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CAPITOLO III: ANALISI TEMATICA E STRUTTURALE D

3. ANALISI STRUTTURALE E TEMATICA

3.5. Un eroe contemporaneo

Plastilina può essere inoltre considerata come uno spettacolo di formazione in cui all’adolescente non viene dato il tempo o lo spazio necessario per formarsi. Tra il XX e il XXI secolo in Russia si assiste a un abbrutimento dell’idea dell’adolescenza che cessa di essere considerata come un momento idilliaco e diventa simbolo della disillusione giovanile in cui non c’è spazio per i sogni, bisogna solo sperare di trovare un lavoro. Il crollo dell’URSS ha creato una Lost generation senza un passato o un futuro a cui aggrapparsi. Le vittime del sistema sovietico non sono dunque gli adulti ma i giovani nati negli anni Novanta che non conoscono l’URSS e non hanno gli ideali o la nostalgia delle generazioni precedenti. Per questo M. Schwartz definisce la generazione dei primi anni Novanta una Post Utopian Youth, alla quale non è concessa un’immagine positiva del futuro.200 Uno dei tipici personaggi letterari del XXI secolo è proprio l’adolescente ribelle che lotta per dare forma al suo futuro; i tratti psicologici di questo eroe sono la propensione al rischio e la follia.

Il problema dell’identità personale è quindi un elemento fondamentale nell’analisi del nuovo antieroe contemporaneo. Le opere del ND producono una distruzione dell’immagine del protagonista che appare spersonalizzato, inserendosi nell’annientamento del personaggio tipico del post- modernismo. La sua immagine viene quindi sostituita tramite simulacri, oggetti, concetti che permettono di ricollegare nuovamente questa pièce al teatro plastico. Maksim non è un eroe prototipico poiché non lotta per ciò che vuole, non porta avanti l’azione ma sono gli oggetti intorno a lui che lo fanno.201 Maksim non ha altri sogni o speranze se non sopravvivere.

198 Ivi, p. 129. 199 Ivi, p. 125.

200 M. Schwartz cit. in Kaminer J., Imagining Adolescence in Selected Works of New Russian Drama, “The Modern

Language Review”, vol. 113, n. 1, Gennaio 2018, p. 194.

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Da queste considerazioni si comprende che il trattamento riservato agli adolescenti nella Russia di quegli anni è molto diverso da quello che siamo soliti leggere nella letteratura inglese o americana dove l’adolescenza è considerata come un periodo di crescita che gli adulti devono proteggere a tutti i costi. In questo ambiente l’eroe adolescente è costretto fin da subito a confrontarsi con la brutalità della vita e vivere nella sofferenza: non c’è tempo per la crescita personale. A conferma di ciò, le violenze iniziano proprio a scuola, un ambiente teoricamente protetto e deputato alla crescita morale dei ragazzi. Ljudmila Ivanovna non ha neanche una delle caratteristiche che dovrebbe avere un’insegnante, crede infatti che il suo ruolo le conceda il diritto di umiliare e invadere le libertà personali dei suoi alunni. Come si comprende dallo scambio di battute della scena 4, gli ingressi della professoressa sono così frequenti che Maksim e Lecha ormai se lo aspettano.

LECHA: Oh, finisci di fumare, dai …dai che tra poco rispunta quella!

E ancora nella scena 20 quando il nipote della professoressa è affogato poiché non sapeva nuotare:

LECHA: Ma quel coglione non poteva schiattare prima? …Almeno non ti avrebbero buttato fuori.

Dovevamo dire a mamma di rimediargli un abbonamento tempo fa. Ah, e quella stronza di Ljudmila finalmente ha avuto quello che si meritava. Adesso fa tutta la santarellina. Mica ci entra più al cesso. Vabbè, sei pronto?

