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IL VIAGGIO IN SICILIA

5. I VIAGGI NELLE DUE GRANDI ISOLE DEL MEDITERRA­ NEO

5.1. IL VIAGGIO IN SICILIA

Il libro terzo delle Satire di Lucilio ci è conservato in una cinquanti­ na di frammenti di uno o due versi ciascuno: è la relazione, in forma di lettera, di un viaggio da Roma a Capua, poi fino allo stretto di Sici­ lia1. Ma lo sminuzzamento dei frammenti ne permette una ricostru­

zione incerta. La maggior parte dei versi appartiene senza alcun dub­ bio al racconto di un fatto passato, alcuni di essi invece contengono verbi di tempo futuro.

Per risolvere queste difficoltà, Heurgon2, seguendo le orme di Ci­ chorius3, propone di distinguere due viaggi: uno che Lucilio aveva fat­

to prima da solo e del quale narrava le tappe ad un amico, che non era potuto andare con lui (hodoeporicon); un altro che l’amico stava

9 N. TERZAGHI, Lucilio, cit., 89 ss.

1 Il componimento viene solitamente designato con il titolo di Iter Siculum. Lo stesso

tema verrà poi ripreso e variato da Orazio nel suo Iter Brundisinum (in cui è narrato un viaggio da Roma a Brindisi: HOR. Sat. I 5). Sui rapporti fra l’Iter di Lucilio e l’Iter

oraziano si sofferma E. CASTORINA, Sul III libro di Lucilio, “Annali della Facoltà di Ma­

gistero dell’Università di Bari” 6 (1967), 79 ss.

2 J. HEURGON, Viaggi dei Romani nella Magna Grecia, in Atti del XV Convegno di studi

sulla Magna Grecia. La Magna Grecia nell’età romana, Taranto 1975, 14 ss.

per intraprendere e per il quale Lucilio, prima della partenza, gli mandava un propempticon e qualche consiglio. Tra i due viaggi si era verificato un fatto considerevole: l’apertura della via Popillia. Ciò si­ gnifica che Lucilio aveva viaggiato, da Pozzuoli in poi, per mare; l’ami­ co, invece, si gioverà di una nuova strada di terra recentemente co­ struita. È evidente che, poiché il poeta scrive all’amico: …

viamque/degrumabis, uti castris mensor facit olim4, “… e segnerai

esattamente la via, come di solito fa il geometra per un accampamen­ to”, non si tratta di un itinerario marittimo. Ormai, tra Capua e Vibo Valentia, dove l’amico si imbarcherà per la Sicilia, esiste una strada di terra, lungo la quale egli deve organizzare, secondo le indicazioni di Lucilio, le tappe del suo viaggio. Al luogo d’imbarco giungerà quando avrà percorso…bis quina octogena (videbis)/commoda (te), Capua

quinquaginta atque ducenta5, dunque, “250 miglia da Capua in poi e

170 miglia abbondanti” da un punto che deve essere S. Pietro di Pol­ la, all’imbocco settentrionale del Vallo di Diano. A Polla è stata trova­ ta la cosiddetta tabula Popilliana: si tratta di una lapide iscritta che commemorava la creazione di una via da Capua a Reggio con le di­ stanze fra Polla e, a nord, Nocera e Capua, a sud, Cosenza, lo stretto e Reggio6. Secondo Heurgon7 si tratterebbe della via Popillia, attestata anche nella cartografia antica, che fu costruita nel 132 a.C. dal con­ sole Publio Popillio Lenate. Quindi il viaggio che Lucilio ricordava di aver fatto imbarcandosi a Pozzuoli e facendo porto in alcuni punti della Lucania e del Bruzio sarebbe antecedente di qualche anno alla costruzione della via Popillia, cioè al 132 a.C.

Questa teoria, però, contrasta con la data del viaggio stabilita dalla maggior parte degli studiosi, secondo i quali Lucilio si sarebbe recato dalla natia Campania in Sicilia in un arco di tempo compreso tra il 119 e il 116 a.C. Tale datazione si fonda sull’ipotesi di Marx che i libri I-XXI delle Satire luciliane siano stati composti fra il 125 e il 107 a.C.

4 L

UCIL. III 2 Ch. (99-100 M.).

5 L

UCIL. III 4 Ch. (107-8 M.).

6 C.I.L. I2 638.

e siano successivi ai libri XXVI-XXX risalenti al periodo precedente la morte di Scipione Emiliano (129 a.C.).

Per quanto riguarda i motivi che avevano spinto Lucilio a partire per la Sicilia, dove possedeva delle terre, R. Arcuri8 ne individua due,

uno contingente ed uno di carattere politico. Il primo si deduce dal fr. III 6 Ch. (105-6 M.), in cui il poeta ci informa che il suo bovaro era moribondo:

Symmachus praeterea iam tum depostus bubulcus exspirans animam pulmonibus aeger agebat

Inoltre il (mio) bovaro Simmaco, già allora in condizioni disperate, stava per esalare l’ultimo respiro, essendo ammalato ai polmoni

Questa situazione richiedeva una supervisione delle terre in prima persona da parte del proprietario9. Una delle ragioni sottese al viaggio

dell’autore in Sicilia è, dunque, la visita ai suoi possedimenti. Qual­ che indizio sul fatto che tali possedimenti terrieri fossero preferibil­ mente adibiti a pascolo sarebbe fornito dalla menzione del bovaro e da una presunta allusione alle mandrie di Lucilio, pascolanti su ager

publicus, contenuta in un passo ciceroniano10.

Le motivazioni di carattere politico, che non pochi studiosi in pas­ sato hanno enfatizzato quale ragione principale del viaggio in Sicilia del poeta11, sembrano suggerite dal fr. III 7 Ch. (101 M.):

Illud ad incita cum redit atque internecionem

Quando ciò arriva agli estremi ed alla strage

8

R. ARCURI, L’“Iter siculum” di Lucilio e gli “equites” nella Sicilia di età repubblicana,

“Bollettino di Studi latini” 38 [1] (2008), 8 ss.

9 La necessità della presenza di Lucilio suggerisce che il bubulcus non era un sem­

plice bovaro, ma un fattore, un vilicus.

10 CIC. De orat. II 284.

11 Ad es. A. DE LORENZI, Il viaggio di Lucilio al Fretum Siculum ed alcune allusioni ora­

Gli stretti legami di amicizia con i principali esponenti dell’aristo­ crazia antigraccana, Scipione Emiliano in testa, e di controverso, l’av­ versione per personaggi quali Quinto Cecilio Metello Macedonico, Lu­ cio Cornelio Lentulo Lupo, Marco Papirio Carbone, Tito Albucio e Quinto Muzio Scevola l’Augure, sarebbero sufficienti a far pensare ad un allontanamento “strategico” di Lucilio da Roma, specie a seguito dei disordini seguiti alla morte di Caio Gracco, epoca a cui dovrebbe riferirsi il viaggio in oggetto.