• Non ci sono risultati.

Le strategie narrative

Nel documento Modelli di regalità nell'età di Ottone I (pagine 158-164)

III. Regalità negoziata: il consenso dei principes e la mediazione dei vesco

III.4 La regina come consors regn

III.4.2 Le strategie narrative

Il profondo cambiamento dello statuto della regina introdotto nel regno dei Franchi orientali dal matrimonio di Ottone con Adelaide viene recepito ed espresso con grande chiarezza concettuale e precisione terminologica in una delle nostre opere narrative, i Gesta

Ottonis. Nel poema viene tratteggiata brevemente la prima spedizione in Italia di Ottone I:

dopo essere entrato a Pavia senza incontrare alcuna resistenza, Ottone riceve l’omaggio dei grandi del regno e subito dopo invita Adelaide a raggiungerlo nella capitale per ricevere gli onori regali a lei spettanti. Adelaide accetta di buon grado la proposta e, scortata prima dal suo seguito e poi anche dal duca Enrico, viene condotta alla presenza di Ottone, al quale piace immediatamente e anche grazie a ciò «eligitur sui consors dignissima regni»166. D’altronde nella descrizione, purtroppo mutila, dell’incoronazione imperiale vediamo comparire al fianco di Ottone proprio Adelaide, elevata insieme con il consorte ai fasti della dignità imperiale167. Non deve stupire che Rosvita riconosca ad Adelaide il suo statuto di

consors regni: nel poema è infatti descritta come la legittima detentrice del potere nel regno

italico. Dapprima è sottolineata l’origine regia di Adelaide, che infatti è presentata come la figlia del magnus rex Rodolfo, per di più «edita magnorum longo de stemmate regum», poi si afferma chiaramente che la regina, rimasta vedova di Lotario, era in possesso di un

ingenium tanto acuto che sarebbe stata capacissima di governare da sola il regno ereditato

dal marito se un complotto dei suoi stessi sudditi non avesse consegnato il potere nelle mani di Berengario II168. Affermazione davvero sorprendente visto che la regina non ebbe mai, in tutto l’alto medioevo, la facoltà giuridica di succedere al marito, ma solo la possibilità di

166 HROTSVITHAEGesta Ottonis, pp. 297-298, vv. 620-665, per la citazione p. 298, v. 665.

167 Ibidem, p. 304, vv. 1473-1476: «(...) aeque ferens sceptrum capitis diademaque pulchrum / atque sui cultus omnes regalis amictus. / Ornatus sed maioris suscepit honoris / augusto summo pariter mox conbenedicta».

168Ibidem, p. 292, vv. 471-486: «Regis Rothulfi fuerat que filia magni / edita magnorum longo de stemmate regum; / cui nome claum dictavit summa parentum / nobilitas illam digne vocitans Aethelheitham. / Hec quoque regalis forme preclara decore / atque sue causis persone sedula dignis / factis regali respondit nobilitati: / scilicet ingenio fuerat prelucida tanto, / ut posset regnum digne rexisse relictum, / si gens ipsa dolum mox non dictaret amarum. / Denique defuncto, quem predixi, Hluthario / pars quedam plebis fuerat, que retro rebellis / menteque perversa propriis dominis inimica / restituit Berengarii regnum ditioni, quod patre defuncto raptum violenter ab illo, / olim per manus regis devenit Hugonis».

governare come reggente durante la minore età del figlio che rimaneva comunque il legittimo re169. L’idea che Adelaide sia la legittima detentrice del potere nel regno italico è presente, seppure in maniera implicita, anche in un passo successivo. Quando Ottone riceve da alcuni sassoni – indicati da Rosvita semplicemente come nostrates –, che avevano conosciuto Adelaide in Italia durante un pellegrinaggio verso Roma, il consiglio di sposare Adelaide perchè, grazie alla sua pietas, era l’unica donna degna di entrare nel talamo di Ottone dopo la morte di Edith, egli inizia a riflettere su come riuscire a sposare la regina italica tanto perseguitata da Berengario II. All’improvviso Ottone si ricorda che quando Berengario era stato scacciato dall’Italia era riuscito a rientrarvi soltanto con il suo aiuto e quindi al momento si mostrava del tutto ingrato di tanta pietas. Con ciò, conclude Rosvita, Ottone «mox aditum sibimet providerat aptum / ipsius Italicum iuri subiungere regnum»170. Vi è chiaramente una forzatura logica nel ragionamento di Ottone: perchè mai l’atto di perseguitare Adelaide dovrebbe rendere automaticamente Berengario ingrato nei confronti del re sassone? Perchè il desiderio di sposare Adelaide si traduce immediatamente nell’idea di sottomettere il regno italico quando la regina, si è detto, non aveva diritti di successione in proprio al marito defunto? Domande cui rimanendo all’interno del testo di Rosvita, non è facile dare risposta. Ma ciò che qui a noi interessa maggiormente è la consequenzialità diretta che il testo propone fra l’atto di unirsi in matrimonio con Adelaide e la possibilità di controllare legittimamente il regno italico, perchè essa dimostra che nei Gesta Ottonis si riconosce ad Adelaide lo status di detentrice legittima dell’autorità regia in Italia.

