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I Gesta Ottonis di Rosvita di Gandersheim

I Gesta Ottonis42 sono un poema epico in esametri che in circa 1.500 versi si propone di raccontare le azioni politiche e militari (questo il senso proprio del termine gesta) di Ottone I di Sassonia. Pur avendo Ottone come protagonista principale, la narrazione però non coincide con i termini temporali della sua vita (912-973). I Gesta, infatti, si aprono con l’ascesa al trono di Germania di Enrico I, padre di Ottone, e terminano di fatto con la descrizione (lacunosa43) dell’incoronazione imperiale di Ottone, coprendo quindi un arco temporale che va dal 919 al 962. Il racconto, come abbiamo appena detto, si avvia con Enrico I e prosegue poi presentandone la moglie, Matilde, i diversi figli, le loro scelte matrimoniali e i loro destini politici e personali, le loro relazioni con molti membri dell’alta aristocrazia legati alla famiglia regia. Quando poi Ottone I diventa re, Rosvita descrive i continui scontri con i familiari per assumere l’effettivo controllo del regno di Germania e le alleanze strette con alcuni duchi per mantenerlo, le scelte di politica matrimoniale e le campagne per allargare l’influenza del re al di fuori dei confini tedeschi, la prima spedizione nel regno italico e l’assunzione della dignità imperiale.

Subito dopo l’incoronazione Rosvita interviene in prima persona per dar conto al lettore della ormai prossima fine del poema, adducendo quale motivo per il termine della

41 KÖLZER, Adalbert von St. Maximin cit., pp. 14-16.

42 HROTSVITHAE Gesta Ottonis in HROTSVITHAE Opera omnia, ed. P. von Winterfeld, MGH Scriptores rerum Germanicarum in usum scholarum separatim editi 34, München 1978 (ed. orig. Berlin 1902), pp. 201- 228. Nuova edizione: in HROTSVITHAEOpera omnia, ed. W. Berschin, Bibliotheca scriptorum Graecorum et Romanorum Teubneriana, München-Leipzig 2001, pp. 271-305. Ora è diponibile anche una traduzione in italiano in HROTSVITHA GANDESHEMENSIS, Gesta Ottonis Imperatoris, a cura di M. P. Pillolla, Firenze 2003.

43 Vi è una prima lacuna che va dal v. 752 al 1141 (1146) e una seconda che va dal v. 1184 (1188) al 1473 (1479). Il numero dei versi mancanti è stato ricostruito approssimativamente sulla base dei quaternioni perduti. I numeri in parentesi sono quelli dell’edizione Winterfeld, mentre gli altri sono quelli dell’edizione Berschin, per le differenze di calcolo cfr. HROTSVITHAEOpera omnia, ed. Berschin, p. 302, nota al v. 752.

narrazione, in maniera topica si direbbe, la sua incapacità in quanto donna di narrare una materia tanto nobile e delicata come l’azione imperiale di Ottone44, di cui però accenna in appena 16 versi tre significative scelte: l’esilio imposto a Berengario II e alla moglie Willa45, la deposizione di papa Giovanni XII (963)46 e l’incoronazione a coimperatore di Ottone II, celebrata a Roma nel Natale del 96747. D’altronde già nella lettera posta in apertura dei Gesta e indirizzata a Gerberga (II), badessa di Gandersheim e committente dell’opera, Rosvita aveva affermato che avrebbe narrato soltanto le imprese regali mentre non se la sentiva di affrontare le vicende imperiali di cui era stato protagonista Ottone48.

La scelta cronologica e contenutistica che Rosvita propone potrebbe trovare spiegazione, a nostro avviso, nell’ipotesi che i Gesta siano stati scritti non solo per esaltare la figura di Ottone, ma soprattutto per mettere in luce la predestinazione alla dignità imperiale dell’intera dinastia liudolfingio-ottoniana. Difatti la linea che va dalla carica regia di Enrico I a quella imperiale di Ottone I viene completata dall’esaltazione di Ottone II, descritto sia nel secondo prologo sia negli ultimi versi dell’opera come compartecipe col padre di entrambe le dignità49.

