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LE PORTE DELLA FACCIATA

Nel documento Il palinsesto antoniano, 1830-1940 (pagine 140-146)

5. ALLA VIGILIA DEL CENTENARIO: FRA “RICOMPOSIZIONI” E NUOVI INTERVENT

5.1.1 LE PORTE DELLA FACCIATA

La prima che presentò, nell’aprile del 1893, fu quella per le nuove imposte di bronzo per le tre porte della facciata39. In realtà i primi disegni erano già stati presentati alla Presidenza, che tuttavia aveva richiesto all’architetto alcune modifiche.

Berchet, pertanto, presentò e allegò alla relazione una serie di tavole con alcune varianti e con le modifiche richieste dalla committenza40.

Come testimoniato dallo stesso architetto in sede di relazione, i disegni per la porta maggiore in bronzo furono realizzati dall’architetto Domenico Rupolo41, ma sotto la “direzione”42 di Berchet. Originario di Caneva in Friuli- Venezia Giulia, dopo essere stato impiegato nella cava di pietra di Caneva come garzone, Rupolo divenne scalpellino e apprendista in una bottega a Vittorio Veneto. Formatosi all’Accademia di Venezia si diplomò, nel 1890, come professore di Disegno architettonico.

L’architetto si occupò, insieme al pittore Cesare Laurenti, della realizzazione della pescheria di Rialto, a Venezia, sempre a Venezia progettò alcune abitazioni private al Lido. Proprio in quegli stessi anni, a partire dal 1892, rivestì la carica di architetto disegnatore dell’Ufficio regionale per la conservazione dei monumenti dove collaborò con Berchet che quindi si rivolse a lui anche per i lavori padovani43.

Debitore degli insegnamenti di Pietro Selvatico e di Camillo Boito44, con i quali condivideva interessi storicisti, dal 1902 fu anche nominato ispettore dell’Ufficio regionale. Nelle tavole presentate da Berchet all’Arca, ancora oggi conservate, troviamo scritto a riprova di ciò: “Arch.o Federico Berchet inv.” e “prof. arch. D. Rupolo dis.”. Si tratta nella maggior parte di disegni editi, caratterizzati dal ripetersi

39 ArA, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc. 24.2137, n. 33, relazione per le imposte di bronzo.

40 Alcuni di essi sono stati già pubblicati in FRANCESCA CASTELLANI, Le porte in bronzo per la facciata, pp. 122-

124. Si vedano anche le schede di catalogo in MARIA BEATRICE GIA,Serie 37. Progetti per le porte in bronzo, pp.

1741- 1748, n. 37.6.1- 37.6.12.

41 (1861- 1945) Per una biografia completa si consideri RAFFAELLA PORTIERI, Domenico Rupolo architetto,

Pordenone, Unione provinciale cooperative friulane, Concordia sette, 2001.

42 Si consideri quanto già detto in FRANCESCA CASTELLANI, Le porte in bronzo per la facciata, pp. 122- 124 ed

anche FRANCESCA CASTELLANI, Boito nella basilica del Santo, p. 117.

43 VITTORIO FORAMITTI, Tutela e restauro dei monumenti in Friuli - Venezia Giulia, pp. 62- 64, n. 104-105. 44 RAFFAELLA PORTIERI, Domenico Rupolo architetto.

di alcuni motivi fra i quali la suddivisione del portale in scomparti geometrici (Fig. 18)45.

Fig. 18. FEDERICO BERCHET,DOMENICO RUPOLO, Progetto definitivo per le porte laterali in bronzo.

Serie 37 – Progetti per le porte in bronzo, n. 37.6.9.

Fin dalla prima e più generale relazione egli dichiarò di prediligere, infatti, “un partito semplice ed a brevi comparti” in grado di armonizzarsi “col carattere non ricco della facciata e colla semplice austerità francescana”46.

Non va dimenticato che il dibattito sulla costruzione di nuove porte per la facciata era stato già affrontato, senza risultati, un paio d’anni prima dell’arrivo di Berchet47.

