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Il tentativo laburista: il regionalismo

2. LL “QUASI” REGIONALISMO INGLESE: UNITED KINGDOM & DEVOLUTION

2.3 DEVOLUTION, MA NON PER L’INGHILTERRA

2.3.1 Il tentativo laburista: il regionalismo

Il governo laburista, per ovviare all’asimmetria del processo devolutivo che escludeva del tutto l’Inghilterra, prospettò la suddivisione di questa in 9 regioni dove introdurre, in tempi non chiaramente scanditi ed in modo non necessariamente uniforme, un nuovo livello di governo.

La mancanza di consenso all’interno del partito, con riferimento alla possibilità di istituire organi a rappresentanza diretta, ha fatto si il primo intervento del Governo labourista si limitasse alla creazione di RDA - Regional Development Agencies, sul modello delle agenzie di sviluppo regionale di Scozia e Galles215. Queste in una prima fase avrebbero dovuto

promuovere lo sviluppo economico, ed in una seconda sarebbero potute evolvere in assemblee con il potere di determinare le strategie di sviluppo economico, culturale e sociale dei rispettivi territori216. La creazione di agenzie di questo tipo nasceva a fronte dell’esigenza

di aumentare la capacità istituzionale delle regioni inglesi, in modo che, nell’attrazione di investimenti e nell’accesso a finanziamenti europei, potessero finalmente competere con Scozia e Galles217. La creazione delle RDA in Inghilterra, tuttavia, si configurò sin da subito

in maniera molto diversa. Mentre in Scozia, in Galles e a Londra il controllo e la responsabilità dei corrispettivi Scozzesi, Gallesi e Londinesi delle RDAs (Scottish Enterprise,

Welsh Development Agency e London Development Agency218) sono stati affidati rispettivamente al

Parlamento scozzese, all’ Assemblea del Galles e al Sindaco di Londra - in quanto configurati come organi esecutivi di istituzioni di rappresentanza diretta219- in Inghilterra la creazione

213 Parolari S., Il regionalismo inglese, pp.48-51 214 Ibidem

215 Morgan K., Regional Renewal. The Development Agency as Animateur, in Halkier H., Danson M. e Damborg C. (a

cura di.), Regional Development Agencies in Europe (London, 1998), 229- 242.

216 Ibidem

217 Parolari S., Il regionalismo inglese, pp.76-96

218 In questi ultimi casi, infatti, le Development Agencies sono state concepite quali organismi funzionali di organi

di rappresentanza locali (rispettivamente del Parlamento scozzese, dell’Assemblea del Galles e della Greater

London Auhtority) con un ruolo prettamente esecutivo. In conformità a tale modello, sono le istituzioni

democraticamente elette nelle corrispondenti aree territoriali, e non gli organi statali, ad esercitare il controllo sull’operato delle rispettive Development Agencies, provvedendo anche alla nomina dei loro membri, e – nel caso di Scozia e Galles – al loro finanziamento

delle RDAs non è avvenuta all’interno di un quadro istituzionale fondato su organi regionali democraticamente eletti. Per questo motivo le agenzie inglesi sono state concepite prettamente come organi direttamente legati al Governo Centrale, rimanendo prive, dunque, di un accountability territoriale immediata220. Il governo allora, nel tentativo di risolvere la

questione della mancanza di accountability delle RDAs ed in mancanza di una coesione interna tale da istituire assemblee regionali elettive, optò per l’istituzione delle Regional Chambers. Queste si configuravano come organismi ibridi: per composizione e struttura ricordano istituzioni pubbliche, mentre, dal punto di vista giuridico, si configurano come associazioni o società private a cui partecipano – su base volontaria – i rappresentanti del governo locale ed i principali attori economici, sociali e culturali operanti a livello regionale221. Le Regional

Chambers avevano in primo luogo il compito di esercitare una forma di controllo sulle RDAs

che, come accennato in precedenza, non erano soggette al controllo di alcuna istituzioni politica democraticamente eletta a livello regionale. Questi organi, tuttavia, essendogli conferiti poteri limitati e fondati unicamente su un meccanismo di rappresentanza di secondo grado, presto si rilevarono deboli e privi di poteri decisionali effettivi quali, ad esempio, l’esercizio del diritto di veto sulle strategie economiche regionali.

