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CAPITOLO IV: ANALISI TRADUTTOLOGICA DI PLASTILINA

3.2. La traduzione dei socioletti

3.2.4. Il lessico degli adulti istruiti

L’ultimo socioletto è rappresentato da quella fascia della popolazione più istruita che dovrebbe dare l’esempio ai giovani, ma il cui modo di parlare è invece farcito di minacce, violenze verbali e insulti a volte più forti di quelli pronunciati dai ragazzini. È possibile notarlo, per esempio, negli scambi tra Maksim e Vicino, il quale nutre un profondo e immotivato odio verso tutti i giovani, come palesato in uno dei modi di dire più complessi da tradurre di tutta la pièce:

TP: СОСЕД. Расплодили безпрезорщину. Проходу не дают. (Пошёл вверх).

TD: VICINO: Li crescono senza regole. Neanche ti fanno passare.. . (Continua a salire).

TS: VICINO: Ah questi ragazzini, li crescono senza regole… come le erbacce che neanche ti fanno

passare…(Continua a salire).

Ljudmila Ivanovna è il personaggio che più di tutti dovrebbe rappresentare le istituzioni e l’istruzione, ma il suo idioletto è invece caratterizzato da espressioni criminali, giovanili (probabilmente apprese dal contatto ravvicinato con gli studenti), colloquialismi (nu-ka povernulsja), minacce, insulti (obormot/ gadenyš)268 e idiomatismi (podonok poslednevo - “un tale bastardo”)269 ed è proprio questa contraddizione tra il suo ruolo di istitutrice e l’immotivata violenza nelle sue parole che crea il grottesco, denunciando inoltre l’infimo grado di istruzione che ricevono i ragazzi nelle periferie. Si prenda ed esempio la seguente battuta: Profigakaj mne eše tut, un’espressione tipica del lessico giovanile in cui è presente un termine del mat (fig), declinato nella forma del verbo imperativo profigakaj, ma non particolarmente osceno in quanto è la forma sostitutiva ed edulcorata di chuj. In traduzione si è quindi optato per una forma ugualmente edulcorata ma eccentrica per rispecchiare la psicologia del personaggio, ovvero “Non me ne frega un’emerita ceppa”. Al contrario, nella scena del Preside, quando la professoressa si sente attaccata da Nonna, la quale sta tentando di convincerla della bontà del nipote, risponde con una minaccia generalmente usata dai criminali: Vy mne ne tykajte.

268“Obormot”, in Vorovskoj žargon, Akademik,

https://argo_ru.academic.ru/4020/%D0%BE%D0%B1%D0%BE%D1%80%D0%BC%D0%BE%D1%82 (Data di

ultima consultazione: 01/07/2020); “Gad/gadenyš (riferito maggiormente ai giovani)”, in T.F. Efremova, Tolkovyj slovar’

Efremovoj, Akademik,

https://dic.academic.ru/dic.nsf/efremova/153077/%D0%93%D0%B0%D0%B4%D0%B5%D0%BD%D1%8B%D1%88 (Data di ultima consultazione: 01/07/2020).

269Ivi:https://dic.academic.ru/dic.nsf/efremova/218103/%D0%9F%D0%BE%D0%B4%D0%BE%D0%BD%D0%BE%

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A to tak tyknu... (“Non osi darmi del tu o io…”), che si basa sul verbo tykat’ che indica il passaggio dalla forma di cortesia vy, il nostro “lei”, al ty (“tu”), ma che deve essere giustificata per non risultare offensiva come in questo caso.270

Un'altra situazione in cui Ljudmila sfoga tutta la sua rabbia è nella battuta seguente:

ЛЮДМИЛА ИВАНОВНА. Вот мерзавец! Таких расстреливать сразу! В утробе матери еще! Кто

их только таких рожает!

Merzavec è uno degli insulti più

forti di tutta la pièce e viene pronunciato da chi dovrebbe punire tale vocabolario. Anche

le espressioni successive sono di una violenza inaudita e ingiustificata per una zuffa tra

Maksim e il nipote. 271

LJUDMILA IVANOVNA: Che figlio di puttana! A quelli

così bisognerebbe sparargli subito! Quando sono ancora nell’utero! Maledetto chi li

mette al mondo!

Il massimo della violenza verbale viene raggiunta, tuttavia, nel dialogo con Madre di Lecha, uno dei pochi membri benestanti della cittadina che dovrebbe quindi mantenere un lessico dignitoso; sebbene all’inizio usi un lessico forbito e ben strutturato, quando si rende conto che per evitare la sospensione al figlio deve scagliarsi insieme alla professoressa contro Maksim, anche il suo lessico vira verso il volgare e il colloquiale. In questo scambio vengono usate delle forme idiomatiche e colloquiali che meritano una trattazione più estesa:

ЛЮДМИЛА ИВАНОВНА. Мы его и без этого выкинем. Как кутька.

LJUDMILA IVANOVNA: Non ce ne sarà bisogno. Lo butteremo fuori a calci quel cane rognoso.

МАТЬ ЛЁХИ. А этого гоните к чертям собачим в шею. Легче дышать сразу станет. Ишь, выискался тут. Сирота казанская. Одна вот такая блоха заведется и всех терроризирует.

MADRE DI LECHA: E al diavolo quello lì, cacciatelo, cacciatelo! Una spina nel fianco! Staremo tutti meglio senza di lui. Ma guarda te se doveva capitare proprio a noi, ‘sto piagnone d’orfanello. È come una zecca, ti si attacca e non te la scrolli più di dosso.

