Molte cronache altomedievali hanno avuto molteplici fasi di redazione, diversi autori, e in molti casi uno o più continuatori24. Il Chronicon25 di Reginone di Prüm non fa
21 H. MAYR-HARTING, Liudprand of Cremona's Account of his Legation to Constantinople (968) and Ottonian Imperial Strategy, «English Historical Review» 116 (2001) pp. 539-556.
22 Per le vicende testuali della Relatio de legatione Constantinopolitana cfr. P. CHIESA, Per una storia del testo delle opere di Liutprando di Cremona nel medioevo, «Filologia Mediolatina» 2 (1995), pp. 165-191, in particolare pp. 173-180; e poi l’introduzione di Paolo Chiesa in LIUTPRANDI CREMONENSIS Opera omnia, ed. P. Chiesa, Turnhout 1998 (Corpus Christianorum, Continuatio Mediaevalis 156).
23 Lo studio più recente sul tema si deve a Girolamo Arnaldi, cfr. G. ARNALDI, Un dialogo fra sordi (Costantinopoli, 6 luglio 968). Niceforo Foca, Liutprando di Cremona e la “Sinodus Saxonica”, in Studi per Marcello Gigante, a cura di S. Palmieri, Bologna 2003, pp. 325-345; si veda anche S. KOLDITZ, Leon von
Synada und Liudprand von Cremona. Untersuchungen zu den Ost-West-Kontakten des 10. Jahrhunderts, «Byzantinische Zeitschrift» 95/2, (2002), pp. 509-583.
24 Sull’uso e comunque più in generale sulla scrittura annalistica cfr. M. MCCORMICK, Les annales du haut Moyen Âge, Turnhout 1975.
eccezione. Quest’opera, un Chronicon universale che racconta in forma annalistica la storia del mondo dalla nascita di Cristo all’anno 906/908, è stata redatta nella sua versione definitiva nel monastero di San Martino a Treviri, dove Reginone si era insediato come abate, dopo che nell’899 era stato costretto a lasciare la carica di abate di Prüm a causa di scontri con Richarius, esponente dell’aristocrazia locale26. La Continuatio27 di Adalberto di Magdeburgo28 si innesta sulla narrazione di Reginone, di cui riprende la struttura annalistica, e la prosegue fino all’incoronazione imperiale di Ottone II, illustrando così gli eventi compresi nel periodo che va dal 907 al 967. Se formalmente la struttura sembra non cambiare, nella sostanza invece ci si può accorgere con facilità che la forma “annales” è stata piegata dall’autore per accogliere la narrazione in modo esteso dell’affermarsi della dinastia liudolfingia e dell’azione politico-militare di Ottone I. Usando come fonti materiale proveniente, con ogni probabilità, dal monastero di San Massimino a Treviri, gli annali perduti di Reichenau, quelli di Fulda, nonché l’Historia Ottonis di Liutprando di Cremona29, la Continuatio presenta gli avvenimenti fino all’anno 939 in forma molto stringata e, soprattutto, riportando in maniera letterale il testo di compilazioni annalistiche precedenti. Con due sole e significative eccezioni: l’anno 919 e il 936, cioè rispettivamente il momento in cui salì al potere Enrico I e quello in cui fu incoronato suo figlio Ottone I. Dal 939 in avanti la narrazione diventa più ampia e dettagliata, ma soprattutto del tutto originale, nel raccontare gli eventi nei tre decenni successivi30. Sebbene l’orizzonte geografico generale
25 REGINONIS ABBATIS PRUMIENSIS Chronicon cum continuatione Treverensi, ed. F. Kurze, MGH., Scriptores rerum Germanicarum in usum scholarum separatim editi 50, Hannover 1978 (ed. orig 1890), 154- 179.
26 REGINONISChronicon, cit., pp. 138-139: «ego, quamvis indignus, secundum regularem auctoritatem per electionem fratrum in regimine successi; in quo tamen non diutius immoratus aemulis agentibus Richarius fratrem Gerhardi et Nahtfridi invidiosum mei negotii successorem sustinui».
