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3.3 “Mantova” e “Piceno” Un combattimento negato

3.5 Richiamati e volontar

Tra le prime iniziative adottate dal nuovo capo di Stato Maggiore Paolo Berardi per limitare i vuoti di organico rientrava il richiamo alle armi dei militari che si trovavano legalmente o illegalmente lontani dai reparti. Inizialmente rivolto alle classi 1920-1924 della Campania, del Molise e della Puglia, il provvedimento ottenne in due mesi un gettito scarso di uomini, nonostante la minaccia di rastrellamenti da parte di carabinieri e forze militari territoriali. Con l'approntamento dei Gruppi di combattimento, autorizzati dagli Alleati, occorreva trovare ulteriore personale per completare le carenze organiche delle

74 A. Levi, Il gruppo di combattimento Friuli cit, p 24

75 Nonostante la riduzione del numero di diserzioni, si mantenne costante la quantità di “assenze

arbitrarie”, compiute da effettivi e volontari che, trovandosi nei paraggi delle proprie città o villaggi, abbandonavano temporaneamente le file dell'esercito per poi farne ritorno oppure prolungavano la durata delle licenze loro concesse. In seguito, l'instaurarsi di tribunali speciali e la minaccia di provvedimenti immediati ridusse anche questo fenomeno. Le condanne penali comminate dai tribunali speciali vennero in seguito ritirate dai comandi che le avevano emesse, in ottemperanza all'amnistia e l'indulto concessi dal governo italiano nel 1946.

divisioni prescelte. Di fronte ad una maggiore concessione alleata per un ampliamento della partecipazione del Regio Esercito alla campagna d'Italia, le armi italiane erano ancora a corto di uomini: nel luglio 1944 si cercò una soluzione ricorrendo ad un'ordinaria chiamata delle classi di leva; il 27 settembre 1944 vennero fatti nuovi richiami, estendendo la chiamata anche al Lazio e alla Sicilia fino ad allora escluse76. Le leve furono differenziate per regioni e per classi: mentre si escludevano ancora dal provvedimento le regioni che costituivano le retrovie del fronte quali la Toscana, le Marche e parte della Romagna; nel Lazio furono richiamate le classi 1914-1923, in Sardegna e nelle regioni meridionali le classi 1916-1925. Si abolirono privilegi ed esenzioni e vennero richiamati anche gli studenti universitari, che divennero promotori di numerose agitazioni. L'estensione dei bandi di arruolamento alla Sicilia, il cui territorio era stato restituito dall'autorità militare alleata all'amministrazione italiana nel febbraio '44, scatenò un diffuso sentimento di protesta popolare che dette vita al movimento del “non si parte”. Approfittando del profondo stato di disagio e miseria della popolazione, il movimento separatista alimentò il dissenso popolare distribuendo manifesti antigovernativi77. In diverse aree dell'isola vennero bruciate le cartoline precetto, si svilupparono numerose manifestazioni violente ed episodi insurrezionali a Trapani, ad Alcamo e

76 Circolare del ministero della Guerra n° 28327, 27/9/1944. Cfr, Enzo Forcella in introduzione a

Maria Occhipinti, Una donna di Ragusa, p 6.

77 «Giovani siciliani! Ancora una volta, dopo lunghi anni di guerra e di miserie, ci si chiede,

contro la volontà di un popolo, di spargere il nostro sangue. Come ieri , il vile monarca ci impone di morire per la conquista di altri imperi. Noi non impugneremo le armi! Giovani di Sicilia , siate tutti solidali nell'esprimere la vostra volontà di non presentarvi! Pace e lavoro, ecco ciò che vogliamo!» Salvo di Matteo, Anni roventi. La Sicilia dal 1943 al 1947. De Gennaro, Palermo 1967, pp. 332-333.

