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Valutazione ed efficacia della strategia all’inizio degli anni ’90

PARTE III: LA DOCUMENTAZIONE STATUNITENSE

6. La politica antidroga statunitense nelle Ande – “Andean Initiative”

6.2 Valutazione ed efficacia della strategia all’inizio degli anni ’90

L’amministrazione ed altri gruppi in fase di valutazione della “Andean Initiative” offrirono conclusioni diverse. Secondo Perl, una parte era incoraggiata dai risultati raggiunti e ottimista per il proseguo, mentre altri ipotizzavano che la fase di “start up” fosse sì stata lenta, ma le prospettive, a processo iniziato, fossero promettenti; altri ancora però sostenevano che la strategia avesse già sufficientemente provato di essere un sostanziale fallimento e che difficilmente avrebbe avuto sorte diversa222. Certamente un giudizio, ancora oggi, a più di vent’anni di distanza, è tutt’altro che semplice.

6.2.1 Primo giudizio dell’amministrazione: 1991

Nonostante dalla documentazione risalente all’inizio del 1992 non sia possibile stabilire eventuali successi a breve termine della “Andean Initiative”, in particolare circa la possibilità di ridurre del 15% il totale di cocaina in arrivo negli Stati Uniti nell’arco di due anni, i funzionari amministrativi apparivano particolarmente incoraggiati dai risultati che la strategia avrebbe potuto ottenere. Per esempio, le statistiche della DEA, rivelavano nuovi livelli di sequestri di cocaina e distruzione di laboratori attraverso Operation Snowcap. Secondo questi dati, tra il 1990 e il 1991 il Drug Suppression Program avrebbe sequestrato, rispettivamente, 3.5 e 5.5 tonnellate di cocaina e distrutto 179 e 181 laboratori223. Il 10 Ottobre 1990, l’Assistant Secretary of State for International Narcotics Matters, Melvyn Levitsky, analizzò il primo anno della Andean strategy e annotò successi e problematiche. Tra i successi si consideravano:

1) Lo start up: le agenzie dell’esecutivo erano state in grado di sviluppare insieme dei piani di rafforzamento.

2) L’avanzato impegno di nuovi governi democratici nell’area andina nella condivisione di obiettivi statunitensi.

3) Il focus coordinato fra Stati Uniti e pesi andini su target di alto livello e un miglior uso dell’intelligence per supportare le operazioni.

4) L’aumento dei sequestri e delle pressioni poste sulle organizzazioni del traffico. 5) La dispersione delle attività di traffico determinata dal rafforzamento dei sistemi di

monitoraggio e rilevamento da parte dei militari statunitensi

6) L’avvio di programmi economici produttivi alternativi per i coinvolti nella produzione di coca.

222 Perl, Raphael F., “United States Andean Drug Policy: Background and Issues for

Decisionmakers”, Journal of Interamerican Studies and World Affairs, Vol. 34, N. 3, 1992, pp. 13-35.

223 Drug Enforcement Administration, Drug Suppression Program (FY 1990-FY 1991), in

appendice a Perl, Raphael F., “United States Andean Drug Policy: Background and Issues for Decisionmakers”, Journal of Interamerican Studies and World Affairs, Vol. 34, N. 3, 1992, pp. 13-35.

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Tra le problematiche, invece, figuravano:

1) Le preoccupazioni che il Congresso, destinando fondi d’assistenza economica a destinatari “hi-priority”, avrebbe potuto lasciare meno spazio discrezionale al presidente in materia di fondi per i programmi antidroga.

2) Il bisogno di tessere programmi in modo da non affliggere il fragile tessuto sociale, economico e politico-istituzionale degli stati sovrani.

3) Il bisogno di aumentare il ritmo di distruzione dei laboratori e delle confische di cocaina sin nei paesi di produzione.

4) La necessità di sviluppare nuovi meccanismi internazionali per affrontare il riciclaggio di denaro e i flussi di prodotti chimici.

5) La necessità di programmi migliori per l’utilizzo dei beni sequestrati e per negare ai trafficanti la possibilità di sfruttare le scappatoie giudiziarie esistenti nei paesi d’origine che li permetterebbero di riottenere tali beni.

6) Il bisogno di sviluppare programmi cooperativi per operare a livello di diritti umani e corruzione224.