45 Il disegno qui riportato è stato pubblicato anche in FRANCESCA CASTELLANI, Boito nella basilica del Santo, p.

130, n. 11.

46 ArA, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc. 24.2137, n. 33.

47 DANILO NEGRI-LAURA SESLER, I principali interventi nella fabbrica, p. 139, FRANCESCA CASTELLANI, Disegni e

Il primo a presentare un progetto era stato il fonditore, padovano d’origine ma veneziano di attività, Giuseppe Michieli48, contemporaneamente a lui era stato contattato, dal segretario della Veneranda Arca, Vittorio Giani, l’architetto Eugenio Maestri49. Entrambi i progetti, forse su richiesta dei committenti, si rifecero agli esempi quattrocenteschi di Ghiberti come avrebbe fatto in seguito anche Berchet. La Commissione Conservatrice incaricata di valutare i progetti stabilì che la scelta sarebbe spettata allo scultore Luigi Ceccon e il pittore ritrattista Augusto Caratti. I commissari decisero, non solo che i due concorrenti avrebbero dovuto presentare un modello plastico del loro progetto, ma soprattutto che i prototipi realizzati sarebbero stati esposti al pubblico, come era stato nel caso di Firenze50.

Questo fatto provocò l’immediato ritiro di Maestri51 poco disposto ad essere valutato dal pubblico. Il progetto di Michieli invece fu esposto alla cittadinanza che, a volte anche in forma anonima, espresse il proprio giudizio lasciando per la Veneranda Arca dei commenti su semplici fogli di carta ancora oggi conservati presso l’Archivio antoniano52. Si tratta di documenti estremamente interessanti in quanto consentono di avere una visione di cosa i padovani si aspettassero dal progetto per il nuovo portale. Alcuni di questi documenti, come dimostrano le calligrafie ed alcuni errori ortografici presenti nei foglietti conservati in Archivio, furono compilati da comuni cittadini in visita al monumento.

Forse proprio a questi ultimi fu rivolta questa operazione voluta dalla Veneranda Arca ed è facile pensare che proprio grazie all’ottimo riscontro ricevuto in questa occasione, che i committenti decisero, qualche anno dopo, di ripetere l’operazione qualche anno dopo quando fu bandito il concorso per la decorazione della basilica. La Veneranda Arca in questo modo dichiarò che, almeno nei suoi intenti, l’intera comunità cittadina fosse il destinatario e il referente morale di questi interventi.

48 Si consideri ArA, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc. 24.2134, n. 3-25.

49 ArA, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc. 24.2134, n. 3-25 cit. in FRANCESCA CASTELLANI, Le porte in

bronzo, pp. 122.

50 Ibidem.

51 ArA, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc. 24.2134 «Porta maggiore della basilica», 1891 ott. 6-1895 lug.

20, all’interno del fascicolo sono conservati alcuni foglietti con i giudizi della cittadinanza. Nei foglietti si legge ad esempio “Dico che lo mettino su perché mi piace molto” oppure “Vorrei sapere cosa fanno quegli stemmi così grandi, così appariscenti? Sembrano più adatti per le porte d’un Castello o d’un Municipio che le porte d’una chiesa” ed anche “è un progetto assolutamente sbagliato specialmente perché non si legha con nessuna parte del tempio”.

Forse anche sulla base dei giudizi ricevuti dalla cittadinanza, seguì il rifiuto del progetto di Michieli, e la questione fu interrotta fino all’arrivo di Berchet. Una volta approvato il progetto di Berchet, la Veneranda Arca decise di affidare proprio a Michieli la costruzione delle imposte; alla relazione di Berchet53 fu dunque allegato anche il preventivo di spesa inviato da Michieli al direttore dell’Ufficio generale per la conservazione dei monumenti54. I suoi progetti furono approvati dall’Arca l’8 aprile; inviati alla Commissione conservatrice e alla Prefettura, tuttavia, non furono approvati in quanto che non si accordava con la “solennità del monumento”55.

