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II. NARRAZIONE MULTILINEARE, UN FUTURO ANTICO

5.3. Lettura e scrittura, costruzione attiva della persona.

L’attività cognitiva funziona con modalità diverse, ma mediante alcune costanti nelle diverse persone, attraverso la capacità di correlare, connettere processi e situazioni e di scandirle nei loro elementi costitutivi, di trovarvi analogie e somiglianze, di organizzarle in strutture di pensiero astratto (Arcà, 1996, p. 142).

Mentre affiorano alla mente, le idee non seguono mai percorsi sequenzialmente lineari, dunque, il bisogno di sentirsi all’interno di un sistema di coerenza e di trovare un accordo cognitivo tra fatti ed interpretazioni è sia un obiettivo, che uno strumento del capire, ma nella realtà nessuna interpretazione è del tutto esaustiva ed è proprio questo che stimola la ricerca. In ogni situazione nuova e carica di problematicità si presentano contemporaneamente alla mente una varietà di alternative possibili.

Il procedere per scelte, eliminando per tentativi gli errori, si manifesta a tutte le età con modalità diverse, da quella gestuale dei più piccoli, alle simbolizzazioni teoretiche degli adulti. La necessità di attivare situazioni di conflitto cognitivo può permettere sia di valorizzare la pluralità dei diversi modi di pensare, sia la conseguente scelta di quelli più efficaci. La mente è un sistema in connessione con la cultura e la tecnologia della realtà circostante. Secondo De Kerchove (1993) le varie tecnologie dei linguaggi corrispondono a brainframes (cornici per il cervello): il brainframe non è mai localizzato nella struttura superficiale della coscienza, ma nella sua struttura profonda… il brainframe creato dall’alfabetizzazione ha influenzato il modo in cui creiamo i nostri pensieri. Se lo sviluppo procede davvero con due modalità di funzionamento mentale, una di tipo logico-

discorsivo (pensiero paradigmatico) e una di tipo analogico-metaforico (pensiero narrativo), noi ipotizziamo che l’utilizzo di storie multilineari possa consentire l’attivazione e lo sviluppo sinergico di entrambi questi sistemi, fungendo da brainframe tecnologico attivo e cognitivo. Infatti, possiamo riconoscere nella fruizione, ma soprattutto produzione o scrittura, di storie multilineari la presenza di una pluralità di prospettive: il mondo non viene visto in modo univoco, ma contemporaneamente in una molteplicità di prismi, ciascuno dei quali ne coglie una parte (Bruner, 1994), nel contempo, il processo narrativo, in quanto dimostrato come più naturale, più comprensibile e più memorabile di altri tipi di testo, permette una coerenza e una integrazione tra le varie parti, capaci di favorire un ordinamento e una attribuzione di senso alla molteplicità degli eventi, con conseguente costruzione-ricostruzione della propria identità personale e comunitaria. Particolarmente importanti nella comprensione del testo narrativo sono:

- il riconoscimento di nessi causali. La teoria di Trabasso e van der Broek (1984) individua una loro rappresentazione in forma di reticolo;

- la produzione di inferenze, ovvero informazioni attivate durante la lettura, ma non presenti esplicitamente nel testo, il cui processamento richiede un forte carico da parte del sistema esecutivo, permettendo coerenze rappresentative e procedurali profonde (Graesser et al., 1996, 1995);

- il concetto di schema e script (Shank e Abelson, 1977), che prevede un'organizzazione rappresentazionale mentale degli eventi e delle componenti socio-culturali della esperienza.

Una ricerca di fine anni Novanta del secolo scorso, con studenti universitari riguardante lo studio del testo di storia, riportata in Boscolo (1999), evidenziava come non ci fosse alcuna incompatibilità tra l’approccio narrativo e lo studio complesso della storia mediante una pluralità di testi differenti. Infatti, venivano imparati gli eventi centrali sin dalla prima lettura e le letture successive permettevano l’apprendimento dei dettagli, confermando così l’importanza della rappresentazione causale. Dunque, esiste una coerenza nella rappresentazione semantica e continua di un testo in memoria, poichè le informazioni, i contenuti semantici, vengono conservati come una struttura organizzata, attraverso un'impalcatura di connessioni relazionali, soprattutto temporali e causali. Inoltre, è presente una organizzazione gerarchica che attribuisce maggiore importanza ai contenuti principali (Levorato, 2000).

In tutti gli studi recenti sulla comprensione di testi emerge la necessità di considerare il lettore come attivamente coinvolto nella costruzione del significato, cercando così di integrare proficuamente i filoni dicotomici presenti fino all’inizio degli anni Novanta relativi agli studi sui testi. Se da una parte, infatti, c’è una corrente di studi che ha accentuato la dimensione efferente della lettura (attenzione focalizzata sull’astrazione, l’analisi, l’organizzazione), dall’altra si presenta una parallela corrente che accentua la dimensione estetica (attenzione focalizzata sul vissuto emotivo del lettore in relazione al testo). Un filone di ricerche, già a partire dalla metà degli anni Ottanta, individua nell'interesse un possibile snodo concettuale utile, rispetto alla connessione tra queste due dimensioni. Gli studi di Kintsh e van Dijk (1978) sui fattori in grado di determinare un interesse cognitivo indicano: il grado di conoscenza di un argomento e il grado di incertezza (che non devono essere né troppo alti, né troppo bassi), la possibilità di inserire un particolare elemento interessante nella struttura complessiva, ovvero di ricostruire una macrostruttura coerente e interconnessa nelle sue varie parti. Sono la produzione di inferenze, la creazione di attese, la percezione di alternative, durante la fruizione di informazioni testuali, che manifestano l'emergere dell' interesse, attitudine attiva che può nascere e svilupparsi grazie alla possibilità di partecipare alla narrazione attraverso processi di creazione, riscrittura e completamento del significato (Levorato, 2000).

coerenza, che però deve essere valida e compatibile con il mondo ‘altro’ creato dall’autore del testo. Come evidenzia Smorti (2007), c'è un diretto rapporto tra pensiero narrativo e pensiero logico, infatti, le persone, durante entrambi questi processi mentali, devono tenere inevitabilmente conto di principi generali, di concetti causali e sono costantemente chiamate a svolgere considerazioni astratte, tuttavia, gli elementi del pensiero logico, inseriti dentro una storia, sembrano assumere un valore meno necessario (Smorti, ib.).

La narrazione si colloca sempre sullo sfondo di una cornice costituita dalle norme accettate dalla cultura, ma è capace di legami tra l’eccezionale e l’ordinario, tra il singolare e l’universale… la peculiarità della funzione narrativa sta nella non univocità dell’interpretazione… il testo con il suo significato indeterminato invita il lettore a ricostruirlo o, come dice Barth, a riscriverlo (Levorato, 2000, p. 75).

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