6. CAMILLO BOITO AL SANTO
6.3 LA MESSA IN OPERA
Una volta presentati i primi progetti, nel 1893, e ottenuta l’approvazione da parte del Ministero102 Boito diede il via ai lavori di messa in opera dei primi progetti presentati. Poiché le operazioni di restauro dovevano essere completate entro giugno del 1895 e, data la ristrettezza dei tempi, esse furono realizzate tutte a distanza di pochi mesi l’una dall’altra. Proprio per questo motivo è difficile individuare una vera propria sequenza operativa messa in atto da Boito, in quanto, gli interventi furono molto ravvicinati.
I lavori dunque seguirono in parte, la sequenza che Boito aveva utilizzato in fase progettuale. Unica eccezione fu fatta per la cappella del SS. Sacramento e la sua decorazione e per l’altare.
La proposta di Boito di decorare la cappella, infatti, fu approvata solo in un secondo momento103, e più precisamente il 30 settembre 1894104 insieme ai progetti che Boito aveva presentato nel 1894. Anche la Commissione Conservatrice diede il nulla
101 Selvatico, negli anni ‘70, in qualità di Presidente del Comitato dei Patroni della Scuola di Disegno Pratico
di Padova, chiese alla Veneranda Arca di poter realizzare delle copie in gesso dei candelabri di bronzo collocati nell’altare del Santissimo. La richiesta fu accettata. ArA, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc.
24.3021 n. 160, Cit. in FRANCESCA CASTELLANI, La basilica di transizione, p. 519. Si consideri anche TIZIANA
SERENA, Il disegno, il gusto, l’industria. La fondazione della Scuola di Disegno Pratico nel contesto del dibattito italiano, in Il
Selvatico una scuola per l’arte dal 1867 ad oggi, catalogo della mostra (Padova 2006), Treviso, Canova, 2006, pp. 26- 39.
102 ArA, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc. 24.2138 n. 4, estratto di seduta di Presidenza, 7 dic. 1893.
103 ANTONIO SARTORI, Archivio Sartori, I, p. 202.
osta in seguito ad una seduta alla quale presenziò lo stesso Boito per “poter esporre alcune delucidazioni sugli ultimi progetti presentati”105.
Nonostante il benestare del Ministero della Pubblica Istruzione giunse solamente il 10 gennaio 1895106 i lavori, fra i quali la sistemazione del presbiterio ma soprattutto la realizzazione del nuovo altare donatelliano, erano già iniziati.
Sebbene i progetti fossero già stati approvati, la Commissione Conservatrice, dopo essersi riunita, mise in discussione il progetto boitiano per l’altare.
In particolare, fu Luigi Ceccon, noto scultore padovano e membro storico della Commissione Conservatrice, a proporre una collocazione diversa dei bronzi.
Nella relazione107 da lui presentata, lo scultore, ignorando completamente le fonti, propose una sorta di musealizzazione dei pezzi, che, a suo parere, dovevano essere collocati frontalmente al nuovo altare in modo che tutti potessero essere visti.
Fu forse nella consapevolezza che nessuno avrebbe potuto ostacolare il suo lavoro, che Boito decise di “non accettare le modificazioni proposte”108 e di proseguire per la sua strada. In occasione della messa in opera dell’altare maggiore, l’architetto, dopo aver progettato con minuzia di dettagli anche candelabri, carteglorie, leggio ed elementi decorativi, si occupò personalmente anche della scelta dei materiali.
Diversamente da quanto avevamo evidenziato nei cantieri condotti da Valentino Schmidt, per Boito, la scelta non cadde esclusivamente su materiali padovani; cercò piuttosto di selezionare il materiale cercando di creare una certa corrispondenza con le opere donatelliane109. Si trattava comunque di materiali provenienti dall’Italia. Per l’altare, in particolare, scelse il marmo giallo di mori dal Tirolo (Sterzing), il marmo bianco di Carrara (da Henraux di Serravezza) e il marmo rosato di Verona che fece prelevare da una cava di Domegliara110.
