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Le Oi riconosciute nell’ordinamento giuridico italiano: alcuni esempi

Nonostante il quadro legislativo nazionale sia stato composto da diversi decreti che a partire dal 1998 hanno definito le organizzazioni interprofessionali e ne hanno disciplinato gli accordi366, le esperienze pratiche sviluppatesi non sono state numerose e l’interprofessione non si è affermata come un modello di gestione delle filiere agroalimentari così come accaduto in Francia.

Paragonata alla storica e radicata tradizione dei nostri cugini d’oltralpe, infatti, l’esperienza italiana concernente le organizzazioni interprofessionali è

364 Ci si riferisce alla Loi Egalim e alle novità introdotte dall’Omnibus in poi delle quali si è

discorso nella prima parte del capitolo.

365 Rapport d’activité Interbev 2018, pubblicato nel giugno 2019, reperibile al link:

http://www.interbev.fr/wp-content/uploads/2019/06/interbev_ra_2018-planches-web.pdf .

366 Per ulteriori approfondimenti in merito al quadro storico legislativo nazionale: L.P

AOLONI, Le

organizzazioni interprofessionali nella legge di orientamento agricolo, in Diritto e Giurisprudenza Agraria e dell’Ambiente, fasc. 9/10, 2001, pag. 627 e ss..

158 sicuramente più recente, frammentata e settoriale ma si individuano al suo interno alcune best practices che fanno pensare ad uno sviluppo ulteriore di tale strumento. Tuttavia, grazie al rinnovato interesse che l’interprofessione ha destato a livello europeo, negli ultimi anni la situazione ha subìto radicali mutamenti se si pensa che dal 2015 sono state riconosciute a livello nazionale ben sei Oi in settori che spaziano da quello ortofrutticolo, a quello olivicolo fino a quelli del latte e avicolo367.

Precedentemente le realtà interprofessionali presenti sul territorio erano quelle disciplinate dalle singole attività di iniziativa legislativa regionale368 e una ricerca effettuata dall’Inea pubblicata nel 2011369

registrava l’esistenza sul territorio nazionale di sette organizzazioni interprofessionali costituite o in fase di costituzione, nessuna delle quali era stata riconosciuta.

Oltre alla mancanza del riconoscimento tali organismi presentavano numerosi profili problematici strutturali370. Ad esempio, l’Oi Ortofrutta Italia, nata nel 2004, si caratterizzava per una eccessiva frammentazione della rappresentanza agricola e la mancanza di dialogo tra i numerosi soggetti della filiera, nonché per uno scarso intervento della grande distribuzione organizzata371. Riconosciuta con un decreto del ministero delle Politiche Agricole del 2016, Ortofrutta Italia ha promosso diverse iniziative di filiera giungendo in alcuni casi alla stipula di un accordo interprofessionale, come accaduto per il comparto del Kiwi o di protocolli di intesa per quanto concerne l’uva da tavola. Nonostante si registri una fervente

367 Le Oi attualmente riconosciute dal Mipaaft sono: il consorzio di garanzia per l’olio (d.m. 5945

del 30 gennaio 2015), Oi Tabacco Italia (d.m. n. 9510 del 16 febbraio 2015), Oi Ortofrutta Italia (d.m. n. 4690 del 29 novembre 2016), Oi pomodoro da industria nord Italia (d.m. n. 34556 del 2 maggio 2017), Oi pomodoro da industria Bacino centro-sud Italia (d.m. n. 10352 del 23 ottobre 2018), Oi Latte ovino sardo, Oilos (d.m. n. 11991 del 7 dicembre 2018), Oi Associazione nazionale allevatori e produttori avicunicoli, Assoavi (d.m. n. 8676 del 7 agosto 2019). Recentissimo è il riconoscimento ottenuto dall’Oi INTERCARNEITALIA operante sul territorio nazionale nel settore della carne bovina e dei bovini vivi destinati alla macellazione (d.m. n. del 12 dicembre 2019, in G.U. n. 2 del 3 gennaio 2020). Questo riconoscimento costituisce un passo importante per il settore di riferimento che, fino ad oggi, dopo un primo tentativo fallito, risultava sguarnito di una Oi rappresentativa a livello nazionale.

368

Soltanto la Regione Emilia Romagna con la L.R. n. 24/2000 del 7 aprile 2000 si era dotata di una disciplina concernente la promozione e lo sviluppo delle intese di filiera e delle Oi.

369 Inea, Annuario dell’agricoltura italiana, 2010, Volume LXIV, Roma. 370 In argomento: C. G

IACOMINI, Italia e Francia, due modi diversi di affrontare la crisi dell’ortofrutta, L’Informatore Agrario, n. 35, 2011.

371 Queste problematiche accomunavano anche le altre Oi che in quegli anni erano in fase di

costituzione, come quella del settore dell’olio d’oliva o quella per il comparto cerealicolo che poi non è più venuta ad esistenza.

159 attività riguardante i singoli prodotti372 per incrementare i rapporti tra i diversi operatori di filiera, le problematiche che si riscontravano in passato non risultano completamente risolte.

