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IL VOLUME DEL

Nel documento Il palinsesto antoniano, 1830-1940 (pagine 192-197)

6. CAMILLO BOITO AL SANTO

6.2 IL VOLUME DEL

Nel 1897, infatti, quando era già in corso la selezione per la “decorazione pittorica ornamentale” della basilica padovana, Boito decise, infatti, di pubblicare un volume dal titolo “L’altare di Donatello”87.

Dedicato alla Presidenza della Veneranda Arca, alla quale non “mancò l’ardire di andare contro a consuetudini tenaci e a pregiudizi volgari”88, nel volume, Boito raccolse alcuni frammenti delle relazioni destinate ai suoi committenti.

Nello specifico Boito divulgò le ricostruzioni storiche tralasciando al contrario le parti più progettuali che sostituì con immagini e fotografie dei lavori compiuti. Mentre in occasione della stesura delle relazioni Boito, probabilmente su richiesta dalla Veneranda Arca, affrontò in primo luogo la questione del pulpito e della cappella del Santissimo Sacramento, nel volume, egli cercò di sottolineare quale

86 Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, URL consultato in data 15 giu.

2018

87 CAMILLO BOITO, L’altare di Donatello e le altre opere nella Basilica.

fosse, a suo parere, l’intervento più importante intorno al quale ruotavano tutti gli altri. Il titolo completo del volume è, infatti, il libro “L’altare di Donatello e le altre opere nella Basilica Antoniana di Padova compiute per il Settimo Centenario dalla nascita del Santo a cura della Presidenza della Veneranda Arca”89 (Fig. 29).

Fig. 29. Copertina del volume di Boito da:

CAMILLO BOITO, L’altare di Donatello e le altre opere nella Basilica Antoniana

Come aveva fatto in occasione della prima adunanza della Veneranda Arca alla quale era stato invitato, Boito “senza abbandonare i progetti già stabiliti dalla Presidenza pelle porte, il pulpito e la cappella del SS. Sacramento” decise di “concentrare tutti gli sforzi per la sistemazione e ristauro della parte principale del tempio, cioè l’altare maggiore, tribuna, coro e cantorie”90.

89 CAMILLO BOITO, L’altare di Donatello.

90 ArA, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc. 24.2138, n. 2, ANTONIO SARTORI, Archivio Sartori, I, pp. 199-

Quasi metà del volume, pertanto, è dedicato all’altare maggiore. Gli altri paragrafi sono destinati rispettivamente alle “imposte di bronzo per le porte della facciata”, alla questione relativa alla “collocazione del nuovo organo”, alla “nuova statua del Santo nella facciata”91. Tutti gli altri interventi sono invece raccolti in un’unica sezione intitolata “Lavori di restauro archeologico e artistico nella basilica”, vera e propria dichiarazione di intenti nella quale Boito decise di illustrare a tutti il suo

modus operandi. Colpisce, del volume, soprattutto il grande formato (58x39 cm).

Questo consentì a Boito di inserire dodici tavole e quarantotto disegni nel testo per rappresentare: il pulito, l’altare, le imposte in bronzo del portale maggiore, alcune tabelle per cartagloria, candelabri e candelieri in bronzo per l’altare maggiore (Fig. 30).

Fig. 30. Tavole con candelabri e leggìo.

CAMILLO BOITO, L’altare di Donatello e le altre opere nella Basilica Antoniana, tav. IV e V.

Come nelle relazioni, anche nel volume inserì foto, disegni e didascalie. Similmente Boito aveva fatto, qualche anno prima, con il volume dedicato alla Basilica di San Marco pubblicato dell’editore Ongania92.

91 Ibidem.

92 Si consideri La Basilica di San Marco in Venezia illustrata nella storia e nell’arte da scrittori veneziani sotto la direzione

Non si può non notare a questo proposito anche una certa somiglianza, proprio per la presenza di queste grandi tavole illustrate con la rivista “Arte Italiana decorativa e Industriale” pubblicata a partire dal 1890-91, e di cui Boito fu direttore93.

