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PARTE III: LA DOCUMENTAZIONE STATUNITENSE

10. Ripensare la questione della droga

10.6 La corruzione

In qualunque direzione vada l’uso della droga, la manifattura, il contrabbando e la distribuzione possono operare più efficientemente corrompendo pubblici ufficiali.Né nel 1989, né nel 1992 le Strategy facevano riferimento alla corruzione, un altro dilemma contro cui le forze dell’ordine devono scontrarsi nella guerra alla droga, sebbene si parli di campanilismo tra agenzie federali383. Parlare di rivalità tra le agenzie è accettabile, poiché

viene considerato un normale aspetto del processo burocratico384. La corruzione, d’altro canto, non è menzionabile. Qualsiasi strategia, tuttavia, che non prenda in considerazione la possibilità di un aumento della corruzione a seguito di un ampliamento delle forze si può considerare, di per sé, gravemente compromessa. Dal momento in cui si intende fare pressioni su produttori stranieri, si rende altresì necessario lavorare a fianco delle autorità di paesi come la Colombia, la Bolivia, Panama e il Perù, ovvero paesi in cui la corruzione è un elemento con cui le forze dell’ordine hanno una certa familiarità.

Procedendo con questo principio, il Bureau of International Narcotics Matters del Dipartimento di Stato riuscì a scoprire che Jorge Luis Ochoa, uno dei principali trafficanti di droga colombiani, “was able to buy his freedom through the intimidated and vulnerable Colombian judicial system”385.

382 E’ stato, a partire dalla fine degli anni ’90, il caso della metanfetamina. Le droghe

sintetiche, d’altro canto, hanno creato nuovi centri di produzione, non solo nel continente americano (Messico), ma anche e soprattutto nel continente europeo, asiatico e medio- orientale.

383Office of National Drug Control Policy, “National Drug Control Strategy: A Nation

Responds to Drug Use”, US Government Printing Office, Washington, D.C., 1992, p. 11.

384 La Strategy suggerisce che “we should be extremely reluctant to restrict within formal

and arbitrary lines” l’estensione dei battibecchi burocratici quando sono attribuibili a “overriding spirit and energy of our front-line drug enforcement officers”.

Office of National Drug Control Policy, “National Drug Control Strategy: A Nation Responds to Drug Use”, US Government Printing Office, Washington, D.C., 1992, p.8.

385 US Department of State, Bureau of International Narcotics Matters, “International

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Circa la Colombia, la giornalista del New Republic, Tina Rosemberg osservò:

“In general, the closer an institution gets to the traffickers, the more corrupt it becomes. Cocaine's new income opportunities for judges have been well documented. Prosecutors are less corrupt, but it is a matter of logistics, not morals: it is simply easier to win cases by bribing judges, or the police. ... Policemen, the infantry in the war on drugs, are usually young men from slum neighborhoods with third grade educations – exactly the profile of a drug dealer, and the line between the two tends to blur on the job”386.

Non conta, dunque, quanto onesti siano gli agenti statunitensi impegnati altrove, in quanto potrebbero comunque trovarsi ad operare in un clima di corruzione degli ufficiali.

Secondo un cablogramma dell’ambasciata americana a Bogotà del 1992, i rapporti DEA indicavano che 20 senatori su 100, 8 rappresentanti su 161 e 4 governatori dipartimentali su 17, l’11% dgli ufficiali pubblici eletti nell’Ottobre 1991, fossero sospettati di avere collegamenti con i trafficanti387. In alcuni casi, le prove sono scarse, non indicando il livello dei coinvolgimenti o se fossero consapevoli dei contributi alle campagne elettoriali – una pratica universale nella politica colombiana. In casi, tuttavia, i rapporti coi narcotrafficanti erano così stretti da includere periodi di detenzione nelle carceri statunitensi e condanne negli Stati Uniti e in Venezuela. Un senatore, Samuel Escurceria Manzi, veniva descritto addirittura come “armed and dangerous fugitive”.

Secondo il cablogramma, ancora durante l’amministrazione Gaviria (1990-1994), nonostante si fossero registrati alcuni successi nell’esclusione dai vertici dell’amministrazione di persone collegate al traffico, i politici ed il governo colombiano continuavano ad operare sotto la lunga ombra della “narco influence”. Ciò era particolarmente evidente nel congresso e nei governatorati dipartimentali. Uno studio estensivo della DEA e del Dipartimento di Stato mostravano che il 20% dei senatori, il 5% della Camara de Rapresentates ed il 15 percento dei governatori dipartimentali eletti ad Ottobre avevano collegamenti col narcotraffico.