Nella Vita antiquior, invece, non ricorre mai l’espressione consors regni, né per indicare la condizione di Adelaide, né quella di altre regine nominate nell’opera. Non di meno, però, si può ravvisare la raffigurazione di uno statuto paritetico e di piena collaborazione fra re e regina – e quindi il nucleo concettuale della condizione della consors

regni – nel passo in cui vengono presentati i figli nati dall’unione fra Ottone I e Adelaide.

Dopo aver raccontato in maniera succinta la prima spedizione di Ottone in Italia, connotandola esclusivamente come intervento in difesa di Adelaide sottratta alle angherie di Berengario II e condotta in salvo in Sassonia, l’autrice ci informa del loro matrimonio e della nascita di due figli appartenenti a entrambi i sessi: una bambina, chiamata come la nonna Matilde, che il re invia al monastero di Quedlinburg soddisfacendo così la volontà

169 DELOGU, Consors regni cit., p. 88 e nota 1.

della madre, e un «puerum vero Ottonem patris nomine vocatum, primevo adhuc etatis flore genitore multum post vivente in regem praeordinaverunt»171. Nel caso della figlia femmina Ottone stabilisce da solo il destino della bambina, seppure venendo incontro a una richiesta di sua madre Matilde172, invece la costituzione di Ottone II come successore al regno nasce dall’azione congiunta di Ottone e Adelaide, come l’autrice indica chiaramente nella coniugazione al plurale del verbo.

D’altronde anche nel passo in cui si descrive brevemente l’incoronazione imperiale di Ottone I si può notare il richiamo alla condizione di consors regni di Adelaide: «Interea regem Ottonem papa Romam vocante inperialem, ut credimus, dei iussu accipere coronam, Italiam adipiscendi gratia peciit, quam prius regina Adelheid in dotem possederat»173. L’autrice racconta che Ottone viene chiamato a Roma dal papa per essere incoronato, dei

iussu, imperatore e che tramite la corona imperiale acquisisce il controllo dell’Italia, ma allo

stesso tempo, ricordando che in passato la penisola era posseduta in dotem da Adelaide, sembra voler dire che è anche grazie al matrimonio con quest’ultima, cioè con la legittima regina del regno italico, che Ottone può governare in Italia, riconoscendo così implicitamente il suo statuto di consors regni.

Persino Widukindo, che in tutta la Storia dei Sassoni non indica mai per nome Adelaide, pur raccontandone in più occasioni le azioni174, né tanto meno utilizza l’espressione consors regni in riferimento a lei, non può fare a meno di riconoscere ad

171Vita antiquior, pp. 125-126: «Interea ad aures Ottonis regis fama pervolat Lodewigum famosum regem Latinorum obisse eiusque nobilissimam coniugem reginam Adelheidam a quodam Berengario multis iniuriis affligi regnum auferendo, ut ille sibi Italiam usurparet dominando. Otto igitur rex principum suasus consilio, rebus rite praeparatis, comitatus sociis, Latium adiens reginam inde triumphali ereptam victoria honorifice in suam transvexit patriam. Quibus legitime matrimonio copulatis regnumque providentibus filii nascuntur utriusque sexus pulcherrimi. Puellam quoque ab ava Machtild dictam rex tradidit in contubernium sanctimonialium in Quidilingaburgensi cenobio sue inplendo optime matris voluntatem; puerum vero Ottonem patris nomine vocatum, primevo adhuc etatis flore genitore multum post vivente in regem praeordinaverunt, de quo beata Machtildis spiritu prophecie ante praedixerat».

172 L’optima mater presente nel passo deve essere identificata con Matilde e non Adelaide visto che l’espressione ricorre solo un altra volta nell’opera a indicare proprio la madre di Ottone I, cfr. Vita antiquior p. 124: «Ingressa autem bone memorie regina Edith: "Ne contristetur", ait, "dominus meus rex! Divinis enim correptus flagellis, quia matrem optimam de regno pepulisti quasi incognitam. Revocetur itaque sanctissima regnumque, ut convenit, possideat prima." Audiens hec princeps primum stupore, deinde repletus gaudio maximo episcopos, praesides ceterosque honestos misit satellites dignissimam sui revocandi gratia matrem se suaque inpendens omnia et, ad quascumque conditiones luendi voluisset, gratanter consentire sue tantum utendi causa gratie fatetur».