Con fascicoli mensili che fornivano dei modelli per “chi lavora e chi fa lavorare”, la rivista mirava ad essere “più che bella utile” e si indirizzava “ai decoratori d’ogni sorta, agli ebanisti, ai stipettai, agli orefici, ai modellatori per fonderia, agli stuccatori, agli scalpellini”94; insomma a tutte quelle categorie di lavoratori artigianali ai quali Boito ricorrerà anche nei cantieri antoniani.

L’accordo con l’editore prevedeva che si prendessero ad esempio i vari stili italiani e moderni ma soprattutto quelli dei secoli XV e XVI. Anche la Basilica di Padova fu oggetto di numerosi articoli. Boito stesso fu autore di un pezzo dedicato alle Imposte in bronzo, gli altri articoli, comparsi nella rivista, si occuparono invece di architettura decorazione, ebanisteria e tecniche di lavorazione del legno, suppellettili, pittura95. Supportata anche dal contributo del Ministero dell’Agricoltura la rivista si impegnava a “fornire buoni modelli e pratici ammaestramenti agli artisti decoratori e agli esercenti di tutte le arti industriali, giovando nello stesso tempo alle scuole di arte applicata all’industria”96.

Camillo Boito un protagonista dell’Ottocento italiano, atti del convegno (Venezia, Palazzo Franchetti, 31 marzo 2000)

a cura di GUIDO ZUCCONI, Venezia, Istituto veneto di Lettere scienze e arti, 2002, pp. 133- 166 ed anche

GUIDO ZUCCONI, Pietro Selvatico e Camillo Boito, pp. 22- 23.

93 Ibidem.

94 Ivi, p. 135.

95 CAMILLO BOITO, Imposte in Bronzo della Porta Maggiore nella Basilica di S. Antonio a Padova, in «Arte Italiana decorativa e Industriale», Milano, 1895, fasc. 12, pp. 98-99, B. L. (presumibilmente si tratta di Barnaba Lava),

I plinti sotto le colonne della Cappella del santo nella Basilica Antoniana di Padova, in «Arte Italiana decorativa e

Industriale», Milano, 1894, fasc. 7, p. 60, ANONIMO, Monumento al generale Contarini nella Basilica Antoniana di

Padova, in «Arte Italiana decorativa e Industriale», Milano, 1899, fasc. 4, p. 34, BARNABA LAVA, Ornamenti

all’altare di S. Felice nella Basilica del santo a Padova, in «Arte Italiana decorativa e Industriale», Milano, 1894, fasc.

6, p. 49, ANONIMO, Parete scolpita da Bartolomeo Bellano nella sagrestia della Basilica di S. Antonio a Padova, in «Arte

Italiana decorativa e Industriale», Milano, 1895, fasc. 4, p. 33, B. L. (sic. presumibilmente si tratta di Barnaba Lava), Ornamento floreale. Un pilastro nella Basilica Antoniana di Padova, in «Arte Italiana decorativa e Industriale», Milano, 1898, fasc. 11, p. 88, B. L. (sic. presumibilmente si tratta di Barnaba Lava), Gli ornamenti del secolo XV

nella tribuna della Basilica di S. Antonio a Padova e un’imitazione del Settecento, in «Arte Italiana decorativa e

Industriale», Milano, 1895, fasc. 4, p. 35,ANONIMO, Reliquiari nel tesoro della Basilica Antoniana in Padova, in

«Arte Italiana decorativa e Industriale», Milano, 1894, fasc. 12, pp. 96-98, ANONIMO, Reliquiari nel Tesoro della

Basilica Antoniana in Padova, in «Arte Italiana decorativa e Industriale», Milano, 1895, fasc. 2, p. 16, ANONIMO,

Reliquiari nel Tesoro della Basilica antoniana in Padova, in «Arte Italiana decorativa e Industriale», Milano, 1895, fasc. 5, pp. 42-43, A. M. (presumibilmente si tratta di Alfredo Melani), Dipinti ornamentali nell'Oratorio degli

