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La prevenzione della corruzione e la trasparenza

Nel documento Relazione annuale 2015 (pagine 88-91)

La Parte II descrive le principali attività realizzate dall’ANAC nel corso del 2015 in materia di prevenzione della corruzione e trasparenza, alla luce delle competenze e del nuovo assetto impresso dal d.l. 90/2014 e dalle altre novità normative intervenute che, peraltro, hanno in parte alterato gli equilibri che il legislatore si era proposto di assicurare con lo stesso decreto 90. Il primo capitolo della Parte II è dedicato all’aggiornamento del PNA cui l’Autorità ha proceduto adottando un nuovo metodo di lavoro, quale quello dei tavoli di approfondimento con interlocutori esterni. Tali occasioni si sono rivelate di vitale importanza, oltre che per avviare un proficuo confronto con amministrazioni/enti diversi, per acquisire informazioni e spunti utili anche ai fini della predisposizione del PNA 2016, rappresentando l’approccio che l’Autorità adotterà per la regolazione del settore.

L’Aggiornamento 2015, su cui è incentrato il capitolo 3, è scaturito dalla verifica dei PTPC adottati per il triennio 2015-2017 da oltre 1.900 amministrazioni, la cui valutazione ha fornito gli spunti necessari per orientare la strategia nazionale di prevenzione della corruzione. In particolare, preso atto dello scarso valore aggiunto attribuito ai Piani triennali, lo sforzo dell’Autorità si è focalizzato sul tentativo di correggere le principali cause ostative all’efficace attuazione della legge 190 ovvero all’adozione di misure di prevenzione della corruzione concrete ed adeguate.

I due capitoli successivi sono dedicati, invece, alla descrizione delle azioni intraprese dall’ANAC per favorire rispettivamente la prevenzione della corruzione e la trasparenza. Contrariamente all’approccio adottato nella successiva Parte III, entrambi i capitoli si aprono con la rappresentazione dei principali interventi regolatori realizzati, passando poi in rassegna le attività di vigilanza condotte e le specifiche fattispecie interessate.

Alle linee guida in materia di whistleblower e a quelle sulle società in controllo pubblico o a partecipazione pubblica è dedicata, nello specifico la prima parte del capitolo 4, con l’obiettivo di rappresentare gli sforzi intrapresi per chiarire l’ambito soggettivo di applicazione delle relative normative. Lo strumento peculiare individuato dall’Autorità per l’esercizio della sua attività regolatoria, indipendentemente dalla specifica materia disciplinata, è rappresentato dalle linee guida, riconosciute dall’OCSE come best practice.

Alla vigilanza anticorruzione è dedicata la seconda parte del capitolo, rappresentando al riguardo, come l’Autorità operi su di una base informativa costituita da molteplici “fonti” quali segnalazioni (in forma anonima o meno), pareri sulla normativa, attività ispettive. La

Autorità Nazionale Anticorruzione

corposità della normativa di riferimento e, non da meno, l’attribuzione di nuove competenze all’ANAC se da un lato si sono proposte di rafforzare il ruolo dell’Autorità nel presidio della legalità e, dunque, nella prevenzione della corruzione, per contro hanno generato l’impossibilità, in taluni casi, di intervenire direttamente nell’accertamento delle carenze e anomalie segnalate, in quanto estranee alle attribuzioni dell’Autorità (si pensi, ad esempio, alle anomalie relative alle selezioni del personale o alla gestione delle risorse di bilancio). In tali circostanze l’Autorità ha comunque attivato le verifiche di propria competenza, tese ad accertare, in particolare, l’avvenuta adozione del Piano triennale, e la relativa adeguatezza, e il rispetto degli obblighi imposti dalla normativa sulla trasparenza.

Il capitolo 4 si chiude con una trattazione sull’applicazione del decreto 39, riportando alcuni casi emblematici (scaturiti sia da attività di vigilanza che consultiva) che suggeriscono come, nonostante gli sforzi ermeneutici compiuti dall’Autorità per ricomprendere nella relativa disciplina anche situazioni di conflitto mai affrontate prima ad ora, sono numerose le contraddizioni e le lacune che rimangono. Le molteplici criticità sono state minuziosamente rappresentate dall’Autorità anche nell’atto di segnalazione 4/2015 che a tutt’oggi non avuto alcun riscontro, se non nell’ambito di una recente proposta di legge AC3522 (Modifiche al decreto legislativo 8 aprile 2013, n. 39, in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico) presentata il 12 gennaio 2016. Sulla scorta del precedente, il capitolo 5 tratta preliminarmente gli interventi regolatori intrapresi in materia di trasparenza: oltre a tornare sulla determinazione 8/2015 relativamente agli aspetti di pertinenza, descrive gli atti adottati in ordine all’interpretazione del divieto di erogare somme in favore di enti vigilati di cui all’art. 22 del decreto 33 e all’esercizio del potere sanzionatorio.

Dalla descrizione della vigilanza sulla trasparenza esercitata, cui è dedicata la seconda parte del capitolo, emergono le direttrici fondamentali delle linee di attività dell’Autorità, orientate sostanzialmente alla vigilanza sull’avvenuta pubblicazione delle attestazioni OIV, alle altre forme di vigilanza d’ufficio e alle attività svolte su segnalazione.

Il capitolo prosegue con alcuni dati sulle segnalazioni pervenute e sugli esiti delle attività di verifica, anche a seguito dei diversi cicli di valutazione, fornendo altresì talune evidenze sull’efficacia del potere di ordine come forma di “sanzione reputazionale”.

In ultimo, viene fornita una rappresentazione dell’attività di verifica realizzata ai sensi dell’art. 1, co. 32, della legge 190 con riferimento agli obblighi di pubblicazione nell’ambito dei contratti pubblici.

Ne risulta un quadro molto ricco e articolato di attività nell’esercizio di poteri di regolazione, di vigilanza, di ordine e sanzionatori attribuiti all’Autorità dalla legislazione vigente.

Per ciascuno di questi campi di attività l’ANAC con regolamenti, regole di azione e la concreta prassi amministrativa, si è ispirata al principio di fondo della collaborazione con le amministrazioni e gli altri soggetti in controllo pubblico.

Autorità Nazionale Anticorruzione

La prevenzione della corruzione prefigurata dalla legislazione, dalla legge 190 in poi, si fonda sull’adozione di misure, oggettive e soggettive, con le quali le amministrazioni definiscono strumenti di contrasto alla corruzione adeguati e proporzionati alla loro specifica realtà organizzativa.

L’Autorità non fissa limiti o divieti, ma collabora con le amministrazioni perché operino attivamente per accrescere gli anticorpi interni alla corruzione.

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CAPITOLO 3

Nel documento Relazione annuale 2015 (pagine 88-91)