Il consumo di tabacco è riconosciuto come un’abitudine tra le più nocive per la salute, esso infatti rappresenta secondo l’OMS la maggiore causa di insorgenza di molteplici patologie croniche non trasmissibili, come affezioni broncopolmonari, neoplasie, infarto e cardiopatie. Il Center for Disease Control and Prevention ha individuato 27 malattie correlate al tabagismo e l’OMS calcola circa un miliardo di persone fumatrici al mondo, concentrate prevalentemente (per l’80%) in paesi con PIL medio-bassi, dove contrastare gli effetti negativi del fumo risulta più difficile poiché è più complicato implementare politiche di prevenzione e di dissuasione dal consumo di tabacco. Ciò comporta che circa 8 milioni di persone al mondo muoiono a causa del fumo (OMS).
Inoltre il fumo non provoca effetti negativi solo sui soggetti direttamente interessati, ma anche su chi è esposto al fumo passivo, che causa 1,2 milioni di morti ogni anno. Il fumo, infine, si caratterizza come il principale fattore di rischio evitabile.
In Europa il tabagismo causa circa 700mila decessi ogni anno, mediamente l’aspettativa di vita di un fumatore è minore di circa 14 anni rispetto a quella di un non fumatore. In Italia si stima che il tabacco provochi 93mila morti ogni anno con costi diretti e indiretti che raggiungono i 26 miliardi di euro (fonte: Rapporto Tobacco Atlas, 6°ed.). Secondo il rapporto della Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute (2018) il consumo quotidiano di 20 sigarette riduce di quasi 5 anni la vita media di una persona che inizia a fumare a 25 anni. La popolazione più giovane, come per il consumo di alcol, è la principale destinataria delle politiche volte a contrastare il tabagismo perché la percentuale di coloro che fumano per la prima volta è pressoché sovrapponibile a quella della popolazione di riferimento.
Dall’indagine ESPAD 2019 europea, rivolta esclusivamente a studentesse e studenti di 16 anni, emerge che il 41% degli studenti e delle studentesse dei paesi europei coinvolti nella rilevazione ha provato a fumare nella propria vita e il 20% aveva consumato sigarette nei 30 giorni precedenti. L’Italia riporta percentuali più alte della media dei paesi ESPAD, con il 55% di rispondenti che dichiara di aver provato a fumare almeno una volta nella vita e il 32% ha consumato tabacco ogni giorno nel mese precedente alla rilevazione. I dati ESPAD del 2019 che coinvolgono la popolazione studentesca tra i 15 e i 19 anni mostrano che in Italia il 58%
Determinanti di salute
di rispondenti ha provato a fumare almeno una volta nella vita e il 21% ha consumato tabacco ogni giorno nell’anno precedente alla rilevazione, con una maggiore diffusione tra le femmine e tra i soggetti maggiorenni.
Relativamente alla Toscana, dai dati raccolti con l’indagine ESPAD nel 2019, emerge che il 58% della popolazione adolescente ha consumato tabacco almeno una volta nella vita e il 22% ha fumato quotidianamente nei 12 mesi precedenti alla rilevazione. Entrambe le percentuali mostrano una maggiore abitudine al fumo da parte delle ragazze e le frequenze ricalcano la distribuzione nazionale. Tra coloro che hanno dichiarato di aver consumato tabacco ogni giorno negli ultimi 12 mesi il 51% ha fumato tra 1 e 5 sigarette, il 27% tra le 6 e le 10, il 17% più di 10 e il 5% più di 20 sigarette quotidiane. Tra coloro che hanno consumato massimo 5 sigarette al giorno si trovano prevalentemente femmine e minorenni, mentre all’aumentare del consumo di sigarette quotidiane la distribuzione si sposta tra soggetti maschi e maggiorenni. È interessante proporre un confronto con le abitudini rilevate nei primi mesi del 2020. L’indagine ESPAD #iorestoacasa 2020 ha raccolto le risposte di soggetti adolescenti italiani durante il periodo in cui in Italia è stato imposto il lockdown per il contenimento della pandemia da Covid-19 (marzo-maggio). È emerso che il 46% dei ragazzi e delle ragazze ha provato a fumare almeno una volta nella vita (contro il 58% del 2019) e il 32% ha fumato tutti i giorni nell’anno precedente alla rilevazione (contro il 21% del 2019). Rispetto al 2019, sembra che il periodo di restrizioni abbia disincentivato la pratica di provare a fumare per la prima volta, ma abbia aumentato la frequenza di fumo tra coloro che avevano già acquisito l’abitudine, inoltre la distribuzione si è spostata tra le persone di sesso femminile e maggiorenni. Lo studio in questione si è focalizzato sul periodo della quarantena e ha mostrato, come per il consumo di alcol, che alcuni fattori contestuali e relazionali hanno inciso sulla quantità di sigarette fumate durante il periodo di lockdown, in particolare l’avere avuto un buon rapporto con la famiglia, con la madre e con il padre, e l’essere soddisfatti della situazione finanziaria familiare, hanno disincentivato il comportamento nocivo. Esattamente come per l’alcol, un elemento che ha assunto una funzione protettiva è stato quello di avere regole di comportamento da rispettare, sia dentro casa sia fuori, e controllo da parte dei genitori sulla gestione delle spese.
