• Non ci sono risultati.

Infermiere: Troppo stanco per essere sicuro?

Martedì 20 luglio, 2004

Le notizie. Ciò che è vero per i medici, lo è

anche per gli infermieri: coloro che abitualmente lavorano per lunghe, spesso imprevedibili ore, come, ad esempio, i turni che superano le 12 ore, fanno più errori rispetto a quelli che lavorano meno. Questa è la conclusione di uno studio finanziato dal governo federale e presentato nel numero di luglio / agosto della rivista

Health Affairs. Lo studio è uno dei primi ad

esaminare la relazione tra gli errori medici e la stanchezza tra infermieri che forniscono la maggior parte delle cure dirette ai pazienti dell'ospedale.

Lo studio. Ann Rogers, professore associato

presso la Scuola di Scienze Infermieristiche dell'Università della Pennsylvania, ed i suoi colleghi hanno studiato 393 infermieri che hanno lavorato a tempo pieno negli ospedali

130

di tutto il Paese. Quasi tutti erano di sesso femminile e la maggior parte erano bianchi, di mezza età, alle dipendenze di grandi ospedali urbani e con più di un decennio di esperienza.

Per due settimane, ogni infermiere ha tenuto un registro dettagliato delle sue ore, pause ed errori. Nel complesso, sono stati rilevati, di solito dagli stessi infermieri, 199 errori e 213 quasi errori. La maggior parte degli errori o quasi errori riguardava la terapia farmacologica, compreso il farmaco errato, il dosaggio errato, il paziente errato, la via errata di somministrazione, il

momento errato od il fallimento di tutto l’insieme.

Gli errori ed i quasi errori aumentavano se i turni degli infermieri superavano 12 ore al giorno, se la settimana lavorativa superava 40 ore, o se facevano straordinari non programmati alla fine di un turno normale. "Gli infermieri non sono diversi, rispetto ad altri gruppi professionali" ha detto Rogers. "Se lavorano più ore, il rischio di errori

sale”.

L’impatto sui Pazienti. Come precedenti

studi sui medici in formazione, questo non ha cercato di collegare gli errori

direttamente al danno del paziente. Uno studio precedente, condotto in

Pennsylvania, ha scoperto che l'aggiunta di un paziente chirurgico in più al carico di lavoro di un infermiere aumenta la

probabilità per i suoi pazienti di morire o di subire una grave complicanza.

E, più in generale. La preoccupazione per la

prevalenza di errori medici e gli effetti della stanchezza per i medici in formazione hanno portato a nuove regole, in alcune specialità, che limitano le loro settimane di lavoro a 80 ore ed i turni a massimo 24 ore. Alcuni Stati stanno considerando di imporre limiti ai turni degli infermieri, che sono stati allungati negli ultimi dieci anni, a causa della riduzione del personale da parte degli ospedali e della carenza infermieristica a livello nazionale.

Fonte: Goodman SG. Nurses: too tired to be safe? Washington Post. Tuesday, 20 July 2004. © 2004 The Washington Post Company.

Attività

Chiedere agli studenti di leggere

l'articolo pubblicato dal Washington Post e riflettere sui possibili fattori che possono essere associati con la stanchezza negli infermieri.

Operatore sanitario deprivato dal sonno

Dopo aver completato il suo turno di lavoro di 36 ore, in un grande centro medico universitario, uno specializzando al primo anno di medicina interna, salì in automobile, per andare a casa. Lungo il tragitto, lo specializzando si addormentò al volante della sua auto e colpì una macchina guidata da una donna di 23 anni, che riportò una ferita alla testa che la lasciò disabile per sempre.

La donna ferita (querelante) ha presentato una querela per negligenza contro il centro medico, sostenendo che esso "sapeva, o

avrebbe dovuto sapere, che lo

specializzando aveva lavorato 34 delle 36 ore di servizio e che conosceva, o avrebbe dovuto conoscere, che uno specializzando poteva essere stanco per l’eccessivo numero di ore lavorate e lasciare l'ospedale con il giudizio alterato perché privato del sonno”.

Domande

– Avete incontrato una situazione simile con uno dei vostri coetanei o colleghi lavoratori?

– Se si verifica una situazione simile, cosa consiglieresti allo specializzando alla fine del turno di lavoro di 36 ore? – Sei d'accordo che il centro medico

sia responsabile per i danni subiti dalla donna?

– Quali misure suggeriresti per evitare che simili incidenti si verifichino?

