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Responsabilità ambientali in azienda

CAPITOLO 1: L’IMPRESA VERSO LO SVILUPPO SOSTENIBILE

1.6 Responsabilità ambientali in azienda

Dopo aver riconosciuto l’importanza della variabile socio-ambientale, gli atteggiamenti che un’impresa assume devono essere orientati in modo integrato verso il conseguimento delle condizioni economiche, ambientali e sociali. A tal fine, è necessario che il management disponga di strumenti gestionali non solo di carattere economico-finanziario, ma anche di carattere ecologico e sociale, volti a sottolineare l’impatto prodotto dalle scelte aziendale sui diversi elementi. È impensabile, infatti, ottenere risultati ottimali e coerenti con gli obiettivi senza intervenire con adeguati supporti informativi.

Tali strumenti non vanno progettati solamente dai vertici dell’organizzazione, nella convinzione che l’imputazione ad essi sia sufficiente per governare le variabili ambientali e sociali, ma vengono sviluppati considerando l’azienda nella sua interezza, distribuendo le responsabilità e le leve decisionali rispettivamente alle condizioni sociali ed ecologiche. Le scelte in tema socio-ambientale non sono demandate ai vertici aziendali, ma vanno quindi diffuse a tutti i livelli poiché ogni centro ha una propria responsabilità dalla quale derivano degli effetti esterni. Tuttavia, come afferma Mio, “non è sufficiente la conoscenza delle conseguenze delle proprie decisioni sull’ambiente affinché si producano comportamenti corretti: l’informazione deve entrare nel processo decisionale non in base alla sensibilità e alla scala valoriale di ciascun decisore, ma all’orientamento strategico deciso dall’azienda, sul quale vengono coniati specifici parametri-obiettivo per indirizzare coerentemente l’azione

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manageriale.”35 Nella fase decisionale bisogna individuare l’atteggiamento più conveniente

verso l’ambiente e la comunità.

I parametri-obiettivo di natura socio-ambientale sono necessari per orientare le decisioni e i comportamenti aziendali verso gli obiettivi ecologici e sociali, i quali devono essere misurabili e raggiungibili. I loro scopi di indirizzo strategico sono gli stessi di tutti gli altri parametri- obiettivo, poiché essi si caratterizzano come strumento di: misurazione, valutazione, programmazione e comunicazione. Per determinare tali parametri-obiettivo, non basta la contabilità tradizionale. Il conseguimento di decisioni ottimali in tema socio-ambientale richiede l’adozione di strumenti che considerano gli effetti delle azioni aziendali verso l’esterno. A tal proposito, è necessario riconoscere la responsabilità dell’agire imprenditoriale in quanto esso provoca delle conseguenze sull’ambiente circostante. Qualora un’azienda decida di assumere un ruolo attivo e preventivo verso l’ambiente, dovrà ricorrere a strumenti decisionali che integrino le variabili ecologiche e sociali con gli obiettivi economico-finanziari. Tale orientamento è portato a compimento solo se in azienda vi è una contabilità ecologica- sociale, che misura gli effetti prodotti dall’agire imprenditoriale sull’esterno, da inserire entro i percorsi decisionali e strategici. Senza la contabilità ecologica e sociale, vi è il rischio che il processo decisionale sia orientato solamente all’economicità e trascuri quindi l’ottimizzazione del rapporto dell’impresa con l’esterno. Tale contabilità è in grado di indirizzare le decisioni aziendali che valutano gli effetti delle proprie azioni sull’ecosistema e li traducono in parametri- obiettivo. Un’azienda che non dispone di tale strumento non può mettere in pratica strategie socio-ambientali poiché è priva della guida di un supporto decisionale adatto.

Tale contabilità si struttura in diversi step, quali: • La definizione degli obiettivi;

• La rilevazione delle informazioni; • L’allocazione delle informazioni; • La valutazione delle informazioni.

35 MIO C., Il budget ambientale: programmazione e controllo della variabile ambientale, EGEA, Milano, 2001,

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Figura 3: Il rapporto fra informazione e decisione in tema ambientale, tratto da MIO C.,

Il budget ambientale: programmazione e controllo della variabile ambientale, pag 162.

Di seguito, si spiega il contenuto di ciascuna delle fasi precedentemente elencate in merito alla costruzione degli strumenti di supporto ecologici e sociali.

Per quanto riguarda la definizione degli obiettivi è impossibile costruire uno strumento di supporto informativo senza prendere in considerazione gli scopi che un’azienda vuole raggiungere. È necessario quindi, come prima cosa, individuare le finalità che la strategia aziendale intende perseguire. Tale fase è importante poiché rende possibile misurare e valutare gli effetti delle scelte intraprese.

Una volta definiti gli obiettivi, è necessario procedere con la fase di rilevazione, in cui vengono raccolte informazioni relativamente alla variabile ambientale e sociale. Con riguardo all’ultima, è importante tenere presente che, a differenza della dimensione ambientale ed economica, la dimensione sociale difficilmente può essere espressa quantitativamente. Ciò avviene in quanto l’agire imprenditoriale che impatta su diversi interlocutori dipende dalle attese di questi ultimi, che presentano un grado di soggettività molto elevato. Per quanto possa risultare difficile misurare la variabile sociale, ciò non è impossibile. Pertanto, tale situazione non giustifica un minor sforzo nell’individuare informazioni quantitative per la dimensione sociale.