Anche per il comparto delle carni bovine, nel 2009, si è tentato di costituire un’organizzazione interprofessionale ispirandosi al modello francese dell’Oi Interbev. La InterCarnePro373 si proponeva di intraprendere la valorizzazione e promozione della carne prodotta in Italia, il miglioramento dell’informazione al consumatore, la promozione ed il sostegno al sistema di allevamento italiano e alla zootecnia prevedendo lo sviluppo di comitati regionali per la conclusione di accordi di filiera a carattere territoriale. A questo primo tentativo non andato a buon fine non ne hanno fatto seguito altri e il settore delle carni bovine italiano è rimasto sguarnito di una organizzazione interprofessionale dedicata. Questo fino ad oggi, in quanto, di recente, la situazione è mutata. Negli ultimi giorni del dicembre del 2019, infatti, è stata riconosciuta, con decreto del Mipaaft, l’Oi INTERCARNEITALIA che si è aggiunta, così, al novero delle organizzazioni interprofessionali riconosciute sul territorio nazionale. I tempi sono ancora prematuri per comprendere il ruolo effettivo che tale Oi svolgerà per il settore di riferimento, ma indubbiamente interessante sarà analizzare come questa si coordinerà con gli altri strumenti e modelli contrattuali adoperati nella pratica tra gli attori del comparto.

Altro settore che ha subìto radicali cambiamenti è stato quello del tabacco, in cui si è registrato un discreto successo della sua Oi di riferimento. Anche se caratterizzato da una lunga esperienza di relazioni interprofessionali attraverso due organismi interprofessionali di carattere locale374, fino al 2015 il comparto del tabacco non era dotato di una organizzazione interprofessionale. L’Oi Tabacco Italia ha svolto un’importante attività di raccordo tra i diversi soggetti della filiera predisponendo degli accordi concernenti non solo gli aspetti produttivi ma, come accaduto per l’ultimo accordo interprofessionale riguardante i raccolti 2018-2020,

372 Risale all’estate del 2019 la campagna di comunicazione istituzionale promossa dalla filiera

dedicata alle pesche e alle nettarine italiane patrocinata dal Mipaaft e all’autunno del 2019 la campagna per la promozione del radicchio italiano.

373 Tale interprofessione doveva essere costituita dal Consorzio L’Italia Zootecnica,

Confcooperative-Fedagri, Legacoop Agroalimentare ed Assocarni.

374 Interburley, per il gruppo varietale Light Air Cured e Interbright, per il gruppo varietale Flue

160 incidendo anche sui profili lavoristici375. Inoltre, proprio in tale comparto si registra l’unica Oi transnazionale europea376

costituita ai sensi del reg. n. 1308/13.

4.3.1. L’Oi del pomodoro da industria italiano

Un discorso a parte merita l’interprofessione del pomodoro da industria che in pochi anni è divenuta l’esperienza forse più riuscita nel panorama italiano. Questa, radicandosi nella comunque positiva esperienza dell’interprofessione del comparto ortofrutticolo, ha sicuramente tratto maggiori vantaggi per il fatto di essere dedicata ad un singolo prodotto. Ad oggi, sul territorio nazionale sono presenti due Oi riconosciute: quella del pomodoro di industria del nord e quella per il bacino centro-sud.

Nata nel 2006 per far fronte alla crisi di settore e ai cambiamenti attuati a livello normativo concernenti l’Ocm dell’ortofrutta, allo scopo di rafforzare la posizione competitiva del sistema produttivo del pomodoro del nord Italia, favorendo il confronto, il coordinamento e la cooperazione tra i soggetti della filiera, l’Oi Pomodoro da Industria del Nord Italia è oggi un’organizzazione interprofessionale interregionale riconosciuta che raggruppa i diversi soggetti economici della filiera del pomodoro prodotto e trasformato nel nord Italia377.

375 L’accordo interprofessionale del comparto del tabacco per i raccolti 2018-2020, all’articolo

sette, ha stabilito che l’Oi del tabacco, anche in collaborazione con le Organizzazioni Sindacali dei lavoratori, promuove l’applicazione di buone pratiche di lavoro agricolo e il loro continuo miglioramento per il raggiungimento dei più alti livelli di tutela dei lavoratori. La portata di questa disposizione risulta maggiormente significativa visto che, dal 2018, tale accordo, con decreto del Mipaaft (d.m. n. 824 del 28 febbraio 2018) è stato esteso erga omnes a tutti gli operatori del settore. In breve, il mancato rispetto delle regole contenute nell’accordo, anche da parte dei non aderenti all’Oi, comporta per gli inadempienti, l’applicazione delle sanzioni pecuniarie amministrative contenute nel d.l. n. 51 del 29 aprile 2015, convertito dalla l. n. 91 del 2 luglio dello stesso anno [con sanzioni che possono arrivare fino al 10% del valore dei contratti (d.l. n. 51 del 05.05.2015, concernente il rilancio dei settori agricoli in crisi, in G.U. n. 152 del 3 luglio 2015)]. In argomento sul tema: I. CANFORA, La filiera agroalimentare tra politiche europee e

disciplina dei rapporti contrattuali: i riflessi sul lavoro in agricoltura, in Giornale di diritto del lavoro e di relazioni industriali, 2018, 158, pag. 259 ss.I.CANFORA, Le regole del gioco nelle

filiere agroalimentari e i riflessi sulla tutela del lavoro, in Agriregionieuropa, 55, 2018.

