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Inefficienze e contraddizioni prima dell'arruolamento La maggior parte dei nuovi arruolati venne trasferita a Cesano, che

3.3 “Mantova” e “Piceno” Un combattimento negato

3.6 Inefficienze e contraddizioni prima dell'arruolamento La maggior parte dei nuovi arruolati venne trasferita a Cesano, che

rappresentava l'esempio più chiaro dell'inefficienza dell'istituzione militare italiana: costruito durante l'era fascista, il centro era stato devastato dalle truppe tedesche in ritirata: sia la palazzina ufficiali che le caserme erano prive di infissi e di mobilia. La mancanza di lampadine rendeva inutile la corrente elettrica mentre l'assenza di acqua rendeva inutilizzabili i servizi igienici96. «Cesano si

94 Nel Gruppo “Cremona” il processo di democratizzazione, venne alimentato e coordinato da

Viro Avanzati che aveva comandato la divisione garibaldina senese “Spartaco Lavagnini”. Vennero istituite commissioni democratiche per il controllo e l'organizzazione interna dei reparti, quali commissione licenze e commissione rancio.

95 Grazie a Viro Avanzati e ad altre personalità senesi, arruolate numerose nei Gruppi e coinvolte

nella democratizzazione dell'esercito, esiste una documentazione ricca e dettagliata per quanto riguarda il Gruppo di combattimento “Cremona”. Molto materiale si conserva presso l'Istituto Storico per la Resistenza senese, che si è adoperato per la pubblicazione delle numerose testimonianze raccolte.

96 Cfr.Vittorio Ziliani, 1943-1945. Anni perduti. Ricordi di un fante tra fine del fascismo e Regno

del Sud, WR Edizioni Alessandria, 1992 , in Archivio Diaristico Nazionale, M6/90, pp. 112-

trovava al centro di una landa deserta in cui c'erano questi capannoni senza porte né finestre, senz'acqua, senza servizi igienici, senza niente praticamente. […]. Eravamo là da molti giorni e non arrivavano né armi né divise. Non sapevamo nulla97». Le divise disponibili non erano sufficienti al fabbisogno dei presenti e il rifornimento non seguiva in ritmo degli uomini che giungevano al centro. I capi venivano distribuiti in maniera arbitraria per cercar di soddisfare il maggior numero di arruolati: a qualcuno solo la biancheria, ad altri solo pantaloni o il giubbotto. Le richieste e i malumori delle reclute riguardo alle macroscopiche inefficienze venivano accettate con una certa ostilità da parte del personale che avrebbe dovuto accogliere e istruire le nuove reclute. Le memorie di Mario Palermo, confermano la situazione disumana e scoraggiante presentata dalla maggioranza dei testimoni98.«Li ammassarono a Cesano, dove furono alloggiati in grandi casermoni e dove ebbero per letto un pugno di paglia. Il vitto era scarso, i servizi igienici quasi inesistenti, il sapone scarseggiava. Molti si contagiarono di scabbia99». In quanto sottosegretario al Ministero della Guerra, Mario Palermo ispezionò più volte il centro di Cesano, parlò con i volontari per cercare di calmarli e al tempo stesso tentò di migliorare le loro condizioni.

Insieme ai patrioti volontari giunsero a Cesano anche i richiamati provenienti dalla Sicilia. Molti di questi erano stati trasferiti a Reggio Calabria, raccolti e trasportati sotto scorta su treni merci fino a Roma, per timore che

97 Testimonianza di Metello Nencini in “Miscellanea Storica della Valdelsa” cit, p. 108.

98 Le testimonianze sia di volontari che di ufficiali che là prestavano servizio sono unanimi nel

presentare il centro di Cesano molto simile a una bolgia infernale. Cfr Fabio Masotti (a cura di)

Dal Fazzoletto Rosso alle stellette, cit., pp. 66 sgg.

potessero disertare lungo il viaggio100. Non si trattava di una paura astratta e i provvedimenti impedirono solo parzialmente il diffuso fenomeno della fuga. Se i documenti a disposizione dell'esercito non riportano i numeri di coloro che, una volta equipaggiati disertarono il campo di Cesano per fare ritorno a casa, sono i testimoni che ne parlano. Il basso spirito combattivo e la scarsa motivazione dei richiamati siciliani colpì sia i volontari che i vertici militari, che vietarono l'inquadramento dei siciliani nei reparti combattenti, limitandone l'impiego alle sole divisioni ausiliarie. Contemporaneamente vennero sospese le licenze ai soldati siciliani già alle armi per paura che le diserzioni potessero estendersi ai reparti combattenti. Come emerge chiaramente dalle relazioni della censura, ciò incise pesantemente sul morale di molti uomini che non capivano il senso delle restrizioni imposte, imputandole a favoritismi e corruzione; scherniti per l'inutilità del loro servizio e dall'impunità dei renitenti impegnati in illeciti lucrosi, venivano spinti a disertare dagli stessi familiari.

Dopo una breve fase di addestramento, tutti gli uomini vennero equipaggiati e inviati ai reparti cui erano stati assegnati101. Rifiutata qualunque richiesta privilegiata di inquadramento collettivo, i volontari patrioti vennero distribuiti ai reparti dei diversi Gruppi di combattimento, sia ai battaglioni di fanteria che alle unità ausiliarie, dove più urgente era l'esigenza di completare gli

100 I dati parlano di una previsione di 2.360 volontari siciliani, che avrebbero dovuto presentarsi

ai distretti il 5 e il 25 gennaio 1945. Non esistono dati in merito alla quantità di volontari effettivamente presentatisi. «Dai distretti i volontari saranno avviati subito al centro di Cesano per essere successivamente immessi nei gruppi di combattimento». AUSSME, F. H2, b. 22, f. 6, Stato Maggiore Generale, Ufficio Operazioni, foglio del 6/1/45.

101 Mentre i volontari delle aree fiorentine furono trattenuti a Cesano per un periodo più lungo in

attesa che il MMIA autorizzasse il loro arruolamento, i volontari anconetani e pesaresi passarono direttamente ai Gruppi di combattimento senza transitare da Cesano.

organici. La maggior parte furono assegnati ai Gruppi “Cremona” e “Friuli” che per primi vennero impiegati in linea, e tuttavia non fu tenuto conto della loro provenienza o dei loro desiderata102. Con difficoltà venne accordato il riconoscimento dei gradi per coloro che precedentemente avevano prestato servizio nell'esercito e vennero rifiutati i gradi ottenuti nelle formazioni partigiane.

102 Vi era la speranza, presto delusa, di poter usufruire del medesimo trattamento riservato alla

“Brigata Majella” e alla “28ª Brigata Mario Gordini”, inquadrate nel Corpo italiano di liberazione nella loro formazione originaria e guidate dai rispettivi comandanti, Ettore Troilo e Arrigo Boldrini.

SECONDA