6.2.2 I successivi giudizi del General Accounting Office e di Melvyn Levitsky

Dal momento in cui la “Andean Initiative” entrò nel terzo anno di operatività, furono rilasciati tre rapporti identificanti le principali problematiche e sfide per il suo rafforzamento; uno dello State Department Inspector General sugli sforzi antidroga in Bolivia, uno del General Accounting Office (GAO) sui programmi in Perù ed un altro rapporto GAO sull’assistenza antidroga in Colombia225.

Il rapporto GAO sul Perù concludeva che fosse piuttosto improbabile, al 1991, che la strategia antidroga statunitense sarebbe stata di qualche efficacia in Perù finché non fossero stati compiuti progressi significativi nel superare una serie di complessi ostacoli, peraltro non controllabili da parte degli Stati Uniti. Questi includevano: difficoltà nel rafforzare il controllo governativo sui militari e sulla polizia coinvolta nelle operazioni; l’estesa corruzione; lo scarso coordinamento tra agenzie di polizia e militari nel paese; lo scarso controllo degli aeroporti.

224 Levitsky, Melvyn, Stateman of Assistant Secretary of State davanti allo House

Government Operations Subcommittee, Govermment Printing Office, Washington D.C., 23 Ottobre 1991.

225 US Department of State (US-DS), “Drug Control Activities in Bolivia: Audit Report

1-CI-030”, Office of the Inspector General, Government Printing Office, Washington D.C., Ottobre 1991;

US General Accounting Office (US-GAO), “The Drug War: US Programs in Perù Face Serious Obstacles”, GAO, Washington D.C., Ottobre 1991;

US General Accounting Office (US-GAO), “Observation on Counternarcotics aid to Colombia”, GAO, Washington D.C., Settembre 1991.

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Ancora, l’instabilità politica causata dai gruppi ribelli (Sendero Luminoso); una economia pesantemente dipendente dalla produzione di cocaina; le violazioni di diritti umani perpetrate sia dalla polizia che dall’esercito226.

Il rapporto dell’Ispettore Generale del Dipartimento di Stato sulla Bolivia notava che, sebbene la quantità e la qualità dell’assistenza antinarcotici statunitense fosse stata aumentata, ad essa non era corrisposta alcun ridimensionamento dell’industria della droga – che ancora forniva il 35% della cocaina mondiale.

Il rapporto suggeriva che i progressi nella lotta al traffico nel paese fossero un’impresa a lungo termine, che avrebbe richiesto almeno dieci anni. Si notava tuttavia che per implementare produttivamente il programma andavano considerati due fattori: da un lato, l’effettiva volontà politica e la capacità economica boliviana nel rafforzare i programmi antidroga, dall’altro, le vecchie frammentarietà ed i coordinamenti fra le agenzie statunitensi coinvolte, in particolare a livello di operatività territoriale.

Il rapporto osservava che, dietro forti insistenze americane, la nazione ospitante “has taken a number of concrete steps to combat drugs and corruption. Nevertheless, Bolivia's political will is questionable, as demonstrated by some recent appointments of corrupt officials to key drug control positions”227.

Il rapporto GAO sulla Colombia si concentrava, invece, sulla gestione del programma e sosteneva il punto di vista per cui sia la legislazione che la politica avevano permesso alla Colombia di utilizzare gli aiuti stranieri sia contro i trafficanti sia contro i guerriglieri coinvolti nel traffico.

Tuttavia, il rapporto continava considerando: “the necessary management oversight of US aid was not in place. Without such oversight, there is no assurance that the aid is being used effectively and as intended”.Si rilevava, inoltre, che: “US officials have not finalized plans for (1) designating how the aid should be used by military units, (2) monitoring how the military aid is used, and (3) evaluating the effectiveness of the aid in achieving counter narcotics objective”228.

226 US General Accounting Office (US-GAO), “The Drug War: US Programs in Perù

Face Serious Obstacles”, GAO, Washington D.C., Ottobre 1991, pp. 4-6.

227 US Department of State (US-DS), “Drug Control Activities in Bolivia: Audit Report

1-CI-030”, Office of the Inspector General, Government Printing Office, Washington D.C., Ottobre 1991, pp. 1-11.

228 US General Accounting Office (US-GAO), “Observation on Counternarcotics aid to

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In risposta a questi tre rapporti, Melvyn Levitsky, nella sua testimonianza del 1991, asseriva che il rapporto GAO sulla Colombia riconosceva i numerosi risultati raggiunti contro i trafficanti colombiani, ma criticava il fatto che gli altri mettessero in discussione la lentezza delle realizzazioni in Perù e Bolivia229.