Per cercare di capire a fondo le ragioni che hanno portato alla scrittura dei Gesta

Ottonis bisogna innanzitutto indagare il contesto in cui l’autrice ha operato.

44 HROTSVITHAE Gesta Ottonis, p. 304, vv. 1477-1482: «Hactenus Oddonis famosi denique regis / Gesta licet tenui Musa, cecini modulando. / Nunc scribenda quidem constant, que fecerant idem / Augustus solium retinens in vertice rerum, / Tangere que vereor, quia femineo prohibebor / Sexu, nec vili debent sermone revolvi».

45 Ibidem, p. 304, vv. 1483-1487: «Qualiter invicti duro luctamine belli / Obtinuit constructa locis castella marinis, / Que Berengarius coniunx possedit et eius, / Ac illum iuramento cogente peracto / Misit in exilium misera cum coniuge Willa».

46 Ibidem, p. 304, vv. 1488-1492: «Qualiter et recti conpunctus acumine zeli / Summum pontificem quedam perversa patrantem / Eius nec monitis dignantem cedere crebris / Sedis apostolice fraudari fecit honore / Constituens alium rectoris nomine dignum».

47 Ibidem, p. 304, vv. 1493-1499: «Qualiter et regno tranquilla pace quieto / Nostrates adiens illic iterumque revertens / Necnon amborum retinens decus imperiorum / Ipsius prolem post illum iam venientem, / Scilicet Oddonem, nutricis ab ubere regem, / Ad fasces augustalis provexit honoris / Exemploque sui digne fecit benedici».

48Ibidem, p. 272: «Haut aliter ego, magnificarum prolixitatem rerum iussa ingredi, regalium multiplicitatem gestorum nutando et vacillando aegerrime transcurri, hisque admodum lassata, competenti in loco pausando silesco, nec augustalis proceritatem excellentiae sine ducatu appono subire».

49 Ibidem, p. 274, vv. 1-4: «Oddo Romani prefulgens gemmula regni, / Oddonis flos augusti splendens venerandi, / Cui rex altithronus perpes quoque filius eius / Prestitit imperium pollens in vertice rerum». Per la citazione dal finale cfr. supra nota 44. Ottone II fu incoronato re di Germania nel 961 e coimperatore nel 967.

Non sappiamo molto della vita di Rosvita50, ma alcuni elementi utili a ricostruire le sue vicende biografiche ci vengono proprio dalle sue opere. L’anno di nascita, infatti, è stato indicato nel 935 circa in base a due indicazioni date dalla stessa Rosvita: che sarebbe nata molto tempo dopo la morte, avvenuta nel 912, del duca Ottone di Sassonia, nonno di Ottone I51, e che la badessa Gerberga (II), generata dal matrimonio avvenuto nel 938 fra Enrico, duca di Baviera, e Giuditta, era più giovane di lei52. Probabilmente in tenera età fu mandata a Gandersheim, la prima fondazione religiosa dei duchi di Sassonia53. Nell’852, difatti, Oda e il marito Liudolfo, i progenitori della casata, avevano fondato questa comunità di canonichesse54, sottoponendola alla regola redatta nel concilio di Aquisgrana dell’816, che prevedeva per le religiose il voto di castità e di obbedienza, ma non quello di povertà e nemmeno la clausura55. Posto sotto la guida di Hathumoda, figlia della coppia di fondatori e prima badessa, Gandersheim accolse esclusivamente donne dell’alta aristocrazia sassone. Dopo che Liudgarda, l’altra figlia di Liudolfo e Oda, sposò Ludovico III il Giovane, re dei Franchi orientali56, i Liudolfingi ottennero per la loro fondazione di famiglia la protezione regia e il diritto di immunità, mantenendo nel contempo il controllo della comunità e dei suoi beni, come dimostra il fatto che, dopo Hathumoda, la carica di badessa passò alle sue sorelle Gerberga (I) e Cristina, e poi alla nipote Liudgarda. La quinta badessa di

50 Per un primo inquadramento si veda R. DÜCHTING, s.v. Hrotsvit von Gandersheim, in Lexikon des Mittelalter, vol. 5 coll. 148-149, nonché i lavori di K. M. WILSON, Hrotsvit of Gandersheim, Rara Avis in Saxonia?, Detroit 1981; WILSON, The Saxon Cannoness. Hrostvit of Gandersheim in Medieval Women

Writers, a cura di K. M. Wilson, Manchester 1984, pp. 30-63.

