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LE PROPRIETÀ TERRIERE E LE CASE

3. L’ELEVATA CONDIZIONE SOCIALE E LA RICCHEZZA 1 LA CONDIZIONE DI CITTADINO ROMANO

3.3. LE PROPRIETÀ TERRIERE E LE CASE

La famiglia di Lucilio, oltre ad essere di elevata condizione sociale, era molto ricca. La ricchezza del poeta (confermata anche dall’affer­ mazione di HOR. Sat. II 1, 74 sulla grande differenza di census con il

suo modello e predecessore) è provata dai suoi possedimenti.

Se, appartenendo ad una famiglia senatoria ed essendo cittadino romano, Lucilio nacque a Suessa Aurunca, vuol dire che nel territorio di questa città egli aveva una villa e dei poderi. Così si spiega – osser­ va Terzaghi1 – come abbiano potuto formarsi e mantenersi i rapporti

con Scipione Emiliano, il quale aveva ville a Gaeta e a Lavernio, nelle immediate vicinanze di Suessa Aurunca2: erano relazioni di buon vici­

nato che, formatesi probabilmente nell’infanzia dei due personaggi, rimasero immutate, anzi divennero più strette col passare del tempo fino a trasformarsi in vera e propria amicizia.

Il poeta aveva anche moltissimi altri poderi: sicuramente in Sicilia (si recò a visitarli nel viaggio raccontato nel libro terzo delle Satire), a

7 Senatusconsultum de agro Pergameno; frammenti di Smirne. 1 N. TERZAGHI, Lucilio, cit., 87 ss.

2 Da un aneddoto narrato da CIC. De orat. II 22 si evince che Scipione Emiliano ave­

Taranto, nel Bruzio, in Apulia e forse in Sardegna3. Egli era – secondo

Giardina4 – uno dei pochi cavalieri che, dopo la guerra annibalica, po­

teva vantare proprietà fondiarie nell’Italia meridionale.

A Roma, poi, aveva acquistato una casa principesca: quella che era stata edificata a spese pubbliche per il figlio di Antioco, re di Siria, che aveva dimorato a Roma per 14 anni come ostaggio5. Sicuramente

possedette anche un’altra casa a Napoli.

4. IL SOGGIORNO IN GRECIA

Della giovinezza di Lucilio non sappiamo nulla, né possediamo no­ tizie precise intorno alla sua vita fino alla guerra di Numanzia. Ad ogni modo, pare quasi certo che il poeta sia stato in Grecia e vi abbia dimorato per qualche tempo. Secondo la maggior parte degli studiosi, egli si sarebbe recato ad Atene o in altre città greche per perfezionare gli studi filosofici. Qualcuno, invece, ritenendo impossibile che Lucilio avesse fatto tale viaggio a scopo di studio in un periodo in cui i giova­ ni romani non avevano ancora l’abitudine di curare la propria istru­ zione nelle scuole filosofiche greche, ha ipotizzato un passaggio del poeta per la Grecia durante il suo servizio militare1.

La seconda teoria è stata ritenuta da molti inverosimile, in quanto – come osserva Terzaghi2 – non vi è alcuna testimonianza del servizio

militare di Lucilio in Grecia. I. Mariotti3 in particolare mette in eviden­

za alcuni elementi che confuterebbero l’opinione secondo cui sarebbe impossibile un soggiorno del poeta satirico ad Atene a scopo di studio in un’età in cui l’abitudine di andare a perfezionarsi in Grecia non c’era ancora. Da una notizia della vita donatiana di Terenzio4 è testi­ 3 F. CHARPIN, Lucilius, I, cit., 10.

4 A. GIARDINA, L’Italia romana: storie di un’identità incompiuta, Roma-Bari 1997, 139

ss.

5 PS. ASCON. Pis. 52.

1 Si tratta di una vecchia teoria di MÜNZER ripresa da E. BOLISANI, Lucilio e i suoi fram­

menti, Padova 1932, 27 n. 3.

2 N. TERZAGHI, Lucilio, cit., 88.

3 I. MARIOTTI, Studi luciliani, Firenze 19692, 39 ss. 4 D

moniato un viaggio in Grecia del commediografo, coetaneo di Scipione Emiliano e anche, con ogni probabilità, di Lucilio. Che Terenzio abbia compiuto questo viaggio a scopo di studio appare chiaro dalle parole del grammatico: egli ha dunque preceduto Lucilio in un viaggio di studio nell’Ellade. Secondo Gellio5, poi, un altro contemporaneo del

satirografo, il tragico Accio, si recò in Asiam, cioè (come sembra) a Pergamo.