Contabilità ecologica • Rilevazione • Allocazione • Produzione di informazioni Contabilità analitica • Costi ambientali • Costi della gestione

ambientale

Decisioni

Effetti

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Tali informazioni devono essere rappresentate nei prospetti di bilancio, ossia nello stato patrimoniale e nel conto economico in cui si misurano, oltre alle passività certe, anche quelle potenziali e il loro grado di rischio. Queste rilevazioni si fondano non solo sulla diffusione di consapevolezza all’interno dell’organizzazione, ma anche sulla dimensione del rischio ritenuto accettabile o sopportabile.

Le informazioni possono essere rilevate direttamente, indirettamente o possono essere stimate. Nel primo caso, esse in genere pervengono da dati oggettivi e sono quindi inoppugnabili, come le emissioni e i consumi determinati da appositi contatori che rilevano quanto prelevato, consumato e/o emesso. Qualora ciò non sia possibile, la rilevazione delle informazioni avverrà indirettamente, ossia calcolando le emissioni e i prelievi in via derivata, o ricorrendo a stime, la cui misurazione si fonda sulle relazioni esistenti fra i vari componenti. Quest’ultima situazione si presenta spesso: un esempio sono le emissioni nell’atmosfera di sostanze inquinanti, che si basano sulle quantità degli input utilizzati.

Segue la fase di allocazione delle informazioni, nella quale si assegna quanto rilevato ai centri di responsabilità, che sono tenuti a gestire gli impatti ambientali e sociali, quali ad esempio emissioni, scarti e rifiuti. L’obiettivo è non solo individuare l’impatto ecologico e sociale dell’agire aziendale, ma anche identificare le determinanti, riconducendo gli effetti agli oggetti specifici che l’hanno causato (ad esempio a specifici prodotti o linee di prodotto). Diversamente dalla contabilità analitica, in cui solo quando il valore del costo è noto, è possibile procedere alla sua imputazione fra gli oggetti che lo hanno determinato, in quella ecologica la fase di allocazione precede quella di valutazione: prima si attribuiscono gli impatti socio-ambientali agli oggetti che li hanno determinati e poi si procede con la loro valutazione. Ciò avviene in quanto gli aspetti ambientali e sociali non seguono “leggi di proporzionalità” tra quantità e valore. Infatti, tali componenti spesso presentano profili di rischio differenti a seconda del grado di concentrazione e di durata o della loro combinazione con altre sostanze chimiche, che possono produrre effetti diversi amplificando l’impatto negativo, neutralizzandolo o rendendolo addirittura positivo. Per questa ragione, la precedenza della fase di allocazione rispetto a quella di valutazione diviene condizione necessaria per lo sviluppo di strumenti orientati verso l’eco-efficienza. A questo punto, è necessario scegliere il metodo di allocazione migliore che tenga conto delle componenti tecniche e organizzative in quanto, attraverso il criterio stabilito, si determina la distribuzione delle responsabilità dei diversi soggetti con lo scopo di orientarne i comportamenti in coerenza con gli obiettivi in tema ecologico e sociale. “L’allocazione e la distribuzione delle informazioni e delle responsabilità sono processi molto

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delicati, poiché non si limitano a fotografare il flusso dei materiali, componenti o inquinanti, ma cercano di stabilire chi è il responsabile (anche in parte) della produzione di impatto ambientale, ovvero chi può agire sui livelli di tossicità, di rischiosità e come può migliorare l’impatto complessivo ambientale a livello di azienda.”36 L’allocazione delle informazioni

consente di individuare i soggetti decisionali, in capo ai quali si attribuiscono gli impatti ambientali e sociali, e di responsabilizzarli affinché sviluppino azioni migliorative.

Esistono diversi metodi di allocazione delle informazioni, che comportano l’attribuzione degli impatti:

• Totalmente al prodotto o al cliente;

• Totalmente al centro di responsabilità a valle;

• Pro quota fra i centri di responsabilità, che partecipano al processo.

Il primo metodo mira a consapevolizzare il responsabile del prodotto o del cliente sull’impatto esterno causato dalla propria attività. Esso produce elevati benefici solo se motiva il capo-centro a ricercare soluzioni migliorative, tra cui sono possibili azioni radicali come, ad esempio, la sostituzione di tecnologie per passare a soluzioni “più pulite”.

Il secondo metodo invece imputa la responsabilità ambientale e sociale unicamente al centro a valle poiché questo riceve il prodotto finale e di conseguenza determina le modalità di produzione dei centri precedenti. Questa metodologia è molto vantaggiosa dal punto di vista semplificativo in quanto le informazioni sull’impatto ecologico-sociale sono concentrate su un unico centro, eliminando l’utilizzo di procedure di allocazione spesso complesse. Tuttavia, presenta dei riscontri negativi poiché deresponsabilizza coloro che, con le proprie decisioni, producono impatti sull’esterno, caricando le responsabilità su un solo centro.