Scrovegni e in quello di S. Giorgio a Padova, in «Arte Italiana decorativa e Industriale», Milano, 1894, fasc. 12, p. 102. Si consideri a questo proposito l’indicizzazione realizzata in occasione del Convegno organizzato per il

centenario boitiano ANNIE GIACOBBE,SIMONE FERARO,MANUEL SACCHINI, Indice delle maestrie della rivista

‘Arte Decorativa e Industriale’, in Camillo Boito moderno, atti del convegno (Brera, Politecnico, 3-4 dicembre 2014),

a cura di SANDRO SCARROCCHIA, vol. II, Milano- Udine, Mimesis, 2018, pp. 687- 723.

96 ANNALISA BARBARA PESANDO,Camillo Boito e la Commissione Centrale per l’insegnamento artistico industriale, pp. 77- 91.

Per Boito uno dei punti di forza della pubblicazione furono proprio gli apparati grafici, le tavole illustrate: “l’operaio e l’alunno abbiano sotto gli occhi non delle riproduzioni piccine, ove la forma piuttosto s’indovina che s’intenda, ma delle rappresentazioni effettive, tali da poter essere tradotte con precisione assoluta”97. Con lo stesso scopo, probabilmente, Boito realizzò, non solo il volume del ‘97, ma anche le tavole di progetto per i cantieri antoniani, che presentò all’Arca in sede di relazione, nonché i “disegni di cantiere” destinati alle maestranze.

Per alcuni elementi decorativi, infatti, realizzò disegni di grande formato arricchiti di dettagli, veri e propri modelli per gli artigiani incaricati della messa in opera98.

Come già evidenziato da Castellani i disegni caratterizzati dalla “pulizia del segno e il nitore formale, l’assenza di effetti chiaroscurali”99 non lasciavano, tuttavia, all’esecutore alcun margine interpretativo.

Per quanto concerne il Santo si deve proprio alla Veneranda Arca la conservazione dei materiali di lavoro predisposti da Boito e dai suoi artigiani.

“Il segretario espone che ora che si stanno per cominciare i lavori pel Centenario perverranno all’ufficio e disegni e modelli e campioni per i quali occorrerebbe disporre di una stanza apposita a fine di tenere tutte in evidenza e non mescolato cogli atti dell’Amministrazione.

Oltre a ciò per conservare i disegni originali sarebbe necessario estrarre i lucidi da affidare agli operai conservando i primi nell’ufficio. La Presidenza riconosciuta l’opportunità della fatta esposizione incarica il segretario a disporre i locali d’ufficio in modo che ne risulti una stanza per conservare tutti gli atti tecnici, modelli e campioni relativi alle opere pel centenario ed a valersi dell’opera del sig. Barnaba Lava pella copia in lucido di tutti gli originali disegni non solo ma anche dei dettagli che facessero per occorrere pegli operai addetti ai lavori da eseguirsi pel Centenario”100.

97 Ibidem.

98 MARIA BEATRICE GIA, Serie 34 – Progetti per le porte in bronzo, pp. 1741- 1759. 99 FRANCESCA CASTELLANI, Nel cantiere del Santo, p. 118.

Non va dimenticato inoltre che dopo aver completato i lavori al Santo, nel 1897, Boito fu nominato presidente a Brera.

Qui, memore degli insegnamenti di Selvatico, la cui riforma scolastica aveva già previsto la creazione di un “museo industriale di modelli”101, favorì l’acquisto e l’ampliamento di strumenti didattici, incoraggiando gli allievi alla realizzazione di rilievi in situ, nonché all’utilizzo per motivi di studio di fotografie, modelli, incisioni, gessi. La sua esperienza al Santo fu dunque fondamentale in quanto gli consentì di maturare una nuova concezione della basilica e del cantiere come luogo dell’operatività, e per le maestranze anche vero e proprio momento di formazione.

Nel documento Il palinsesto antoniano, 1830-1940 (pagine 192-197)