PARTE III: LA DOCUMENTAZIONE STATUNITENSE
8. Limiti e conseguenze degli sforzi antidroga statunitensi, un’analisi critica
8.1 Una base analitica di comprensione: “risks and prices”
Secondo Reuter una base analitica della strategia antidroga statunitensi non poteva prescindere da un approccio definito “risks and prices”317. Il suo assunto di base è che i programmi dal lato dell’offerta concentrandosi su parti del sistema di distribuzione lontane dal consumatore, possono influenzare solo il prezzo pagato da quest’ultimo. Tali tipologie di programmi, secondo l’approccio di Reuter, non sono in grado di restringere la disponibilità fisica di cocaina negli Stati Uniti. Semplicemente ci sono troppi coltivatori, esportatori e contrabbandieri perché le forze dell’ordine possano in qualche modo limitare la disponibilità per il consumo statunitense. La questione quindi è come i programmi internazionali influenzano i rischi e gli altri costi dei fornitori e come ciò, in cambio, possa colpire il regime di prezzi negli Stati Uniti.
Ogni tipo di programma concentrato sull’offerta – eccetto quelli volti al mercato al dettaglio -318 affliggono direttamente un particolare settore del sistema di produzione e distribuzione di cocaina.
316 Reuter, Peter, “The Limits and Consequences of U.S. Foreign Drug Control Efforts”,
Annals of the American Accademy of Politica and Social Science, Vol. 521, Drug Abuce: Linking Policy and Research, Maggio 1992, pp. 151-162.
317Reuter, Peter e Kleiman, Mark, “Risks and Prices: An Economic Analysis of Drug
Enforcement”, in “Crime and Justice: An Annual Review of Research”, Vol. 7, ed. Michael Tonry e Norval Morris, University of Chicago Press, Chicago, 1986. Cave, Jonathan e Reuter, Peter, “The Interdictor's Lot: A Dynamic Model of the Market for Drug Smuggling Services” RAND, Santa Monica, 1988.
Mark Kleiman and Kerry Smith, “State and Local Drug Enforcement”, in “Drugs and Crime”, ed. Michael Tonry e James Wilson, University of Chicago Press, Chicago, 1990.
318 In questi casi, infatti, solitamente l’influenza delle operazioni antidroga ricadono
direttamente sui costi ai consumatori, non sono solo un rifletto dei costi dell’intermediario.
Moore, Mark, “Achieving Discrimination in the Effective Price of Heroin”, American Economic Review, Vol. 63, Maggio 1973.
155
Per esempio, le eradicazioni dei raccolti aumentano i rischi ed i costi dei coltivatori; che dovrebbero riflettersi su prezzi che i raffinatori; questo dovrebbe a sua volta riflettersi sui prezzi che egli deve pagare per ogni foglia, in modo che il coltivatore resti interessato a fare questo tipo di affari. Le distruzioni di raffinerie, invece, portano ad aumentare la differenza fra i prezzi che il raffinatore paga per ogni foglia di coca e il prezzo che riceve dagli esportatori quando vende il prodotto finito. Analogamente, le operazioni d’interdizione incrementano i rischi ed i costi per i contrabbandieri, facendosi infine sentire sui prezzi di import/export. Ciò che si evince è che questi programmi avranno pure effetti indiretti sugli altri settori, ma principalmente si concentrano su un settore specifico319. Un’importante conseguenza è il cambiamento indotto non dai partecipanti ai diversi livelli del sistema produttivo, ma il prezzo finale pagato dai consumatori. All’aumento dei rischi e dei costi di ogni fase del processo, è ragionevole ritenere che il prezzo al dettaglio ne verrà colpito. Anche se questo potrebbe avere effetti immediati ridotti sul consumo, potrebbe, a lungo termine, determinare una riduzione dei tassi di nuovi consumatori e di nuovi tossicodipendenti – secondo Reuter in maniera non dissimile da ciò che fecero le tasse sulle sigarette rispetto ai giovani fumatori320.