Tali limiti possono essere superati ricorrendo al terzo metodo in cui ad ogni centro si attribuisce la propria quota di impatto ambientale e sociale. In questo caso, l’approccio migliore è quello del valore generato, secondo cui ad ogni centro viene assegnato l’impatto effettivamente realizzato. Le emissioni, gli scarti e i rifiuti sono trattati come le materie prime. Ogni centro è responsabile delle emissioni e dei rifiuti che ha creato. Tale metodo ha il vantaggio di essere chiaro in quanto attribuisce la responsabilità in capo a chi ha potere decisionale, ma per contro ostacola l’assunzione di scelte migliorative che necessitano di una visione interfunzionale. A tal proposito, interviene la figura dell’environmental manager, che governa le logiche di

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investimento spingendo l’impresa a impiegare strategie ambientalmente e socialmente favorevoli. Egli ha un ruolo importante nella scelta degli investimenti in quanto la valutazione delle diverse opzioni avviene prendendo in considerazione l’impatto che essi determinano sull’ecosistema.

Le responsabilità vengono assegnate coerentemente con le leve decisionali in quanto coinvolgono tutti gli attori aziendali per la propria quota di pertinenza al fine di ottimizzare l’impatto sociale ed ecologico. Il metodo di allocazione interviene nella distribuzione delle responsabilità all’interno dell’organizzazione, nel governo delle criticità e nella scelta dei parametri-obiettivo da associare ai soggetti coinvolti.

Una volta allocato l’impatto ecologico e sociale ai diversi centri di responsabilità, si passa all’ultima fase, ossia la valutazione dell’impatto. I dati fisico-tecnici vanno espressi nella medesima unità di misura, che sia monetaria o non monetaria. La loro valutazione si svolge attraverso l’utilizzo di unità ambientali che esprimono l’impatto ecologico sulla comunità. La scelta di un criterio anziché dell’altro porta a diverse conseguenze.

L’approccio monetario ha il vantaggio di esprimersi tramite una dimensione universale che consente di effettuare paragoni e confrontarsi con i competitors o con gli altri centri all’interno dell’azienda. Tuttavia, è l’approccio non monetario a misurare correttamente il profilo ambientale poiché la valutazione che ne risulta rappresenta le condizioni fisiche e tecniche caratteristiche del contesto di riferimento. È necessario quindi utilizzare una misura comparativa comune, ossia un minimo comune denominatore per tutte le variabili considerate. Spesso, si impiegano metodologie di valutazione fondate sugli Eia (Environmental Impact Added Index), anche se limitate nella rappresentazione omogenea di variabili estremamente differenti. In questo caso, è opportuno ricorrere a un approccio monetario piuttosto che a uno tecnico-scientifico, nonostante sia un indice di rappresentazione “approssimativo”.

Tale fase presenta dei risvolti strategico-organizzativi in quanto da essa non si ottengono semplici numeri, bensì parametri-obiettivo per la programmazione, la misurazione, la valutazione e la comunicazione relativa alle variabili sociali e ambientali.

La valorizzazione dell’impatto ambientale è rappresentata dal seguente algoritmo: I.A = (q I.A.) x (costo unitario I.A.)

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I.A = valore dell’impatto ambientale q I.A. = quantità di impatto ambientale

costo unitario I.A. = costo unitario di ogni unità di impatto ambientale

L’individuazione dell’ultimo parametro si ottiene attraverso un’analisi del contesto, in cui vanno considerate:

• La relazione tra la quantità di inquinante e il valore dell’impatto ambientale; • La relazione tra la concentrazione delle quantità inquinanti e il livello di rischio; • Ciò che consegue dalla presenza e dalla combinazione di diversi inquinanti che possono

accrescere l’impatto negativo sull’ecosistema, neutralizzarlo o produrre addirittura effetti positivi;

• La relazione tra costo della gestione degli inquinanti e costo ambientale e sociale. I primi tre aspetti sono affrontati dagli Eia, mentre per l’ultimo è necessario ricorrere alla dimensione monetaria.

In un’azienda che voglia orientare le proprie azioni verso l’eco-compatibilità, ogni centro di responsabilità deve definire i propri parametri-obiettivo ambientali, i quali devono considerare sia gli indicatori qualitativi che quelli quantitativi. In questo modo, vengono contemplate non solo le specificità fisico-tecniche dell’impatto, ma anche la dimensione economica, comprensiva dei costi ambientali e dei costi della gestione ambientale. Un’organizzazione diviene sostenibile quando, nella definizione dei parametri-obiettivo, tiene conto dei costi ambientali e sociali, di modo da orientare le proprie azioni verso l’ottimizzazione del contesto in cui essa opera.37

37 MIO C., Corporate social responsibility e sistema di controllo: verso l’integrazione, F. Angeli, Milano, 2005,

pag.119-129; cfr. MIO C., Il budget ambientale: programmazione e controllo della variabile ambientale, EGEA, Milano, 2001, pag. 162-171.

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CAPITOLO 2: ANALISI DEI COSTI E ALTRI STRUMENTI