• Non ci sono risultati.

CAPITOLO 2: PREMESSE STORICHE RUOLO DELLA PARTECIPAZIONE ITALIANA NELLA

2.2 Il Primo Raggruppamento motorizzato

In Sardegna si trovavano le divisioni del 13° Corpo d'Armata schierate nella parte centro-meridionale e settentrionale dell'Isola: la maggior parte del personale, costituito al momento dell'armistizio da circa 120.000 uomini, era raggruppato in brigate e divisioni costiere schierate con fini difensivi lungo le coste. Un'aliquota di 50.000 uomini faceva parte delle divisioni di fanteria Sabauda, Calabria, Bari e della 184ª divisione paracadutisti “Nembo”, che fu oggetto di severi procedimenti disciplinari e organizzativi, dopo che il 12° battaglione e alcuni reparti minori avevano seguito i tedeschi della 90ª Panzer

Division prima in Corsica e poi in continente21.

A partire dal mese di novembre giunsero dalla Corsica in Sardegna anche la

leva». M. Ruzzi Gli Italian Pioneer nella Guerra di Liberazione, cit., p 109.

21 I battaglioni della Nembo che avevano precedentemente solidarizzato con i tedeschi della 90ª

divisione corazzata durante l'intensa attività addestrativa svolta in comune, in seguito all'armistizio furono colpiti da una profonda crisi ideologica che li portò, in alcuni casi, a defezioni e scontri armati contro i propri comandi: il 12° Battaglione del 184º Reggimento Nembo seguì i reparti tedeschi nel loro spostamento verso la Corsica e poi verso il continente. Tuttavia il cambio di alleanza causò una crisi morale e ideologica profonda anche presso altri battaglioni che, pur essendo rimasti formalmente compatti e fedeli alla monarchia italiana, avevano al loro interno molti uomini di fede fascista. Per garantire l'ordine nei reparti e restituire una certa rispettabilità ideologica alla divisione fu avviato un tentativo di epurazione che costò l'allontanamento dai ranghi di circa 900 uomini, arrestati o espulsi nel tentativo di restituire al corpo affidabilità disciplinare e unità dei comandi.

divisione “Friuli”, dopo aver sostenuto ripetuti scontri con le truppe tedesche e la divisione “Cremona”, sopravvissuta quasi indenne allo sgombero delle divisioni tedesche in fase di smobilitazione. Fatta eccezione per la divisione “Sabauda”, tutte le truppe attesero sull'isola per quasi un anno prima di poter raggiungere la penisola22. La lunga permanenza e la grande quantità di truppe stanziate sull'isola, insieme alla mancanza di approvvigionamento creò situazioni alimentari e igienico-sanitarie molto precarie.

La maggior parte delle truppe, residui di tante divisioni di varia provenienza si trova nell'Italia meridionale: la divisione “Mantova” e il 21º Corpo d'Armata si trovavano in Calabria mentre in Puglia erano dislocate le Divisioni Piceno e Legnano, le divisioni costiere 209ª e 210ª con il 9º Corpo d'armata23. Fatta eccezione per la “Mantova” a Crotone, parte della divisione di fanteria “Legnano” e la divisione di fanteria di occupazione “Piceno” dislocate vicino Brindisi, il resto era costituito da sette formazioni costiere, impreparate a combattere per armamento e per scarso addestramento24..

Più volte avanzate dai vertici politici e militari italiani, le proposte di un

22 Rimasero quindi inascoltate le insistenti richieste dello Stato Maggiore italiano per trasferire i

reparti sul continente per utilizzarli come truppe combattenti. Una piccola aliquota di 6000 soldati della divisione “Friuli” fu trasferita sul continente per occuparsi di lavori agricoli nel Foggiano.

23 I residui di varie divisioni erano stati sorpresi dall'armistizio nel Lazio e in Abruzzo: i soldati

erano riusciti a superare le linee e a raggiungere il resto delle divisione nel Regno del Sud.