nell'Agrigentino. «Gruppi di rivoltosi, armati di mitra, fucili, bombe a mano prelevati dai depositi militari saccheggiati e dalle caserme conquistate, pattugliavano i paesi e ne sorvegliavano gli accessi78» Il crescendo culminò a gennaio con l'intervento duro dell'esercito accorso a Siracusa e a Catania in aiuto delle forze dell'ordine, impotenti di fronte alla furia popolare. Gli alleati osservavano scrupolosamente l'evolversi di una situazione, le cui conseguenze si ripercossero in maniera negativa anche sugli uomini dei Gruppi di combattimento: gli uomini provenienti dalla Sicilia vennero indirizzati esclusivamente ai reparti ausiliari dei Gruppi e presso tutti i reparti vennero revocate le licenze ai soldati siciliani e sardi già in servizio, contribuendo così ad abbassare ulteriormente il morale dei reparti79.

Le recenti chiamate alla leva avevano ovunque ottenuto ancora uno scarso gettito di uomini. A distanza di quasi un anno dal fallimento del progetto di costituire delle legioni volontarie repubblicane, i “Gruppi Combattenti Italia” guidati dal generale Giuseppe Pavone, promosso da personalità di spicco quali Benedetto Croce e Carlo Sforza, si presentò nuovamente una grande iniziativa di volontariato80. Il Partito Comunista Italiano con l'appoggio totale alla lotta armata contro i tedeschi, promosse un'ampia campagna di adesione popolare alle

78 Ibid p.333.

79 Insurrezioni e movimenti di protesta si erano verificati anche in alcune aree della Sardegna,

senza tuttavia raggiungere il livello di violenza e l'organizzazione della Sicilia.

80 Seppur mossa da personalità autorevoli, quale il diplomatico Alberto Tarchiani futuro

ambasciatore italiano negli Stati Uniti e del generale William Donovan capo dell'OSS e amico personale di Roosevelt, l'iniziativa di arruolamento delle formazioni repubblicane ideata da Croce venne rifiutato da Eisenhower che temeva avrebbe delegittimato il governo che aveva firmato l'armistizio e compromesso in qualche misura la partecipazione dell'esercito italiano.

forze armate tra i propri sostenitori politici81. I membri dei CLN locali delle regioni liberate, e gli esponenti del Partito Comunista Italiano in modo particolare, svolsero un'intensa campagna di propaganda che portarono ad un alto numero di arruolamenti.

Con la liberazione nei mesi estivi di ampie zone dell'Italia centrale, dove particolarmente attiva era stata la partecipazione dei patrioti alle lotta di liberazione, e poi in autunno con il proclama di Alexander di abbandonare le armi, centinaia di ex patrioti volontari si presentarono ai Centri raccolta nelle principali città del Lazio, Marche, Umbria e Toscana. Da qui, dopo una breve fase di accoglienza non sempre adeguata, gli uomini venivano invitati a riprendere la vita civile. Non molti accolsero benevolmente il disarmo imposto dalle autorità alleate e scelsero di riprendere a combattere contro l'occupazione nazista arruolandosi nel “regio esercito”. Mentre le ordinanze dell'amministrazione militare angloamericana invitavano i gruppi partigiani a deporre le armi, i comitati di liberazione delle aree recentemente liberate insieme ai “Comitati provinciali di agitazione per la settimana dell'arruolamento” sollecitarono i patrioti a entrare nell'esercito italiano.

I primi volontari arrivarono già in estate dalle Marche. «Si arruolano dopo il discorso di Togliatti pronunciato al Teatro Brancaccio di Roma82». Successivamente si aggiunsero i volontari del Lazio, della Toscana meridionale,

81 Il riconoscimento del Governo Badoglio da parte dell'Unione Sovietica il 14 marzo 1944 e la

svolta di Salerno di Palmiro Togliatti avevano favorito l'appoggio del Partito Comunista Italiano ad un governo di unità nazionale sostenuto da tutti i partiti del Comitato di liberazione Nazionale e la temporanea pacificazione tra l'esercito monarchico e i principali partiti antifascisti, rinviando la questione istituzionale alla fine della guerra.