5.1.2 PULPITO

Per quanto riguarda il pulpito56, Berchet presentò anche una relazione specifica, divisa in tre fascicoletti rilegati separatamente e contenenti la Descrizione, la Perizia di

spesa e il Capitolato57.

Nella Descrizione, datata 10 maggio 1893, Berchet ribadì i concetti anticipati nella sua prima relazione a proposito della restituzione della “forma primitiva”, ma soprattutto della necessità di rendere visibile la differenza fra vecchie parti e integrazioni “così non si ingannano ne contemporanei ne posteri e si conserva l’antico senza dissonanza con il nuovo”58.

Il suo progetto prevedeva nello specifico l’eliminazione del baldacchino, “il farvi una sola scalea” ed “elevarne il piano in analogia colle linee della chiesa e coll’uso cui si destina”59. Alla Descrizione Berchet allegò quattro tavole, due delle quali rinvenute presso l’Archivio della Veneranda Arca, risultano inedite e due mancanti. Di queste ultime solo una è già stata pubblicata, dell’altra purtroppo non abbiamo notizie né riproduzioni60.

53 ArA, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc. 24.2137, n. 33.

54 Ibidem.

55 ArA, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc. 24.2137, n. 54, lettera indirizzata ad Alberto Cavaletto.

56 Si consideri FRANCESCA CASTELLANI, Il pulpito, pp. 119- 121.

57 ArA, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc. 24.2137, n. 50 “Pulpito della basilica del Santo. Descrizione,

Venezia 10 maggio 1893, Federico Berchet”. Si veda la trascrizione nel paragrafi 5.4.

58 ArA, Serie 24 - Carteggio otto-novecentesco, fasc. 24.2137, n. 50.

59 Ibidem.

60 Si vedano i progetti in MARIA BEATRICE GIA, Serie 34 - Progetti per il pulpito, pp. 1724- 1731, n. 34.1.1-

Le due tavole inedite (Figg. 19- 20) rappresentano rispettivamente il progetto per la sistemazione del pulpito ed una variante per l’eventuale decorazione della “parte sottoposta al mensolone che sostiene il pulpito ed ai gradini della scala” con “una decorazione sobria e corretta, basata sulla nobiltà del materiale da impiegarsi”61.

Fig. 19. FEDERICO BERCHET,DOMENICO RUPOLO, Progetto per la riduzione del pulpito.

Tav. II (Profilo/Fronte/Pianta). Serie 34 – Progetti per il pulpito, n. 34.5.4.

Fig. 20. FEDERICO BERCHET,DOMENICO RUPOLO, Progetto per la riduzione del pulpito.

Tav. III (Profilo/Fronte/Pianta). Serie 34 – Progetti per il pulpito, n. 34.5.3.

La tavola n. IV pubblicata da Castellani62 rappresenta invece alcuni dettagli della rampa di scale. Come possiamo vedere da questi disegni l’idea avanzata sia da Grasselli che da Toninello di inserire due rampe di scale per accedere al pulpito fu completamente accantonata, mentre è evidente la scelta di eliminare la copertura esistente che impediva la corretta diffusione della voce.

Non è chiaro invece che idea si fosse fatto Berchet a proposito dell’affresco della Madonna del pulpito; nelle tavole n. II e III, qui pubblicate, esso è presente sulla parete del pulpito, mentre non compare in un ulteriore progetto, non datato, conservato presso l’Archivio così come nel disegno che riporta lo “stato attuale” del pulpito63. Per quanto riguarda le tavole citate, quelle a colori sono quasi sicuramente di mano di Berchet64, e sono prive di firma, mentre i progetti realizzati a china sono firmati in basso a destra D. Rupolo65, quindi a lui ascrivibili

Nel documento Il palinsesto antoniano, 1830-1940 (pagine 140-146)