La Koval’skaja ha definito l’eroe prototipico del Novaja Drama come “un abitante declassato di una società in depressione economica il cui centro industriale è stato abbandonato dopo la perestrojka”.202 Altre due pièce del Novaja Drama con eroi adolescenti sono: Natašina mečta (Il sogno di Nataša) della Pulinovič e Sobiratel’ pul (Il raccoglitore di proiettili -2004) di Klavdiev. In ognuna di queste pièce il mondo degli adulti aspetta solo il momento in cui questi giovani, privati di sogni o speranze, crolleranno. L’adolescente si trova davanti a una decisione: essere vittima e soccombere o attaccare e divenire il carnefice; l’evoluzione da outsider a membro attivo della collettività appare quindi impossibile. Come afferma Meščanskij, l’eroe di Sigarev presenta in molti casi un’autocoscienza pessimistica in cui la vita non ha significato, ma tutti i personaggi sono in qualche modo accomunati da un eroismo passivo, come simboleggiato dall’atteggiamento di Sposo, in quanto in questo mondo non è importante lottare, ma sopravvivere.203 In questo contesto l’eroe classico, che porta avanti l’azione per arrivare al compimento del suo obiettivo, è irrealistico, non c’è bisogno di un eroe, ma di un lottatore che resiste passo dopo passo. Kislova e Dračeva individuano le caratteristiche di questa nuova tipologia di eroe, il quale presenta elementi di autodistruzione e per tale motivo nei testi del ND vi è spesso una sensazione di ansia o minaccia (i mal di testa e il sangue

202 E. Koval’skaja in S. Weygandt, The Structure of Plasticity cit., p.125.

203 A.J. Meščanskij, Problema vyživanija čeloveka kak projavlenie konceptual’no-soderžatel’noj specifiki sovremennoj “Novoj Dramy”, “Gramota”, vol. 65, n.11, 2016, p. 26;

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dal naso di Maksim), di disastro imminente e incubo incessante.204 La violenza assume dunque un ruolo nella formazione dell’eroe e come spiega Lipoveckij:205

È un eccesso, rompe il normale processo di comunicazione e mostra la totale o fittizia incapacità di aderire alle norme. La violenza è la norma, la forma comunicativa di cui l’eroe e lo spettatore non si accorge, gli eroi sono disfunzionali, sensibili al dolore e non riescono a comunicare” [come nel caso di Maksim]. Ciò rappresenta l’estetica dell’assurdo nel mondo contemporaneo composto da persone che si alienano le une con le altre.

Maksim presenta tutte queste caratteristiche: è intoccabile, infelice, tormentato dai demoni interiori e sottoposto a una costante umiliazione oltre che ad abusi fisici e psichici.206 Sigarev combina dunque due scale di immaginazione: la storia reale e autobiografica e la metafora su larga scala della violenza cinica come linguaggio universale di comunicazione sociale.207

Weygandt, seguendo le teorie psicologiche di Vygockij, afferma chela pubertà è il momento in cui l’immaginazione è più forte e per questo l’adolescenza viene generalmente considerata come l’età dell’illusione nella quale si vive più nelle proprie fantasie che nella realtà ed è proprio per questo che gli adolescenti hanno delle difficoltà ad integrarsi nella società.208 Nella Russia post-sovietica questo momento viene meno e troviamo dei giovani stanchi dalla nascita. Maksim è uno di loro, stanco di lottare si richiude nei suoi pensieri e si dissocia. Tuttavia, un eccesso di distacco porta alla follia o ad atteggiamenti depressivi causati dai continui fallimenti dei propri desideri, sublimati dall’immediata ricerca professionale. Vygockij teorizza, inoltre, che un’immaginazione non canalizzata porti più facilmente ad atti criminali, spiegando gli atteggiamenti più controversi di Maksim o la malattia mentale, tema su cui per esempio si soffermano le opere di Vyrypaev.209 Lo psicologo teorizza l’esistenza di due tipi di immaginazione: la dreaminess, che causa isolamento e ritiro nel mondo delle fantasie, e l’immaginazione creativa, che spinta verso una sua applicazione nella realtà può aiutare nel successo professionale e nell’avere un ruolo proattivo nella società, poiché rappresenta la concretizzazione di quei desideri. La plastilina in questo caso è proprio un tentativo di concretizzare i desideri più reconditi e le fantasie sessuali dell’eroe e appartiene dunque all’immaginazione creativa.

La metafora delle scintille nelle scene 1 e 29 rappresenta però anche l’incontrollabilità e le possibilità nocive di un’immaginazione non canalizzata. Il piatto che si spacca è il simbolo della perdita della

204 L.S. Kislova, S.O. Dračeva, Aksiologičeskij ėksperiment v russkoj Novoj Drame rubeža XX-XXI vekov, Vestnik

Samarskogo universiteta, “Istorija, pedagogika, filologija”, n.1.2, 2017, p. 72.