dell'Umbria. Seguirono i volontari delle zone toscane a ridosso della linea del Fronte, per i quali venne organizzato a Firenze un Centro Reclutamento dell'esercito italiano, «responsabile dell'arruolamento di tutti i partigiani che opta[va]no per l'arruolamento volontario nell'esercito83». I volontari di Firenze e Arezzo, il cui arruolamento fu autorizzato solo nel mese di gennaio, furono gli ultimi toscani a venir accettati e, dopo un breve addestramento, vennero immessi in maggioranza nei Gruppi “Friuli” e “Cremona”84. Infine venne ammessa direttamente ai Gruppi di combattimento un aliquota di circa 1000 volontari provenienti dall'Umbria e da Ancona85.

La quantità totale di volontari immessi fu consistente. Carlo Vallauri, riferendosi a uno studio non precisato, indica che il totale dei volontari ammonterebbero a 11,000, la maggior parte provenienti da Marche e Toscana86. Il documento dello Stato Maggiore Generale datato 27 gennaio e custodito presso l'Ufficio storico, riporta la medesima cita come il «totale dei volontari e patrioti immessi in unità o centri addestramento dell'esercito», permettendoci di avvalorare la stima di Vallauri87. I documenti contenuti nella medesima cartella, mentre sono espliciti nel valutare l'afflusso di volontari siciliani, ammettono

83 Specifiche disposizioni in merito al disarmo e al controllo dei partigiani smobilitati e relative

problematiche connesse vengono trattate nella circolare n° 109/2 contenuta in AUSSME, F. H2, b. 22, f. 6. Comando AMG Quinta Armata APO 464 Esercito Stati Uniti, Trattamento dei partigiani, 29/12/44.

84 Il “Cremona” in particolar modo, primo Gruppo ad essere impiegato in combattimento, entrò

in linea con grandi vuoti organici e con alcuni complementi provenienti da reparti canadesi e poté colmare parte delle sue carenze proprio grazie all'immissione cospicua di volontari-patrioti.

85 AUSSME, F. H2, b. 22, f. 6, “Volontari”, Immissione volontari e patrioti nell'esercito, SMG,

Ufficio operazioni, 6/2/45.

86 C. Vallauri Soldati. Le forze armate italiane dall'armistizio alla Liberazione cit, p. 401. 87AUUSME, F. H2, b. 22, f. 6, Immissione patrioti e volontari nell'esercito, Stato Maggiore

l'assenza di statistiche sicure riguardo alla composizione regionale dei volontari e patrioti provenienti dal resto d'Italia, né la quota di personale assegnato ai diversi Gruppi88.

L'atteggiamento dei vertici militari verso i volontari fu ambivalente. Dopo l'immissione ristretta nel Corpo italiano di liberazione dei volontari che sostituivano i morti e i feriti, si passò ad una fase di accurata selezione degli uomini da inquadrare. La quantità e la provenienza dei volontari arruolati venne di volta in volta sottoposta all'approvazione del MMIA89. «Alla generosa accoglienza di ufficiali superiori corrisponde una rigorosa ristrettezza d'accettazione di volontari. L'atteggiamento contraddittorio è evidente»90.

La medesima ostilità dei vertici fu manifestata ai volontari da parte dei soldati già arruolati che li chiamarono “i soldati delle 45 lire”. «Per il retaggio della loro formazione antecedente, per la lontananza dalle città e per la simpatia stabilitasi coi loro ufficiali della stessa provenienza, per l'avanzata del fronte che li avvicinava alle rispettive famiglie del nord, [la maggioranza dei vecchi combattenti] formavano ormai un blocco omogeneo e duttile in mano ai

88 La distinzione tra volontari e patrioti, per quanto riguarda le altre regioni italiane, risulta

ambigua in quanto non precisa i criteri distintivi delle due diverse categorie contemplate.

