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Status regolamentare delle piattaforme e discipline di tutela della clientela applicabil

Analisi giuridica dei lending marketplace

8 Oltre le riserve di attività Altre discipline potenzialmente applicabili alle piattaforme

8.1 Status regolamentare delle piattaforme e discipline di tutela della clientela applicabil

La molteplicità delle discipline astrattamente applicabili alle piattaforme di marketplace lending evidenziata nel precedente § 7 si riflette nella molteplicità degli status regolamentari concretamente adottati dalle stesse.

Tale conclusione è confermata dall’analisi di quelle che operano nel nostro Paese censite dall’Osservatorio CrowdFunding del Politecnico di Milano nel 3° Report italiano sul CrowdInvesting (Osservatorio CrowdFunding - Politecnico di Milano (2018)).

Infatti, delle cinque business-based considerate dal Report:

a) una è gestita da un istituto di pagamento (IP) iscritto all’Albo di cui all’art. 114- septies t.u.b. e appartenente ad un gruppo al quale appartiene anche una SGR, iscritta all'Albo di cui all'art. 35, comma 1, t.u.f. e autorizzata a gestire fondi alternativi di investimento riservati; la SGR agisce come co-lender sulla piattaforma;

b) la seconda è gestita da una società spagnola autorizzata come piattaforma di finanziamento partecipativo (o PFP, che include sia attività di equity crowdfunding, sia di crowdlending) registrata presso l’autorità spagnola di vigilanza dei mercati finanziari (CNMV); come sopra accennato, la società spagnola opera in Italia quale agente di un istituto di pagamento francese attraverso una controllata italiana (Housers RE Italy S.r.l.);

c) due sono agenti (iscritti nel Registro tenuto dalla Autorité de Contrôle Prudentiel et de Résolution - ACPR) di un IP autorizzato in Francia;

d) l’ultima è gestita da una società finanziaria con sede legale nel Regno Unito, vigilata dalla Financial Conduct Authority (FCA).

Delle sei piattaforme consumer-based censite dal Report, invece: a) due sono gestite da IP italiani;

b) altre due sono gestite da società che operano come agenti rispettiva-mente di un IP autorizzato in Francia e di un istituto di moneta elettronica (IMEL) autorizzato in Lituania, entrambi iscritti nei rispettivi Registri;

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c) una è amministrata da una società iscritta all’albo degli intermediari finanziari di cui al Titolo V t.u.b., la quale si avvale di un IP per la prestazione di servizi di pagamento;

d) una, infine, è gestita dalla succursale italiana di una società autorizzata come ente creditizio in Francia e iscritta nell’albo delle banche, di cui all’art. 13 t.u.b.

L’unica piattaforma che finanzia esclusivamente progetti del Terzo Settore è

direttamente gestita da una banca italiana193.

Una sola piattaforma di marketplace lending opera nel settore immobiliare e su base transfrontaliera (essendo attiva anche in Spagna e in Portogallo).

A margine di quanto precede è interessante notare che la pluralità degli status regolamentari delle piattaforme si manifesta nell’eterogeneità delle condizioni contrattuali proposte dalle piattaforme stesse alla propria clientela.

Più precisamente, nei casi nei quali le piattaforme hanno assunto lo status di istituti di pagamento, il servizio che viene contrattualmente qualificato come “principale” coincide – sia pure con diversi gradi di approssimazione – con l’attività “autorizzata” (cioè, con la prestazione di servizi di pagamento). Gli altri servizi offerti (ad es., la valutazione del merito creditizio o l’intermediazione dei prestiti) sono invece qualificati come “accessori” rispetto all’attività “principale” di cui si è detto. Un’analoga impostazione la si rinviene in tali casi anche nei documenti di trasparenza, i quali sono anch’essi concentrati sulla prestazione dei servizi di pagamento.

Anche le piattaforme che operano in qualità di agenti di IP o IMEL UE propongono condizioni generali di contratto focalizzate sull’accesso alle e sull’utilizzo delle piattaforme stesse. A queste si affiancano di norma le norme contrattuali e i documenti di trasparenza relativi ai servizi di pagamento prestati dall’intermediario UE preponente.

L’unica piattaforma che ha assunto la veste di intermediario finanziario di cui al Titolo V del t.u.b. propone invece a prestatori e richiedenti contratti il cui oggetto è focalizzato sui servizi della piattaforma stessa (ammissione, verifica del merito creditizio, allocazione della provvista, gestione dei rapporti tra le parti del contratto di finanziamento, gestione di incassi e pagamenti, ecc.) ed è integrato dal regolamento che ne governa il funzionamento. Poiché la piattaforma concorre di norma all’erogazione, il prestatario dovrà concludere con la stessa, oltre al contratto di adesione, anche quello di finanziamento. La piattaforma mette inoltre a disposizione sul proprio sito fogli informativi, che, nel caso del prestatore, sono relativi ai soli servizi “di piattaforma”, mentre nel caso del finanziato sono integrati dalle condizioni dei prestiti e dalle informazioni europee standardizzate per il credito ai consumatori (SECCI).

193 Si segnala, per completezza, che delle cinque piattaforme di invoice trading, solo una è iscritta in un albo (quello degli intermediari finanziari di cui al Titolo V del t.u.b.), mentre le altre non hanno uno status regolamentare specifico.