Anche la selezione degli artigiani incaricati di eseguire tutti gli elementi da lui stesso progettati, fu appannaggio esclusivo di Boito; la Veneranda Arca, infatti, non entrò
105 Ibidem.
106 ArA, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc. 24.2138 allegato al n. 21.
107 Relazione manoscritta di Ceccon Luigi in ArA, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc. 24.2141, n. 16
108 ANTONIO SARTORI, Archivio Sartori, I, p. 200. 109 FRANCESCA CASTELLANI, L’altare di Donatello, p. 128.
110 ArA, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc. 24.2141, «Altar maggiore» con aggiunto «Costruzione del
nuovo altare della basilica detto altare di Donatello. Progetto dell’architetto Camillo Boito», 1893 ago. 11- 1896 mag. 22.
mai nel merito della questione. Per l’altare ed esempio, incaricò di pulire i bronzi di Donatello, l’argentiere Giuseppe Fontana111, attivo già da tempo al Santo.
Per l’esecuzione in marmo dell’altare invece fece ricorso al già noto scalpellino Giovanni Toninello112 “per le parti architettoniche” e allo scultore Giovanni Rizzo113, oggi noto per la statua di Mazzini nell’omonima piazza padovana, per “le parti ornamentali”. Per l’esecuzione dell’altare, inoltre, due ditte veneziane presentarono i propri preventivi alla Veneranda Arca e a Boito.
Fra le ditte di Arturo Biondetti114 e Francesco Dorigo115, Boito scelse la prima per ragioni economiche; la spesa secondo l’architetto, infatti, non doveva superare le 25.000 lire116.
È facile pensare che la decisione di Boito non sia stata dettata esclusivamente da ragioni economiche. La ditta Biondetti117, infatti, non solo aveva già avuto occasione di lavorare per la Veneranda Arca118 per la realizzazione della pavimentazione della navata centrale, ma probabilmente anche per Boito avendo lavorato, in passato, a palazzo Franchetti. Arturo Biondetti in questi anni fu anche ingaggiato a Loreto per il restauro della cuspide del campanile. A riprova di ciò presso l’Archivio antoniano sono conservate alcune lettere spedite alla Veneranda Arca, e a Boito, proprio dalla città marchigiana119.
Poiché fu la stessa ditta a farsi avanti personalmente120 con la Veneranda Arca, non possiamo ipotizzare che fu chiamata da Boito in seguito ai lavori compiuti a Loreto.
111 ArA, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc. 24.2141, n. 165- 176.
112 “Preventivo del sottoscritto scalpellino dietro ordine della ripett. Ammin. Della Ven. Arca del Santo” in
ArA, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc. 24.2141, n. 55.
113 Preventivo in ArA, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc. 24.2141, n. 56.
114 ArA, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc. 24.2141, n. 39- 58.
115 Preventivo in ArA, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc. 24.2141, n. 54, nella carta intestata si legge
“Francesco Dorigo stabilimento industriale artistico decorazioni e sculture in marmi antichi e moderni specialità e premio in porfido orientale con deposito Venezia S. Trovaso 1199- 1200- 1201”.
116 Arturo Biondetti presenta un preventivo di 24.000 in Preventivo in ArA, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco,
fasc. 24.2141, n. 47.
117 Nella carta intestata si legge “Ditta E. Biondetti succ. a Pietro Biondetti. Venezia, Campo S. Vio. Grande
stabilimento artistico e industriale marmi e pietre antichi e moderni greggi e lavorati brevettato da S.M. il Re d’Italia premiato con medaglie alle Esposizioni di Vienna, Melbourne, ecc. Diploma d’onore alla esposizione nationale di Torino 1884. Impresa di costruzioni edilizie e ristauri architettonici”. ArA, Serie 24 - Carteggio otto-
novecentesco, fasc. 24.2141, n. 50.
