3. DALLA TEORIA ALLA PRATICA: FRA VALENTINO SCHMIDT
3.4 SCHMIDT E LA COMMISSIONE CONSERVATRICE DI PADOVA
Nel 1863, infatti, Schmidt entrò a far parte della Commissione Conservatrice di Padova. Fu probabilmente per questo motivo che, da un lato egli trovò il coraggio di proporre, alla Veneranda Arca e agli organi di tutela, interventi più incisivi, dall’altra la Commissione non interruppe mai, come in passato, tali lavori.
È facile pensare che fra il tedesco e la Commissione ci fosse un tacito accordo; tramite Schmidt la Commissione poteva controllare gli interventi al Santo suggerendogli eventualmente l’indirizzo da seguire, dal canto suo fra Valentino ottenne l’approvazione incondizionata per i lavori da svolgere in basilica.
Nei documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Padova, relativi proprio alla Commissione, il nome di Valentino Schmidt compare più volte88.
Da questi documenti emerge che, nel 1873, fu nominato, insieme ai commissari Ceccon e Filippuzzi, sorvegliante e commissario dei lavori da compiersi presso la cappella di San Giorgio89. La Commissione Conservatrice si rivolse a Schmidt anche per alcuni lavori da realizzare presso gli Eremitani:
“Siccome il prof. Botti non ha ancora mandato il preventivo della spesa per restaurare le pitture degli Eremitani, la commissione […] delibera di affidare la esecuzione delle stesse operazioni al sig. Valentino [Schmidt] exconverso di S. Antonio, come quegli che per esperimentato ingegno si distinse altre volte in così fatti lavori. Inoltre la commissione dispone che l’opera del sig. Valentino sia cominciata nelle pitture di minore rilievo, le quali sono nella cappella stessa, per essere continuata nelle altre più importanti ove quel primo esperimento venga collaudato dalla commissione e dal cav. Cerato”90.
88 ASP, Commissione conservatrice dei pubblici monumenti, b. n. N 3248- N 3253 in particolare ASP, Commissione
Conservatrice dei pubblici monumenti, b. N 3250, «Sedute della commissione», 14 giu. 1870, cit. in ANTONIO
SARTORI, Archivio Sartori, III, pp. 1558- 1559, ASP, Commissione Conservatrice dei pubblici monumenti, b. N 3250, «Sedute della commissione», verbale di seduta 25 giu. 1870. “Il segretario informa che il Sig. Valentino Smith, incaricato di pulire e coprire di cera all’encausto gli affreschi del Mantegna nella chiesa degli Eremitani, declinò dalla commissione avuta per essere troppo occupato in altre faccende”.
89 ANTONIO SARTORI, Archivio Sartori, I, p. 865.
90 ANTONIO SARTORI, Archivio Sartori, III, pp. 1558- 1559, ASP, Commissione Conservatrice dei pubblici monumenti, b. N 3250, fasc. 50, sottofasc. I, «Sedute della commissione», 14 giu. 1870.
Sono inoltre presenti, presso l’Archivio dell’Arca, tre documenti che confermerebbero che Schmidt fu membro della Commissione per ben due volte: nel 186391 e nel 187592.
Il primo è un documento inviato, a Fra Valentino Schmidt, dal presidente capo Giovanni Selvatico; in questa lettera egli si congratula con il frate per la nomina conseguita come membro della Commissione Conservatrice nel 186393.
Il secondo documento, che risale al 1887, e che riassume alcuni lavori realizzati dalla Veneranda Arca nel XIX secolo, ricorda per l’appunto che nel 1863
“visto che alcune tarsie dei Canozi minacciavano di deperire il sig. Valentino Schmidt, attuale membro della Commissione Conservatrice dei Pubblici Monumenti, esperto ebanista, levò le quattro che si trovavano nella retro sacrestia e, fattene la copia, collocò questa nel posto di quelle e trasportò, senza toccarli, gli originali in un locale dell’Ufficio dell’Amministrazione”94.
Il terzo documento, invece, è un elenco dei membri della Commissione nominati in data gennaio 1875; fra questi oltre a Schmidt sono presenti Selvatico, lo scultore Luigi Ceccon, l’architetto Gabriele Benvenisti.
Nel necrologio, già menzionato e pubblicato ne “La Specola”95, qualche giorno dopo la sua morte, avvenuta nel dicembre del 1890, si dice che fosse amico del sindaco Francesco Piccoli e che proprio da lui Schmidt avesse ottenuto la sua seconda nomina a membro della Commissione nel 187596.
91 ArA, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc. 24.3057, n. 330.
92 ArA, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc. 24.2556, n. 104, lettera del presidente capo Giovanni Selvatico
Estense.
93 “Con la massima compiacenza lo scrivente ha sentito esser Ella stato eletto a membro della Commissione
Provinciale per la conservazione dei pubblici monumenti. In esito quindi alla verbale comunicazione da Lei data di siffatta ottenuta elezione, questa Presidenza non tralascia di esprimere la propria soddisfazione e le più vive congratulazioni per l’onore che a Lei ne deriva ben dovuto ai distinti di Lei meriti così bene valutati ed apprezzati dalla Provinciale Rappresentanza. Accettando l’onorevole incarico conferitogli non dubitasi che vorrà e saprà Ella bene corrispondere alla fiducia in Lei riposta, prestandosi all’adempimento del suo mandato nel pubblico interesse con quella premura e somma attività che la distingue”, in ArA, Serie 24 - Carteggio otto-
novecentesco, fasc. 24.3057, n. 330.
