• Non ci sono risultati.

Immigrazione, plurilinguismo e super-diversità nel contesto europeo

Come è facile comprendere, le dinamiche migratorie che hanno portato all'emergere della super-diversità nel contesto britannico non sono fenomeni isolati e localizzati. L'intera Europa ha sperimentato negli ultimi anni l'incremento dell'immigrazione da paesi “altri”, alla quale si è andato aggiungendo il flusso di migrazione “interna”, chiamato libera circolazione nell'area dei paesi membri81. La

polarizzazione del fenomeno in aree urbane densamente popolate come Parigi, Roma, Milano, Monaco e Berlino, giusto per citarne qualcuna, ha posto le basi per una complessità culturale tale da giustificare in questi contesti l'uso del termine super-diversità.

Al di là delle ricerche volte a indagare variabili di super-diversità a livello locale in contesti ben definiti all'interno dei singoli Stati82, e dei conflitti culturali

spesso strumentalizzati politicamente e, comunque, al centro del dibattito mediatico degli ultimi anni, (tra i quali è sufficiente ricordare il dibattito sui simboli religiosi negli ambienti pubblici, la questione del velo, del burqa, del cosiddetto burqini etc.), è necessario sottolineare come, a livello normativo europeo, l'attenzione si sia concentrata principalmente sugli aspetti linguistici della diversità e sui concetti di dialogo interculturale e di inclusione sociale.

Nell'ottica istituzionale dell'Unione Europea:

81 La cosiddetta Area Schengen.

82 Tra queste, più avanti, faremo riferimento all'analisi della super-diversità nel contesto carcerario in Italia in A. Benucci, G. Grosso, Plurilinguismo, contatto e super-diversità nel contesto penitenziario italiano, Pacini Editore, Pisa, 2015.

La diversità culturale è da sempre un fondamento del progetto europeo ed è un elemento centrale di tutte le politiche ed azioni dell’Unione europea. Negli ultimi decenni l’allargamento dell’Unione europea verso i Paesi dell’Est, la globalizzazione, i flussi migratori, nonché la mobilità di persone e lavoratori al di là delle frontiere nazionali hanno provocato un’interazione sempre più ricca tra culture, lingue, etnie e religioni diverse. La società europea contemporanea si basa, dunque, su un’enorme diversità culturale, nonché sulla capacità di promuovere valori comuni e condivisi e di costruire un’integrazione pacifica e fruttuosa tra tutti i differenti gruppi. Sfida dell’Europa del XXI secolo è diventare una vera società interculturale, basata sul rispetto e sullo scambio tra individui e gruppi di differenti tradizioni. La società interculturale va oltre la mera tolleranza e la società multiculturale, dove diverse culture e gruppi semplicemente coesistono ma conducono spesso vite parallele. Una vera società interculturale è una società in cui diversi gruppi cooperano e convivono in un senso di responsabilità condivisa ed in cui le diverse tradizioni ed origini culturali sono considerate elementi di arricchimento reciproco. Queste considerazioni costituiscono la premessa su cui si è basata la decisione della Commissione Europea di istituire il 2008 Anno Europeo del Dialogo Interculturale, che intende, tra i suoi numerosi obiettivi, promuovere il dialogo interculturale in diversi ambiti: se arte e cultura sono generalmente i classici settori chiave del dialogo interculturale, la Commissione Europea ha voluto in quest’anno sottolineare che molte altre aree (come l’istruzione, l’impiego, i media, il multilinguismo, la religione, l’arte e la cultura) sono altrettanto importanti nel sostenere il dialogo interculturale. Il dialogo interculturale è diventato pertanto una priorità delle politiche e dei Programmi europei promossi della Direzione Generale della Commissione Europea per l’Istruzione e la Cultura.83

Come già notato a proposito delle politiche multiculturaliste in Gran Bretagna, l'idea alla base della stessa Unione Europea si rifà alla formula della “unità nella diversità” che ha ispirato e al tempo stesso racchiuso a livello istituzionale il “progetto europeo”. Questo approccio, inizialmente finalizzato alla ricomposizione delle diversità tra le diverse comunità gradualmente incluse nel numero dei paesi membri, a partire dalla seduta del Consiglio Europeo di Tampere dell'ottobre 1999 si è tradotto in una serie di Conclusioni volte a determinare indirizzi comuni per il riconoscimento dei diritti degli immigrati (dalla legalizzazione degli immigrati

83 E. Degiampietro, Il dialogo interculturale nel quadro dei programmi dell'Unione Europea, in V. Boffo, F. Torlone (a cura di) L'inclusione sociale e il dialogo interculturale nei contesti europei, Strumenti per l'educazione, la formazione e l'accesso al lavoro, Firenze University Press, 2008, p. 31.

residenti, al diritto all’educazione). A queste Conclusioni seguiranno numerose

Direttive e Conclusioni del Consiglio europeo aventi per oggetto i diversi aspetti del

problema. Ad esempio, nel campo dell’educazione dei giovani tali Direttive dettano norme relative ai diritti dei minori figli di cittadini di altri paesi, ma con lo status di residenti, o di cittadini richiedenti asilo, o irregolari (Eurydice 2004). Esse trattano tuttavia altri campi quali il diritto delle famiglie al ricongiungimento (Direttiva del Consiglio 2003/86/EC del 22 Settembre 2003), lo status di residenti (Direttiva del Consiglio 2003/109/EC del 25 Novembre 2003); il principio di equo trattamento indipendentemente dall’origine etnica e dalla razza (Direttiva del Consiglio 2000/43/EC del 29 Giugno 2000); la definizione di un quadro generale per l’equo trattamento nel lavoro (Direttiva del Consiglio 2000/78/EC del 27 Novembre 2000).84

L'evoluzione del quadro normativo europeo in ambito educativo e linguistico, cui si farà ampiamente riferimento nelle parte successive della presente ricerca85, è

andato di pari passo con l'evoluzione, o meglio, la graduale sostituzione dell'idea di multi-culturalità con quella di inter-culturalità, ossia di società interculturale e dialogo interculturale all'interno della società, un orizzonte linguistico che apre, dunque, alla prospettiva di “politiche interculturali”. Come è facilmente intuibile dall'analisi dell'intervento di Elisabetta Degiampietro riportato qui sopra, si tratta di una svolta linguistica non priva di importanti implicazioni, soprattutto perché apre la prospettiva istituzionale al riconoscimento dell'ambito relazionale sottolineato nei concetti di diversità e super-diversità, ponendoli alla base (e al centro) del dibattito interno agli organi decisionali europei.