118 ArA, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc. 24.2120 e 24.2121
119 Lettera del 22 nov. 1894 al segretario Vittorio Giani in ArA, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc.
24.2141, n. 91.
Sicuramente l’architetto romano era a conoscenza di quanto stava accadendo, contemporaneamente, nel resto d’Italia e anche se non fu lui a rivolgersi alla ditta Biondetti non è un caso il fatto che, come molti degli artisti che, come vedremo, si occuperanno della decorazione interna delle cappelle radiali al Santo, anche la ditta veneziana avesse già lavorato a Loreto. Nel preventivo menzionato, la ditta Biondetti chiese che i pezzi di marmo venissero spediti a Venezia per essere lavorati direttamente presso la loro sede121. Fu proprio per favorire il coinvolgimento di maestranze padovane come Toninello, che fu ingaggiato in qualità di capo scalpellino122, che, al contrario di quanto richiesto da Biondetti, la committenza ordinò che il lavoro fosse eseguito “se non in tutto in gran parte a Padova impiegando il maggior numero dei nostri operai e preferibilmente preferendo i soliti”. Nel contratto, infine, Biondetti si impegnò a “fare il possibile per soddisfare al detto desiderio avviando le necessarie pratiche cogli operai del luogo”123.
Relativamente ai lavori di messa in opera delle porte in bronzo della facciata fu lo stesso Boito a proporre il fonditore di Michieli124. Ricordiamo che il suo progetto per le imposte era stato respinto dalla Veneranda Arca all’inizio degli anni ’90.
Boito, nel tentativo di accelerare i tempi di esecuzione, e conoscendo bene il lavoro dell’artigiano lo raccomandò alla Presidenza in quanto “unico artista nel Veneto capace di eseguire perfettamente il lavoro”125. Il contratto con la ditta veneziana, della quale è stato possibile rivenire poche informazioni126, fu stipulato il 21 dicembre 1893127.
121 “Offerta della Ditta E. Biondetti di Venezia per l’esecuzione del nuovo altare del ‘Donatello’ (progetto del
prof. architetto Camillo Comm. Boito) da eseguirsi in Padova nella Basilica di S. Antonio” in ArA, Serie 24 -
Carteggio otto-novecentesco, fasc. 24.2141, n. 47.
122 ArA, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc. 24.2141, n. 59, estratto di seduta di Presidenza del 22 set.
1894.
123 Contratto fra la Veneranda Arca e la ditta Arturo Biondetti in ArA, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc.
24.2141, n. 208.
124 “Il prof Boito osserva che se si vuole aver la porta pel Centenario non vi è tempo da perdere in quantochè
due sono le questioni che riguardano tale lavoro, l’una quella relativa ai modelli, l’altra relativa alla fusione all’intelaiatura (…) discutendosi quindi sul nome dell’artista cui rivolgersi viene espresso il parere si debba interpellare il Michieli conosciuto diligentissimo fonditore ed onesto il quale ha abilissimi operai ed artisti dal quale si può ripromettersi una buona esecuzione”. ArA, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc. 24.2134, n. 58, estratto di seduta di Presidenza7 dic. 1893.
125 ArA, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc. 24.2134, n. 54, estratto di seduta di Presidenza20 dic. 1893 cit.
in FRANCESCA CASTELLANI, Le porte in bronzo, p. 124.
126 Presso l’Archivio sono conservati solo alcuni documenti in carta intestata che ci consentono di conosce
dove avesse sede la ditta. La prima carta intestata presente presso l’Archivio dell’Arca recita: “Chv.r G. Michieli & fils, fonserire de bronzes d’art pres du Grand canal, S. Toma pont della Frescada n. 3907, Venise ma cancellata in matita e scritto sotto Traghetto san Barnaba 2793 in ArA, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc. 24.2134, n. 11, in un ulteriore documento si legge invece J. Michieli fonderie de bronzes d’art, streto di