Affermò che la situazione generale in Perù fosse ben più avanzata rispetto a tre anni prima ed che la relazione facesse solo alcuni riferimenti circostanziati rispetto all’economia morente del paese, le rivolte violente, agli abusi sui diritti umani dalle forze di sicurezza e ad una burocrazia governativa demoralizzata ed ingombrante.

Nonostante questo squallido quadro, Levitsky sostenva che il nuovo governo di Fujimori avesse fatto notevoli progressi nel coinvolgere i militari nelle operazioni antidroga, intervenendo sulla questione dei diritti umani e creando le condizioni perché fossero fornite vie alternative alla coltivazione di coca per i contadini. Inoltre, secondo lo Assistant Secretary of State, per la prima volta, dopo molti anni di rapida espansione delle coltivazioni di droga in Perù, la quantità di terra coltivata era diminuita230.

Levitsky, provocatoriamente, chiese se fosse realistico, per il Congresso, aspettarsi che un programma economico, e ancor di meno un programma antidroga, potesse aver successo in Perù nel momento in cui fossero stati sottratti 10 milioni di dollari di finanziamenti antidroga per l’esercito peruviano a causa delle violazioni sui diritti umani. Per quanto riguarda la Bolivia, Levitsky notò che, a meno di due anni dal varo della Andean Strategy, con l’assistenza statunitense, i boliviani avevano sia recuperato il controllo della regione rurale del Chapare, che ridotto il numero di organizzazioni del traffico, con arresti di alcuni tra i principali kingpin, ottenendo una netta riduzione delle coltivazioni rispetto al 1990 e riuscendo ad intervenire anche contro la corruzione interna.

Circa la Colombia, Levitsky si concentrò sulle tecniche di gestione, di monitoraggio delle performance programmatiche.

229 Levitsky, Melvyn, Stateman of Assistant Secretary of State davanti allo House

Government Operations Subcommittee, Govermment Printing Office, Washington D.C., 23 Ottobre 1991.

230 Ciò, poteva essere interpretato come un segnale che anche la produzione di foglie di

coca fosse diminuita. Tuttavia, secondo Perl, le nuove tecniche di coltivazione potevano aver accresciuto i rendimenti per ettaro, portando, in realtà, ad un aumento della

produzione, inoltre, se le aree coltivate rimanevano costanti, ma venivano piantati ceppi di coca più potenti, il potenziale per la produzione di cocaina rafforzata, avrebbe potuto aumentare.

Vedi: Perl, Raphael F., “United States Andean Drug Policy: Background and Issues for Decisionmakers”, Journal of Interamerican Studies and World Affairs, Vol. 34, N. 3, 1992, pp. 13-35.

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A livello politico, si rivolse alle preoccupazioni espresse dal rapporto dello State Department Inspector General circa il fatto che il governo colombiano non utilizzasse tutte le sue risorse – in particolare militari – per ottenere migliori risultati nella lotta al traffico.

Levitsky, dal canto suo, sostenne che i sequestri di cocaina e laboratori nel 1991 fossero in rialzo, peraltro non senza significative perdite da parte del governo colombiano, nella guerra alla droga. Inoltre, notava che l’impiego di militari colombiani fosse relativamente recente e che, nonostante i pochi sequestri, erano stati effettivamente condotti diversi “multi-service raids”.

La testimonianza di Levitsky nell’Ottobre 1991 venne alla luce di due precedenti rapporti che esaminavano lo stato del supporto da parte del Dipartimento di Difesa americano nelle operazioni antidroga e gli effetti del rilevamento e del monitoraggio dei flussi

L’ultimo dei due rapporti concludeva che, tra le altre cose, gli sforzi del Dipartimento non avevano ridotto significativamente la fornitura di droga, e che era improbabile che la sola interdizione potesse fare la differenza, indipendentemente da quanto bene l’organi portasse avanti la missione231.

Questi risultati vennero riportati con tanto di supporto di un documento interno del Pentagono dalla rivista “Newsweek Magazine”. Secondo la rivista, l’autore del rapporto concludeva che la “Andean Initiative” aveva “only marginally impacted on the narcotrafficker”, che il Perù era come “a quagmire of deceit and corruption, [that] attainment of US objectives is impossible”, che il flusso di cocaina nei centri di lavorazione in Colombia non era stato affatto rallentato e, in generale, che l’aiuto antidroga all’America Latina era stato mal gestito dal Congresso e dalla sua inerzia burocratica232.