Nella battuta della professoressa, il verbo vykinut’ (lett. “buttare” o “abortire”) assume la connotazione gergale di vygnat’ iz školy (“espellere da scuola”). 272 Kut’ka significa più propriamente “cagnolino”, ma si è optato per la forma dispregiativa “cane rognoso” in quanto si sposa meglio con

270 D.N. Ušakova, Tolkovyj slovar’ Ušakova , Akademik: https://dic.academic.ru/dic.nsf/ushakov/1060978 (Data di ultima

consultazione: 01/07/2020).

271T.F. Efremova, Tolkovyj slovar’ Efremovoj, Akademik:

https://dic.academic.ru/dic.nsf/efremova/185466/%D0%9C%D0%B5%D1%80%D0%B7%D0%B0%D0%B2%D0%B5 %D1%86 (Data di ultima consultazione: 01/07/2020).

272S.I. Ožegov, N.J. Švedova, Tolkovyj slovar’ Ožegova, Akademik: https://dic.academic.ru/dic.nsf/ogegova/33026 (Data

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l’azione di “buttare fuori a calci”, mantenendo inoltre il livello di violenza della battuta originale.273 Inoltre, Madre di Lecha le risponde con un fraseologismo che presenta proprio il riferimento al cane (sobačim) e che ha una struttura in realtà molto complessa: il verbo gonit’ , un altro colloquialismo per dire “cacciare/espellere”, indica una sensazione di persecuzione che spinge a mandare via la causa di questo fastidio; vi è inoltre l’idiomatismo k čertjam sobačim, forma sinonimica per il più noto k čertu, il quale solitamente significa “maledizione!/al diavolo!/ va all’inferno”, ma che in questo caso specifico viene modificato dall’inserimento di un ulteriore elemento, v šeju (lett. “al collo”), che, collegandosi ai passaggi precedenti, indica qualcosa di simile a “il diavolo che mi si è attaccato al collo”.274 I possibili traducenti sono “una seccatura/una scocciatura”, che abbasserebbero però il livello di violenza, o “un rompicoglioni/un rompipalle”, in questo contesto innaturali. Si è optato dunque per un modo di dire italiano che riprenda l’idea di “fastidioso attaccamento”, ovvero “una spina nel fianco”, che, sebbene spezzi leggermente il ritmo data la sua lunghezza, mantiene il riferimento corporeo, spostandolo dal collo al fianco, e permettere di equilibrare il livello generale di violenza collegando tutti i vari elementi della battuta. Questo idiomatismo non può essere tradotto letteralmente e, per mantenere la caratterizzazione del personaggio, la violenza verbale e il ritmo di questa battuta, si è preferito separare i significati al suo interno. La ripetizione di “cacciatelo, cacciatelo”, traduzione di gonite, permette di aumentare sia l’espressività della battuta, creando inoltre un ritmo interno alla frase, che l’aggressività grazie all’associazione al volgarismo “al diavolo quello lì!”.275 In questa battuta è presente, inoltre, un altro idiomatismo, sirota kazanskaja, che indica “una persona che fa finta di essere povera o in una condizione peggiore per impietosire gli altri”, ma che contiene all’interno il termine sirota (“orfano”), il quale gioca sull’effettiva condizione di orfano di Maksim.276 In traduzione si è deciso di utilizzare una forma tendente al romanesco (‘sto piagnone) che rimanda proprio ad un immotivato piangersi addosso, lasciando il riferimento all’orfano ma modificandolo in forma dispregiativa per aumentarne la violenza. Tale battuta, proprio a causa dei numerosi riferimenti idiomatici tipici della lingua russa, è stata tradotta passo passo con l’attrice che

273Forma derivante da kytenok (“cagnolino, cucciolo”). (V.I. Dal’, Tolkovyj slovar’ Dalja, Akademik:

https://dic.academic.ru/dic.nsf/enc2p/260682 – Data di ultima consultazione: 02/07/2020).

274V.N. Trišin, Slovar’ sinonimov ASIS, Akademik:

https://dic.academic.ru/dic.nsf/dic_synonims/52876/%D0%B8%D0%B4%D0%B8 – Data di ultima consultazione: 02/07/2020).

275 Il verbo gonjat’ (lett. “guidare”, “costringere qualcuno a muoversi in una determinata direzione”) nel lessico

colloquiale ha come accezione secondaria il “costrignere qualcuno a ritirarsi da un luogo, licenziare, cacciare qualcuno” e ancora “costringere una persona alla fuga”. Tuutavia, ha anhe l’accezione positiva di “cerca di liberarti da qualsiasi

pensiero”. (T.F. Efremova, Tolkovyj slovar’ Efremovoj, Akademik:

https://dic.academic.ru/dic.nsf/efremova/155004/%D0%93%D0%BE%D0%BD%D1%8F%D1%82%D1%8C – Data di ultima consultazione: 02/07/2020).

276Spravočnik pod fraseologii, Akademik:

https://frazeolog_ru.academic.ru/442/%D1%81%D0%B8%D1%80%D0%BE%D1%82%D0%B0_%D0%BA%D0%B0 %D0%B7%D0%B0%D0%BD%D1%81%D0%BA%D0%B0%D1%8F (Data di ultima consultazione: 01/07/2020).

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interpreta Madre di Lecha, Federica Modafferi, in modo tale che nel complesso non risultasse troppo ostica da recitare. In particolare, le ho proposto varie forme per l’ultima espressione, che pur non essendo un idiomatismo già presente in russo ma opera originale dell’autore, presenta comunque una serie di difficoltà traduttive. Si è deciso di distaccarsi dal significato letterale (“arriva una di queste pulci e inizia a terrorizzare tutti”), mantenendo il riferimento ai parassiti (blocha lett. “pulce”), optando però per una forma più espressiva e sonora che riprendesse l’idea di fastidio e scocciatura degli altri idiomatismi così da creare continuità e non abbassare mai il livello di violenza.