173Ibidem, p. 131.

174 Tutte le volte che Adelaide compare nel racconto non viene mai indicata con il suo nome prorpio bensì semplicemente con il titolo di regina, tranne che nell’ultimo caso dove viene detta coniunx, cfr. WIDUKINDI

Adelaide tale statuto. È questa l’impressione che si ricava dal passo in cui si narra della discesa in Italia di Ottone e delle modalità del suo matrimonio con Adelaide: «Cumque eum (scil. Ottone) virtus prefatae reginae (scil. Adelaide) non lateret, simulato itinere Romam proficisci statuit. Cumque in Longobardiam ventum esset, aureis muneribus amorem reginae super se probare temptavit. Quo fideliter experto, in coniugium sibi eam sociavit cumque ea urbem Papiam, quae est sedes regia, obtinuit»175. L’espressione utilizzata per indicare l’unione, in coniugium sociare, è quella tipica del matrimonio e quindi non possiede, apparentemente, alcuna implicazione politica. Ma questa azione privata – per così dire – ha una conseguenza che attiene alla sfera pubblica: la presa di possesso di Pavia, di cui infatti si sottolinea la funzione di sede regia. In altre parole Widukindo, pur senza impiegare per Adelaide l’espressione consors regni, che però conosce benissimo visto che, come vedremo subito, la usa per Edith, riconosce implicitamente ad Adelaide questo statuto quando ci racconta che proprio grazie al matrimonio con lei Ottone riesce a entrare in possesso di Pavia e, quindi, a controllare il regno italico. È il matrimonio a rappresentare lo snodo centrale nella ricostruzione delle modalità di affermazione dell’egemonia ottoniana sul regno: l’insediamento del presidio militare sassone a Pavia al comando del duca Corrado, il viaggio in Germania di Berengario che porta alla sua sottomissione a Ottone, la formalizzazione di questa sottomissione insieme con quella di suo figlio Adalberto con la cerimonia dell’immixtio manuum e del giuramento di fedeltà a Ottone celebrata ad Augusta176 sono tutti avvenimenti presentati come conseguenza diretta dell’unione fra Ottone e Adelaide.

Anche nel succinto racconto di Adalberto, che non usa mai l’espressione consors

regni, si arriva alla medesima conclusione: Ottone volle recarsi in Italia perché aveva deciso

di liberare Adelaide dalla prigionia a cui era costretta da Berengario e «sibi eam in matrimonium assumere regnumque cum ea simul Italicum adquirere»177.

A questo punto non si può fare a meno di notare, riguardo l’affermazione dell’egemonia ottoniana in Italia, una precisa strategia narrativa messa in atto da tutte le nostre fonti, con l’eccezione di Liutprando e di Ruotgerio, che però non arrivano a trattare o non trattano deliberatamente tale vicenda. La scelta è chiaramente quella di non porre

175Ibidem, lib. III, cap. 9.

176 WIDUKINDIRes Gestae Saxonicae, lib. III, cap. 10-11. 177 ADALBERTIContinuatio, anno 951, pp. 164-165.

l’accento sul diritto di conquista, sulle vittoriose spedizioni militari, che pure ci furono178 e non sono certo sottaciute, ma di insistere soprattutto sul matrimonio fra Ottone e Adelaide come momento altamente legittimante. Forse questa scelta, decisamente inconsueta nel panorama delle fonti altomedievali, può essere compresa mettendola in relazione non tanto con gli anni narrati, cioè il decennio 951-962, quanto piuttosto con il momento in cui i nostri autori scrivevano, cioè fra il 965 e il 975 circa, quando Adelaide sedeva a fianco di Ottone sul trono d’Italia, di Germania e soprattutto dell’impero ed era di fatto una delle figure di maggiore influenza alla corte ottoniana179.

Nelle nostre fonti, lo statuto di consors regni non è attribuito solo a colei che, di fatto, lo introdusse in Germania, cioè Adelaide, bensì viene proiettato anche all’indietro, diventando in alcuni casi elemento distintivo di due figure di primaria importanza nel panorama della ricostruzione familiare della dinastia liudolfingio-ottoniana: Edith, la prima moglie di Ottone I, e Matilde, la moglie di Enrico I e madre di Ottone.

