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Legami con le comunità locali: l’esperienza CESVOT e del Cs

V. Scopi, servizi offerti, presenza e legami con il territorio

V.5. Legami con le comunità locali: l’esperienza CESVOT e del Cs

La morfologia del territorio, la collocazione degli insediamenti abitativi, l’organizzazione urbanistica e la storia delle comunità locali hanno notevolmente influenzato le strutture operative ed i servizi offerti in concreto dai Centri di servizio per il volontariato.

Possiamo, a tal proposito, citare il Cesvot ed il Csv di Genova. Il Cesvot è infatti articolato in delegazioni territoriali, una per ogni capoluogo di provincia più il Circondario di Empoli, per un ammontare complessivo di 11 delegazioni territoriali, riunite in tre macro-aree: Area Centro, Area Costa ed Area Sud. «Questa organizzazione ha l’obiettivo di facilitare un contatto più diretto con gli enti del terzo settore, conoscerne meglio i bisogni, rendere più efficace l’offerta dei servizi e favorire la partecipazione all'attività del Centro servizi»343. È peculiare

l’elencazione nello statuto dell’ODV al primo comma dell’art. 3, rubricato “Acquisto

e perdita della qualità di socio”, dei soci fondatori dell’associazione: Acli, Aido, Anpas,

Arci, Auser, Avis, Avo, Confederazione Nazionale Misericordie d'Italia, Cnv, Coordinamento Regionale Gruppi Auto Aiuto, Fratres. Siamo in presenza di “organizzazioni di rilevanza regionale”, qualifica al cui possesso è subordinata la possibilità di acquisto dello status di socio ai sensi del successivo comma.

Lo statuto definisce le organizzazioni di rilevanza regionale «gli enti del Terzo settore aventi sede legale in Toscana, a struttura federale che siano costituite da enti del Terzo settore con sede legale in almeno 5 province della regione Toscana. Sono altresì considerati di rilevanza regionale gli enti del Terzo settore aventi sede legale

160 in Toscana a struttura unitaria, dotati di articolazioni organizzative in almeno 5 province della regione Toscana» (comma 3, art. 3). La peculiarità statutaria configura, correlativamente, il Cesvot come una sorta di «rete associativa», meno estesa del Csv- net e distribuita a livello provinciale, ma «in cui trovano un punto di sintesi sia l’istanza associativa, sia l’istanza territoriale attraverso l’incontro tra le esigenze dei singoli territori e la necessità di una visione ed una progettualità regionale»344. Cesvot

non può assumere la qualifica di rete associativa poiché i propri soci devono avere sede legale in Toscana, mentre l’art. 41 CTS definisce le reti associative come ««enti del Terzo settore costituiti in forma di associazione, riconosciuta o non riconosciuta, che associano, anche indirettamente attraverso gli enti ad esse aderenti, un numero non inferiore a 100 enti del Terzo settore, o, in alternativa, almeno 20 fondazioni del Terzo settore, le cui sedi legali o operative siano presenti in almeno cinque regioni o province autonome».

La conflittualità infra-comunale della Regione Toscana è stata ricomposta grazie all’opera di Maria Eletta Martini, deputata e senatrice della Repubblica che riunì «forza e intenti in un unico soggetto. “Martini ebbe l’intuizione politica di superare quelle che avrebbero potuto essere elementi di divisione tra il volontariato – ricorda Cristiana Guccinelli, oggi responsabile della comunicazione Cesvot. – Si fece un lavoro di mediazione con le grandi associazioni regionali convincendole ad accettare questa sfida in maniera unitaria, ma è stato il lavoro degli anni a sciogliere gli elementi di differenza tra le associazioni che si dovevano misurare con la creazione di un ente di servizio per tutti. Tutto questo non sarebbe stato possibile se non ci fosse stata l’autorevolezza di Maria Eletta Martini”»345.

344 CSV NET, Venti anni di servizio, cit., p. 440 345 CSV NET, Venti anni di servizio, cit., p. 441

161 L’organizzazione dell’ente è stata plasmata per accogliere e contemperare interessi di soggetti diversi. Ai sensi dell’art. 11, comma 2 dello statuto infatti gli enti aderenti alle delegazioni territoriali «concorrono alla programmazione delle attività del Cesvot attraverso la rappresentazione dei bisogni e delle esigenze del loro territorio. Eleggono a questo fine gli organismi delle Delegazioni territoriali nelle forme e alle condizioni stabilite in apposito regolamento approvato dagli organi sociali del Cesvot». I componenti dei direttivi delle delegazioni territoriali prendono inoltre parte agli Stati generali, i quali «discutono e approfondiscono i temi generali e le linee strategiche dell'attività del Cesvot redigendo, ove ritenuto opportuno, documenti di sintesi» (art. 15, comma 2 Statuto). È previsto anche un Collegio dei Garanti, organo di garanzia statutaria, regolamentare e di giurisdizione interna (art. 10, comma 1, statuto).