181 Marketplace lending Verso nuove forme di intermediazione finanziaria?

La piattaforma che opera tramite la succursale italiana di un ente creditizio francese mette a disposizione sul proprio sito le SECCI, ma non le condizioni contrattuali. È importante notare che la sezione del sito internet di questa piattaforma relativa ai prestatori è riservata ad investitori professionali ed è accessibile solo previo accertamento di tale qualifica. La piattaforma non raccoglie, quindi, offerte di finanziamenti che provengano da privati.

Quella gestita da un ente finanziario del Regno Unito offre di individuare e intermediare il finanziamento più adatto alle esigenze dell’impresa richiedente, ma non raccoglie fondi presso soggetti privati. La piattaforma pubblica sul proprio sito le condizioni generali che regolano il servizio, ma non i documenti di trasparenza dei potenziali finanziatori.

La piattaforma riferibile da una banca italiana mette invece a disposizione documenti informativi sul proprio funzionamento rivolti ai finanziatori e rimanda il sito della banca per quanto riguarda di documenti contrattuali e di trasparenza relativi ai finanziamenti (co)erogati da quest’ultima. Questa impostazione è coerente con il business model della piattaforma, il quale prevede che i finanziatori privati possano solo concorrere alla costituzione della provvista dei finanziamenti erogati dalla banca.

L’eterogeneità dei contratti e dei documenti di trasparenza e, più in generale, di carattere informativo che si è testé rappresentata, fa sì che i servizi offerti dalle piattaforme e le relative condizioni economiche e giuridiche non siano facilmente confrontabili tra di loro, rendendo altrettanto complessa la scelta di chi ad una piattaforma intenda aderire. Pare, inoltre, degno di nota che tale eterogeneità sia solo in parte giustificata dalla quella dei servizi offerti, i quali risultano invece abbastanza standardizzati, come ampiamente visto nei §§ 4 e 6.

Le considerazioni e che precedono e quelle svolte nel precedente § 7 rendono evidente l’inadeguatezza delle ormai troppo numerose normative europee e nazionali, generali e “speciali” di tutela della clientela nel settore finanziario (trasparenza bancaria, credito ai consumatori, servizi di pagamento, servizi d’investimento, ecc.) a regolare fenomeni economici sempre più diffusi, quali il marketplace lending, connotati dal fatto che il prestatore offre contemporaneamente più servizi che ricadono nell’ambito di diverse di tali discipline, spesso a fianco di servizi non regolati.

L’attuale quadro regolamentare, infatti, costringe a “forzare” l’attività delle piattaforme dentro discipline concepite per regolare soggetti che esercitano una sola delle diverse attività svolte dalle piattaforme spesso a titolo accessorio (prestazione di servizi di pagamento o erogazione di finanziamenti). Inoltre, la contemporanea applicazione di diverse normative di trasparenza, ciascuna delle quali pensata come autonoma dalle altre e dalla disciplina generale dei contratti, fa sì che il prestatore di servizi debba fornire al cliente una molteplicità di documenti contrattuali e

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informativi diversi, che non possono essere unificati stante l’espresso divieto di

modificare il loro contenuto tipizzato e tassativo194.

Questa molteplicità di documenti eterogenei ostacola non solo la conoscibilità delle condizioni economiche e normative del servizio offerto, ma, prima ancora, la comprensibilità dell’oggetto del servizio stesso. Non pare, pertanto, un caso che quasi tutte le piattaforme esaminate abbiano creato documenti di trasparenza non previsti dalla normativa (ad es., fogli informativi dei servizi “non regolati” o documenti sui “principali diritti dei clienti”) o ad integrare quelli dei servizi “regolati” con le condizioni di quelli “non regolati”, al fine di dare al cliente un quadro informativo organico, più comprensibile e, quindi, più trasparente.

L’attuale approccio normativo, poi, fa sì che, da un lato, la trasparenza dei servizi attualmente “non regolati” sia rimessa alla discrezionalità della singola piattaforma e, dall’altro, che l’attenzione dei potenziali investitori / finanziatori sia attratta verso i soli profili “regolati” dell’attività della piattaforma a discapito degli altri, benché questi ultimi siano quelli che comportano i maggiori rischi per gli investitori / finanziatori stessi.

Le medesime considerazioni che si sono svolte sopra manifestano quindi l’esigenza di disciplinare in modo organico i requisiti (anche di trasparenza) che devono essere rispettati dalle piattaforme di marketplace lending a partire da un’attenta valutazione delle attività core che le stesse svolgono (almeno di norma) e dei principali rischi e oneri che tali attività comportano per gli utenti (sia prestatori, che finanziati)195.

L’emananda disciplina di trasparenza dovrebbe, inoltre, essere adeguatamente coordinata con le altre discipline potenzialmente rilevanti ai fini dell’attività delle piattaforme di marketplace lending e, in particolare, di quelle in materia di protezione dei consumatori, di prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, di contrasto dell’usura e di protezione dei dati personali, di cui ci si occuperà nei paragrafi che seguono.

8.2 Le discipline consumeristiche: valutazione di congruità rispetto

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