LE DATE IMPORTANTI DELLA VITA DI LUCILIO
1 T ER S CAUR G.L.K VII 8, 9.
3.2. LA RICOSTRUZIONE DEL TESTO
Come già detto, Varrone ha conservato il primo verso del libro pri mo delle Satire. Per il resto, non c’è nulla di sicuro. Gli antichi non indicano mai i loro riferimenti con esattezza. È già molto se nominano l’autore e precisano l’opera. Nella maggior parte dei casi, Nonio si ac contenta di citare il libro con formule del tipo Lucilius Satyrarum lib. 1 (536, 27). Come ordinare i frammenti? Come distribuirli fra i diversi libri? Dopo il XVI secolo e soprattutto dopo il 1860, gli editori hanno voluto ricostruire l’opera luciliana. Essi hanno rinunciato alla grande saggezza di Dousa che, nella sua editio princeps dei frammenti lucilia ni pubblicata a Leida nel 1597, classificava il tutto secondo l’ordine alfabetico, cercando di dare un significato alla successione dei versi.
In questa prospettiva, si è lavorato in un primo tempo per ridurre il numero dei frammenti citati senza riferimento. Il libro nono tratta di alcune questioni di ortografia e di estetica: molti editori – fra cui Mueller, Warmington, Terzaghi e Marx - vi hanno voluto introdurre
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tutti i versi aventi qualche attinenza con la retorica o la grammatica (H. 1-22 Ch.). Allo stesso modo, nel libro quinto, che - secondo la te stimonianza di Carisio1 - scherniva una cena rustica, il cui menù era
esclusivamente vegetariano, essi hanno cercato di inserire i frammen ti che menzionano delle verdure (H. 150-7 Ch.). Questo metodo non è ritenuto accettabile da Charpin2. Secondo lo studioso, la satira è per
natura un genere spontaneo in cui l’autore scrive a seconda dell’umo re, si affida all’ispirazione del momento e passa volentieri da un sog getto all’altro. La presenza di un tema all’interno di un libro non im plica la sua assenza negli altri libri. Il libro ventottesimo narra l’attac co alla casa di un lenone; il libro ventinovesimo narra ugualmente l’attacco ad una casa. Raggruppare all’interno del libro nono tutti i versi che trattano di grammatica e la cui collocazione è incerta, signi fica decidere arbitrariamente che soltanto il libro nono affronta le questioni grammaticali. Bisogna dunque – conclude Charpin - rasse gnarsi ed ammettere che tutti i frammenti, allo stato attuale della no stra conoscenza del testo, non devono essere obbligatoriamente attri buiti a un dato libro. Nella sua edizione dei frammenti di Lucilio, egli si affida alla testimonianza degli antichi e distingue, senza cercare di integrarli a tutti i costi, i versi che sono attribuiti ai trenta libri delle
Satire e i versi che si classificano fra i senari, settenari ed esametri la
cui collocazione è incerta.
Parallelamente, gli editori hanno voluto definire le satire che com ponevano ogni libro. È verosimile che il libro primo, che Lattanzio de finisce concilium deorum, il libro secondo, che contiene la narrazione del processo di Albucio contro Scevola, il libro terzo, che - secondo Porfirione - riporta l’Iter Siculum, non contengono che un solo compo nimento. Per gli altri libri, bisogna veramente gareggiare in ingegnosi tà per distinguere più componimenti contenenti ciascuno un prologo, uno svolgimento… La constatazione che più versi hanno un centro di interesse comune prova l’esistenza di una satira? Il più delle volte, l’e
1 CHARIS. G.L.K. I 100, 31.
ditore è costretto a procedere a raggruppamenti arbitrari, che poggia no su delle affermazioni incontrollabili.
Marx3 ha voluto dare una parvenza di scientificità al calcolo del nu
mero dei componimenti racchiusi in ciascun libro: egli distingue cin que satire nel libro ventinovesimo e tre satire nel libro ventottesimo perché stabilisce una proporzione fra il numero dei frammenti tra smessi da Nonio e il numero delle satire di ciascun libro: apparet li
brum XXVIII multo minorem fuisse quam XXIX; quod si hic V fere fuit saturarum, ille non plus videtur continuisse quam tres. Ottantuno cita
zioni dal libro ventinovesimo corrispondono a cinque satire, dunque quarantatre citazioni dal libro ventottesimo corrispondono a tre sati re. Charpin4 osserva che questo ragionamento, implicitamente ripor
tato da tutti gli altri editori, poggia su due paradossi.
Esso presuppone infatti: 1) che il lessicografo ha attinto in ciascu na opera con la medesima attenzione: egli tratta il libro primo come il libro trentesimo e, eventualmente, Lucilio come Cicerone; 2) che il
corpus delle citazioni contenuto nel “Dizionario” è organizzato secon
do dei criteri statici, per cui Nonio cercava essenzialmente di rispetta re delle proporzioni fra fonti diverse: se egli ha riportato 10 passi di un’opera di 500 versi, si riteneva obbligato a riportare 20 passi quan do prendeva i suoi esempi da un’opera di 1000 versi. Si tratta dunque – precisa Charpin – di un’ipotesi del tutto inverosimile. Infatti, poiché Nonio ha conservato 650 frammenti dei trenta libri di Lucilio, non si dovrà concludere che i 55 frammenti che sono tratti dagli Annales di Ennio corrispondono obbligatoriamente a 3 libri (anziché 18) con il pretesto che x/55 = 30/650?
Per ricostruire le Satire di Lucilio, l’editore disporrebbe di un crite rio valido se conoscesse il metodo di lavoro di ciascuno dei grammati ci o lessicografi che le hanno citate. Basterebbe, in particolare, sapere come Nonio Marcello – che ha trasmesso circa 650 frammenti – usava i diversi manoscritti della sua biblioteca. Per stabilire fino a che
3 F. MARX, C. Lucilii Carminum Reliquiae, I, cit., 109. 4 F. CHARPIN, Lucilius, I, cit., 49 ss.
punto sia possibile dalla successione delle citazioni di Nonio ricavare indicazioni per ricostruire l’ordine della maggior parte dei frammenti luciliani, è necessario esaminare i problemi relativi al metodo di com pilazione del De compendiosa doctrina. Mi sembra quindi opportuno, a questo punto, inserire un breve excursus dedicato alla problematica noniana negli studi filologici del XX secolo.