89 Sergio Gensini, in merito ai volontari toscani provenienti dalla Valdelsa fiorentina, accenna

agli ostacoli opposti dal MMIA al loro arruolamento poiché la provincia di Firenze non era tornata sotto la giurisdizione italiana. L'arruolamento dei volontari da Certaldo, Castelfiorentino Empoli e Montespertoli venne infine autorizzata nel mese di febbraio. Cfr Sergio Gensini, I

valdelsani nella resistenza e nel Corpo Italiano di liberazione e i rapporti con gli Alleati: continuità della tradizione antifascista, “Miscellanea storica della Valdelsa”, LXXIV-LXXV (1968-1970) n°4, Ed Polistampa 1970, p. 32. I dati contenuti nei documenti custoditi presso l' AUSSME rivelano da parte della MMIA una progressiva accettazione, giungendo ad autorizzare l'immissione di volontari in quantità sempre superiori. Cfr. AUSSME, F. H2, b. 22, f. 6, Stato Maggiore Generale, Ufficio Operazioni, fogli del 27/1/45 e 6/2/45

comandi militari»91. Mantenuti lontani dalle correnti ideologiche e politiche del paese, se da un lato apprezzarono la ventata di entusiasmo portata dai nuovi immessi, non mancò loro la diffidenza, derivata dalla sfiducia e ostilità verso la politica in generale, e verso i partiti e gli ideali politici che i volontari trasmettevano. Ciò era stato preceduto da numerosi tentativi compiuti dai vertici militari del Corpo italiano di liberazione per limitare e controllare la circolazione di correnti politiche all'interno del CIL, ricorrendo non solo a discorsi propagandistici92. Era quindi naturale che i coscritti nutrissero diffidenza verso chiunque, tra i nuovi immessi, tentasse di diffondere idee politiche.

Per tentare di minimizzare i pregiudizi e favorire l'amalgama tra questo grosso numero di volontari e il nucleo originario di soldati richiamati, il Gruppo di combattimento “Cremona” utilizzò il giornale di divisione “La spiga”: già a partire dal primo numero, vennero pubblicati una serie di articoli esemplari firmati dal comandante, generale Clemente Primieri, volti a legittimare e regolare l'intervento dei volontari nel regio esercito93.

Parallelamente, l'immissione nei Gruppi di combattimento di circa ventimila volontari, provenienti da formazioni prevalentemente comuniste, impose infine la temuta ideologizzazione che fino ad allora l'apparato militare aveva saputo controllare. In alcuni casi, molte compagnie giunsero ad avere oltre

91 Ivi

92 Il saggio di Lorenzo Bedeschi, già citato analizza i numerosi tentativi da parte dei vertici

militari per mantenere apolitiche le forze combattenti italiane. Si giunse persino a procedure punitive pur di limitare la circolazione di idee politiche. Cfr Bedeschi pp. 43 sgg.

93 «Il Governo italiano intensifica ed appoggia il più largo arruolamento dei “volontari”, di cui

molti sono già entrati nelle nostre file, fornendo buona prova del loro ardimento e della loro fede. ISRS, F. NA1, cart. 9; giornale del Gruppo di combattimento Cremona, “La Spiga”, n° 1 , 5 Febbraio 1945 “Agli ufficiali , Sottufficiali e Soldati del “CREMONA”.

il 60% di volontari “politicizzati” provenienti da diverse regioni italiane: sebbene non tutti provenissero da formazioni partigiane garibaldine, molti volontari erano entrati nell'esercito in seguito alle campagne di arruolamento del PCI ed aderirono al progetto di democratizzazione promosso e sostenuto nei Gruppi da personalità dal forte carisma personale e politico94. L'organizzazione dei reparti e la disciplina vennero gradualmente modificate dalle commissioni istituite e condotte dai volontari più organizzati che seppero coinvolgere anche i soldati già appartenenti alle divisioni95.

3.6 Inefficienze e contraddizioni prima dell'arruolamento