51 HROTSVITHAEPrimordia coenobii Gandeshemensis, p. 328, v. 525.

52 HROTSVITHAEGesta Ottonis, p. 2, rr. 7-12: «Primo sapientissime atque benignissime Rikkardis magistre aliarumque suae vicis instruente magisterio – deinde prona favente clementia – regie indolis Gerberge cuius nunc subdor dominio abbatisse – que aetate minor – sed ut imperialem decebat neptem – scientia provectior aliquot auctores quos ipsa prior a sapientissimis didicit me admodum pie erudivit».

53 Per una rapida informazione si veda H. GOETTING, s.v. Gandersheim, I. Kanonissenstift, in Lexikon des Mittelalters, Stuttgart 1999, IV, coll. 1102-1103; inoltre G. ALTHOFF, Gandersheim und Quedlinburg:

Ottonische Frauenklöster als Herrschafts- und Uberlieferungszentren, «Frühmittelalterliche Studien» 25 (1991), pp. 123-144.

54 M. PARISSE, Les monastères de femmes en Saxe (Xe-XIIe siècles), «Revue Mabillon”» n.s. 63 (1991), pp. 5-48; F. J. FELTEN, Wie adelig waren Kanonissenstifte (und andere weibliche Konvente) im (frühen und

hohen) Mittelalter?, in Studien zum Kanonissenstifte, a cura di I. Crusius, 2001, pp. 39-128; G. ALTHOFF,

Ottonische Frauengemeinschaften im Spannungsfeld von Kloster und Welt, in Essen und die sächsischen Frauenstifte im Frühmittelalter, a cura di J. Gerchow, Essen 2003, pp. 29-44.

55 Concilium Aquisgranense, in Sacrorum Conciliorum Nova et Amplissima Collectio, a cura di G. Mansi, Venezia 1770, xv, col. 611. Su modelli, contenuti, scopi e diffusione della regola di Aquisgrana si veda C. DEREINE, Chanoines, in Dictionnaire d’histoire et géographie ecclésiastiques, XII, Paris 1953, coll. 364- 375.

56 Sulle vicende biografiche di Ludovico III cfr. B. SCHNEIDMÜLLER, s. v. Ludwig III. d. Jüngere, in Lexikon des Mittelalters, Stuttgart 1999, vol. 5, coll. 2174-2175.

Gandersheim portò il nome di Rosvita e governò fino al 933. Sebbene si sia ipotizzata una parentela su base onomastica con l’autrice dei Gesta Ottonis57, tale ipotesi non appare supportata da altre prove, così come è incerta l’appartenenza della badessa ai Liudolfingi58. Molto probabile, invece, è l’appartenenza di entrambe le due donne all’alta nobiltà sassone, per il semplice fatto della loro presenza nella ristretta cerchia delle canonichesse di Gandersheim. Qui Rosvita ricevette un’ampia istruzione, volta allo studio sia degli autori cristiani sia di alcuni classici, dapprima sotto le cure della maestra Rikkardis59, e poi grazie ai suggerimenti eruditi di Gerberga (II), la figlia di Enrico di Baviera, fratello minore di Ottone I, che in un momento compreso fra il 949 e il 959 era stata nominata badessa di Gandersheim. Sempre che l’esaltazione della vasta e raffinata cultura di Gerberga non sia semplicemente topica, cioè uno strumento retorico usato da Rosvita per esprimere la sua sottomissione alla propria badessa, per di più di stirpe regia. D’altronde che Gerberga abbia svolto un ruolo centrale nella produzione letteraria di Rosvita è dimostrato dalle lettere dedicatorie premesse alle sue opere, tutte indirizzate alla badessa, tranne quella che precede la raccolta di dialoghi. La prima opera di Rosvita giunta fino a noi è un libellus che raccoglie otto brevi poemi in esametri e distici elegiaci dedicati a figure e momenti della storia sacra: Maria, Ascensio, Gongolphus, Pelagius, Theophilus, Basilius, Dionysius,