Una conferma del fatto che Lucilio soggiornò in Grecia per perfezio­ nare la propria istruzione è data dai rapporti del poeta con il filosofo accademico Clitomaco. Nel Lucullus Cicerone6 ci informa che Clitoma­

co dedicò a Lucilio un suo libro in cui trattava la dottrina della cono­ scenza e in particolare il problema della realtà delle sensazioni. È in­ teressante notare che, secondo Cicerone, quell’opera conteneva rerum

de quibus agimus prima institutio et quasi disciplina, aveva cioè carat­

tere spiccatamente didascalico; evidentemente il filosofo greco si rivol­ geva a Lucilio come ad un discepolo e, in ogni caso, come ad uno che, pur dimostrando interesse per la filosofia, non possedeva in quel campo una profonda preparazione.

Clitomaco, cartaginese di nascita, dimorava ad Atene, ed era, come dimostra la carica da lui più tardi occupata (fu a capo dell’Accademia dal 127-126 al 120 a.C.), uno scolaro e seguace di Carneade. Poiché nessuna fonte attesta un soggiorno del filosofo a Roma, è certo che Lucilio lo conobbe nel luogo di sua residenza, dato che è impossibile pensare che Clitomaco gli abbia dedicato uno scritto senza conoscerlo personalmente. Un primo elemento a favore di questa tesi è dato dalla conoscenza precisa che il poeta satirico dimostra, in alcuni frammen­ ti, di usi e costumi attici7. Inoltre il fatto che egli avesse dimorato ad Atene negli anni giovanili, prima di iniziare o quando aveva appena iniziato la sua attività poetica, spiegherebbe gli accenni a filosofi e a dottrine filosofiche greche che troviamo, particolarmente numerosi e

5 G

ELL. XIII 2, 2.

6 CIC. Lucull. XXXII 102.

7 LUCIL. IX 31 Ch. (321 M.), X 2 Ch. (388 M.), XXVI 60 Ch. (641 M.), XXVIII 11 Ch.

significativi, nei frammenti di alcuni fra i primi libri da lui scritti (XXVI-XXX) e soprattutto in un gruppo di frammenti del libro ventot­ tesimo8.

Non sappiamo quando Clitomaco scrisse il suo libro e lo dedicò a Lucilio e, tanto meno, quando Lucilio possa essere stato in Grecia. È possibile che ci sia andato anche con Scipione Emiliano, quando ri­ tornò dall’ambasceria inviata da Roma in Oriente nel 130 a.C., ma se, come si suppone, vi studiò filosofia, il suo soggiorno dovette essere più lungo di quello consentito da una simile missione ufficiale. Cice­ rone afferma che il libro sulla verità dei sensi dedicato da Clitomaco al poeta satirico seguiva un altro sullo stesso argomento scritto dal fi­ losofo e destinato a Lucio Censorino. Quest’ultimo, console nel 149 a.C., umiliò i Cartaginesi facendoli uscire dalla città dopo averli ridot­ ti inermi. Dato l’affetto che Clitomaco ebbe per la sua città natale, pare impossibile che egli abbia offerto un tale omaggio a Censorino, dopo che questo aveva trattato i Cartaginesi in modo così crudele: si­ curamente la composizione del libro a lui diretto cade prima del 149 a.C. Probabilmente, dopo la delusione provata per il comportamento di Censorino nei confronti degli abitanti della sua città d’origine, il fi­ losofo volle, in un certo modo, cancellare e far dimenticare l’omaggio resogli, tornando su quanto aveva già scritto ed offrendo in omaggio questo nuovo lavoro ad un’altra persona. Scelse Lucilio per due ragio­ ni: prima di tutto perché lo conosceva bene per averlo avuto con sé nell’Accademia, al tempo in cui era diretta da Carneade, in secondo luogo perché lo sapeva molto amico di Scipione Emiliano. Egli non avrebbe potuto, per coerenza, rivolgersi a Scipione stesso, che era il vero distruttore della sua patria, ma poiché lo teneva in grande onore e professava per lui la stima che si deve ad un nemico, quando è one­ sto e di nobile carattere, pensò di rendergli omaggio dedicando la sua opera a una persona che sapeva legata a lui da vincoli di amicizia. Il libro di Clitomaco dedicato a Lucilio, quindi, fu composto dopo la

8 G. GARBARINO, Roma e la filosofia greca dalle origini alla fine del II secolo a.C., II:

distruzione di Cartagine, avvenuta nel 146 a.C.: si può ipotizzare che Lucilio fu ad Atene e frequentò l’Accademia dopo il medesimo anno, ma, ad ogni modo, prima della guerra di Numanzia9.

5. I VIAGGI NELLE DUE GRANDI ISOLE DEL MEDITERRA­