205 M. Lipoveckij M., B. Bojmers, Performing Violence cit., p. 248. 206 L.S. Kislova, S.O. Dračeva, op. cit. p. 74.

207 Ivi,p. 376.

208 L. Vygockij cit. in Kaminer J., Imagining Adolescence cit., passim. 209 Ad esempio, Jul’ o Kislorod.

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verginità e dell’innocenza, e infine della vita. In Plastilina è soprattutto l’energia sessuale non canalizzata che minaccia le norme sociali e genera violenza.

Maksim non nasce come un personaggio aggressivo, ma tenta di trovare nel mondo compassione e amore. Il suo nome, secondo Davydova, rimanda al massimalismo morale che lo caratterizza. Egli, tentando di difendere la sua dignità, mostra dei tratti eroici e tragici rifiutandosi di reagire con la violenza alla violenza e per questo non oppone resistenza se non dopo la morte della nonna.210 Un esempio di ciò è dato dalle due scene con Vicino, che rappresentano l’unico caso in cui Maksim incontra nuovamente uno dei responsabili delle sue sofferenze. Nella prima scena Maksim viene accusato senza alcuna prova di aver bruciato le cassette della posta di Vicino, che lo inizia a picchiare, nonostante tutto il ragazzo continua comunque a dargli del Lei in segno di rispetto. Il secondo incontro avviene subito dopo la morte della nonna, sempre davanti al portone del suo palazzo, ma questa volta Maksim risponde alle vessazioni di Vicino dandogli del Tu. Come il pene di plastilina, il tirapugni che ha in tasca, e che Vicino scambia per un coltello, gli fornisce la forza necessaria per ribellarsi.

Narratore: giunti all’epilogo (Maksim comincia a scolpire un tirapugni e gli esce del sangue dal naso), anche i

piccioni si lanciano per strada alla ricerca di gioia e allegria. Mentre Maksim sale in fretta, sale raggiungendo l’ultimo piano. Da lì sopra, il sotto è uno sciame di formiche che reiterano ritardi, giocano scommesse, si cibano di fango, si salutano con un addio. Mentre i mozziconi di sigaretta fumano caldi ai bordi dei cestini non centrati. Ognuno è inciampato sulla propria gamba sinistra sputando dalla medesima spalla. Tutti trovano spicci e lasciano la carta straccia.

Maksim e Narratore: formiche, formiche. Dietro autobus persi, dietro volti tristi o felici. Ma nessuno ha

guardato i piccioni danzare le correnti d’aria. Formiche verso il basso. La pioggia verso l’alto. Maksim lì al bordo. Anche la nonna aveva smesso di parlare. Nonna! Nonna! Nonna! Chiunque avrebbe preferito rivolgersi ai bordi. Ma non lo fece. Scelse gli stessi movimenti dell’inizio e operò quel che meglio sapeva fare: resistere. Provò anche con la vendetta, sì, ma coronando la morte

Un’altra caratteristica degli eroi sigareviani, ma in particolare di Maksim, è il loro distacco dalle circostanze sociali. Se gli altri personaggi sono guidati da impulsi basilari nella conduzione della loro vita, Maksim non riesce a trovare un collegamento con l’ambiente che lo ha generato. I personaggi del ND sono una risultante della crisi di identità post-sovietica e per tale motivo sono sempre alla ricerca di qualcosa in cui identificarsi. Non sorprende dunque che alcune pièce presentino domande esistenziali come “chi sono io?” o “qual è la realtà” che mi circonda?”.211 La costante autoriflessione dell’eroe lo spinge a cercare un’autodeterminazione che giunge ad uno scontro con gli altri per cercare le risposte di cui ha bisogno.

210 T.T. Davydova, I.K. Sušilina, op. cit.

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La deroizzazione proposta dal Novaja Drama è in realtà un tentativo per trovare il nuovo eroe del nostro tempo, che è parte del declino sociale e non può essere scovato senza una distruzione delle immagini relative all’eroe tradizionale.