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7. DALLA CRIS

9.14 love song exchange di Carla della Beffa

quando è riuscita a costruire relazioni tra persone appartenenti ad una comunità, ma che senza il suo intervento di innesco non si sarebbero mai incontrate e conosciute. La cosa straordinaria è che è riuscita nel suo intento con l'arte più effimera e immateriale che esista: la musica. Cantare provoca un piacere forte e l'ascolto procura emozioni intime. L'artista da me intervistata ha asserito che solo nel momento in cui le viene in mente una canzone d'amore capisce il sentimento che prova, non il

contrario. Il progetto aveva dal principio come obiettivo primario la connessione tra persone tramite la condivisione di pensieri ed emozioni profonde, ma essendo un esperimento sociale la riuscita non poteva essere garantita. In un quartiere persone vicine nello spazio, possono essere lontane semplicemente perché non c'è stata mai occasione di un incontro per una reciproca conoscenza. Carla della Beffa è riuscita a far incontrare per la prima volta persone che abitano in una stessa zona o magari nello stesso condominio. I residenti sono stati invitati, attraverso una fitta campagna di volantinaggio e mediatica in diverse lingue, durata molte settimane. Inizialmente sono arrivati nella piazza indicata come luogo di svolgimento di questa performance circa venti residenti di Sandleiten. Nella realizzazione di un'opera relazionale bisogna essere estremamente aperti «(...) come quando filmi e per caso entra qualcosa di inatteso, ma che diventa la chiave del film ad esempio giochi con un fiammifero e ti bruci, è la bruciatura che rende interessante il film, non il gioco con il fiammifero di per sé». Giovani e meno giovani, uomini e donne, tutti seduti in cerchio, hanno cantato a cappella, senza amplificazione, melodie romantiche, rock o canzoni popolari nella propria lingua d'origine circondati dagli altri in osservazione e in ascolto. Timidi in un primo momento, tutti dopo poco si sono sciolti e hanno attratto altre persone che si sono unite al gruppo divenuto più numeroso. Certamente dopo quel giorno mitico, e che è finito solo perché la notte era troppo buia per continuare a cantare, le persone coinvolte avranno per lo meno continuato a salutarsi se non a frequentarsi amichevolmente con una certa frequenza. Scambiandosi reciprocamente l'immagine sonora del sentimento più profondo hanno creato un legame resistente e che ha abbattuto ogni barriera culturale e pregiudizio sociale. L'evento è stato registrato e documentato e i suoi punti salienti sono condivisi online122. L'esperimento di Carla della Beffa dimostra che l'eterogeneità culturale e sociale può essere un elemento unificante. L'artista nella mia intervista registrata su supporto audio asserisce: « (...) io non prendo mai una posizione, la mia scelta artistica, che è evidentemente una posizione, è di mettere in evidenza le varie possibilità e punti di vista, perché la gente di solito ne segue uno. E invece il mio obiettivo è di aprire gli orizzonti. Nel momento in cui capisco che ero ferma su un punto di vista, diciamo anche un pregiudizio, cerco di allargare la visuale e lo faccio anche con gli altri. (...) L'obiettivo primario dell'artista è creare consapevolezza e aprire la visione, poi può avvenire una scelta». Carla della Beffa continua a mandare candidature per residenze d'artista soprattutto in università americane e australiane perché c'è già una comunità di studenti che scelgono di fare un'attività interdisciplinare, divertente e che procura crediti formativi. Secondo Carla della Beffa lavorare insieme è il miglior modo per creare relazioni e l'artista, a differenza del sociologo, ha la libertà di farsi domande a cui non c'è bisogno di rispondere in modo univoco, cammina e «si cammina dentro, si cammina dentro le idee alla Kierkegaard».

10 DOCUMENTA COME ESPERIENZA

10.1 In Hessen. I sette mesi che hanno visto come base operativa Kassel sono stati di fondamentale

importanza per la mia ricerca nel trovare una prospettiva internazionale e indagare la direzione del pensiero contemporaneo incarnato nell'arte contemporanea di documenta 14. Per questo devo molto al Prof. Bruns e al suo team, all'Archivio di documenta e al suo staff che, dopo avermi ufficialmente invitato, mi ha assistito e assecondato nelle ricerche di documentazione in particolare di documenta 7 con la presenza del progetto documenta urbana e 7000 eichen di Joseph Beuyes.

Il primo bimestre, in accordo con il prof. De Bonis, è stato impegnato negli scambi culturali con alcuni colleghi dottorandi del team universitario, in particolar modo è stato fruttifero l'apporto di Daniel Munderlein per quanto riguarda la metodologia della ricerca e di Louise Leconte sulla definitiva rinuncia, in questa specifica ricerca, ad un'analisi comparativa degli strumenti di pianificazione paesaggistica tra diversi Paesi europei.