24 La militarizzazione fascista aveva accentuato un errore già verificatosi nella storia dell'esercito

italiano. Secondo Rochat l'esercito italiano ebbe tra l'Unità e la prima guerra mondiale una struttura più ampia di quanto i suoi bilanci permettessero e il problema si ripeté in maniera accentuata nella seconda guerra mondiale: a un grande numero di mobilitati e di divisioni non corrispose adeguato armamento e sufficiente addestramento. Ne fecero le spese soprattutto le divisioni costiere, truppe stanziate su un ampio territorio con funzione prevalentemente difensiva ma in realtà del tutto impreparate ad un azione di guerra.

inserimento di nuove forze italiane in combattimento a fianco degli alleati vennero ripetutamente sconfessate, sebbene i primi colloqui con Eisenhower fossero sembrati incoraggianti25. La prima formale richiesta di partecipare alle operazioni militari avanzata da Badoglio nell'incontro del 18 settembre venne negata da MacFarlane che ribadì la priorità di completare le operazioni di sbarco a Taranto e quindi sola la necessità di utilizzare a tal fine automezzi e personale italiano, in special modo del genio26. L'8ª armata avevano necessità di recuperare dei lavoratori per sostituire tredici compagnie pionieri britanniche destinate al turno di riposo prima del trasferimento in Francia27. Agli statunitensi interessava particolarmente poter disporre degli aeroporti presenti in Puglia per consolidare il dominio assoluto del cielo e pertanto occorreva loro del personale specializzato italiano preposto al controllo e pattugliamento delle aviosuperfici.

Le autorità italiane non si fecero sconfortare ed approfittarono, anzi, delle piccole divergenze tra i Comandi alleati per tentare nuovamente di soddisfare le proprie aspirazioni. Come ho già affermato, ogni concessione alleata fu determinata da sopravvenute circostanze, strettamente dipendenti dagli equilibri tra le grandi potenze alleate coinvolte e legate agli esiti inattesi della conduzione

25 Lo Stato Maggiore dell'Esercito aveva studiato un progetto per far sbarcare ad Ancona nuclei

dell'esercito per organizzare e guidare una resistenza organizzata contro le truppe tedesche. Il 21 settembre Mac Farlane, a capo della Missione Militare Alleata affermò che “per ordine superiore, le truppe italiane non avrebbero dovuto partecipare ai combattimenti fino a nuovo ordine” e Alexander ribadì che i piani erano ormai stati predisposti in maniera minuziosa, tale da impedire inserimenti di nuove forze.

26 Fermamente intenzionati a limitare l'apporto di forze combattenti italiane, gli alleati rifiutarono

sia i progetti di riorganizzazione del Comando Supremo sia i mezzi navali per trasferire in continente le unità presenti in Sardegna anche per scopi diversi dall'impiego bellico in linea. Solo a luglio 1944 venne acconsentito il trasferimento definitivo delle truppe sulla penisola, in previsione di recuperare effettivi per i Gruppi di combattimento.

della campagna d'Italia28. Alla riunione di Malta del 29 settembre l'Italia, Eisenhower dette il via libera alla costituzione di un'unità di élite destinata a combattere a fianco degli anglo-americani29.

Lo Stato Maggiore si affrettò ad approntare la costituzione di una brigata mista motorizzata con comandi e truppe provenienti dalle diverse divisioni rimaste compatte e operative dopo l'8 settembre e facilmente reperibili. Inoltre dispose l'approntamento di tre divisioni provenienti dalla Corsica e dalla Sardegna e la trasformazione delle divisioni costiere in “divisioni d'occupazione”30. Parallelamente nessuna occasione fu tralasciata per tentare di persuadere i comandi alleati rispetto ad una definitiva partecipazione alla campagna da parte delle truppe italiane.