In generale emerge che nel 2020 le misure finalizzate a contrastare la pandemia da Covid-19, e il distanziamento sociale in particolare, hanno influenzato le abitudini di fumo della popolazione adolescente italiana, registrando una riduzione del fenomeno.
Relativamente alla popolazione adulta, gli ultimi dati PASSI (2017-2020) mostrano che 6 italiani su 10 non fumano e il 18% ha smesso di fumare. La percentuale dei fumatori e delle fumatrici è del 25%. Il tabagismo rimane più diffuso tra i maschi (29%, contro il 21% delle femmine) e si concentra tra i soggetti più giovani, in particolare tra i 18-34 anni (29%) (figura 5). L’abitudine al fumo diminuisce con l’età, tra i 50-69enni solo il 22% fuma, dopo i 35 anni, infatti, sappiamo che aumenta progressivamente la percentuale di persone che smettono di fumare. I soggetti fumatori consumano mediamente 12 sigarette al giorno, ma 1 soggetto fumatore su 4 fuma quotidianamente più di un pacchetto (20 sigarette) e si registra un significativo aumento del 16% del consumo di tabacco trinciato.
Figura 5. Abitudine al fumo per età – Valori percentuali – Toscana e Italia, triennio 2017-2020 – Fonte: elaborazioni ARS su dati PASSI
26,3 8,5 65,2 25,0 17,4 57,6 19,8 26,1 54,1 28,5 7,4 64,1 26,6 16,3 57,1 22,0 24,2 53,8 Toscana Italia 18−34 35−49 50−69 18−34 35−49 50−69 Fumatore Ex fumatore Non fumatore
In Italia la più alta concentrazione di persone fumatrici è nelle regioni centrali, ma la Toscana registra una delle percentuali più basse (23%). La diffusione dell’abitudine al fumo in Toscana riflette i trend italiani, con una maggiore concentrazione tra i maschi (25%) e tra le età più giovani (26%). Rispetto agli anni precedenti emerge un trend positivo soprattutto in Toscana, dove è avvenuto un decremento dei soggetti fumatori (passati dal 28% nel periodo 2011-2014 al 23% tra il 2017 e il 2020), a fronte di una proporzione di persone ex fumatrici invece piuttosto stabile (dal 21% nel periodo 2011-2014 al 19% nel periodo 2017-2020), figura 6. Ciò mostra che la riduzione dei soggetti fumatori è dovuta più alla diminuzione del numero di persone che iniziano a fumare, piuttosto che all’aumento di chi smette, un aspetto molto positivo.
Figura 6. Abitudine al fumo per genere – Valori percentuali – Toscana, triennio 2017-2020 Fonte: elaborazioni ARS su dati PASSI
25,3 22,3 52,4 20,9 16,0 63,1 23,0 19,1 57,9
Maschi Femmine Totale
Fumatore Ex fumatore Non fumatore
Infine, per concludere il quadro dell’abitudine al fumo, dal 2018 la sorveglianza PASSI ha cominciato a monitorare anche il consumo di sigarette elettroniche e di sigarette con tabacco riscaldato, considerato un prodotto meno dannoso rispetto alle sigarette tradizionali, che per adesso hanno registrato valori di utilizzo molto bassi (rispettivamente 3,2% e 0,9%).
