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Super-diversità linguistica

3.3 Educazione linguistica e super-diversità

3.3.1 Plurilinguismo ed educazione in ambito europeo

Da quanto esposto finora, risulta chiaro che il plurilinguismo fa parte della struttura dei luoghi super-diversi «is not the simultaneous ability to communicate in

two or more separate linguistic systems […] rather, language in an era of super- diversity is a set of resources utilised by different social actors in different ways in different social contexts»269. Eppure, il passaggio da un approccio alle lingue, intese

come entità separate e delimitate, a una visione della comunicazione nella quale «language users employ whatever linguistic features are at their disposal to achieve

their communicative aims as best they can»270 è stato fatto di recente271.

Questo cambiamento di prospettiva ha fatto emergere una serie di termini che comprendono: «flexible bilingualism (Creese & Blackledge 2011), codemeshing (Canagarajah 2011), polylingual languaging (Jørgensen et al. 2010; Madsen 2011), contemporary urban vernaculars (Rampton 2011), metrolingualism (Otsuji & Pennycook 2011) and translanguaging (García 2009; Creese & Blackledge 2010)»272.

Mentre, allo stesso tempo, Blommaert ha messo in evidenza come tutti i termini coniati per indicare il carattere “pluralistico” delle società contemporanee dovrebbero cercare di cogliere la complessità delle relazioni piuttosto che solo gli elementi, infatti

268 Cfr., qui, Cap. 3, par. 3.1

269 J. Phillimore, super-diversity & Language: Notes from a social policy perspective, Tilburg Papers in Culture Studies, n. 64, 2013, p. 4

270 I. de Saint-Georges, J. Weber, (a cura di) Multilingualism, cit., p. 60 271 Cfr., ibidem

he argues that ‘a vocabulary including “multilingual”, “multi-cultural”, or “pluri-”, “inter-”, “cross-”, and “trans-” notions all suggest an a priori existence of separable units (language, culture, identity), and they suggest that the encounter of such separable units produces peculiar new units: “multilingual” repertoires, “mixed” or “hybrid” identities and so forth’.273

Nonostante la distinzione tra linguaggi in contesti di super-diversità sia poco efficace dal punto di vista descrittivo274, le lingue, il loro apprendimento e le loro

funzioni comunicative e simboliche continuano ad essere il centro intorno al quale ruotano alcuni degli aspetti fondamentali dell'educazione sia in termini di risorse, di pratiche, che di obiettivi da raggiungere.

Nel contesto europeo, negli ultimi anni, si è assistito al passaggio dal modello dell'insegnamento di una lingua e di una cultura considerate come contenitori stabili di identità nazionali ben delineate, allo sviluppo di competenze plurilinguistiche e interculturali.275 In questo senso, la competenza plurilinguistica richiamata nel Framework, fa riferimento alla

[…] capacità che una persona come soggetto sociale ha di usare le lingue per comunicare e di prendere parte a interazioni interculturali, in quanto padroneggia, a livelli diversi, competenze in più lingue ed esperienze in più culture. Questa competenza non consiste nella sovrapposizione o nella giustapposizione di competenze distinte, ma è piuttosto una competenza complessa o addirittura composita su cui il parlante può basarsi.276

La competenza plurilingue è quindi uno strumento che permette di capire gli altri, stabilire connessioni cognitive e affettive tra diverse esperienze dell'altro, di mediare tra gli appartenenti a due o più gruppi sociali e tra le loro culture e di mettere in discussione i presupposti del proprio gruppo culturale e del proprio contesto ambientale. Si tratta di una concezione «globalistica, olistica, integrata della

273 Ibidem 274 Cfr., ivi, p. 62

275 M. C. Luise, Plurilinguismo e multilinguismo in Europa per una Educazione plurilingue e intercutlurale, in Lingue e letterature d'Oriente e d'Occidente, n. 2, 2013, pp. 525-535, p. 532 276 Consiglio d'Europa (a cura di) Quadro comune europeo di riferimento per le lingue:

competenza plurilingue e interculturale […]»277 che deve comprendere aspetti

formativi, semiotici dell’acquisizione delle lingue; che valorizza le competenze e le abilità richieste per interagire in società globalizzate, complesse, tecnologiche; che ritiene che tutte le lingue presenti nei contesti scolastici siano e debbano essere lingue di socializzazione e lingue dell’educazione […] che considera le lingue e le culture non tanto oggetti da analizzare e confrontare, ma mezzi per la comunicazione e per l’espressione personale, per l'autorealizzazione, per la comprensione reciproca, per la crescita della persona e della comunità nella quale vive.278

Questo cambio di prospettiva ha portato a spostare l'attenzione:

- dal modello del parlante nativo a quello dell’intercultural speaker, inteso come colui che è in grado di utilizzare più lingue tra cui anche una lingua franca e di confrontarsi con appartenenti a culture diverse dalla propria;

- da un modello di studente che si conforma ad una lingua e ad una cultura straniere al fine di farsi accettare da una società “altra”, al modello del bilingual speaker fluente, che può far trasparire la sua nazionalità e la sua lingua madre nell’accento, ma che possiede le composite competenze linguistiche, interlinguistiche e non linguistiche che servono ad interagire con altri, nativi o non nativi;

- dall’idea che “chi conosce una lingua” è colui che ha memorizzato informazioni e nozioni a quella che “chi conosce una lingua” è colui che possiede conoscenze e utilizza strategie pragmatiche e interattive allo scopo di comunicare.279

Allo stesso modo, l'acquisizione di una personalità plurilingue e pluri- culturale, quella che abbiamo identificato, in parte, come il frutto della funzione simbolica di un repertorio linguistico super-diverso «è dunque la conseguenza di un atteggiamento interculturale, che comporta al riconsiderazione dei propri valori e nello stesso tempo l'apertura ad altre possibilità: l'inculturazione che diventa acculturazione e anche relativismo culturale e empatia verso l'altro»280.

277 M. C. Luise, Plurilinguismo, cit., p. 32 278 Ivi, pp. 32-33

279 Ivi, p. 33

Inoltre, come messo in evidenza anche da Beacco e Byram281 la competenza

interculturale e la capacità di mediazione interculturale sono tra gli obiettivi principali dell'insegnamento linguistico282 così come emerge, ad esempio, nelle

considerazioni preliminari che accompagnano la traduzione italiana del DERLE283

secondo cui

per costruire il cittadino europeo bisogna considerare il plurilinguismo non solo come condizione dell’Europa di oggi ma anche come prospettiva educativa e come progetto. Oggi l’Europa è plurilingue, nel senso che ogni nazione o Stato che la compone ha non solo una lingua ufficiale o nazionale, ma anche lingue di minoranza e lingue d’immigrazione (di vecchio e di nuovo insediamento). Questa situazione non deve essere considerata un ostacolo per il cittadino europeo, bensì una condizione nella quale ognuno può trovare risorse per riconoscersi come individuo con la propria identità e la propria storia e riconoscere gli altri con la loro identità e la loro storia. La pluralità delle lingue in Europa rappresenta un’opportunità di vivere in una società aperta e inclusiva.284