Nella generale illusione di una imminente liberazione di Roma, la questione di una sempre maggiore partecipazione alla guerra di liberazione era divenuta «un chiodo fisso» per le autorità [italiane] le quali non tralasciarono nessuna

28 Il proseguimento e le linee strategiche della Campagna furono oggetto di contrapposizioni e

divergenze all’interno dei diversi vertici alleati. Schematicamente si contrapponevano diverse posizioni: da un lato stavano i vertici statunitensi, intenzionati a potenziare il fronte francese per affermare la propria sfera di influenza sull’Europa occidentale. Dall’altro, la posizione britannica legata a Churchill, mirava al controllo del Mediterraneo per contrastare la preponderanza russa nell’Europa centrale e balcanica. Una terza posizione di compromesso, quella dei comandi alleati in Italia, accettò le priorità dello sbarco francesi ma insistette e ottenne il proseguimento della Campagna d’Italia seppure con mezzi inadeguati agli obiettivi strategici reali da raggiungere: l’immobilizzazione e il logoramento delle venti divisioni tedesche, altrimenti destinate ad altri importanti fronti.

29 «É molti importante che le truppe italiane concorrano a liberare il territorio italiano. Perciò io

sceglierò le divisioni migliori che dovranno essere armate con l'armamento delle meno buone. [...] Prego perciò il maresciallo Badoglio di scegliere subito le truppe e iniziare l'organizzazione per armare le migliori». Affermazioni riportate in “Comando Supremo, Ufficio operazioni”, folio nº 1615/Op, 1 ottobre 1943 in S. E. Crapanzano, Il primo raggruppamento motorizzato cit., doc. nº 8, p. 142. Le parole di Eisenhower sembrarono più volte venir sconfessate dalle iniziative dei comandi angloamericani, miranti a potenziare i battaglioni lavoratori a discapito dell'unità combattente promessa.

occasione per tornare ad insistere con gli alleati sempre su quel tasto31.

Ulteriori richieste e proposte di intervento ricevettero risposte ambigue dagli alleati, fino alla dichiarazione di guerra alla Germania e il riconoscimento della cobelligeranza italiana. In seguito il generale Eisenhower fu esplicito: non essendo al momento previsto l'impiego su larga scala di forze italiane, si poteva ritenere sufficiente il Primo Raggruppamento motorizzato, dichiarato già pronto32. «La divisione doveva essere ben inquadrata, costituita da elementi scelti, preferibilmente volontari, potentemente e modernamente armata e idonea ad operare in terreno vario e di mezza montagna»33. Il generale Alexander chiarì in seguito che l'impiego era limitato a un raggruppamento motorizzato e a un raggruppamento alpino34.

«L'atto di nascita ufficiale del Primo Raggruppamento motorizzato reca la data del 28 settembre 1943» ma alla sua costituzione definitiva si giunse dopo numerose trasformazioni dovute alle sottrazioni di personale effettuate dai comandi alleati35. Tra ottobre e novembre venne addestrato il personale del Primo Raggruppamento motorizzato e vennero selezionati accuratamente gli ufficiali che, provenienti dagli alti comandi delle divisioni “Legnano”, “Mantova” e “Piceno”, avrebbero dovuto guidare queste truppe di eccellenza36.

31 Ibid., p. 14.

32 Mario Montanari, “Il soldato italiano nella guerra di Liberazione” in Nicola Labanca, Giorgio

Rochat ( a cura di) Il Soldato , la guerra e il rischio di morire, Unicopli, Milano 2006, p. 280.

33 S. E. Crapanzano, Il primo raggruppamento motorizzato cit, p.18.

34 Come ammette lo stesso Crapanzano, al “Primo Raggruppamento motorizzato”, nome scelto

per questo primo nucleo combattente, fu assegnato un numero nella speranza di ampliare la partecipazione bellica italiana con ulteriori successivi raggruppamenti. Ibid, p 23.

35 Ibid. p. 27. Si veda nella tabella 1 l'organico dei reparti inquadrati.

36 Vi furono grosse difficoltà nel reperire ufficiali preparati e motivati a far parte della nuova

brigata. Alcuni comandanti di armata erano restii a cedere parte dei loro migliori uomini per la costituzione del Raggruppamento, perché non del tutto persuasi dalla validità della missione e

