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II. NARRAZIONE MULTILINEARE, UN FUTURO ANTICO

5.4 Processi di comprensione e scrittura di testi lineari, non lineari, interatt

In tutte le opere di immaginazione, ogni volta che un uomo ha diverse alternative, ne sceglie una e scarta le altre; in quella del quasi inestricabile Ts’ui Pen, sceglie -simultaneamente- tutte le alternative. Crea così diversi futuri, diversi tempi, che a loro volta proliferano e si biforcano (Borges, p. 83).

Uno studio di Wenger e Payne (1996) riportando alcuni esperimenti volti ad esplorare la comprensione e la memoria dei testi non-lineari, evidenzia come il processo globale implicato in queste due abilità non si differenzi tra testi lineari e non lineari, tuttavia, viene richiesto maggiormente l’uso di informazioni relazionali per i testi non-lineari. Nello specifico, il compito di selezionare una via, attraverso il testo, richiede che il lettore debba prendere decisioni e fare previsioni circa le relazioni intercorrenti i vari argomenti, i nodi principali. Comunque, durante la lettura, non esiste differenza tra il tempo o la qualità di processazione dei diversi tipi di testo e nemmeno per la qualità del ricordo. Questo studio sembra dimostrare che i costrutti teorici utilizzati per comprendere la psicologia della lettura, possano essere estesi anche ai testi non- lineari. Tuttavia, già all'epoca, gli autori sollecitavano ad approfondire gli studi sugli effetti correlati ad un cambio degli obiettivi durante la lettura, ad esempio in ottica di problem-solving o variando le tipologie di testo.

In questa direzione possiamo dunque rilevare come -sempre- il lettore è chiamato a ad assumersi la difficoltà di effettuare previsioni e aspettative al cui significato e alla cui comprensione il testo conduce. Inoltre, indipendentemente dal modo in cui vengono organizzate le informazioni, lo stato di interesse e di piacere sembrano attivarsi quando sono disponibili sia una certa quantità di informazioni ma, nel contempo, quando esista un sufficiente grado di complessità tale da suscitare la curiosità (Levorato, 2000). Nel testo multilineare un lettore può imparare a capire, ad apprezzare la crescente complessità e le opzioni offerte dall’autore, attraverso una dimensione maggiormente connotata dal punto di vista spaziale e dagli snodi circolari. Il piacere estetico della narrativa può derivare dal fatto che la costruzione di significato avviene attraverso l’integrazione degli elementi dell’opera in un tutto organizzato… in cui le parti traggono il senso dal tutto (ib.p. 134). Il che ci riconduce alla dimensione partecipata, centrale ed attiva del processo di lettura, che diventa perciò interattiva. Dobbiamo però essere consapevoli che stiamo ancora imparando a definire una nuova letteratura interattiva, infatti, Plowman (1996) afferma che, mentre la coerenza narrativa è identificata con la mancanza di ridondanza e la fissità sequenziale, i programmi interattivi cambiano queste definizioni tradizionali di narrazione perché essa può essere sospesa o alterata attraverso i punti di decisione: la focalizzazione dell’interattività e una riorganizzazione degli

elementi discrezionali danno origine a un nuovo testo e a nuovi significati. Mentre i concetti di interezza, unità e coerenza sono poco invitanti in questo contesto moderno, la nozione di interpretazioni multiple ha differenti interpretazioni e implicazioni, in particolare per la comprensione e la cognizione. Plowman conclude con una visione favorevole all’integrazione della narrazione dentro la dimensione della interattività, ai fini dell’apprendimento, in particolare per le nuove generazioni.

Una visione differente viene da Hilf (1997), che sottolinea maggiormente la complessità sottostante al costrutto di interattività, presentando quattro strutture narrative interattive possibili: lineari (quando l’utente è guidato dall’inizio alla fine), interrotte (quando la narrazione è sospesa, mentre situazioni-problema, testi o altre forme di interattività vengono introdotte), ad albero (quando l’utente può scegliere tra diverse strade) e orientate agli oggetti (quando gli elementi senza la narrazione possono essere controllati o definiti dall’utente, anche interagendo su altri utenti). Possiamo aggiungere a queste una quinta struttura: rizomatica o labirintica, una struttura a rete, per alcuni aspetti simile a quella ad albero, poiché si sviluppa, analogamente, tramite scelte alternative, ma in cui sono possibili collegamenti reticolari tra i vari 'rami' o sentieri'. Questa forma permette di attuare una scrittura e una fruizione testuale ad alta complessità, ma nel contempo, essa risulta più coerente ed è più facile ricondurla alle dimensioni classiche di composizione narrativa, poichè i nodi configurativi sono maggiormente riconoscibili e gli eventi appaiono come binari, tracce o memorie nei vari passaggi: le conseguenze avvenute modificano progressivamente il plot narrativo, attraverso rimandi logici o spaziali, così, quando si incontra o si attraversa un nuovo evento, esso riporta le tracce degli eventi precedenti, permettendo una nuova riconfigurazione significante, in quanto dotata di coerenza. Con questa struttura è possibile trovarsi in qualsiasi punto della storia, comprendendone il senso e riconoscendone sia una coerenza logica autonoma o con le altre parti, sia il carattere di novità e di incremento informazionale.