Fonte: Caso offerto dal Professor Armando C. Crisostomo, Divisione di Chirurgia Colo-rettale, Dipartimento di Chirurgia, Scuola di Medicina / Ospedale Universitario delle Filippine, Università di Manila, Filippine.

Un tampone dimenticato dopo un’episiotomia 


Questo caso illustra un errore nei protocolli di controllo nelle sale operatorie.

S.*, una donna di 28 anni, chiama il suo ginecologo, lamentando una storia di tre giorni di perdite vaginali maleodoranti. S.* ha dato alla luce un bambino, 10 giorni prima. Durante il parto, si è resa necessaria * adattato da WHO Patient Safety Curriculum Guide: Multiprofessional Edition, 2011

un’episiotomia. Il ginecologo sospetta un’infezione delle vie urinarie e prescrive un ciclo di antibiotico di cinque giorni.

S.* ritorna dal ginecologo, una settimana più tardi, con gli stessi sintomi, dopo aver completato il ciclo di antibiotici. L’esame vaginale rivela indolenzimento al livello dell’episiotomia e un po’ di gonfiore. Il ginecologo rilegge la cartella di S.* in dettaglio, guardando in particolare alle annotazioni relative al parto ed al conteggio dei tamponi. Il conteggio è stato

documentato nelle note cliniche ed era stato verificato da un secondo infermiere.

Prescrive, quindi, un ulteriore ciclo di antibiotici.

Poiché i sintomi persistevano, S.* decise di chiedere un secondo parere e andò a parlare con un altro ginecologo, che la ricovera per un esame in anestesia e dilatazione con raschiamento. Il secondo ginecologo telefonò al primo, dopo aver trovato un tampone lasciato in sede, durante la chiusura dell’episiotomia.

Attività

Se insegnate agli studenti di scienze infermieristiche, chiedete loro del ruolo dell'infermiere in sala operatoria, in particolare in relazione al tampone lasciato in sede, durante la procedura originale. Chiedete riguardo al processo per evidenziare i fattori sottostanti che possono essere associati con l'evento avverso.

Fonte: Consensus del gruppo di esperti sul Manuale del Programma Formativo sulla Sicurezza del Paziente dell’OMS per le Scuole Mediche. Caso fornito da Ranjit De Alwis, Professore Associato, Università Internazionale di Medicina, Kuala Lumpur, Malesia.

Cambiamento nelle pratiche di routine, senza avvisare il team di assistenza

Questo caso illustra l'effetto del fattore umano sulla Sicurezza del Paziente. Questo evento riflette la mancanza di

comunicazione all'interno del team di assistenza ed il fallimento nel seguire i protocolli di trattamento concordati, che hanno portato alla compromissione delle cure al paziente.

M.* è un odontoiatra specializzato in trattamenti canalari. Di solito, esegue l'intera procedura di trattamento in una sessione, il che è un fatto ben noto al suo team odontoiatrico.

Un giorno, M.* si sentì male, durante

l'esecuzione di una procedura di trattamento canalare sul molare superiore di un

paziente. Poiché non si sentiva bene, decise di non riempire i canali radicolari del dente, e di lasciare questo compito ad un altro appuntamento. M.* non spiegò la situazione all’assistente dentale. Allo stesso tempo, l'assistente dentale non annotò la necessità di una nuova sessione di trattamento canalare.

M.* dimenticò il caso. Il paziente perseguì il suo trattamento odontoiatrico con altri dentisti e, dal momento che la storia non era stata adeguatamente documentata, nessun altro dentista si preoccupò in modo particolare per la cura canalare incompiuta. Successivamente, un altro dentista riempì la cavità del dente, senza accorgersi che i canali radicolari erano vacanti.

Tre mesi più tardi, il paziente ritornò, con una lesione significativa nei pressi della radice dentale e con infiammazione. Fu necessario prescrivere un trattamento antibiotico prima di estrarre il molare malato.

Domande

– Elencate alcuni fattori che possono aver contribuito alla documentazione

incompleta del trattamento non finito. – Quali fattori possono essere stati presenti

e hanno portato gli altri dentisti dei successivi appuntamenti di follow-up a non riuscire a valutare i canali radicolari non riempiti del dente?

– Discutere le responsabilità dei diversi membri del team (nella propria area di pratica) che si riferiscono alla tenuta delle cartelle cliniche ed alla

documentazione nelle stesse.


Fonte: Caso offerto da Shan Ellahi, Consulente per la Sicurezza del Paziente, Servizi di Comunità di Ealing e Harrow, Servizio Sanitario Nazionale, Londra, Gran Bretagna.

