alcuni conservatori.

L’ente poteva, inoltre, disporre di un fondo annuo di 2.000 lire, stanziate dal bilancio provinciale per poter intervenire quanto prima nel caso in cui un monumento fosse gravemente danneggiato. In questo la nuova Commissione padovana si differenziava dalla prima commissione consultiva del 1818 la cui efficacia era limitata proprio dalla mancanza di fondi100.

L’attività della Commissione, tuttavia, si limitò prevalentemente al restauro di affreschi cittadini. Selvatico, infatti, fu molto severo nel definire i criteri secondo i quali un edificio dovesse essere restaurato; in particolare egli distinse i monumenti fra “ristaurabili” e “non ristaurabili”101. Nel primo caso si poteva intervenire a patto che il monumento conservasse il suo aspetto originario, se invece l’edificio era “così malconcio da non essere possibile arrestare la rovina senza tramutarlo”102 l’intervento di restauro non doveva essere in alcun modo completato.

97 Una copia manoscritta del Regolamento è conservata in ASP, Commissione Conservatrice dei pubblici monumenti,

b.n. N 3249, fasc. 45, «1817- 58. Commissione dei pubblici monumenti. Regolamento ed atti relativi alla

istituzione, scopo ecc. della stessa», cit. in VINCENZA CINZIA DONVITO, La Commissione Conservatrice dei

monumenti, p. 62.

98 VINCENZA CINZIA DONVITO, La Commissione Conservatrice dei monumenti, pp. 62- 64.

99 Commissione conservatrice dei Publici Monumenti della città e provincia di Padova, I. Statuto, II. Relazioni del quadriennio

1868, 1869, 1870, 1871, Padova, Premiata Tipografia Francesco Sacchetto 1872, cit. in VINCENZA CINZIA

DONVITO, La Commissione Conservatrice dei monumenti, p. 64.

100 TIZIANA SERENA, Note sulla documentazione e conservazione dei «monumenti», p. 111.

101 Commissione conservatrice dei Publici Monumenti, pp. 22- 23.

Nel documento Il palinsesto antoniano, 1830-1940 (pagine 48-53)