Le truppe che ne facevano parte avevano una provenienza composita per provenienza geografica e per esperienze pregresse, determinata principalmente da ragioni ideologico-autoritarie: il 67º Reggimento Fanteria Legnano, accasermato a Brindisi, era composto da soldati lombardi delle classi 1911 e 1912 con una lunga esperienza sui fronti russo, africano e greco-albanese e con una concezione tradizionale del proprio dovere; a questi vennero affiancati il 51º Battaglione d'istruzione di allievi ufficiali di complemento dei bersaglieri che, usciti dalla scuola militare di guerra, rappresentavano la continuazione ideale della casta37. Il Raggruppamento motorizzato, come prima espressione del CIL, «si presenta[va] storicamente come esclusiva creazione della casta militare»38. Come ha affermato Bedeschi nel suo approfondito studio sull'ideologia politica del CIL, si trattava essenzialmente di una formazione di origine verticista39

Tabella1: Composizione organica Primo Raggruppamento motorizzato ( 5500 effettivi)

Comando Divisione Legnano

Fanteria motorizzata

I/67° Battaglione della divisione Legnano

II/67° battaglione della divisione Legnano Bersaglieri 51° battaglione di istruzione allievi ufficiali di complemento

dei bersaglieri

Artiglieria 11° Reggimento motorizzato

+ 5° Reparto Controcarri

Complementi 1 Battaglione complementi su compagnie di fanti, bersaglieri, artiglieri e genieri ( rimasto a lungo incompleto)

persuasi che lo smembramento in corso avrebbe impedito un futuro eventuale impiego delle Grandi Unità ancor integre e disponibili. Molti ufficiali della 7ª rifiutarono la nomina.

37 Questi erano da poco giunti a Bitonto e Bari dove «avevano avuto uno scontro con reparti

tedeschi in fuga, nel quale il loro entusiasmo s'era vieppiù acceso». Lorenzo Bedeschi

L'ideologia politica del Corpo italiano di liberazione, cit., p. 18.

38 Ibid, p. 20

39 Bedeschi estende l'acronimo CIL del Corpo italiano di liberazione anche alle diverse

formazioni del Raggruppamento Motorizzato e ai Gruppi di combattimento, a sottolineare l'unitarietà ideologica e culturale di queste formazioni.

CC.RR. 51ª Sezione ( mobilitata dalla Legione Bari) Genio 1 Compagnia mista genio su plotoni di artieri, telegrafisti

e marconisti

Sanità 34° nucleo chirurgico, 244° Ospedale da campo

+ 1 nucleo sanità + 1 nucleo sussistenza

Varie 1 Nucleo movieri + 1 autoreparto pesante

Fonte: Ministero della Difesa, AUSSME, Il primo raggruppamento motorizzato

motorizzato, Roma 1974.

«Il Raggruppamento prese forma operativa molto lentamente, poiché durante l'intero mese di ottobre il suo organico subì continue variazioni. Ne derivarono, alla fine, una struttura sui generis ed un amalgama laborioso40». Convinti di una rapida avanzata verso Roma senza il bisogno dell'intervento italiano, i comandi alleati tardarono tutto il mese di ottobre prima di concedere l'impiego di questa unità, che fu sottoposta a ripetuti adeguamenti di organico41. Coesione e efficienza vennero inevitabilmente minate, considerando la selezione frettolosa fatta per tentare di colmare i sopraggiunti spostamenti di personale42.

In seguito al trasferimento ad Avellino, compiuto tra il 6 e l'8 novembre '43, le truppe attraversarono un periodo di profondo senso di avvilimento morale a causa dello stretto contatto con la popolazione civile, in un'area tra le più

40 M. Montanari Il soldato italiano nella guerra di liberazione cit, p. 280.

41 Ciò rivela lo scarso interesse dei vertici alleati per la partecipazione in linea delle truppe

italiane, scaturita non da una sentita esigenza anglo-americana ma da contrattazioni tra i comandi alleati e le personalità della Missione Militare Italiana di Collegamento. Il generale Umberto Utili dovette intervenire più volte presso i comandi di Santo Spirito, prima di divenire lui stesso il comandante del Raggruppamento.