Determinanti di salute
Le informazioni raccolte in occasione dell’ultima rilevazione PASSI d’Argento in merito alle abitudini delle persone ultra 65enni mostrano che in Italia il 63% di loro non fuma, il 27% ha smesso da più di un anno e il 10% consuma ancora tabacco. Tuttavia la distribuzione cambia concentrandosi nei primi 10 anni delle età prese in considerazione, infatti nella fascia d’età 65-74 anni si registra il 14% di soggetti fumatori, percentuale che si riduce al 3% tra gli over 85enni. Oltre all’età avanzata ci sono altri fattori socio economici in cui si trova una minore incidenza di soggetti fumatori, come l’assenza di difficoltà economiche e il livello di istruzione, condizioni che registrano percentuali di consumo di tabacco più basse, vi si trovano rispettivamente il 30% e il 33% (con diploma o laurea) dei soggetti ex-fumatori (contro il 23% per le difficoltà economiche e il 22% per la licenza elementare). I dati PASSI d’Argento mostrano che in Toscana c’è stato un decremento tra gli ex fumatori, che sono passati dal 36% del 2016-2017 al 30% del 2017-2019, a fronte di una stima stabile all’8% per i soggetti fumatori (dati PASSI d’Argento non mostrati).
In generale il consumo di tabacco sta registrando trend in miglioramento sia in Italia che in Toscana, con un lento, ma costante, decremento. Tuttavia, considerate le raccomandazioni dell’OMS, sarebbe auspicabile un’ulteriore riduzione dell’abitudine al fumo, continuando a perseguire gli interventi attivati dal Piano d’Azione Globale dell’OMS 2013-2020, volti a prevenire l’insorgenza delle patologie derivanti dal tabagismo e intervenire sul rischio evitabile a sostegno anche della gestione sanitaria nazionale.
Ambiente
I dati di qualità dell’aria misurati nel 2020 presso le stazioni di monitoraggio della rete regionale gestita dall’Agenzia regionale per la Protezione ambientale della Toscana (ARPAT) confermano per il particolato atmosferico (PM10) il trend in diminuzione dei valori delle medie annuali (figura 1). Sebbene il limite normativo previsto per questo indicatore (40 µg/ m3, Dlgs 155/2010) sia rispettato in tutte le stazioni di monitoraggio, sia per quelle di fondo che per quelle di traffico i valori misurati sono ancora lontani dalle linee guide raccomandate dall’OMS per la protezione della salute umana. Recentemente l’OMS ha pubblicato un aggiornamento delle linee guida (WHO global air quality guidelines: particulate matter (PM2.5 and PM10), ozone, nitrogen dioxide, sulfur dioxide and carbon monoxide. 2021) e, alla luce delle evidenze di letteratura sugli effetti avversi degli inquinanti atmosferici su una pluralità di organi, anche a concentrazioni basse, ha ulteriormente abbassato i limiti raccomandati. Per la media annuale di PM10 il limite raccomandato è stato abbassato da 20 a 15 µg/m3. Solo 4 stazioni (AR-Casa, Stabbi PI-Montecerboli, LI-Cotone e GR-URSS) della rete regionale rispettano la nuova linea guida dell’OMS.
Figura 1. Medie annuali di PM10 per tipo di stazione di rilevamento della rete regionale di monitoraggio - Toscana, periodo 2010-2020 – Fonte: ARPAT
0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 Stazioni urbane − Traffico Stazioni urbane − Fondo
Linee guida OMS 2021: 15 ug/m3
Nel 2020 i valori massimi della media annuale di PM10 sono stati registrati presso la stazione di fondo del Comune di Capannori (29 µg/m3), che, come accade da diversi anni, è anche l’unica ad aver superato il limite di legge relativo ai giorni di sforamento della media giornaliera (50 µg/m3 da non superare per più di 35 giorni/anno). Tra le stazioni di traffico la media più elevata è stata registrata presso il sito di AR-Repubblica (27 µg/m3), mentre presso la stazione di FI-Gramsci la media è pari a 23 µg/m3, nettamente inferiore agli anni precedenti. Per il particolato fine (PM2.5) i valori delle medie annuali sono in lieve diminuzione e, come per il PM10, in tutte le stazioni è rispettato il limite normativo (25 µg/m3), ma i valori sono lontani dalle linee guida OMS, che per il PM2.5 ha abbassato il limite raccomandato da 10 a 5 µg/m3, cioè 1/5 del limite di legge.