Agnes60. I singoli testi sono stati scritti in momenti diversi, come dimostra la presenza di due prologhi, sempre rivolti a Gerberga, preposti rispettivamente al primo61 e al sesto62 dei poemi agiografici, ma il momento in cui sono stati raccolti nel libellus è chiaramente desumibile dalla lettera dedicatoria, dove Rosvita si rivolge a Gerberga chiamandola

abbatissa63 e, cosa più importante, imperialis neptis64, espressione che poteva essere impiegata solo dopo l’incoronazione imperiale di Ottone I, zio di Gerberga, avvenuta nel

57 B. NAGEL, Hrotsvit von Gandersheim, Stuttgart, 1965, p. 40 e P. DRONKE, Donne e cultura nel Medioevo. Scrittrici medievali dal II al XIV secolo, Milano 1986, pp. 116, nota 4.

58 M. P. PILLOLLA, Introduzione, in HROTSVITHA GANDESHEMENSIS, Gesta Ottonis Imperatoris, a cura di M. P. Pillolla, Firenze 2003, pp. X-XI.

59 E’ la stessa Rosvita che lo racconta: cfr. la citazione supra a nota 52.

60 Cfr. HROTSVITHAEOpera omnia, ed. P. von Winterfeld, MGH Scriptores rerum Germanicarum in usum scholarum separatim editi 34, München 1978 (ed. orig. Berlin 1902), pp. 2-105. Nuova edizione: in HROTSVITHAE Opera omnia, ed. W. Berschin, Bibliotheca scriptorum Graecorum et Romanorum Teubneriana, München-Leipzig 2001, pp. 1-131.

61Ibidem, p. 3, vv. 1-12. 62Ibidem, p. 94, vv. 1-6.

63Ibidem, p. 2: «Gerberge (...) abbatisse».

962. Anche la seconda opera di Rosvita è una raccolta: una dramatica series composta da sei dialoghi in prosa rimata, che rielaborano materiale agiografico e sono rispettivamente intitolati Gallicanus, Dulcitius, Callimachus, Abraham, Pafnutius, Sapientia65. Dalla

praefatio veniamo a sapere che sono stati scritti con uno scopo preciso: sostituire con un

contenuto edificante la lettura delle commedie di Terenzio che, seppure piacevoli nella forma, erano spiritualmente pericolose, perché le anime pure potevano «dulcedine sermonis (...) nefandarum notitia rerum maculantur»66. Nella lettera di accompagnamento Rosvita si rivolge ad quosdam sapientes67, un pubblico composto da appassionati lettori di teatro classico e in particolare di Terenzio, che con ogni probabilità era esteso anche al di fuori del cenobio. Di questo gruppo così genericamente indicato potrebbe aver fatto parte Brunone, arcivescovo di Colonia e fratello minore di Ottone I, che Ruotgerio, autore della Vita

Brunonis, ci presenta come un attento lettore di commedie e tragedie68, mentre è facilmente ipotizzabile che Gerberga, anche se non direttamente nominata, sia stata il tramite per la diffusione dei dialoghi in tale cerchia. Difatti, nella lettera che apre la terza opera di Rosvita, i Gesta Ottonis, l’autrice rivolgendosi a Gerberga le ricorda ripetutamente che ha scritto il poema solo dietro sua insistenza69, ma oltre al ruolo di committente le ricorda anche quello di intermediaria con Guglielmo, figlio naturale di Ottone I e arcivescovo di Magonza, al giudizio del quale la badessa ha voluto fosse sottoposto il poema70. Proprio l’indicazione che i Gesta erano stati inviati in lettura a Guglielmo ci permette di affermare che la stesura dell’opera era stata certamente ultimata prima del 2 marzo del 968, il giorno in cui morì l’arcivescovo di Magonza71. Più complesso stabilire il termine post quem. Sembra che