42 A metà novembre, a poche settimane dal previsto impiego operativo, lo Stato Maggiore

congedò gli ufficiali non di carriera e i militari di truppa delle classi 1911-1912, privando così il Raggruppamento di circa 600 uomini fra i più addestrati e motivati. Il 3 dicembre i vuoti vennero parzialmente colmati con 450 complementi, senza poter garantire, però, esperienza e affiatamento.

colpite della Campania43. «Per quanto l'incontro con la popolazione fosse stato più che amichevole e festoso, ben presto sorse un serio motivo di attrito politico. […] Si trattava dello scudo di Savoia apposto sulle loro divise»44. La propaganda polemica alimentata dai rappresentanti meridionali dei partiti antifascisti, contrari alla casa monarchica e alla ricostituzione di un esercito, causò ripetuti scontri tra soldati e civili. A questo si aggiungeva la desolazione dei soldati di fronte alla impunità dei numerosi renitenti. Il bando nº8 sull'arruolamento volontario emanato il 28 ottobre 1943 riguardava la chiamata di un numero ampio e vario di classi: si partiva dalle classi 1910, già mobilitate ma poi ritornate a casa a vario titolo, e comprendeva le classi più giovani del 1924 e 1925, fino ad allora parzialmente escluse dai richiami alla leva del regime fascista. Furono soprattutto gli studenti, guidati dall'azionista Antonio Maccanico, ad alimentare nel novembre 1943 l'aspra polemica verso lo scudo sabaudo dei soldati e verso i bandi di arruolamento45.

Gli scontri con la popolazione e le incomprensioni determinate dalla sfiducia della gente nei governanti e nell'istituzione militare contribuirono ad abbassare il morale dei combattenti e ad allentare il senso del dovere e si

43 Prima l'aviazione statunitense e poi le truppe tedesche in ritirata avevano distrutto gran parte

delle strutture edilizie, delle centrali elettriche e delle reti viarie ad Avellino e nel circondario, mettendo definitivamente in ginocchio l'economia della zona. Tutto ciò aveva messo in gravi difficoltà l’intera provincia: con un capoluogo in rovina anche la vita sociale e politica si era frantumata sotto l’immane tragedia della guerra. Questo spiega in parte la vivacità del dibattito polemico alimentato dalle sezioni locali dei partiti politici, in particolar modo comunisti e azionisti, ostili verso la monarchia e le iniziative politiche e militari del governo.

44 Ivi

45 L'assoluto senso di incertezza politica e civile e la crisi sociale che la popolazione meridionale

attraversava si rifletté nella scarsa adesione ai bandi di richiamo, emanati dallo Stato Maggiore per immettere nuove energie nei vari reparti e aumentare il numero dei militari. «Ma durante gli ultimi mesi del '43 ed il primo semestre del '44 il gettito di questi volontari fu relativamente insignificante». Umberto Utili, «Ragazzi in piedi!...», Milano, Mursia, 1979, p. 61.

verificarono i primi fenomeni di diserzione46. Lo Stato Maggiore tentò di provvedere sia con sanzioni disciplinari che con provvedimenti economici: oltre alla concessione di un assegno straordinario proporzionale al grado militare, agli uomini del raggruppamento venne estesa la razione viveri del comando americano, più abbondante e varia di quella concessa dalla sussistenza italiana47.

Durante le prime settimane di novembre, una serie di esercitazioni dimostrative, alla presenza delle autorità italiane e di ripetute commissioni alleate mostrarono l'efficienza bellica e il buon addestramento tattico del raggruppamento, senza per questo trovare sufficienti rassicurazioni circa il prossimo impiego48. Solo il 23 novembre il maresciallo Messe, rientrato dalla prigionia, appena assunta la carica di Capo di Stato Maggiore Generale chiese e ottenne che finalmente un'unità italiana fosse impiegata sulla linea di fuoco49. Nei giorni 25 e 26 novembre ebbe luogo una nuova esercitazione e, grazie al grado di addestramento, alla disciplina e allo spirito raggiunti dal raggruppamento, gli osservatori alleati riconobbero il raggruppamento in grado di entrare in azione50. Il battesimo del fuoco del raggruppamento, guidato dal