27 ADALBERTIContinuatio Reginonis in REGINONIS Chronicon cit., pp. 154-179.
28 Sul quale si veda brevemente D. CLAUDE, s.v. Adalbert, ebf. von Magdebug, in Lexikon des Mittelalters, coll. 98-99; inoltre T. KÖLZER, Adalbert von St. Maximin. Erzbiscof von Magdeburg (968-981), in Reinische
Lebensbilder, a cura di F-J. Heyen, Köln 1997, pp. 7-18.
29 La ricostruzione delle fonti di Adalberto si deve a K. HAUK, Erzbischof Adalbert von Magdeburg als Geschichtsschreiber, in Festschrift für Walter Schlesinger, a cura di H. Beumann ,Köln 1974, pp. 276-353. 30 La cesura nello stile narrativo è così netta che è stata più volte avanzata l’ipotesi di una prima versione, che arrivava proprio fino all’anno 939, redatta già nel 964/965, cfr. H. KELLER, Das Kaisertum Ottos des
Großen im Verständnis seiner Zeit, in «Deutsches Archiv» 20 (1964), pp. 325-388, anche in Otto der Große, a cura di H. Zimmermann, Darmstadt 1976, pp. 218-295; K. HAUCK, Erzbischof Adalbert von Magdeburg
als Geschichtsschreiber, in Festschrift für Walter Schlesinger, a cura di H. Beumann, Köln 1974, pp. 276- 353. Forti critiche a questa ipotesi sono giunte da E. KARPF, Herrscherlegitimation und Reichsbegriff in der
sia costituito dal regno di Germania e da quello italico, l’opera si concentra prevalentemente sulle vicende accadute in Lotaringia, Alsazia e Franconia.
Adalberto fu un politico di primo piano del regno di Ottone I e di suo figlio: ricoprì incarichi di diverso genere e lavorò a lungo nella cancelleria regia, il che rende la sua opera di fondamentale importanza per la visione ideologica della regalità ottoniana perché nasce da una persona avvertita, profondamente implicata nei giochi politici della corte ottoniana. Nonostante questo suo ruolo di primo piano, non abbiamo notizie certe riguardo alle sue origini. Alcuni hanno avanzato l’ipotesi di una provenienza dalla Lotaringia31, altri ne hanno fatto il fratello di Berta, fondatrice del monastero di Borghorst (in Vestfalia) e moglie del conte Bernardo32. Ma il primo dato certo della biografia di Adalberto è la sua presenza nella cancelleria regia fra il 953 e il 956, presso la quale fu attivo come scriptor33. Negli anni successivi lasciò la cancelleria ed entrò, forse nel 958, nel monastero regio di San Massimino a Treviri, uno dei centri monastici della Lotaringia che aveva intessuto le migliori relazioni con la dinastia ottoniana dopo la conquista del regno da parte di Enrico I34 dove, negli anni 959 e 960 lo troviamo attivo come redattore dei diplomi del monastero. Un anno dopo, però, fu costretto a lasciare Treviri. Nel 961, su richiesta di Guglielmo, arcivescovo di Magonza, e per ordine di Ottone I, Adalberto fu unto vescovo e messo a capo di una missione evangelizzatrice diretta alla Rus kieviana. La delusione per l’iniziativa di Guglielmo e l’insoddisfazione per la missione assegnatagli sono espresse con chiarezza nel passo della Continuatio in cui viene raccontata la vicenda35. D’altronde la missione presso la corte della principessa Olga di Kiev si rivelò un vero insuccesso, e l’anno successivo Adalberto riuscì a rientrare in Germania solo con grandi difficoltà36. Nonostante ciò fu richiamato a corte, dove fra il 963 e i 965 ritroviamo Adalberto attivo in qualità di scriptor
31 D. CLAUDE, s.v. Adalbert, ebf. von Magdeburg, in Lexikon des Mittelalters, vol. 1, coll. 98-99.
32 K. HAUCK, Erzbischof Adalbert von Magdeburg als Geschichtsschreiber, in Festschrift für Walter Schlesinger, a cura di H. Beumann, Köln 1974, pp. 276-353 e G. ALTHOFF, Das Necrolog von Borghorst.
Edition und Untersuchung, Münster 1978.
33 Si vedano a tale proposito le occorrenze a indice nell’edizione Die Urkunden Konrad I, Heinrich I und Otto I, ed. T. Sickel, MGH Diplomata regum et imperatorum Germaniae I, Hannover 1879-1884.
