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Le fonti prodotte dalle magistrature della Comunità

Nel documento Storia di Gemona nel Basso Medioevo (pagine 29-33)

LE FONTI E LA STORIOGRAFIA

2. Le fonti prodotte dalle magistrature della Comunità

La documentazione contenuta negli archivi storici gemonesi è per qualità e quantità delle carte una delle maggiori in regione. Le fonti archivistiche di ambito cittadino risultano in parte frammentate presso due diverse sedi di conservazione (Archivio Storico del Comune e Archivio della Pieve) e in parte collocate nel capoluogo regionale (Archivio di Stato di Udine). Esse sono il prodotto del ruolo centrale e della vitalità che la città di Gemona aveva nel panorama friulano. La Comunità conserva infatti serie documentarie pressoché complete che partendo dal secolo XIV – con singoli atti datati anche dal secolo XIII – giungono con buona continuità fino ai nostri giorni. Attualmente questi documenti sono custoditi per la maggior parte presso la Biblioteca Civica Glemonense “Valentino Baldissera”, dove sono giunti nel 2005, quando sono stati riportati in città dopo un temporaneo trasferimento. A seguito del sisma del 1976, il materiale d’archivio che si trovava nell’abitato era infatti stato ricoverato nei locali della Soprintendenza archivistica regionale a Trieste.3

pubblicato a Venezia nel 1787. Nel corso dalla prima metà dell’Ottocento, caduta la Repubblica di Venezia, le pubblicazioni in merito alla città pedemontana scarseggiano e il primo scritto su Gemona risale appena al 1859 e si tratta di un lavoro ricco di spunti interessanti dato alle stampe da Nicolò Barozzi e intitolato Gemona e il suo Distretto. Notizie storiche, statistiche e industriali. Dopo questo lavoro del Barozzi, la storiografia gemonese inizia ad essere interessata dai numerosi saggi di Valentino Baldissera.

2 Per un inquadramento generale sulla vita, il ruolo e l’importanza dei contributi scientifici di Valentino Baldissera, vedi: Valentino Baldissera: 1840 -1906. Per approfondire il tema della storiografia locale: MARINI, La Gemona, pp. 13-51.

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Come abbiamo già detto, la documentazione gemonese è stata sottoposta durante la permanenza a Trieste a interventi di restauro e ordinamento, a iniziare dalle serie più recenti, le quali presentavano problematiche di riordino meno complesse. La sezione dell’archivio più antica – quella che riguarda la parte medioevale – è stata oggetto dei più consistenti interventi di restauro. Per seguire nel dettaglio le vicende degli archivi gemonesi prima del definitivo rientro in città sono fondamentali i contributi contenuti in Archivi gemonesi. Inoltre per fare un confronto con la documentazione presente prima del terremoto vedi MARCHETTI, Archivi gemonesi, pp. 23-28.

Nel capoluogo giuliano, nei quasi trent’anni di permanenza delle serie archivistiche, venne redatto un nuovo inventario della documentazione e numerosi fascicoli subirono importanti interventi di restauro.4 Qui ricevette il suo attuale ordinamento nei seguenti fondi:

Statuti della Comunità (1381)

Deliberazioni dei Consigli della Comunità (1346 – 1834)

Carteggio (1254 – 1802)

Amministrazione dei beni della Comunità (1349 – 1794) Amministrazione della giustizia (1289 – sec. XVIII) Sanità e guerre (1204 – sec. XVIII) Amministrazione dei beni ecclesiatici e opere pie (1327 – 1817) Miscellanea di registri (1470 – 1581) Documenti membranacei (1255 – 1751) Mappe e archivi aggregati (sec. XIV – 1767)

La prima busta dell’archivio comunale gemonese è stata riservata al libro degli Statuti della Comunità, risalenti al 1381. Questa raccolta normativa è composta da 203 capitoli, i quali avevano la funzione di fissare le regole attraverso le quali il Comune si era dato una propria e precisa configurazione.

Tra tutte le raccolte documentarie conservate negli archivi friulani, la caratteristiche più evidente che si riscontra da una veloce analisi delle carte gemonesi è la presenza di serie compatte prodotte dalle autorità municipali. Oltre ad un cospicuo nucleo di pergamene del secolo XIII (487 pezzi, di cui più di 300 risalenti alla spanna cronologica che va dal Duecento alla fine del Quattrocento)5 Gemona conserva, per un arco di tempo che va più o meno dalla metà del Trecento al primo Ottocento, la gran parte dei quaderni nei quali venivano registrate le deliberazioni dei Consigli cittadini e quasi tutti i registri compilati dagli amministratori delle finanze pubbliche, i cosiddetti quaderni dei massari del Comune. Queste serie archivistiche, piuttosto rare nel panorama documentario friulano in forma così seriale, fanno parte dei fondi nominati “Deliberazione dei consigli della Comunità” e “Amministratori dei beni della Comunità”, i quali costituiscono sostanzialmente il nucleo centrale del patrimonio custodito nell’Archivio Comunale della città.