94 ArA, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc. 24.3057, n. 330 cit. in ANTONIO SARTORI, Archivio Sartori, I, p.
866.
95 ArA, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc. 24.2556, n. 118, Fra Valentino, in «La specola», anno X, n. 1,
sabato 3 gennaio 1891.
96 La nuova commissione, fondata all’indomani dell’annessione, era composta da 11 membri: il sindaco, il
direttore del museo civico di Padova erano di diritto il presidente e il segretario della commissione, mentre gli altri nove membri venivano eletti dalla deputazione provinciale. Fra questi la commissione sceglieva un
Il sindaco Piccoli, che restò in carica dal 1874 al 1885, probabilmente conobbe Schmidt e le sue abilità dimostrate negli anni in cui fu attivo al Santo.
Nel 1863, in particolare, la Commissione era composta dal podestà Francesco Lazara, dal professore di disegno e architettura presso l’università di Padova, nonché pittore ed incisore Antonio Bernati, il paleografo e storico italiano Andrea Gloria, anch’egli professore a Padova, l’avvocato Giacomo Berti ed il marchese Pietro Selvatico.
Non va dimenticato, inoltre, che Selvatico fu membro della prima Commissione fondata nel 1818, ma che fu il promotore anche della seconda Commissione istituita all’indomani dell’annessione. Dal 1868 al 1872 anche Pietro Selvatico fu membro della Commissione in qualità di vicepresidente cosa che, a nostro avviso, gli permise di esercitare, anche se da remoto, il suo ruolo di vigilanza97 nei confronti del monumento antoniano.
La presenza anche di Schmidt come membro della Commissione, in questi stessi anni dunque, ci permette di sostenere, con assoluta certezza, che proprio in quegli anni venne in contatto con Selvatico. Stando così le cose non stupiscono le scelte di Schmidt orientate verso il recupero dell’artigianalità, della qualità e della tradizione, forse in parte motivate dalla sua formazione, ma che in qualche modo possono essere state stimolate grazie ai contatti intervenuti con Selvatico, con il quale condivideva l’amore per la cultura germanica98.
Non sorprende nemmeno che la Veneranda Arca decise di rivolgersi, nel 1877, proprio a Camillo Boito per la sistemazione del pulpito della basilica, dopo che i progetti presentati da Grasselli e dagli altri architetti furono rifiutati dalla presidenza99.
Poiché Selvatico, in qualità di vicepresidente della Commissione Conservatrice, aveva più volte indirizzato l’ente ad affidare proprio a Boito, suo allievo, alcuni
vicepresidente. Si veda lo statuto della Commissione conservatrice (artt. 1-3 del Titolo II, “Membri della commissione”) pubblicato in Commissione Conservatrice dei pubblici monumenti, pp. 5- 10.
97 FRANCESCA CASTELLANI, La basilica di transizione, p. 513.
98 Selvatico fu definito “devotissimo austriacante” cit. in ALEXANDER AUF DER HEYDE,Per l’«avvenire dell’arte
in Italia», pp. 16- 17.
99 FRANCESCA CASTELLANI,Il pulpito, pp. 119- 120.
MARIA BEATRICE GIA, Serie 34 – Progetti per il pulpito, in Archivio della Veneranda Arca di S. Antonio. Inventario, a
cura di GIORGETTA BONFIGLIO DOSIO e GIULIA FOLADORE, Padova, Veneranda Arca di S. Antonio e
importanti lavori di restauro in città, è lecito pensare che sia intervenuto anche per introdurre Boito al Santo e che a tal proposito abbia approfittato dell’intercessione di Schmidt100. Secondo la bibliografia precedente il progetto, ad oggi perduto per il pulpito, fu concepito e disegnato da Boito, ma perfettamente in linea con il gusto “alla tedesca” di Valentino Schmidt101. Sfortunatamente non abbiamo rinvenuto documenti che lo confermino anche se non risulta difficile immaginarlo considerando l’ascendente di Schmidt e i progetti per il pulpito presentati dai progettisti anonimi ancora oggi conservati102 (Fig. 17).
Fig. 17. Autore non identificabile, Progetto per il nuovo pulpito (dettagli). Serie 34 – Progetti per il pulpito, n. 34.6.6.
100 VINCENZA CINZIA DONVITO, La Commissione Conservatrice dei monumenti, p. 64. 101 CASTELLANI FRANCESCA, Il pulpito, p. 119.
102 Si considerino i progetti inseriti nelle pagine precedenti. I progetti per il pulpito sono stati schedati in
Il progetto di Boito, tuttavia, fu bocciato dalla Presidenza dell’Arca “in vista delle condizioni economiche in cui versa codesta amministrazione, che non permettono di sottostare al grave dispendio occorrente per costruire il bellissimo pulpito da lei ideato”103. Gli fu dunque chiesto di presentare un nuovo progetto che non superasse le 15.000 £ e che prevedesse il rifacimento del pulpito, “ricostruendolo nella precisa forma e misura, modificato soltanto nei riquadri del parapetto e nella scala d’accesso”, e del baldacchino104.
Boito fu inoltre invitato a “volersi portare a questo ufficio per intendersi liberamente colla presidenza”105. Non sappiamo tuttavia se questo colloquio sia mai avvenuto.