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L’evoluzione dei consumi delle famiglie italiane

Nel documento Volume Rapporto 1999 (.pdf 3.8mb) (pagine 91-94)

4. LE NUOVE TENDENZE DEI CONSUMI ALIMENTARI

4.1. L’evoluzione dei consumi delle famiglie italiane

Negli ultimi quindici anni i consumi totali delle famiglie italiane sono passati da 859 miliardi di lire nel 1985 a quasi 1.150 miliardi nel 1999, con un aumento complessivo del 33,7% in termini reali (tab. 4.1)1. Il periodo in cui si è concentrata la gran parte della crescita dei consumi è stato la seconda metà degli anni ottanta, allorquando il ritmo di incremento si era attestato al 3,4% annuo.

Nel quinquennio successivo la dinamica di crescita dei consumi si era fortemente ridimensionata, portandosi all’1,2% annuo. Nei primi anni no-vanta il panorama politico ed economico in Italia era mutato profondamente.

La stretta economica e l’incertezza dominante le aspettative future del paese avevano indotto le famiglie italiane a rivedere i propri piani di spesa. La re-cessione aveva portato non soltanto a un calo significativo dei consumi ali-mentari ma anche, e per la prima volta, a un ridimensionamento dei consumi non alimentari. D’altro canto, la politica di quegli anni aveva come obiettivo primario il risanamento dei conti pubblici attuato attraverso un aumento del-la pressione fiscale che andava incidendo profondamente sui redditi delle famiglie e, di conseguenza, sulla loro capacità di spesa.

Nella seconda metà degli anni novanta il clima politico ed economico più favorevole ha determinato una ripresa del ritmo di crescita dei consumi delle famiglie (+2% come media annua). In particolare, nel 1997 i consumi totali hanno evidenziato un’accelerazione della dinamica di aumento (+3%) che può trovare una valida motivazione, anche se non esclusiva, nella restituzio-ne del fiscal drag restituzio-nella busta paga degli italiani. La recuperata disponibilità di reddito si è tradotta in un maggior potere di acquisto da parte delle

fami-1. I dati sui consumi delle famiglie italiane su base nazionale, riportati nel presente pa-ragrafo, fanno riferimento alla nuova metodologia ISTAT di contabilità nazionale SEC95.

glie che ha interessato maggiormente i consumi non alimentari (+3,4%) ma che non ha mancato di coinvolgere anche i consumi alimentari (+1,6%). Gli effetti previsti sono proseguiti pure nel 1998 con una conferma nel 1999.

I consumi alimentari delle famiglie italiane hanno mostrato la medesima tendenza individuata per i consumi totali, con valori molto più ridotti. Infatti, nel quindicennio considerato i consumi alimentari sono aumentati, nel com-plesso, soltanto dell’1,8% in termini reali, per attestarsi, nel 1999, a 189 mi-liardi di lire. Una percentuale di incremento assai contenuta, soprattutto se posta in relazione con la dinamica di crescita fatta registrare, nello stesso pe-riodo, dai consumi non alimentari (+42,5% a prezzi costanti).

Altrettanto significativo è il confronto effettuato sulla base della spesa corrente per i consumi, grazie al quale è possibile rilevare un differente rit-mo di aumento dei prezzi. Per la componente non alimentare l’incremento dei prezzi, nell’intero periodo, è stato mediamente pari al doppio di quello evidenziato dalle quotazioni dei beni alimentari. Da questi dati emerge chia-ramente l’importante contributo positivo fornito dai generi alimentari sul fronte dell’inflazione, un contributo che si è rinnovato nel tempo.

Con questa tendenza, i consumi alimentari continuano a perdere peso nel paniere di spesa delle famiglie italiane: dal 24% nel 1985 la quota di spesa destinata ai generi alimentari è passata al 20,5% nel 1990 per attestarsi al 15,8% nel 1999 (tab. 4.2). Raggiunta una certa soglia di reddito e di benesse-re, i consumi alimentari vengono influenzati solo marginalmente dai muta-menti della congiuntura economica e, in via più diretta, dalle variazioni del reddito disponibile. Del resto, i dati di tendenza poc’anzi esaminati poneva-no in evidenza la stabilità della componente alimentare dei consumi ad uponeva-no Tab. 4.1 - I consumi delle famiglie in Italia

1985 1990 1995 1996 1997 1998 1999 Miliardi di lire correnti

Consumi alimentari e bevande

116.808 156.292 186.966 193.339 196.641 200.063 201.742

Consumi non alimentari 365.262 605.181 877.505 929.056 984.651 1.031.122 1.076.768 Totale consumi sul

terri-torio economico

482.070 761.473 1.064.471 1.122.395 1.181.292 1.231.385 1.278.510

Miliardi di lire 1995

Consumi alimentari 185.844 194.652 186.966 184.859 187.864 189.319 189.255 Consumi non alimentari 672.990 809.614 877.505 888.251 917.535 939.806 959.060 Totale consumi sul

terri-torio economico

858.834 1.004.266 1.064.471 1.073.110 1.105.399 1.129.125 1.148.315

Fonte: ISTAT.

stadio dell’economia, qual è quello attuale, di raggiunto benessere e soddi-sfazione nutrizionale da parte delle famiglie italiane, pur con delle significa-tive differenze a livello territoriale e sociale.

