protected o secured )
Grafico 4: La crescita dei finanziamenti di marketplace lending
6.2 I business model delle piattaforme italiane
Come già riportato supra nel § 4.1, da varie analisi78 emerge che, a livello
internazionale, le piattaforme di marketplace lending hanno adottato business model differenziati in funzione delle caratteristiche dell’economia locale e del framework
77 Queste due ulteriori piattaforme sono escluse dal presente lo studio per tipologia di attività e non esaustività dei dati a disposizione. Escluse rimangono anche Considerazione a parte meritano le piattaforme che si occupano esclusivamente di invoice trading che meritano considerazione a parte (e alle quali è dedicata una sezione al termine del paragrafo).
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Quaderni FinTech
N. 5 luglio 2019
regolamentare e fiscale applicabile nel Paese in cui esse operano79. Tali business
model variano dal puro mettere in contatto potenziali prenditori con potenziali finanziatori a modelli quasi-bancari, nei quali la piattaforma (o un soggetto ad essa collegato) assume in proprio l’obbligo di restituire i fondi messi a disposizione dal prestatore ed eroga direttamente il finanziamento in favore del prenditore assumendo il relativo credito restitutorio.
Non tutti i business model sopra descritti si rinvengono nel panorama italiano, atteso che le piattaforme attive sul territorio nazionale sono riconducibili,
con alcune varianti, al modello “peer-to-peer tradizionale” o al “client segregated
account model” (volendo utilizzare la classificazione di Kirby e Worner; 201480) o al
“balance sheet model” (quest’ultimo quando la piattaforma è gestita da un soggetto
autorizzato a concedere finanziamenti)81. Non si rinvengono, invece, piattaforme che
abbiano adottato il “notary model”82.
Alcune piattaforme, infine, mettono a disposizione dei finanziatori fondi di
garanzia alimentati da contributi versati dai finanziatori stessi e/o dai finanziati, che
assicurano, nei limiti della capienza dei fondi stessi, il ritorno del capitale e, talvolta, anche la remunerazione di quest’ultimo, dando così luogo ad un sistema che presenta
profili di analogia con il “guaranteed return model”83.
Nel prosieguo ci si atterrà alla diffusa partizione delle piattaforme in due gruppi in funzione delle caratteristiche soggettive dei prenditori. Seguendo tale criterio, in Italia si rinvengono oggi sei piattaforme che indirizzano le risorse raccolte
alle persone fisiche (consumer lending): Prestiamoci, Smartika, Soisy, MotusQuo,
79 Per un’ampia rassegna degli approcci regolatori alle varie tipologie di crowdfunding adottati nei diversi ordinamenti, si rinvia a IOSCO (2015).
80 Nel modello “peer-to-peer tradizionale” la piattaforma si limita ad intermediare finanziamenti e ad offrire servizi accessori, quali la valutazione del merito creditizio dei prenditori, la gestione dei flussi di pagamento tra le parti o la differenziazione del rischio di credito assunto dal finanziatore mediante la suddivisione del capitale da lui fornito tra numerosi finanziati. Kirby e Worner (2014), p. 17, sottolineano la totale separazione dei fondi versati dagli investitori e di quelli restituiti dai borrower rispetto al patrimonio della piattaforma e definiscono il primo modello “client segregated account model”, perché la segregazione dei fondi dei clienti è ottenuta mediante il loro versamento su conti di pagamento a loro intestati, che vengono movimentati dalla piattaforma in forza di apposito mandato.
Questa diversa classificazione, però non porta a risultati significativamente diversi da quelli ottenuti applicando quella proposta da BIS e FSB e appena riportata, poiché nel modello peer-to-peer tradizionale non si verifica mai la commistione tra i fondi dei clienti (crowd-investor e crowd-borrower) e quelli della piattaforma.
Per completezza, è opportuno evidenziare che Kirby e Worner (2014), p. 18, riconducono al “client segregated
account model” sopra citato anche le piattaforme dove la segregazione dei fondi dei clienti è attuata mediante un trust gestito dalla piattaforma stessa in qualità di trustee.
81 Nel “balance sheet model” la piattaforma eroga in proprio il finanziamento utilizzando i fondi raccolti a vario titolo da investitori privati e investitori istituzionali e inserisce il relativo credito nel proprio bilancio, senza cederlo a terzi 82 Nel “notary model” il finanziamento è intermediato dalla piattaforma ma erogato da una banca con i fondi raccolti
presso i finanziatori; la banca cede poi il relativo credito alla piattaforma, che emette note che vengono assegnate ai finanziatori; questi ultimi non possono scegliere né il prenditore, né il progetto finanziato, ma solo esprimere le loro preferenze con riferimento alla durata e alla rischiosità dell’impiego. Appare appena il caso di segnalare che esistono piattaforme italiane specializzate in invoice trading (quale, ad esempio, WorkInvoice) che ammettono la partecipazione di società di cartolarizzazione in qualità di cessionari dei crediti commerciali offerti sulle piattaforme stesse. Non si ritiene, tuttavia, che tali piattaforme siano riconducibili al “Notary Model” descritto nel testo. 83 Nel “guaranteed return model” la piattaforma garantisce in proprio all’investitore la restituzione del capitale
101 Marketplace lending Verso nuove forme di intermediazione finanziaria?
BLender e Younited Credit. Tre sono, invece, le piattaforme che consentono di
soddisfare le esigenze di finanziamento della clientela business: Borsa del Credito,
Lendix e Prestacap. Una posizione a sé stante è occupata da Terzo Valore, piattaforma che consente di prestare denaro in modo diretto ai progetti nonprofit. Housers, The Social Lender e Bondora non rientrano nel campione di analisi per motivi differenti: la prima, nata nel 2017, si occupa di real estate lending e i relativi dati non risultano comparabili, né in termini temporali né in termini cross-sectional, con quanto riportato dalle altre piattaforme; la seconda perché, essendo nata nel 2017, non presenta una serie temporale sufficientemente profonda da consentire il confronto con le altre piattaforme (alla luce del fatto che il dato è spesso aggregato al primo semestre 2017); la terza, perché non ha stabile organizzazione sul territorio italiano (si rinvia alla Tabella 27 al termine del presente capitolo per l’elenco delle piattaforme operanti in Italia considerate nel presente studio ed il relativo status regolamentare).
Per completezza, infine, tra le piattaforme di business lending è opportuno menzionare – anche se, come si è già accennato, esse esulano dalla presente analisi date le peculiarità dell’attività da loro svolta – anche quelle che si occupano dello
sconto di fatture commerciali, note come invoice trading. Secondo quanto censito da
Politecnico (Osservatorio CrowdFunding - Politecnico di Milano 2018), in Italia sono
cinque le piattaforme attive in questo ambito: Workinvoice, Cashinvoice, Credimi,
CashMe e Crowdcity. Esse si rivolgono esclusivamente a investitori professionali, in grado di fornire la liquidità necessaria all’acquisto di crediti commerciali su base continuativa, di norma pro soluto e, quindi, con assunzione del rischio di credito da parte del cessionario, e di valutare adeguatamente tale rischio. Spesso, tali investitori sono rappresentati da veicoli di cartolarizzazione o da fondi comuni che investono in crediti o nelle note emesse dai suddetti veicoli o da società di factoring (come nel caso di CashInvoice). In alcuni casi, tale attività è ausiliaria ai prestiti tradizionali destinati alla clientela business (Prestacap), per altre piattaforme si tratta, invece, dell’attività principale (ad esempio, Work Invoice).