4 La fase di riordino e quella della stesura dell’inventario sono state curate da Beatrice Pitassi.

5 Le pergamene sono conservate nelle buste 1643, 1644, 1645, 1646, 1647, 1648, 1649, 1650 e 1654 senza nessun apparente ordine. Un breve regesto di una parte di questa documentazione è stato fatto da Valentino Baldissera ed è tuttora disponibile al pubblico.

I registri delle deliberazioni consiliari decorrono con una certa continuità dal 1367 al 1834 – esiste un precedente quaderno che risale al 1346 ma si tratta di un caso isolato –, mentre i più antichi quaderni dei camerari del comune (massariato) sono databili a partire dalla metà del secolo XIV, anche se la serie, soprattutto negli anni ’60 e ’70 del secolo, presenta ancora delle gravi lacune. Queste tipologie di fonti erano di produzione annuale in quanto collegate alla durata delle cariche pubbliche dei più importanti uffici comunali. Ogni anno, al momento delle nuove nomine, la cancelleria e l’ufficio del massaro redigevano infatti dei nuovi quaderni. Per il periodo dal 1346 fino al 1400 sono conservati nell’Archivio Comunale di Gemona 23 quaderni delle delibere consiliari, i quali raggiungono il numero di 125 nell’anno 1500.6 Nella fase di inventariazione è stata assegnata una busta ad ogni registro.7 All’interno di questa serie documentaria trova posto anche un quaderno contabile privato, appartenuto a Bartolomeo di Pers. Nonostate il registro sia privo di legami con le carte di produzione municipale, è stato comunque collocato nel fondo documentario dove era anticamente conservato.8 La serie dei quaderni dell’amminitrazione e della contabilità del Comune (massari) decorre invece dal 1349 al 1794, con 22 quaderni datati dal 1349 al 1400, i quali raggiungono la cifra di 77 unità nella spanna cronologica che va dal 1349 al 1500. Anche in questo caso ad ogni busta corrisponde un regostro.9

Con molta probabilità le carte di matrice pubblica iniziarono ad essere prodotte a Gemona a partire dalla fine del secolo XIII, sull’onda della necessità di tenere una gestione ordinata e funzionale della cosa pubblica.10 All’interno degli archivi gemonesi non c’è però traccia di questi primi registri redatti dalle autorità cittadine, i quali sono probabilmente andati perduti – forse in maniera non del tutto accidentale – già in epoca tardomedioevale. In un inventario dei quaderni conservati nell’archivio comunale e redatto nel 1439 dal massaro Leonardo Franceschini della Villa, risultano infatti sostanzialmente presenti gli stessi quaderni che tutt’ora sono consultabili. Ad eccezione di alcuni registri concentrati soprattutto negli anni ’70 del Trecento, i quali erano presenti all’epoca e attualmente risultano mancanti, alla fine degli anni ’30 del secolo XV tutte le scritture amministrative risalenti alla prima metà del Trecento e alla fine del Duecento erano già irrimediabilmente perdute o disperse. La scomparsa dei primi quaderni che contenevano le delibere

6 I quaderni conservati risalenti al secolo XIV sono datati: 1346, 1367, 1370, 1371, 1374, 1377, 1378, 1381, 1382, 1386, 1387, 1388, 1389, 1390, 1391, 1392, 1393, 1394, 1395, 1396, 1397, 1398.

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La collocazione archivistica di questa documentazione impegna le buste dalla 2 alla 127.

8 Questo quaderno occupa la busta numero 5.

9 I quaderni dei massari prodotti tra la metà del Trecento ed il Cinquecento sono stati collocati nelle buste dalla 401 alla 477.

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La documentazione in registro appare in Friuli come una novità, proposta da notai e giuristi lombardi verso la fine del Duecento. ZABBIA, BRUNETTIN, Cancellieri, pp. 327-372.

consiliari e di quelli dove venivano riportate le note contabili fatte dal massaro deve quindi essere avvenuta in età tardo medievale e probabilmente attorno alla metà del Trecento.11

La serie che contiene le deliberazioni delle assemblee comunali riunisce all’interno di un quaderno i verbali delle riunioni che avvenivano in seguito alle convocazione dei tre Consigli cittadini: il Maggiore, il Minore e quello d’Arengo. Di norma le delibere licenziate dalle assemblee venivano trascritte nei registri dal cancelliere o dal massaro, ossia dal funzionario comunale preposto all’amministrazione delle finanze pubbliche. In alcuni casi i provvedimenti presi dai consigli cittadini erano infatti riportati all’interno dello stesso quaderno che registrava le note amministrative e contabili del Comune. È probabile che alcuni massari decidessero per praticità di redigere il quaderno delle deliberazioni consiliari assieme a quello della contabilità del Comune. Non venivano quindi redatti due registri separati ma le più importanti scritture pubbliche correnti erano raggruppate in un unico registro “misto”. Di norma nella prima parte del quaderno i massari riportavano le entrale e le spese, mentre poi venivano registrate le delibere. Ad ogni modo questa consuetudine amministrativa non era molto frequente, tanto che fino al 1500 sono solamente cinque i registri “misti”.12