Assumiamo, dunque, che l’aumento del prezzo in un passaggio della produzione o della distribuzione contagia il resto del percorso; per esempio, l’aumento di 1.000$ sul prezzo di sbarco della cocaina, aumenterà il prezzo finale di 1000$ più un modesto incremento legato ai crescenti rischi e costi d’inventario. In effetti, l’ipotesi è quella che vi sia competizione in ogni fase della distribuzione, con il prezzo finale determinato più che altro dai rischi e dai costi aggiuntivi di esercizio in quel determinato livello di mercato. Caulkins ha prestato nel 1990 un modello alternativo nel quale gli aumenti del prezzo erano moltiplicativi; per esempio, un aumento del 10% nel prezzo base avrebbe generato un aumento del 10% nel prezzo al dettaglio321. Anche se Caulkins produceva prove suggestive
sulla proporzionalità dei prezzi nella storia degli Stati Uniti, le ipotesi del modello sul comportamento della distribuzione non era intuitivo e le prove insufficienti.
319 Per esempio, l’interdizione può colpire il prezzo delle foglie, arrivando fino ai prezzi
al dettaglio, riducendo la domanda finale, nonché il quantitativo di foglie necessarie per la produzione ed aumentando i costi dei trasporti.
Reuter, Peter, Crawford, Gordon e Cave Jonathan, “Sealing the Borders: The Effect of Increased Military Involvement” in “Drug Interdiction”, RAND, Santa Monica, 1988.
320Lewit, Eugene e Coate, Douglas, “The Potential for Using Excise Taxes to Reduce
Smoking”, Journal of Health Economics, Vol. 1, 1982.
321 Caulkins, Jonathan, “The Distribution and Consumption of Illicit Drugs: Mathematical
Models and Their Policy Implications”, Ph.D. diss., Massachusetts Institute of Technology, 1990.
156
8.1.1 Analisi dei prezzi
Un’analisi del prezzo della cocaina in differenti fasi del sistema di produzione e distribuzione mostra i limiti strutturali dei programmi internazionali, in particolare quelli collegati al settore agricolo. La tavola 1 mostra i prezzi del 1988.
PREZZI DELLA COCAINA DURANTE LE FASI DI DISTRIBUZIONE, 1988
In coltivazione $750 Export (Colombia) $2.000 Import (Miami) $15.000 All’ingrosso (1 kg a Detroit) $23.000 Oncia (Detroit) $47.000 Dettaglio (unità di 1 g) $135.000 Fonte: U.S. Department of Justice, Drug Enforcement Administration
Le cifre sono, per la verità, approssimative; per esempio, il prezzo delle foglie richieste per produrre un chilo di cocaina potrebbero essere altrove tra i 500$ e i 1.500$322. Non di meno, tre punti sono molto chiari e non sembrano influenzati da qualunque problema di misurazione.
Innanzitutto, i la produzione di foglie contava una quota certamente banale del prezzo finale della cocaina ai consumatori statunitensi, probabilmente meno dell’1%. Secondo, anche nel momento in cui la cocaina aveva raggiunto il punto d’esportazione, il prezzo era ancora meno del 5%, al peggio 2%, del prezzo al dettaglio. Terzo, i costi di contrabbando – inclusi i profitti per i contrabbandieri – contavano meno del 10% sullo stesso prezzo al dettaglio.
La maggior parte dei costi per ottenere la droga era rappresentata dai pagamenti agli intermediari, alla fine del sistema di distribuzione, probabilmente perché quest’ultimi si assumevano la maggior parte dei rischi, sia verso il sistema giudiziario penale che verso i competitors323.
Solo se i programmi internazionali avessero decisamente aumentato i rischi ed i costi di queste componenti dell’industria della cocaina, secondo Reuter, ci sarebbero state delle sensibili differenze.
322 Il range rappresenta in parte l’enorme variazione dei prezzi. Nella regione Cocha-
Bamba della Bolivia, sin dal 1986, il range in un anno poteva variare da 1 a 5.
323 Il motivo per questa osservazione sta nel fatto che gli intermediari di basso livello
dovevano diffondere i loro rischi su una piccola quantità di cocaina rispetto ai
contrabbandieri e ai rivenditori di alto livello. Quindi, il guadagno per grammi, in dollari, sarebbe stato più elevato alla fine dello scambio.
157