In una situazione in cui non è più possibile incrementare, se non margi-nalmente, i consumi di generi alimentari sotto il profilo quantitativo, l’attenzione si sposta su di un piano qualitativo, inteso nella doppia valenza dei servizi incorporati nei beni acquistati, da un canto, e del contenuto intrin-seco delle materie prime utilizzate per ottenere i prodotti, dall’altro. Ciò va ad innestarsi nell’analisi dei modelli prevalenti di consumo delle famiglie i-taliane i cui mutamenti sono rinvenibili attraverso l’evoluzione strutturale della spesa per generi alimentari.

Limitatamente alla seconda metà degli anni novanta è possibile rilevare, all’interno della spesa alimentare delle famiglie italiane, soltanto lievi spo-stamenti fra una categoria e l’altra di beni tendenti a confermare la fase di maturità in cui già da tempo si trovano questi consumi. Nell’ambito dei ge-neri alimentari i movimenti relativamente più significativi riguardano le se-guenti voci: “pane e cereali” sono in leggera e costante crescita con una quo-ta che nel 1999 si è attesquo-taquo-ta al 16,6% della spesa per alimenti; la “carne”

continua a perdere importanza nell’ambito del paniere delle famiglie, con un peso sceso al 22,8%; “latte, formaggi, uova” riducono anch’essi, benché in termini minimi, il peso (13,3%); la “frutta” presenta una tendenza lievemen-Tab. 4.2 - Composizione percentuale dei consumi finali delle famiglie italiane per categoria

Categorie 1995 1997 1999

- pane e cereali 16,1 16,4 16,6

- carne 24,3 23,4 22,8

- pesce 6,4 6,5 6,5

- latte, formaggi, uova 13,6 13,5 13,3 - oli e grassi 5,0 5,6 5,1

- frutta 6,7 6,2 6,5

- vegetali incluse le patate 10,8 10,7 10,9 - zucchero, marmellate, miele, sciroppi,

ciocco-lato e pasticceria 6,3 6,5 6,5 - caffè, the, cacao 1,5 1,5 1,5

- generi alimentari n.a.c. 0,3 0,3 0,3 - bevande analcoliche 4,4 4,6 4,9 - bevande alcoliche 4,6 4,8 5,1 Consumi alimentari e bevande 100,0 100,0 100,0

17,6 16,6 15,8

Consumi non alimentari 82,4 83,4 84,2

Totale consumi sul territorio economico 100,0 100,0 100,0 Fonte: ISTAT.

te calante con un recupero, però, nell’ultimo biennio (6,5%); il “pesce” man-tiene la propria posizione al 6,5% così come la voce “vegetali incluse le pa-tate” (10,9%), in leggera ascesa rispetto al 1995.

Per quanto concerne le bevande, la distribuzione della spesa alimentare delle famiglie italiane assegna una quota via via maggiore tanto alle bevande analcoliche, collocatesi al 4,9% nel 1999, quanto alle alcoliche, le quali han-no toccato il 5,1% del paniere alimentare. Le dinamiche recenti evidenziahan-no un aumento nella quota di spesa per bevande analcoliche. Per le bevande al-coliche si registra invece un drastico calo in termini reali (-24,7%

nell’ultimo decennio), mentre in termini nominali tale tendenza è attenuata dall’aumento dei prezzi.

Dai dati esaminati poc’anzi trova conferma un modello di comportamento alimentare fondato su una dieta con minore contenuto di proteine animali e orientata sempre più a contenere prodotti con forte valenza salutistica nonché a tener conto delle esigenze connesse a una società terziarizzata come la no-stra. Se da un lato una più diffusa informazione rende maggiormente edotti i consumatori sui contenuti salutistici dei prodotti acquistati, sul rapporto qualità/prezzo e sul livello dei servizi in essi incorporati e, perciò, consapevoli delle proprie scelte alimentari, dall’altro lato, la Grande Distribuzione gioca un ruolo via via maggiore con strategie orientate a

“fidelizzare” i consumatori, in risposta alla crescente diversificazione e complessità degli stili alimentari che rendono particolarmente difficoltosa una previsione dei comportamenti di acquisto da parte delle famiglie italiane.

Gli stili di vita prevalenti, accompagnati da abitudini alimentari legate al-le specificità geografiche, l’orientamento a consumare prodotti di qualità, il ruolo della Grande Distribuzione sono i fattori che più influenzano i diffe-renti modelli di comportamento alimentare rilevabili nella nostra società.

Nella composizione percentuale dei consumi emergono delle differenze esistenti nella struttura della spesa alimentare a livello territoriale. Pur tutta-via vi è da rilevare che le famiglie dell’Italia settentrionale tendono a con-sumare relativamente più pane e cereali, più latte, formaggi e uova, più be-vande e meno pesce (tab. 4.3). La dieta alimentare media delle famiglie dell’area centrale è, invece, a maggior contenuto di carne, patate, frutta, or-taggi e con meno pane e cereali, mentre l’alimentazione domestica nel Mez-zogiorno è, di contro, più ricca di pesce, di oli e grassi con relativamente mi-nore importanza delle bevande.

Nel documento Volume Rapporto 1999 (.pdf 3.8mb) (pagine 91-94)