34 Su San Massimino di Treviri cfr. E. WISPLINGHOFF, Untersuchungen zur frühen Geschichte der Abtei S. Maximin bei Trier von den Anfänge bis etwa 1150, Mainz 1970.
35 ADELBERTI Continuatio, p. 170: «... Adalbertus ex coenobitis sancti Maximini machinatione et consilio Willihelmi archiepiscopi, licet meliora in eum confisus fuerit et nihil umquam in eum deliquerit, peregre mittendus in ordinatione successit».
36 ADELBERTI Continuatio, p. 172: «Eodem anno [962] adelbertus Rugis ordinatus episcopus nihil in his, propter quae missus fuerat, proficere valens et inaniter se fatigatum videns revertitur et quibusdam ex suis in redeundo occisis ipse cum magno labore vix evasit».
della cancelleria di Ottone II. Vista la minore età di quest’ultimo è probabile che tale decisione sia stata presa da Guglielmo di Magonza, reggente di Germania durante la lunga spedizione italiana di Ottone I. Ma anche questa seconda permanenza a corte fu di breve durata, visto che nel 966 Adalberto fu nominato abate di Weißenburg, un importante monastero regio posto a metà strada fra Strasburgo e Worms. E fu proprio lì, fra il 966 e il 967, che Adalberto attese alla stesura della Continuatio37.
Ma la carriera di Adalberto non era ancora giunta al culmine. Quando nel 968 Ottone I riuscì a portare a compimento l’agognato progetto di elevare Magdeburgo a sede arcivescovile e farne così il centro propulsore delle missioni per l’evangelizzazione degli slavi, la scelta del primate per la nuova sede cadde proprio su Adalberto. Molto si è discusso sulle ragioni che portarono a questa nomina, perché quello che sembrava il candidato preferito da Ottone, Richar, abate del monastero di San Maurizio a Magdeburgo, fu messo da parte senza ragione apparente38. Forse la nomina di Adalberto deve essere messa in relazione con la morte di Guglielmo, avvenuta proprio nel 968. L’arcivescovo di Magonza, infatti, si era sempre opposto all’elevazione in arcidiocesi di Magdeburgo, aveva guidato quel gruppo di vescovi che vedevano lesi dal progetto regio i propri diritti giurisdizionali e per questa ragione si era ripetutamente appellato ai papi Agapito II e Giovanni XII39. Visti i rapporti, in certi momenti burrascosi, ma certamente molto intensi e duraturi intercorsi fra Guglielmo e Adalberto, si potrebbe avanzare l’ipotesi che l’investitura arcivescovile di quest’ultimo sia stata il risultato di un accordo, di una mediazione, fra i vescovi che si opponevano al progetto e il sovrano sassone che premeva da anni per realizzarlo. Una conferma alla nostra ipotesi sembra fornirla il diploma40 di nomina arcivescovile, in cui si afferma che la scelta di Adalberto era stata consigliata a Ottone da Attone, il successore di Guglielmo a Magonza e da Hildeward, nuovo vescovo di Halberstadt, cioè i due prelati che vedevano maggiormente danneggiate le loro sedi a causa della creazione della nuova arcidiocesi e che quindi avevano cercato di opporsi ad essa come i loro predecessori Guglielmo e Bernardo.
37 Anche se alcuni ritengono che Adalberto abbia redatto una prima versione, che arrivava fino al 939, già negli anni 964/965, cfr. supra nota 30.
38 KÖLZER, Adalbert von St. Maximin cit., pp. 11-13. 39 ALTHOFF, Ottonen cit. 118-136.
40 Die Urkunden Konrad I., Heinrich I. und Otto I, (Conradi I., Heinrici I. et Ottonis I. Diplomata), ed. T. Sickel, MGH, Diplomata. Die Urkunden der deutschen Könige und Kaiser, IV, 1879-1884, Nachdruck 1997, n. 366.
Fino alla morte, sopraggiunta nel 981, Adalberto continuò a partecipare attivamente agli affari del regno e mantenne stretti legami sia con Ottone I sia con Ottone II, che di frequente soggiornarono a Magdeburgo, anche se progressivamente le sue energie vennero sempre più assorbite dall’organizzazione e dall’amministrazione della nuova arcidiocesi e dalle missioni di evangelizzazione degli slavi41.