Il Csv della Toscana si propone in veste di rete di coordinamento a livello regionale degli enti del Terzo settore già esistenti, la cui identità storica, implicante differenze culturali e plausibili motivi di scontro, è tutelata mediante una congerie di norme statutarie, assenti nelle altre realtà regionali. L’esigenza è stata accolta anche dalla Regione Toscana con la Legge regionale del 22 luglio 2020, recante “Norme di

sostegno e promozione degli enti del Terzo settore toscano”. L’atto normativo, come

commentato dal Cesvot medesimo sul proprio sito internet, «disciplina le sedi di confronto fra la Regione, gli enti del Terzo settore e le altre formazioni sociali; determina i criteri e le modalità con i quali la Regione promuove e sostiene il Terzo settore, nel suo complesso; definisce le modalità di coinvolgimento attivo degli enti del Terzo settore nell’esercizio delle funzioni regionali di programmazione, indirizzo e coordinamento, nei settori in cui essi operano, nonché nella realizzazione di specifici progetti di servizio o di intervento finalizzati a soddisfare bisogni della comunità regionale». La PA ed il Csv della Toscana hanno, quindi, intrapreso un

162 percorso finalizzato alla costruzione di una piattaforma condivisa tra ETS, nonché tra ETS e Regione Toscana, per agevolare i futuri sviluppi del volontariato toscano.

Il Csv Genova è uno dei quattro Csv presenti nella Regione Liguria, territorio impervio connotato da una elevata densità abitativa concentrata sulle zone di mare.

Il Csv di Genova presenta una struttura similare a quella del Csv Toscana, ancorché non identica: l’art. 3 dello statuto (“Associati”) prevede che la qualità di socio possa essere acquistata da ODV di rilevanza «almeno provinciale» e che gli altri Enti del Terzo settore di rilevanza almeno provinciale - esclusi quelli costituiti in una delle forme del libro V del codice civile – che non sono ODV, possano aderire a condizione che il loro numero non sia superiore al cinquanta per cento del numero delle organizzazioni di volontariato associate. Si precisa, al quarto comma dell’art. 3, che «sono considerati di rilevanza almeno provinciale le ODV e gli ETS di secondo livello (comitati, coordinamenti, federazioni, reti) presenti sul territorio con proprie articolazioni territoriali autonome federate. Possono essere riconosciute quali organizzazioni di rilevanza provinciale anche le singole organizzazioni a struttura unitaria che svolgono un’azione il cui impatto rivesta grande interesse provinciale per quantità e qualità dei servizi resi». Trattasi di una disposizione che parzialmente ripropone i requisiti imposti dal Cesvot ai fini dell’acquisto dello status di socio, ma che se ne differenzia quanto alle singole organizzazioni a struttura unitaria, in relazione alle quali la qualifica non è riconosciuta in virtù di un criterio oggettivo di distribuzione e presenza sul territorio di competenza, ma bensì in base ad una valutazione discrezionale sull’impatto dell’azione da queste realizzata.

Non è organizzata alcuna forma di articolazione in delegazioni territoriali, ma è sancito espressamente che «Celivo opera nel territorio della città metropolitana di

163 Genova e può costituire unità operative decentrate sul territorio nonché perseguire attività svolte all’interno del territorio della Regione Liguria» (art. 2, comma 10), cui si addiziona la facoltà di Celivo di «partecipare ad associazioni, enti ed istituzioni, pubbliche e/o private, la cui attività sia rivolta, direttamente o indirettamente, al perseguimento di finalità analoghe a quelle del Celivo medesimo» (art. 2, comma 11).

«Ancor prima che si iniziasse a parlare dei centri di servizio per il volontariato, il mondo del volontariato e del terzo settore genovese aveva già avviato un percorso che avrebbe portato alla nascita di Celivo. Nel 1992 nasceva il primo coordinamento per raccogliere gli stimoli della legge quadro sul volontariato. L’anno successivo il coordinamento decise di avviare un cammino comune e di provare, con mezzi propri, a gestire un centro autofinanziato»346.

La storia del volontariato ligure si caratterizza infatti per un impulso autonomo, indifferente a sollecitazioni da parte dei pubblici poteri. «Nel caso ligure sono i cittadini stessi i primi promotori del volontariato. […] un volontariato “autoctono” potremmo dire, che ha saputo dare il proprio contributo anche a livello nazionale»347.

Celivo è stata culla ed incubatore di progetti innovativi, tra cui si annovera la Guida per il migrante, redatta in cinque lingue grazie alla Rete migranti, e la Carta della Rappresentanza, «strumento per agevolare i processi di rappresentanza. A tutti i livelli, macro e micro»348, che, elaborata dal Presidente di Celivo Stefano Tabò, nel

giugno 2007 è divenuta progetto nazionale come parte della programmazione del Csv-net ed è stata diffusa in concorso con CONVOL e della Consulta nazionale del Volontariato presso il Forum nazionale del Terzo settore. Nella introduzione si dichiara che la Carta della Rappresentanza «è frutto della programmazione dei Centri

346 CSV NET, Venti anni di servizio, cit., p. 235 347 CSV NET, Venti anni di servizio, cit., p. 234 348 CSV NET, Venti anni di servizio, cit., p. 239

164 di Servizio al Volontariato, a partire dall’esperienza e dalle aspirazioni del volontariato, nel quadro di un progetto che ha avuto origine a Genova, da cui è scaturita una iniziativa di rete nazionale che promuove processi di condivisione di senso, di riconoscimento di ruolo, di sperimentazione di pratiche»349.

È articolata in quattro diverse sezioni, ossia le premesse del volontariato, i principi della rappresentanza, gli impegni del rappresentato e gli impegni del rappresentante. In particolare la Carta è attestazione dell’impegno profuso nella pratica e nella promozione della cultura del volontariato a livello locale, in cui «il caratteristico territorio genovese ha fatto sì che ogni quartiere e ogni frazione costruisse il proprio piccolo impegno di volontariato per rispondere ad un determinato bisogno localizzato»350.