46 Tra il 15 e il 20 novembre 27 uomini di truppa e 7 sergenti allievi ufficiali di complemento

dell'Italia centro-settentrionale abbandonarono il Raggruppamento. Cfr ivi

47 Cfr. S.E. Crapanzano, Il primo raggruppamento motorizzato italiano , cit., pp. 39-40

48 Durante l'ispezione del 13 novembre 1943, la commissione composta dagli ufficiali dello stato

maggiore della 5ª armata e del 2°Corpo d'armata americano, notarono alcune deficienze in fatto di materiali in dotazione, recuperati dai depositi militari italiani e certo non all'altezza delle dotazioni alleate. Cfr S. E. Crapanzano, Il Primo Raggruppamento Motorizzato, cit, p 37.

49 Cfr. S. Loi, I rapporti fra alleati e italiani nella cobelligeranza cit, p. 149.

50 La 5ª armata statunitense e l'8ª armata britannica, rallentate nel loro cammino dalle difficoltà

fisiche del territorio appenninico, dalle rigidità climatiche della stagione e dalla ferma difesa dei tedeschi, modificarono parzialmente i loro piani strategici accondiscendendo alle pretese dei vertici italiani di impiegare una minima forza combattente.

generale Dapino, sarebbe avvenuto l'8 dicembre 1943 lungo una dorsale rocciosa in direzione di Cassino in prossimità della Linea Gustav. «Al raggruppamento era affidato il compito di attaccare, prendere e mantenere Monte Lungo51».

Come previsto, due battaglioni di fanteria e una compagnia di bersaglieri furono inviati in missione sulla linea del Volturno con l'incarico di eliminare un caposaldo tedesco della 29ª divisione Panzergrenadier, in appoggio alla 36ª divisione fanteria del 2º Corpo d'armata americano; ma lo scarso spirito di corpo minato dalla recente riorganizzazione e una preparazione inadeguata dell'operazione compromisero il buon esito dell'operazione52. La prima azione italiana, quella che simbolicamente avrebbe dovuto rappresentare la rinascita dell'esercito combattente italiano, fu un insuccesso con numerose perdite umane, marcato ancora una volta dalla dipendenza italiana dalle scelte tattiche alleate53. L'attacco venne ripetuto la notte del 16 dicembre e l'assalto portò alla conquista delle quote prestabilite. Questa volta l’operazione venne condotta con la possibilità di un facile orientamento da parte dei comandanti e della truppa, cosa impossibile per la prima azione, essendo arrivati in linea solo il giorno prima dell’assalto; si inoltre ebbe una più accurata coordinazione tra il reparto italiano

51 S.E. Crapanzano Il primo raggruppamento motorizzato italiano, cit., p. 41.

52 Una fitta e persistente nebbia non permise agli attaccanti di comprendere i progressi compiuti

e i movimenti delle truppe contrapposte. L'azione era stata, approntata senza una preventiva operazione di perlustrazione e scoperta del territorio in cui agire, dato che il Gruppo aveva raggiunto le posizioni il giorno precedente e non aveva avuto l'opportunità di perlustrare la zona di operazioni. Inoltre la divisione americana, che avrebbe dovuto occupare le pendici vicine per proteggere le unità italiane dal fuoco dell'artiglieria tedesca, fallì la missione perché non raggiunse in tempo la quota prevista e gli italiani vennero esposti inermi al fuoco delle truppe tedesche. Cfr Salvatore E. Crapanzano Il primo raggruppamento motorizzato cit., p. 107.

53 Le unità ripiegarono sulle posizioni di partenza e le perdite ammontarono a 47 morti, 102

feriti e 151 dispersi. La fanteria aveva perduto il 40% del suo organico. Cfr. M. Montanari, Il

e le unità statunitensi54.

L'obiettivo raggiunto e gli apprezzamenti di Clark dettero nuove speranze allo Stato Maggiore riguardo un impiego più massiccio per le unità italiane. Il 20 dicembre in un incontro presso la sede del 15º Gruppo d'armate, Badoglio e Messe ricevettero rassicurazioni riguardo a nuovi impieghi delle truppe italiane