Ad aprile le energie si sono concentrate in una preparazione al viaggio nel viaggio, nel rendere il più possibile produttivo il doveroso viaggio ad Atene per visitare la città scelta dal direttore artistico di documenta 14 Adam Szymcyk al fine di restituire a documenta il significato sociopolitico che ne ha ispirato la nascita. Ad Atene ho visitato le esposizioni e ho intervistato diversi attori coinvolti in vario modo nell'evento (artisti, curatori, il personale detto 'coro') e il Direttore Artistico stesso. Il viaggio è risultato molto utile per capire lo spirito dell'operazione culturale e le dinamiche internazionali europee che coinvolgono ogni sapere e ricerca che tenti di affrontare le tematiche attuali legate al paesaggio. Inoltre è stato indispensabile per focalizzare l'attenzione su alcuni processi artistici particolarmente legati ai territori. Tra aprile e maggio, in accordo con il tutor, ho partecipato a diversi seminari del progetto internazionale LED (Landscape Education and Democracy) organizzati dall'Università di Kassel in collaborazione con altre Università e Istituti di Ricerca europei. Ho interrotto il programma da studente per motivazioni di ricerca chiedendo di assumere un ruolo diverso: essendo il corso destinato a studenti di ogni angolo del globo, la discussione si è stretta sulla tematica della democrazia negata in alcuni Paesi e questo avrebbe comportato un arresto della linea di ricerca che stavo cercando di tracciare. Ho contemporaneamente collaborato alla stesura, con il prof. De Bonis, di un progetto transfrontaliero per l'Università del Molise che si attagliava perfettamente al mio tema di ricerca. Intanto ho preso contatti con il Municipio di Kassel, con il Municipio di Francoforte e con l'Ente del Parco Regionale Rhein- Main e così sono seguite interviste e scambi epistolari di particolare rilievo.

A giugno è iniziata la documenta a Kassel. Ho seguito con dedizione e pazienza ogni evento, dalla conferenza stampa alle singole esposizioni fino alla chiusura. I risultati di questo intenso e minuzioso lavoro sono stati usati parzialmente, utilizzando solo la documentazione e le considerazioni utili a costruire un discorso senza divagazioni pindariche. Nel frattempo ho continuato a fare ricerca sul

campo con alcuni esperimenti sulla percezione del paesaggio quotidiano e ho perseverato nella ricerca bibliografica, accogliendo i consigli delle mie guide locali.

Ho sviluppato, con l'ausilio del prof. Bruns, un metodo di raccolta di dati qualitativi circa la percezione del paesaggio quotidiano da parte degli abitanti di un quartiere di Kassel pieno di tensioni e disagi sociali. Il pre-test del metodo è stato fatto con alcuni ragazzi e assistenti del centro sociale 27N. L'esperienza a Kassel mi ha portato a costruire una metodologia, e a testarne sperimentalmente l'efficacia, per analizzare la percezione del paesaggio quotidiano da parte degli abitanti utilizzando sì metodi già noti alle scienze sociali, ma ibridandoli con pratiche artistiche. L'esperimento ha portato risultati inattesi, interessanti, ma talvolta non pertinenti. Forse è da considerare un fallimento e il fallimento come risultato importante per una successiva rimodellazione. Questo ha portato alla conclusione di considerare la necessità di formulare meglio – non in questa sede – un programma di raccolta dati al fine di non cadere in conclusioni già magistralmente argomentate ad esempio in The

image of the city di Lynch. L'ultima settimana di luglio è stata dedicata al IP (Intensive Programme) di

LED che mi ha visto in qualità di tutor con circa quaranta ragazzi provenienti da ogni angolo del mondo. Ho collaborato attivamente alla realizzazione di una passeggiata notturna nel Nordstadtpark di Kassel (stesso quartiere dell'esperimento metodologico) sperimentando una modifica temporanea dello spazio e annotando le reazioni percettive del gruppo itinerante (abitanti e partecipanti di LED IP), dei passanti, degli users abituali.

Nel frattempo, con un ritmo un po' più disteso, a causa di un infortunio – anche questo è servito – sono riuscito a proseguire la ricerca intervistando la Direttrice del Parco Regionale Rhein-Main e i responsabili del settore cultura del Municipio di Kassel comprendendo finalmente la natura dei rapporti tra le varie Amministrazioni e gli Enti. Questo aspetto è stato fondamentale ed è stato difficile fare chiarezza soprattutto per la difficoltà nel comprendere che l'aggettivo informale è utilizzato per esprimere non programmazioni, pianificazioni o progetti con un modello dal basso, ma tutte le operazioni che esulano dalla esecuzione strettamente conformativa e cogente ad una legge, statuto, delibera; programma- piano-progetto.

Ho ritenuto per onestà e serietà della ricerca e per l'impossibilità di viaggiare, di spostare il rientro definitivo in Italia a dopo il finissage di documenta 14 (17/09/2017) a Kassel al fine di poter raccogliere gli ultimi dati necessari e testimoniare attivamente la chiusura dei lavori.