Il Governo neolaburista ha giustificato la scelta di istituire organismi come le RDA, rinviando a data indefinita l’avvio di una forma di regionalismo politico, sulla base della richiesta di condizioni economiche più uniformi e di una più equa distribuzione delle risorse da parte del territorio inglese222.

L’intervento delle RDA, in realtà, ha reso ancor più inefficiente un sistema di per sé già fortemente frammentato per quanto riguarda le funzioni pubbliche, vista la presenza di molteplici organismi con i medesimi ambiti di intervento e senza una chiara divisione dei compiti223. Dunque, al livello locale e regionale la presenza di numerose istituzioni ha reso un

quadro già di per sé molto complesso ancor più difficile da gestire compromettendo l’operatività delle stesse RDAs.

A fronte di tutto questo, il governo cercò di compiere un ulteriore tentativo di riforma proponendo il passaggio da un regionalismo meramente amministrativo ad un regionalismo

220 Parolari S., Il regionalismo inglese, pp.129-136 221 Parolari S., Il regionalismo inglese, pp.76-96

222 Bradbury J., McGarvey N., Devolution: Problems, Politics and Prospects, in 56(2) Parliamentary Affairs, 2003,

pp.219–236.

223 Benneworth P., Regional Development Agencies. The Early Years, Seaford, Regional Studies Association, 2001, pp.

politico con la pubblicazione, nel 2002, del Libro Bianco Your Region: your choice: Revitalising the

English Regions224.

Nelle regioni inglese venne così prevista la possibilità di istituire assemblee elette democraticamente e direttamente dai cittadini – in particolare, se almeno una regione a seguito di voto referendario fosse risultata favorevole a tale proposta, il parlamento UK avrebbe introdotto Regional Elected Assemblies in tutto il territorio inglese. La riforma laburista non prevedeva comunque il conferimento di alcuna potestà legislative a tali assemblee. Il primo referendum venne indetto nella regione del North East nel 2004, in quanto regione che si era mostrata maggiormente interessata all’istituzione di un’assemblea regionale eletta. L’esito del referendum però, nonostante il forte senso identitario che da sempre caratterizza questa realtà regionale, risultò negativo225. L’intero processo di regionalizzazione, dunque, fu

bloccato e tutt’oggi è in una fase di stallo.

L’esito negativo del referendum, tuttavia, non sembra far altro che riflettere le critiche formulate da parte della dottrina e dai partiti d’opposizione.

Il primo punto critico è il fatto che alle Assemblies fossero conferiti poteri molto modesti rispetto a quelli conferiti all’ Assemblea scozzese e all’Assemblea gallese: Le Assemblee regionali, infatti, non sarebbero state dotate di alcuna potestà legislativa (né primaria né secondaria) né di alcuna autonomia fiscale. Il Governo, inoltre, sembrava non considerare che se da un lato l’introduzione di assemblee elettive avrebbe risolto il problema dell’accountability, dall’altro avrebbe comportato il rischio di un’evidente asimmetria istituzionale. Se non tutte le regioni inglesi avessero votato a favore delle Regional Elected

Assemblie si sarebbe generata una distribuzione di poteri piuttosto asimmetrica con cittadini

rappresentati in gradi diversi al livello regionale226. Con riferimento poi alla reale capacità

delle regional assemblies di risolvere il problema della frammentarietà nel quadro della governance regionale, c’era, invece, il rischio di introdurre ulteriori duplicazioni e sovrapposizioni generando ulteriore confusione tra la popolazione.

Dunque, la seconda fase del regionalismo neolaburista non è ma stata attuata ed il sistema messo in piedi, fondato sul binomio RDAs e Regional Chambers, non è sembrato in grado, da solo, di costituire una vera e propria forma di devolution per l’Inghilterra227.

224 Per il testo del libro bianco, vedere

http://www.communities.gov.uk/publications/citiesandregions/yourregionyour.

225 La percentuale dei voti negativi è stata pari al 78% dei votanti, mentre il 22% ha votato a favore della

proposta.

226 Parolari S., Il regionalismo inglese, pp.159-167 227 Parolari S., Il regionalismo inglese, pp.159-167

Il progetto neolaburista sembra essersi fermato alla mera realizzazione di una forma di decentramento amministrativo non essendosi realizzata alcuna transizione al regionalismo politico228. Successivamente alla istituzione delle RDA, infatti, non sembra sia stato fatto

alcun passo avanti né con riferimento alla devolution inglese né sotto il profilo del controllo democratico.

