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The West Lothian Question: Problema reale o problema politico?

2. LL “QUASI” REGIONALISMO INGLESE: UNITED KINGDOM & DEVOLUTION

2.4 ENGLISH VOTES FOR ENGLISH LAWS

2.4.1 The West Lothian Question: Problema reale o problema politico?

A partire dal 2005, ogni manifesto elettorale del partito Conservatore conteneva la proposta di cambiare il diritto di voto all’interno di Westminster. L’obiettivo che si voleva raggiungere era che i parlamentari scozzesi non potessero votare leggi relative esclusivamente all’Inghilterra su materie sulle quali essi avessero potestà legislativa devoluta. Dunque, non è stato molto sorprendente che Cameron, all’indomani della vittoria delle elezioni politiche nel maggio 2015, abbia annunciato una riforma dei regolamenti parlamentari in tal senso238.

Prima di proseguire nell’analisi della proposta del governo conservatore, vale la pena però ripercorrere brevemente la storia del dibattito politico noto come “West Lothian question”, dal nome del collegio da cui proveniva Tam Dalyell, parlamentare che sollevò la questione nel 1977. Nonostante il nome tragga la sua origine da un avvenimento relativamente recente, tale dibattito ha una lunga tradizione alle sue spalle: comparse per la prima volta alla fine del XIX secolo durante il dibattito sulla Home Rule irlandese che portò alla più o meno controversa, scelta di ridurre di 1/3 i parlamentari irlandesi.

La West Lothian Question rimase poi quiescente per alcuni decenni riemergendo solo nel 1923 in occasione della proposta di devolution per l’Irlanda del Nord, non portando però, questa volta, ad alcuna conseguenza: i 13 parlamentari nord Irlandesi continuarono a sedere a

Westminster senza alcuna restrizione al loro diritto di voto e senza subire alcun

ridimensionamento numerico.

La questione, pertanto, non divenne saliente fino a quando l’anomalia costituzionale non emerse come problema politico239. Questo per la precisione avvenne nel 1965 quando il

governo Wilson, con una maggioranza molto ristretta, voleva nazionalizzare l’industria dell’acciaio e gli Unionisti di Ulster appoggiarono l’opposizione dei conservatori impedendo l’adozione del provvedimento240. Wilson era furioso, in particolare perché nel Nord

dell’Irlanda non c’era alcuna industria di acciaio. La questione di revisionare la West Lothian

Question in quel contesto fu affidata al Lord Chancellor Elwyn Johnes, che presto però giunse

alla conclusione fosse irrisolvibile. Così per 50 anni il Regno unito convisse più o meno serenamente con le proprie anomalie istituzionali241.

238 Gallagher J.D., The problem of EVEL English Votes and the British Costitution, Nuffield College Gwilym Gibbon

Centre, 2015, pp.4

239 Kenny M., The politics of nglish Nationhood, Oxford University press, Oxford, 2014, passim 240 Straw J., Living with West Lothian Question, in Prospect, 127, 2007

Ma si sa le dimensioni contano e quando la devolution ha iniziato a riguardare la Scozia in molti si sono allarmati: 59 parlamentari Scozzesi possono essere infatti decisivi nel delineare le dinamiche istituzionali di Westminster, molto più di 13 (parlamentari nord irlandesi).

Ma quanto questo rischio è davvero reale?

Guardando alla storia politica del Regno Unito, poco si direbbe. Dal 1945, di 19 governi, 16 si sono retti su una maggioranza costituita da parlamentari Inglesi, e dall’avvento del suffragio universale alla Seconda guerra Mondiale nessun governo del Regno Unito è dipeso dai voti dei parlamentari scozzesi per la sua formazione. Anche nei decenni successivi il problema non è sembrato mai emergere visto che la maggioranza politica in Scozia ha quasi sempre conciso con quella in Inghilterra242. Solo nel 1964, quando l’Inghilterra era

letteralmente spaccata in due, per due anni il Governo Wilson per la sua sopravvivenza si è ritrovato a dover contare sull’avere esattamente il doppio dei parlamentari scozzesi rispetto ai conservatori243. La questione è poi riemersa nel febbraio del 1974 quando, ancora una volta,

la maggioranza laburista era costretta a reggersi sui voti degli scozzesi. Questa volta però la questione ebbe breve durata e nell’ottobre di quello stesso anno il partito laburista riuscì ad ottenere un mandato più forte alle elezioni. Dunque, in 60 anni solo per due anni e mezzo la sopravvivenza del governo è dipesa dai voti dei parlamentari scozzesi. Va sottolineato poi che questo è avvenuto in un tempo in cui la Scozia era appositamente sovra-rappresentata: vi erano 12 parlamentari scozzesi in più rispetto a quanto gli spettasse per criterio demografico. È infatti solo dopo la creazione del parlamento scozzese nel 1999 che i parlamentari vennero ridotti.

Concludendo, il rischio che i parlamentari scozzesi possano determinare gli equilibri di governo dell’Inghilterra e del Regno unito è minimo ma esiste. D’altro canto se così non fosse non avrebbe molto senso per i cittadini gallesi e Scozzesi votare alle elezioni del Regno Unito244. Circa 9 volte su 10, comunque, è l’Inghilterra ad essere determinante nella

formazione del Governo del Regno unito.

In tempi recenti però, sono emersi due ulteriori fattori che potenzialmente aumentano il rischio che le scelte prese dal governo dell’Inghilterra dipendano dal voto di parlamentari che non ne sono affetti. In primis, il Galles si sta muovendo sempre più verso un modello di

devolution simile a quello scozzese. Come visto precedentemente, infatti, anche il Galles dopo

le ultime riforme gode della potestà legislativa primaria su un ampio numero di materie. Questo rischio certo si riduce sensibilmente se anche per il Galles, come è già stato

242 Gallagher J., England and the Union: How and why answer the West Lothian Question, IPPR, London, 2012.

243 Gallagher J.D., The problem EVEL, pp. 9-12

proposto, venga eliminata la sovra-rappresentazione in seno a Westminster così come avvenuto per la Scozia.

Il secondo fattore di rischio è invece rappresentato dall’elezione dei parlamentari scozzesi in blocco, così come avvenuto con il Partito Nazionale Scozzese nelle elezioni del 2015. In queste circostanze di fatto, in quanto terzo partito di Westminster, i membri del PNS diventano cruciali nella formazione del governo del Regno unito e quindi anche di quello inglese245.

Ulteriore argomentazione invocata a favore dell’EVEL si riferisce al fatto che, spesso, le singole decisioni riguardanti l’Inghilterra al margine siano determinate da voti non inglesi anche quando il governo abbia la maggioranza. Esempi di tal genere possono essere tratti dall’esperienza del governo laburista dal 1997 in poi: in più occasioni quando all’interno del partito laburista c’erano ribellioni di deputati inglesi queste erano controbilanciate dai parlamentari scozzesi. Un interessante studio della House of Common del 2015246 dimostra,

tuttavia, quanto questo avvenga raramente247: i casi in cui i voti scozzesi hanno annullato una

maggioranza inglese su una questione esclusivamente afferente l’Inghilterra sono infatti prossimi allo zero.