Valutare la conoscenza di questo

argomento

Una vasta gamma di metodi di valutazione sono disponibili per questo argomento, tra cui domande a scelta multipla (MCQ), saggi, migliori risposte brevi alle domande (BAQ), discussione di casi (CBD) ed auto-

valutazione. Stimolare lo studente o più studenti ad una discussione in piccolo * adattato da WHO Patient Safety Curriculum Guide: Multiprofessional Edition, 2011

132

gruppo sulla problematica del fattore umano nell’area clinica, rappresenta una modalità efficace di suscitare la comprensione. Se gli studenti sono già nell’ambiente clinico, chiedere loro di osservare come viene utilizzata la tecnologia e quali sono le misure preparatorie per addestrare gli operatori sanitari all’utilizzo.

Valutare l’insegnamento di questo

argomento

La valutazione è importante in quanto permette la revisione di com’è andata una sessione di insegnamento e quali

miglioramenti possono essere fatti. Vedere la Guida per il docente (Prima parte) per una sintesi dei principi di base della valutazione.

Strumenti e bibliografia

Sicurezza del Paziente

National Patient Safety Education Framework,

sections 4.2 and 4.5

(http://www.health.gov.au/internet/safety/publ ishing.nsf/Content/C06811AD746228E9CA2571C60 0835DBB/$File/framework0705.pdf; visitato il 21 febbraio 2011).

Il gruppo del fattore umano in ambito clinico

http://www.chfg.org; visitato il 18 gennaio 2011. Questo sito contiene una presentazione di PowerPoint che spiega chiaramente il fattore umano.

Human factors in health care. Australian

Commission on Safety and Quality in Health Care, 2006

(http://www.health.gov.au/internet/safety/publ ishing.nsf/Content/6A2AB719D72945A4CA2571C50 01E5610/$File/humanfact.pdf; visitato il 21 febbraio 2011).

Gosbee J. Human factors engineering and patient safety. Quality and Safety in Health Care, 2002, 11:352-354. Questo articolo è disponibile

gratuitamente sul Web e fornisce una spiegazione di base del fattore umano e della sua rilevanza per la Sicurezza del Paziente.

La progettazione “a prova di errore”

Grout J. Mistake-proofing the design of health

care processes (prepared under an IPA with Berry

College). AHRQ publication no. 070020. Rockville, MD, Agency for Healthcare Research and Quality, May 2007

(http://www.ahrq.gov/qual/mistakeproof/mistak eproofing.pdf; visitato il 18 gennaio 2011).

Stanchezza degli operatori

Berlin L. Liability of the sleep deprived resident.

American Journal of Roentgenology, 2008;

190:845-851.

Bibliografia

1. Kohn LT, Corrigan JM, Donaldson MS, eds.
To

err is human: building a safer health system.

Washington, DC, Committee on Quality of Health Care in America, Institute of Medicine, National Academies Press, 1999. 


2. Cooper N, Forrest K, Cramp P. Essential guide

to generic skills. Malden, MA, Blackwell,

2006. 


3. National Patient Safety Education

Framework, sections 4.2 and 4.5

(http://www.health.gov.au/internet/safety/ publishing.nsf/Content/C06811AD746228E9CA 2571 C600835DBB/$File/framework0705.pdf; visitato il 21 febbraio 2011).

4. Pilcher JJ, Huffcutt AI. Effects of sleep deprivation on performance: A meta-analysis.

Sleep, 1996, 19:318-26. 


5. Weinger MB, Ancoli-Israel S. Sleep deprivation and clinical performance. Journal of the

American Medical Association, 2002,

287:955-7.

6. Runciman W, Merry A, Walton M. Safety and

ethics in healthcare: a guide to getting it right, 1st ed. Aldershot, UK, Ashgate

Publishing, 2007.

7. Vincent C. Clinical risk management–

enhancing patient safety. London, British

Medical Journal Books, 2001.

8. Flin R, O’Connor P, Crichton M. Safety at the

sharp end: a guide to nontechnical skills.

Aldershot, UK, Ashgate Publishing Ltd, 2008. 
 9. Dawson D, Reid K. Fatigue, alcohol and 


performance impairment. Nature, 1997, 388:235–237.

10. Carayon P. Handbook of human factors and

ergonomics in health care and patient safety.

Mahwah, NJ, Lawrence Erlbaum, 2007. 11. Haynes AB et al. A surgical safety checklist to

reduce morbidity and mortality in a global population. New England Journal of Medicine, 2009, 360:491-499.

Le diapositive per l’Argomento 2: