comune di Fasano
LA VALUTAZIONE CLINICA
Al fine di procedere nell’analisi delle competenze nei diversi ambiti dello sviluppo di un bambino con sospetta diagnosi di disprassia è sicuramente utile procedere secondo una metodologia di valutazio- ne che tenga conto, mediante un’accurata raccolta anamnestica, di indici sia qualitativi che quantitativi. La valutazione viene condotta da un’equipe multi- disciplinare costituita da: neuropsichiatra infantile, psicologi, logopedisti, terapisti della neuropsico- motricità, che insieme collaborano per mettere a punto un profilo funzionale del soggetto ai fini sia della diagnosi che di un progetto di intervento mirato. Sicuramente importante, anche se spesso poco presente, l’apporto del pediatra quale prima figura che possa individuare tempestivamente casi sospetti durante visite di routine o bilanci di cresci- ta.
Un’attenta osservazione spontanea di come si comporta il bambino in prima visita, l’atteggia- mento durante lo svolgimento di alcune consegne, il grado di tolleranza alla eventuale frustrazione per fallimenti in determinati compiti, la capacità di attenzione sia rispetto alla durata (attenzione sostenuta) che alla capacità di attenzione divisa o simultanea costituisce già un importante filtro per il clinico che spesso si trova di fronte a bambi- ni con riferita disregolazione comportamentale ed
emotiva, ipotetici disturbi dell’attività e dell’atten- zione poi diversamente ridefiniti in virtù dell’inca- pacità di iniziare semplicemente un compito, poveri di strategie di rappresentazione del compito e rela- tiva organizzazione, dei processi di controllo e spe- cifiche funzioni di base (gnosie-prassie).
Le funzioni principali da indagare per consentire un inquadramento delle competenze implicate posso- no essere:
• Livello intellettivo;
• Competenze vusuospaziali: assetto visuopercet- tivo, memoria visiva e visuospaziale, integrazio- ne intersensoriale delle afferenze;
• Assetto visuocostruttivo: disegno spontaneo e su copia, costruzioni bi e tridimensionali;
• Prassie transitive e intransitive; • Memoria procedurale;
• Processi elaborativi e inferenze (assetto compo- nenti frontali).
Per quanto concerne la valutazione dell’input vi- suopercettivo e l’integrazione visuomotoria il Test of Visual Perceptual Skills-4th Edition (TVPS-4) e il Test TPV - Percezione visiva e integrazione vi- suo-motoria costituiscono due utili riferimenti. Il TVPS (Gardner, 1982) esplora componenti dell’ambito percettivo: a prove più strettamente percettive (riconoscimento visivo, figura/sfondo, closure visivo, costanza della forma) si affiancano due item di memoria (visiva e visuospaziale) e uno centrato sull’analisi delle relazioni visuospaziali. Il TVP (Hammil, Pearson e Voress, 1993) è invece centrato sia sulle componenti percettive che su quelle visuomotorie: coordinazione occhio/mano, posizione nello spazio, copiatura/riproduzione, fi- gura/sfondo, rapporti spaziali, completamento fi- gura, velocità visuomotoria, costanza della forma, richiedendo quindi in maggior misura un atto mo- torio.
Tra le prove più utilizzate per valutare le capacità visuocostruttive basate su richieste di copia gra- fica da modello, a livello diverso di complessità, ci sono il VMI - Test of Visual Motor Integration (Beery, 1997), il Santucci Bender, la figura com-
plessa di Rey.
La Valutazione della qualità grafica in moltissimi casi compromessa nei soggetti disprassici avvie- ne attraverso prove di dettato e prove di copia; gli strumenti attualmente in uso in Italia sono: il BHK - Scala sintetica per la valutazione della scrittura in età evolutiva (adattamento italiano dell’originale olandese di Hamstra-Bletz, De Bie e Den Brinker, a cura di Di Brina e Rossini, 2011), il DGM-P: test per la valutazione delle difficoltà grafo-motorie e posturali della scrittura (Borean, Paciulli, Bravar e Zoia, 2012), la BVSCO-2 Batteria per la valutazio- ne della scrittura e della competenza ortografica-2 (Tressoldi, Cornoldi e Re, 2013).
Dal punto di vista testologico sicuramente uno de- gli strumenti significativi di cui il clinico può dispor- re in sede di approfondimento psicodiagnostico è l’APCM-2 - Abilità Prassiche e della Coordinazione Motoria 2a Edizione (Sabbadini).
Tale strumento è utilizzabile nella clinica in casi in cui si ipotizza deficit prassico e della coordinazione motoria o in casi già diagnosticati come DCD o DCM e disprassia, per meglio evidenziare le aree e le sot- tofunzioni più problematiche.
La validità dello strumento è triplice:
- Individuazione precoce di problemi relativi
alla coordinazione-motoria-prassica: attraverso
l’APCM-2 vengono distinte le abilità strettamen- te motorie dalle abilità prassiche, permettendo, fin dalle fasce di età più basse, di distinguere una diagnosi di ritardo della coordinazione motoria da quella più specifica di disprassia in età evolutiva. È dunque utilizzabile come protocollo di screening nelle scuole e nei presidi territoriali, in particolare nei consultori per le prime fasce d’età e nei centri di follow-up per bambini prematuri e/o immaturi a basso peso (casistica particolarmente a rischio per DCD).
- Individuazione delle aree di forza e di debolezza:
i punteggi all’APCM-2 permettono di visualizzare il profilo funzionale di ogni singolo caso, ottenuto calcolando la distanza dalla media normativa e fa- cendo riferimento ai valori percentili (5°, 10°, 25°), e quindi è possibile, per ogni scala individuare, quali specifiche funzioni sono più integre o maggiormen- te deficitarie.
- Interventi mirati per singolo caso, anche in senso longitudinale: tenendo conto delle singole cadute
evidenziate nei diversi settori, è possibile mettere in atto progetti di terapia specifica e quindi control- lare e confrontare nel tempo i miglioramenti otte- nuti.
Il test è composto da 6 protocolli, utilizzabili da 2 a 8 anni, suddivisi al loro interno in diverse fasce d’età: i protocolli 2-3 anni (forma breve e forma completa) e 37-48 mesi sono suddivisi in fasce di 3 mesi in 3 mesi; i protocolli 49-60 mesi e 61-72
mesi hanno una suddivisione in fasce di 6 mesi in 6
mesi; il protocollo 6.1-8 anni ha un’unica fascia di 2 anni (con dati validati di 6 mesi in 6 mesi).
La forma breve 2-3 anni è stata pensata con fina- lità di screening per rendere più facile e veloce la somministrazione nei presidi territoriali (nei centri ospedalieri di follow-up per bambini nati prematuri o a basso peso, e negli asili nido), mentre la forma