Un esempio emblematico di questa forma è il famoso racconto di Borges: Il giardino dei sentieri che si biforcano, in cui viene descritto un testo-labirinto straordinariamente complesso, la cui logica organizzativa è riconducibile alla struttura indicata.

Un secondo esempio noto è il romanzo di Perec: La vita, istruzioni per l'uso. In questo libro l'autore fa incontrare il lettore con i condòmini di un palazzo parigino, strutturando il racconto delle loro vite e dei loro appartamenti (con tutti gli oggetti in essi contenuti), in una sequenzialità multilineare che, oltre a configurarsi secondo le mosse del cavallo nella scacchiera, si muove su linee temporali, spaziali, psicologiche e descrittive multiple. Il lettore può leggere autonomamente ogni capitolo di questo romanzo riconoscendone un senso, in parte compiuto, tuttavia, è nelle riconfigurazioni con gli altri capitoli che prendono vita i significati e gli intrecci delle vite dei vari personaggi. Chiunque affronti questo romanzo si rende immediatamente conto del maggiore carico di memoria che esso richiede, rispetto ad altre opere letterarie, e dell'architettura mentale e compositiva messa in atto, tuttavia è impossibile non provare una fascinazione straordinaria nel riconoscere il gioco dell'autore, che è riuscito a costruire un mondo potenziale perfettamente coerente e vitale.

Integra la riflessione in queste direzioni un contributo di Ana Pano (2005) che evidenzia come la natura interattiva delle narrazioni ipertestuali renda possibile per il lettore fare associazioni mentali e connessioni fisiche tra le parti della storia, mettendolo in grado di seguire due dimensioni narrative le quali produrrebbero un impatto sia a livello semantico che sintattico, perciò sulla vera percezione del contenuto e della struttura di una storia. Dunque, si ha a che fare con una storia o con molte storie?

In realtà sono proprio le diverse tipologie di legature e di nodi concettuali a costituire una sorta di coerenza semantica, anche in presenza di un contenuto più frammentato, che, apparentemente,

sembrerebbe non permettere quella immedesimazione e immersione profonda, caratteristica di molti buoni testi narrativi: la storia è percepita attraverso frammenti che trasmettono una visione complessiva, ma ‘frattale’: c’è dunque una tensione tra il testo come storia e il testo come struttura. I nodi-links, aprono e frammentano la storia, ma, in un doppio movimento, in qualche modo anche la chiudono e le danno coesione.

I link possono sostenere significati separati e intenzioni comunicative di per sé… in qualche modo raddoppiano la narratività offrendo significati paralleli (Pano, ib.).

Come sottolineavano anche Delany e Landow (1994), un nodo non ha un comportamento troppo diverso da un testo convenzionale, ma non risulta autosufficiente, in quanto, per definizione, necessita di collegamenti: è un dispositivo di attraversamento e di passaggio multiplo. Dal punto di vista cognitivo possiamo sottolineare come proprio l’abilità di riconoscere e creare connessioni, ovvero utilizzare relazioni concettuali dei più diversi generi (causali, inferenziali, astratte, pragmatiche, ...) sia considerata un indice di buone risorse intellettive fluide. C’è da tenere presente, inoltre, che molte narrazioni ipertestuali attuali, più che utilizzare altri testi in parallelo, utilizzano link sonori e visuali (disegni, foto, filmati); sono ancora aperti i molteplici interrogativi su quali processi di narratività vi sottostiano e come essi si possano connettere ai processi di narrazione ‘testuale’, quali implicazioni cognitive vengano messe in atto, soprattutto in età evolutiva (Mammarella, Cornoldi, Pazzaglia, 2005; Riva, 2004). Infine, non possiamo evitare di sottolineare come tali processi, attuati sia in forma tradizionale, ma soprattutto in modalità informatica, velocizzino la produzione e la messa in atto delle relazioni, dei nodi concettuali, anche da parte di persone giovani (Chen-Chung Liu, 2010, 2011), tuttavia, ci sembra esistano ancora pochi studi su come queste relazioni e nodi possano riconfigurare e qualificare la struttura testuale stessa, ma, soprattutto, i vari processi cognitivi coinvolti.

Qui di seguito presentiamo una prima tabella che avvicina, in parallelo, alcune caratteristiche salienti di una buona narrazione e quelle dei processi di interattività, caratteristiche utili per lo sviluppo dei processi cognitivi ad essa correlati, che possono essere integrate e diventare compresenti attraverso un percorso multilineare di lettura, fruizione e scrittura condiviso, come indicato nella seconda tabella.

CARATTERISTICHE

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