Di particolare interesse per l’elevato numero di carte sopravvissute e per la pressochè totale assenza di studi incentrati attorno a questo tema sono i fascicoli contenuti nella sezione intitolata “Amministrazione della giustizia”. Per il periodo medioevale sono infatti conservati i verbali – e in alcuni casi anche le sentenze – dei numerosi processi giudiziari che avevano coinvolto da una lato la città di Gemona e dall’altro le comunità contermini, soprattutto in merito a questioni legate ai confini distrettuali. In questo fondo sono stati inoltre raccolti gli atti delle vertenze in materia di Niederlech, alcune dispute relative ai pascoli e ai boschi e gran parte delle carte riguardanti le plurisecolari liti tra Gemona e Venzone. Un gran numero di buste sono poi riservate alla conservazione delle carte dei processi che avevano come protagonisti da un lato la Comunità di Gemona e dall’altro quella di Artegna, la quale, a partire dal 1349, dopo esser stata assoggettata per volere del patriarca Bertrando di Saint Geniès alla città, attivò decine di vertenze per riottenere l’indipendenza. Infine sono custodite in un unico grosso volume le carte prodotte durante alcuni procedimenti giudiziari relativi a questioni confinarie che vedevano contrapposte la città di Gemona e le comunità di Buja e Osoppo.

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L’inventario completo della documentazione conservata dalle istituzioni comunali gemonesi alla fine degli anni ’30 del Quattrocento è riportato nelle prime pagine del quaderno delle delibere consiliari redatto nel 1439. Forse come conseguenza del devastante incendio che aveva duramente colpito la città due anni prima, le autorità pubbliche avevano deciso di effettuare un’accurata ricognizione tra le carte sopravvissute al disastro. La documentazione elencata era contenuta in due grandi scrinea. ACG, Delibere, b. 63, ff. 3v-9v, 1439.

Ancora in merito al territorio, tra le serie raccolte nel fondo chiamato “Amministrazione dei beni della Comunità”, oltre ai già citati quaderni dei massari e agli atti relativi alla serie Niederlech e dazi (secc. XIII–XIX), è stata raccolta tutta la documentazione relativa alle questioni amministrative dei pascoli e dei boschi comunali (Pascoli e boschi) e quella connessa agli interventi messi in atto per regimare il Tagliamento (Roste del Tagliamento e diritti rurali 1439 –1791). Questa raccolta di carte è composta infatti da atti che hanno per oggetto alcuni privilegi rurali spettanti alla Comunità e varie disposizioni e relazioni prodotte in seguito ai dissesti idrogeologici che colpirono il territorio distrettuale gemonese. Molti fascicoli di questo fondo sono dedicati all’organizzazione delle opere di difesa costruite per arginare e contenere le acque e le piene del fiume (spese, lettere e resoconti dopo le ricorrenti inondazioni, delibere comunali staccate dai quaderni e relative ai modi di sfruttamento del territorio), anche se la maggior parte delle carte raccolte è riferita ad episodi avvenuti dopo il secolo XVI.

Va chiarito peraltro che ad eccezione dei gruppi di fonti sopra descritti e dei documenti membranacei, i quali per la loro antichità avevano attirato l’attenzione degli studiosi già a partire dall’Ottocento, la maggior parte delle restanti carte custodite nell’Archivio Storico Comunale è di produzione moderna. In linea generale la documentazione medioevale conservata, al di là dell’abbondanza e della già ricordata serialità di alcuni gruppi fonti, risulta quindi, come abbiamo visto, concentrata soprattutto nella seconda metà del Trecento. Nondimeno è presente qualche centinaio di pergamene sciolte risalenti al secolo XIII e attualmente in fase di regestazione a cura della Biblioteca Comunale. Una buona parte di queste pergamene nell’800 furono raccolte dal professor Alessandro Wolf in cinque volumi e all’epoca anche in parte sommariamente regestate. Si tratta di atti oggi restaurati e staccati dai quaderni ottocenteschi i quali trattano delle tematiche più varie. Uno dei gruppi più consistenti del fondo pergamenaceo riguarda l’ospedale di Santo Spirito (1213-1745); esso consta tra l’età medievale e quella moderna di 115 pezzi.

Nel documento Storia di Gemona nel Basso Medioevo (pagine 29-33)