É Widukindo l’unico autore a indicare apertamente Edith come consors regni. Nel capitolo che chiude il secondo libro vien fatto accenno alla morte della regina: dapprima si ricorda che era nata ex gente Anglorum, poi che risplendeva tanto per la sancta religio quanto per la regali potentia della propria stirpe e infine si afferma che «decem annorum regni consortia tenuit, XI. obiit»180. Rosvita, invece, non attribuisce questa condizione direttamente a Edith ma la proietta ancora più indietro nella genealogia della regina. Quando racconta che Enrico I inviò dei legati in Inghilterra con il compito di chiedere la mano di Edith per suo figlio Ottone, Rosvita ricorda che la principessa anglosassone viveva alla corte del fratello, il quale aveva ereditato il regno alla morte del padre di entrambi, e poi

178 Cfr. CAMMAROSANO, Nobili e re cit., pp. 241-249 e ALTHOFF, Die Ottonen cit., pp. 99-100.

179Adelheid: Kaiserin und Heilige, 931 bis 999 - Adélaide: impératrice et sainte, 931-999, a cura di H. J. Frommer, Karlsruhe 1999, e Adélaïde de Bourgogne, genèse et représentations d'une sainteté impériale, Actes du colloque international du Centre d'études médiévales (Auxerre, 10-11 décembre 1999), a cura di P. Corbet - M. Goullet - D. Iogna-Prat, Dijon 2002.

180 WIDUKINDIRes Gestae Saxonicae, lib. II, cap. 41: «Ille annus notabilis casu calamitoso totius populi, de morte scilicet beatae memoriae Edidis reginae, cuius dies extrema VII. Kalend. Februar. celebrata est cum gemitu et lacrimis omnium Saxonum. Haec nata ex gente Anglorum non minus sancta religione quam regali potentia pollentium stirpe claruit. Decem annorum regni consortia tenuit, XI. obiit; Saxoniam vero XVIIII annis inhabitavit. Reliquit filium nomine Liudulfum, omni virtute animi et corporis ea aetate nulli mortali secundum; filiam quoque nomine Liudgardam, quae nupserat Cuonrado duci. Sepulta est autem in civitate Magathaburg in basilica nova, latere aquilonali ad orientem».

sottolinea, però, che questo fratello non era figlio della consors regni moglie del re, la

clarissima genitrix di Edith, bensì era nato da un’altra donna di lignaggio assai inferiore181. Per Matilde, invece, abbiamo due specifiche attestazioni della proiezione su di lei della condizione di consors regni. La prima è fornita sempre da Rosvita che in apertura di poema, dopo aver brevemente ripercorso l’azione di governo di Enrico I, afferma: «conregnante sua Mathilda coniuge clara, / cui nunc in regno non compensabitur ulla, / quae posset meritis illam superare supremis»182. Seppure in questo caso non venga utilizzata l’espressione specifica consors regni appare del tutto evidente che la formula conregnate

coniuge ne riprenda pienamente il senso. Ma anche per Matilde, come per Edith e Adelaide,

è possibile indicare nelle nostre fonti almeno un’attestazione a lei riferita dell’uso dell’espressione tecnica consors regni. È Liutprando a fornirla quando nell’Antapodosis racconta della morte di Enrico I e del trasporto del suo corpo nel monastero di Quedlinburg «ubi et venerabilis eius coniux regnique consors ex eadem gente nomine Machtild, ultra omnes quas viderim et audierim matronas pro delictorum expiatione celebre exequiarum offitium vivam que Deo hostiam offerre non desinit»183. Non solo Matilde, che è la madre di Ottone I, è una delle poche donne – di solito così tanto, e aspramente!, criticate nei loro costumi morali dal vescovo di Cremona – di cui Liutprando dichiari l’ammirazione per il contegno morale e la virtù dell’animo184, ma è anche l’unica fra tutte le regine presenti nell’opera a essere definita consors regni.

181 HROTSVITHAEGesta Ottonis, p. 278 vv. 74-82: Enrico I «trans mare legatos sed transmisit bene cautos / gentis ad Anglorum terram sat deliciosam, / demandans ut continuo cum munere misso / Aeduuardi regis natam peterent Eaditham, / quae patre defuncto iam tunc residebat in aula, / fratre suo regni sceptrum gestante paterni: / quem (scil. fratello di Edith) peperit regi consors non inclita regni / istius egregiae genitrix clarissima domnae (scil. Edith), / altera sed generis mulier satis inferioris».

182Ibidem, p. 276, vv. 22-24.

183 LIUTPRANDIAntapodosis, lib. IV, cap. 15.

184 Cfr. PH. BUC, Italian hussies and German matrons: Liutprand of Cremona on dynastic legitimacy, «Frühmittelalterliche Studien» 29 (1995), pp. 207-225.

Nel documento Modelli di regalità nell'età di Ottone I (pagine 158-164)