65 Cfr. HROTSVITHAEOpera omnia, ed. P. von Winterfeld, MGH Scriptores rerum Germanicarum in usum scholarum separatim editi 34, München 1978 (ed. orig. Berlin 1902), pp. 106-200. Nuova edizione: in HROTSVITHAE Opera omnia, ed. W. Berschin, Bibliotheca scriptorum Graecorum et Romanorum Teubneriana, München-Leipzig 2001, pp. 132-270.

66Ibidem, p. 132. 67Ibidem, pp. 134-135.

68 RUOTGERIVita Brunonis, cap. 8, p. 9: «Scurrilia et mimica, que in comediis et tragediis a personis variis edita quidam concrepantes risu se infinito concutiunt, ipse semper serio lectitabant; materiam pro minimo, auctoritatem in verborum compositionibus pro maximo reputabat».

69 HROTSVITHAE Gesta Ottonis, p. 271: «O mea domna que rutilanti spiritalis varietate sapientie praelucetis. non pigescat vestri almitiem perlustrare quod vestra confectum si ignoratis ex iussione . Id quidem oneris mihi inposuistis ut gesta cesaris augusti . que nec audito . unquam affatim valui colligere . metrica percurrere ratione».

70 Ibidem, p. 272: «Vestro autem vestrique familiarissimi, cui hanc rusticitatem sanxistis praesentatum iri, scilicet archipraesulis Wilhelmi, iudicio, quoquo moso factum sit, aestimandum relinquo».

71 W. BERSCHIN, Editoris praefatio, in HROTSVITHAE Opera omnia, ed. W. Berschin, München-Leipzig 2001 (Bibliotheca scriptorum Graecorum et Romanorum Teubneriana), pp. IX.

Rosvita attendesse ai Gesta già prima dell’ottobre del 965, mese in cui morì Brunone arcivescovo di Colonia72, che all’inizio del poema, quando l’autrice presenta i figli di Enrico I, viene ricordato e lodato come una persona viva73. Ma la scrittura dei Gesta continuò almeno fino al Natale del 967, giorno dell’incoronazione a coimperatore di Ottone II descritta brevemente alla fine dell’opera74.

Sicuramente successiva è l’ultima opera di Rosvita, i Primordia coenobii

Gandeshemensis75, visto che vi si trova un riferimento diretto ai Gesta76. Poema epico- storico come il primo, i Primordia dovevano raccontare la storia di Gandersheim dalla fondazione della comunità fino all’elevazione al trono di Enrico I, completando così il racconto di famiglia dei Liudolfingi. Purtroppo però gran parte dell’opera è andata perduta: ne rimangono solo 600 versi circa che raccontano le vicende di fondazione del monastero a opera del progenitore degli Ottoni, Luidolfo, e di sua moglie Oda e fornendo anche preziose informazioni sulle prime badesse del cenobio77.

Il contesto in cui si trovò a operare Rosvita, come abbiamo visto, fu quello della più antica comunità canonicale legata alla dinastia liudolfingio-ottoniana, e da questo centro di potere entrò in contatto, tramite le sue opere, con alcuni membri della casata: la badessa Gerberga (II), Guglielmo di Magonza, forse Brunone di Colonia, e sicuramente anche con gli stessi regnati del tempo: Ottone I e Ottone II. Il fatto poi che Gerberga (II) fosse la figlia di Enrico di Baviera, il fratello più volte ribelle, incarcerato e poi perdonato, di Ottone I, è un elemento molto rilevante perché ci induce a guardare con attenzione il modo in cui Rosvita delinea la regalità: come dignità strettamente personale di Ottone I oppure come elemento condiviso con altri membri della famiglia?