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Il margine di contribuzione ambientale e sociale

CAPITOLO 2: ANALISI DEI COSTI E ALTRI STRUMENTI DECISIONALI

2.4 La redditività dei prodotti

2.4.2 Il margine di contribuzione ambientale e sociale

Come esposto nel paragrafo precedente, il margine di contribuzione svolge un ruolo fondamentale nella scelta fra diverse alternative volte a massimizzare l’utile aziendale. Esso viene utilizzato, ad esempio, per decidere quale prodotto spingere nel mercato e su quale produzione focalizzarsi, specialmente in presenza di fattori scarsi. Il suo calcolo avviene sottraendo ai ricavi i costi variabili in modo da comprendere se l’azienda è in grado di coprire i propri costi fissi attraverso la produzione di beni e servizi. Nel caso in cui un’impresa sia impegnata nella sostenibilità ambientale e sociale, tale strumento può essere adattato a tali variabili, coniugando quindi il perseguimento simultaneo di economicità, eco-efficienza e socialità. Pertanto, le scelte del management saranno orientate non solo all’ottimizzazione della dimensione economica, ma anche alla tutela ambientale e sociale. Si individua un margine di contribuzione nuovo che incroci la sfera economico-finanziaria con quella ecologica e sociale: • Il margine di contribuzione ambientale in cui si rapporta la redditività economico-

finanziaria con l’impatto ambientale;

• Il margine di contribuzione sociale in cui si rapporta la redditività economico- finanziaria con l’impatto sociale.

A tal proposito, è necessario utilizzare le informazioni fornite dalla contabilità ecologica e sociale.

Secondo questa prospettiva, “questo strumento permette di individuare e privilegiare i prodotti o le linee di prodotti che presentano il margine più elevato, con l’effetto di orientarsi progressivamente verso processi e prodotti che consentano di perseguire contestualmente l’equilibrio economico, ambientale e sociale.”70 Nella fase di programmazione viene gestita

70 MIO C., Corporate social responsibility e sistema di controllo: verso l’integrazione, F. Angeli, Milano, 2005,

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quindi non solo la variabile economico-finanziaria, ma anche quelle ambientali e sociali. Le azioni del management sono volte alla soddisfazione congiunta dei requisiti di economicità, eco-efficienza e socialità, considerati non solo come vincoli da rispettare, bensì come risorse da proteggere e tutelare.

In quest’ottica, vengono privilegiati quei prodotti che presentano un margine di contribuzione ambientale e sociale più elevato, ottimizzando così l’equilibrio costi-ricavi e la stabilità ambientale e sociale.

Si pensi, ad esempio, a un’azienda che produce quattro beni: A, B, C e D. I relativi prezzi e costi variabili sono riportati nella tabella 3.

Tabella 3: Esemplificazione dei margini di contribuzione, tratto da MIO C., Il budget

ambientale: programmazione e controllo della variabile ambientale, pag. 145.

PREZZO UNITARIO COSTO VARIABILE UNITARIO MARGINE DI CONTRIBUZIONE UNITARIO VOLUME DI VENDITA MARGINE DI CONTRIBUZIONE COMPLESSIVO A 120 70 50 2.500 125.000 B 180 100 80 4.000 320.000 C D 60 80 40 35 20 45 8.000 3.500 160.000 157.500

Se, sulla base del margine di contribuzione, si stila una graduatoria che mostri i prodotti con rendimenti maggiori, si può notare che il prodotto migliore è B, seguito da C, da D e infine da A.

Un’azienda che abbia come obiettivo l’ottimizzazione del suo rapporto con l’ambiente, però, non dovrà considerare il margine di contribuzione per orientare le proprie scelte, bensì uno strumento che tenga conto della dimensione ecologica, misurando l’impatto ambientale dei diversi fattori impiegati nella produzione. Si supponga che i prodotti in questione producano le seguenti emissioni ambientali: 10 per A, 12 per B, 6 per C e 6 per D. Il margine di contribuzione ambientale si ottiene dal rapporto tra il margine in senso stretto e l’impatto ambientale.

𝑀𝑐𝑎 =𝑚𝑎𝑟𝑔𝑖𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑟𝑖𝑏𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑢𝑛𝑖𝑡𝑎𝑟𝑖𝑜 𝑢𝑛𝑖𝑡à 𝑑𝑖 𝑒𝑚𝑖𝑠𝑠𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑝𝑟𝑜𝑑𝑜𝑡𝑡𝑜

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Pertanto, nell’esempio precedentemente riportato, si otterranno i margini di contribuzione ambientale esposti nella tabella 4.

Tabella 4: Calcolo del margine di contribuzione ambientale unitario, tratto da MIO C., Il

budget ambientale: programmazione e controllo della variabile ambientale, pag. 147

PRODOTTO A PRODOTTO B PRODOTTO C PRODOTTO D MARGINE DI CONTRIBUZIONE UNITARIO 50 80 20 45 EMISSIONI PER PRODOTTO 10 12 6 6 MARGINE DI CONTRIBUZIONE UNITARIO AMBIENTALE 5 6,6 3,3 7,5

In questa situazione, il prodotto che presenta un margine di contribuzione maggiore è il D, seguito da B, A e infine C. Se l’obiettivo aziendale è migliorare il rapporto con l’ambiente, essa privilegerà la produzione del bene D poiché fornisce il miglior margine di contribuzione ambientale. Tale strumento è valido sia dal punto di vista aziendale che sociale in quanto consente all’azienda di spingere sul mercato il prodotto più conveniente, minimizzando, allo stesso tempo, l’impatto ambientale. L’ecosistema diventa una variabile da considerare nei processi decisionali poiché si include l’impatto ambientale nei vari ragionamenti.

Nella programmazione dell’impatto ambientale, un’impresa può decidere di fissare un tetto alle proprie emissioni, un livello massimo di impatto ecologico accettabile.

Tuttavia, gli impatti ambientali causati dalla produzione di un prodotto sono numerosi: emissioni in aria, in acqua, sul suolo, produzione di rifiuti ecc. L’impiego delle materie prime nei diversi prodotti, per esempio, generano due impatti: il primo relativo alle emissioni in aria e il secondo inerente alla produzione di rifiuti. I diversi impatti vanno omogeneizzati, riconducendoli alla medesima unità di misura con lo scopo di sommare le diverse tipologie di impatto. Nella considerazione della variabile ambientale si presentano difficoltà di valutazione

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degli impatti riconducibili a un prodotto. La difficoltà nel sommare impatti diversi si risolve attraverso l’adozione degli strumenti di misurazione più idonei che rendano omogenei i diversi fenomeni. Si supponga che alla produzione di un rifiuto corrispondano due unità di emissioni. In questo caso, sarà possibile procedere nella misurazione dell’impatto ambientale prodotto dai vari beni.

Ugualmente gli aspetti sociali non possono essere quantificati agevolmente, poiché valutati qualitativamente e quindi difficili di tradurre in unità di misura poiché dipendono dalle aspettative dei diversi stakeholder. I consumatori, per esempio, tengono in considerazione la rischiosità del prodotto in fase di utilizzo. I dipendenti guardano alle ripercussioni generate dai fattori e dai processi produttivi. Gli altri invece possono parificare gli impatti sociali a quelli ambientali per cui privilegiano i prodotti o processi che abbiano un impatto ambientale negativo minimo, che migliorino le condizioni di vita della comunità, riducendone il rischio di contrarre malattie provocate dall’inquinamento.