Concludendo, il regionalismo proposto dal governo Blair non si è configurato tanto come un tentativo di riforma costituzionale quanto come risposta immediata alle problematiche contingenti dell’Inghilterra, riflettendo, niente di più che un indirizzo politico di maggioranza.

In seguito al risultato referendario, il labour party decise di percorrere la strada del regionalismo amministrativo. Nel 2007 il governo Brown manifestò la volontà di voler trasformare le Regional Assemblies in Local Authority Leaders’ Boards e decise di nominare i

Regional Ministers, il cui compito era quello di istituire 8 Regional Select Committees a Westminster

responsabili di fronte al Parlamento229.

2.3.2 Il tentativo del governo conservatore: il rafforzamento delle local authorities

A seguito della vittoria dei conservatori alle elezioni del 2010, e della formazione del governo di coalizione tra conservatori e liberal democratici, il programma di riforma locale subì ancora una volta radicali mutamenti230. Venne così descritto nel Coalition Programme for

Government:

“We will support the creation of Local Enterprise Partnerships – joint local authority-business bodies brought forward by local authorities themselves to promote local economic development – to replace Regional Development Agencies (RDAs). These may take the form of the existing RDAs in areas where they are popular” 231.

La prima evidente rottura con il passato era rappresentata dall’eliminazione immediata dei

select committees parlamentari e dei ministri regionali. Il secondo divorzio arrivò nel luglio 2010

228 Torre A., Dalla devolution classica alla regionalizzazione dell’Inghilterra., , I Profili costituzionali, in “Diritto

pubblico comparato ed europeo”, I, 2003, pp. 121–138

229 Harding A.,Hazell R.,Burch M., Rees J., Answering the English Question, in R. Hazell (ed), Constitutional

Futures A History of the Next Ten Years, Oxford University Press, 1999, pp. 73-89.

230 Carnevale G., Unelected, unaccountable and unloved. Il fallimento del regionalismo inglese, in “Federalismi.it: rivista di

diritto pubblico italiano”, comunitario e comparato, 28/11/2012 http://www.federalismi.it/document/29112012091350.pdf

231 Deputy Prime Minister's Office and Cabinet Office , The Coalition: Our Programme for Government, HM

Government, 2010, pp. 10, disponibile su

https://www.gov.uk/government/uploads/system/uploads/attachment_data/file/78977/coalition_programm e_for_government.pdf

con l’abolizione delle Regional Development agencies, delle Regional Spacial Strategies e dei

Government Offices for the Regions.

Tale riforma rappresentò dunque un’evidente inversione di marcia rispetto al progetto portato avanti dalla precedente amministrazione laburista: il tentativo laburista di dar vita ad un sistema di governo regionale venne messo da parte e sostituito con il nuovo tentativo di rafforzare il governo locale.

Il primo passo compiuto dal governo Cameron in tal senso fu quello di sostituire il variegato sistema di nomina dei sindaci con la loro elezione diretta232. Ancora una volta però

i cittadini non apparvero molto entusiasti della proposta del governo. Il Localism Act approvato nel 2011 dava infatti la possibilità alle local authorities di ripristinare il committee system di governo, abolito nel 2000, e di votare l’eventuale introduzione di un sistema di nomina diretta per il sindaco233.

Questa scelta, tuttavia, nel maggio 2012, venne respinta dai referendum tenutisi in 9 città (Birmingham, Sheffield, Newcastle, Wakefield, Manchester, Nottingham, Bradford, Leeds e Coventry). Solo Bristol in questa occasione scelse di avere un sindaco eletto direttamente. Al momento in Inghilterra ed in Galles si trovano 410 local authorithies suddivise tra country

Councils, district Councils, metropolitan districts (boroughs), unitary Councils e, a Londra, London borough Councils. In Scozia abbiamo 32 Unitary Councils ed in Irlanda del Nord 26 Councils234.

Ciò che sembra mancare, dunque, è un’unica tipologia di governo locale. Tale mancanza può essere attribuita alla lunga tradizione di Self Government che da sempre ha caratterizzato l’Inghilterra: ogni comunità tende a definire in via originaria le proprie forme istituzionali. E tali forme istituzionali sono collegate alla realtà cittadina o di contea e mai ad una più ampia realtà regionale.