Nonostante ciò, secondo l’ambasciata le elezioni di Ottobre avevano visto qualche progresso nella pulizia della politica colombiana. Molti vecchi baroni dei partiti liberale e conservatore, tradizio nalmente i più suscettibili di connessioni con i trafficanti, videro i propri voti in calo, perdendo molto potere a livello locale. Un caso importante era quello di Alberto Santofimio, descritto dal documento come “a notorious narcopol”, il quale vide vide il proprio ventennale movimento sciogliersi nel Dipartimento di Tolima.

386 Rosenberg, Tina, “The Kingdom of Cocaine: A Report from Colombia”, New

Republic, 27 Novembre 1989.

387 US Embassy, “’Narcopolis’, While in Some Cases Weakened, Still a Strong Force in

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Mentre era ancora al potere, Santofimio fallì nel portare altri membri nel senato (o nel goverantorato di Tolima) e si ritrovò da solo come rappresentante nel Congresso. Il trand elettorale contro i baroni mostrato nel 1991, portato sul lungo periodo, avrebbe alleggerito, secondo il rapporto, l’influenza dei narcotrafficanti nella politica nazionale e dipartimentale. Interpellato il Ministro della Difesa colombiano Rafael Pardo, egli affermò che il congresso uscito dalle nuove elezioni sarebbe stato “as even more responsive to narco pressures than previous ones”. Questo modo di vedere la vicenda tuttavia non era universalmente condiviso.

Non meno pericolosa della presenza di corroti nella politica era la paura e l’intimidazione che la “drug mafia” poteva svolgere verso i membri onesti. Questa forma di controllo insidioso, che caratterizzò il dibattito costituzionalista dell’anno precedente circa il trattato d’estradizione, richiamava la capacità del Cogresso colombiano di svolgere un dibattito aperto e libero per il raggiungimento di decisioni democratiche388.

In Perù, gli ufficiali di polizia corrompevano i propri superiori per essere trasferiti nelle zone d’interdizione, dove avvenivano gli atterraggi illegali. Il Procuratore generale del Perù disse nel Marzo 1992: “Many police men, instead of fighting against drug trafficking... are involved in it”389.

In Perù, infatti, la corruzione era a livelli agghiaccianti per pervasività – anche i militari collaboravano e proteggevano i trafficanti – che fu messa più volte a repentaglio la sicurezza degli agenti della DEA e dei consiglieri statunitensi. Stephen Trujullo descrisse uno dei molti incidenti:

“On June 15, 1990, three other DEA advisers and I accompanied the drug police to Tocache, north of the Santa Lucia base. Hovering over the municipal airfield in our helicopters, we caught soldiers red-handed as they transferred a load of cocaine base to a stash house. We landed and chased the fleeing soldiers back to their barracks, only to be surrounded by the remainder of the garrison. The soldiers raised their assault rifles, and their commander ordered us to surrender our weapons. Only the adroit diplomacy of the senior DEA agent saved us”390.

La stessa polizia degli Stati Uniti è stata egualmente suscettibile alle tentazioni del denaro. Molti sono i casi conosciuti.

388 Solo la prima parte del cablogramma è leggibile e di senso compiuto. Il resto è

ampiamente censurato.

389 Brown, James, “Fighting the Drug War in the Skies Over Peru”, The New York

Times, 28 Marzo 1992.

390Stephen G. Trujillo, “Corruption and Cocaine in Peru”, The New York Times, 7 Aprile

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A New York City le inchieste della Knapp Commission portò alla scoperta di uno scandalo si corruzione e stupefacenti nel corpo di polizia. Patrick V. Murphy, con forte reputazione riformista, fu reclutato dalla Police Commissioner di New York all’indomani della scoperta della commissione. Nella sua autobiografia scrisse: “We ultimately discovered that the narcotics units under the previous police administration had made major contributions to the city's drug traffic. It was this area of corruption more than anything else which most shocked me”391.

La corruzione non era confinata a New York. Membri del Los Angeles Country Sheriff’s Department furono coinvolti in quella che il Los Angeles Times del 24 Ottobre 1989 definì “one of the words corruption cases” nella storia del dipartimento. I videotape mostravano uno dei membri prendere tre mazzette da 100 dollari per un complessivo di 10.000 dollari dalla borsa a tracolla di un intermediario e metterli nella ventiquattrore del collega.

Sebbene le possibilità di corruzione esistano in qualsiasi ordinamento posto a contrastare le attività criminali, è in particolare nell’antidroga che gli agenti e gli ufficiali hanno a che fare con grandi somme di denaro e droghe con grande valore di mercato. In breve, la corruzione, secondo Skolnick andrebbe considerata come un costo prevedibile rispetto all’espansione di drug law enforcement senza precedenti. Come sostenuto ad inizio anni ’90 da Peter Reuter: “The incentive to bribe criminal justice officials is positively related to the intensity of enforcement”392.