376

L’Organizzazione Interprofessionale transnazionale europea del settore del tabacco greggio denominata “ELTI – European Leaf Tobacco Interbranch”, ai sensi del Regolamento Ue n. 1308/2013, art. 157, art. 158, art. 159, art. 162, del regolamento delegato (Ue) n. 2016/232 della Commissione, articolo 4. Riconosciuta con il d.m. 57408 del 3 agosto 2018.

377

Nelle regioni Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto e nella provincia autonoma di Bolzano. In quest’area, ogni anno, sono coltivati circa 35mila ettari di pomodoro con il coinvolgimento di circa 2mila produttori agricoli (raggruppati in 15 Op, organizzazioni di produttori) e 29 stabilimenti di trasformazione (facenti capo a 22 diverse imprese) per la

161 La realtà associativa è composta per il 50% dai rappresentanti della componente agricola378 e per il restante 50% dalla componente di trasformazione379. Nell’Oi sono coinvolti anche, in qualità di soci consultivi, gli enti pubblici come le camere di commercio e i centri di ricerca di riferimento del settore che forniscono il loro contributo a seconda delle specifiche competenze.

Al fine di incentivare la coesione, la trasparenza e la qualità della produzione i soci si sono dotati di specifiche regole condivise per la gestione trasparente delle relazioni commerciali della filiera che possano essere allo stesso tempo vantaggiose per il consumatore quanto per il produttore. Tali regole riguardano diversi aspetti dell’accordo collettivo: stabiliscono le tempistiche e le modalità per la contrattazione380, le cessioni di materia prima, i conferimenti, le comunicazioni dei dati e le verifiche sul rispetto degli impegni presi fra le parti.

Ancora più recente è, invece, l’Oi del pomodoro da industria per il bacino centro- sud, riconosciuta nell’ottobre del 2018 e costituita sull’esempio della precedente. Questa Oi opera nella circoscrizione economica costituita dai territori delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana e Umbria ed è composta da 84 soci appartenenti al settore primario e al settore secondario della filiera del pomodoro da industria del centro sud Italia che rappresentano il 90,5% del pomodoro conferito e il 95,4 del pomodoro trasformato nella circoscrizione di riferimento.

Data la sua recente costituzione è ancora presto per sbilanciarsi circa l’effettiva operatività ed efficacia di questa Oi che agisce in un territorio vocato alla produzione da industria ma forse troppo esteso, eterogeneo e frammentato in cui, specialmente con riguardo ad alcune realtà regionali, non si riscontrano

lavorazione di circa 2,5 milioni di tonnellate di pomodoro grazie alle quali è possibile produrre concentrati, polpe e passate (Dati aggiornati al 2017 e reperibili sul sito internet dell’Oi www.oipomodoronorditalia.it).

378

Le Op, quelle di autotrasformazione e le organizzazioni professionali.

379

Le imprese cooperative, le imprese private e le loro organizzazioni di rappresentanza.

380 In particolare tali regole stabiliscono che, al fine di mantenere la migliore operatività della

filiera, la produzione e la cessione della materia prima sono regolamentate da “Contratti Quadro d’Area”, da “Contratti di Fornitura” e da “Impegni di Conferimento” e che i contratti di fornitura sono di norma stipulati fra Op, imprese private e, con riferimento alla quantità acquistata e ceduta in fornitura, tra Op e le imprese cooperative di trasformazione. Tutti i contratti di fornitura stipulati dai firmatari del/i contratto/i quadro d’area devono conformarsi esplicitamente a quanto in essi previsto.

162 significative organizzazioni rappresentative dei produttori oppure queste sono ancora in fase di costituzione.

Recentemente, smentendo anche chi affermava che la presenza di due realtà interprofessionali riguardanti lo stesso prodotto potesse comportare una mancanza di cooperazione, l’organizzazione interprofessionale del pomodoro da industria del nord Italia e quella del bacino del centro sud hanno sottoscritto un protocollo d’intesa al fine di gestire al meglio le politiche di filiera e promuovere, in maniera coordinata, la produzione e la valorizzazione del pomodoro da industria italiano. L’accordo, firmato nel primo trimestre del 2019, ha ad oggetto la programmazione di azioni strategiche condivise finalizzate all’integrazione e alla valorizzazione dell’intera filiera, lo scambio dei dati significativi relativi alla campagna di trasformazione nelle relative aree di competenza, le azioni mirate alla crescita e allo sviluppo della filiera del pomodoro da industria attraverso alcuni progetti di valorizzazione e di promozione del pomodoro da industria italiano e dei suoi derivati381.

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