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4. METODOLOGIA

4.5 tentare una risposta ad un enduring question

rispondere, temporaneamente e parzialmente, anche ad alcune questioni sempre aperte, quelle che Ann Forsyth (Forsyth, 2012) ha definito enduring questions (domande che persistono nel tempo). Probabilmente è da considerarsi obsoleta la domanda Warum ist Landschaft schön? (perché il paesaggio è bello?) che ha ossessionato la ricerca di Lucius Burckhardt e che può essere superata del tutto sposando la posizione di Lucien Kroll per cui tutto è paesaggio (1999). Questo non significa non considerare la qualità estetica del paesaggio, anzi, vuol dire non solo trovarla e valorizzarla dove c'è in modo evidente, ma anche farla emergere e favorirne lo sviluppo (attraverso la pianificazione e progettazione) dove pare non ci sia. La pianificazione del paesaggio non è qui intesa come produzione di un bell'artefatto in sé concluso, che abbia come finalità la trasformazione dell'oggetto-paesaggio rendendolo più 'bello' -cos'è la bellezza?-; e il paesaggio non è considerato un oggetto da contemplare ma, pur essendo immanente e materico ha il carattere di (si comporta come) un processo con cui si può avere un'interazione che permette esperienze estetiche. La pianificazione del paesaggio non può che avere anch'essa una natura processuale che non finisce, ma inizia dalla redazione di un Piano. Da questo scaturisce uno spostamento d'attenzione dell'estetica dell'oggetto fisico verso un'estetica del e nel processo che lo produce. Resta aperta e irrisolta la domanda cos'è il paesaggio? sebbene si proponga una parziale risposta basata sul costruttivismo filosofico. La differenza tra i termini ambiente, territorio e paesaggio può essere chiarita alla luce del pensiero costruttivista: questi termini non sono che modalità diverse di osservazione. Per chiarezza uso come metafora il fenomeno luce, che può essere osservato da un fisico come onda elettromagnetica o come fotoni materici. I due modi di osservare non si negano

vicendevolmente, ma si integrano. Paesaggio può pertanto indicare il modo da parte di un individuo di esperire uno spazio esteticamente. Questo punto di vista del tutto costruttivista sarà chiarificato dalla presenza di citazioni tratte dalle opere di autori che possono essere considerati costruttivisti quali ad esempio Gregory Bateson, Edgar Morin (in parte John Dewey), ma si può già anticipare che in questa ricerca si considera l'esistenza come un processo cognitivo per cui conoscere significa vivere e viceversa. La vita è considerata il risultato dell'attività costruttrice delle strutture cognitive proprie della specie umana. Lo sforzo che questa ricerca dedica al tentativo di rispondere ad un enduring question va interpretato come un'attenzione, ritenuta necessaria, per la costruzione di un'epistemologia comune a diverse discipline. Questa urgenza deriva dalla specializzazione e frammentazione dei saperi e alla tendenza, soprattutto italiana, di portare tutte le discipline verso un metodo unico che si basi e induca a dati quantitativi certi, alla veritas logica delle scienze dure dimenticando l'esistenza di una veritas aestetica come formulata da Alexander Gottlieb Baumgarten che è invece tenuta in grande considerazione ad esempio negli ambienti di ricerca tedeschi in ambito paesaggistico. Pimpinella durante il Septième congrès

international des lumières, Société Internationale du Dix-Huitième Siècle (SIEDS), tenutosi a Budapest nel

1987, afferma che per Alexander Gottlieb Baumgarten «(...) l’estetica sta alla conoscenza sensibile, come la logica alla conoscenza razionale. Come la logica, che comprende analitica e dialettica, è ars

rationis, così l’estetica, che è teoria delle arti liberali ovvero ars pulchre cogitandi, è ars analogi rationis.

Entrambe sono arti nel senso che riconducono a regole le conoscenze presenti nella natura umana, rispettivamente nella logica naturale e nell’estetica naturale, ed entrambe sono discipline scientifiche ovvero filosofiche in quanto capaci di dimostrare a priori i loro principi. (...) Nell’ambito della conoscenza umana Baumgarten distingue pertanto due territori: quello della conoscenza intellettuale, '69horizontem logicum (territorium et sphaera rationis et intellectus)' e quello estetico, 'horizontem aestheticum (territorium et sphaera pulchri rationis analogi)'.» (Pimpinella, 1987, p. 103:105)70. Scartare una via di conoscenza che non sia fondata sul paradigma scientifico, può, a mio avviso, portare anche in ambito strettamente scientifico alla perdita del senso profondo di una ricerca, del suo ruolo nella costruzione del sapere occidentale. Forse nel tentativo di applicare metodi analitico-scientifici in ogni ambito della conoscenza, si è e si sta assolutizzando una versione dei fatti che come ha scritto Cartesio può essere considerata come una semplice «(...) storia, o se preferite, come una favola, dove, in mezzo ad alcuni esempi che si possono imitare, se ne potranno forse trovare molti altri che giustamente non si vorranno seguire, spero che esso sarà utile a certuni, senza essere di danno a nessuno (...)» (Cartesio, 2010, p. 7). Come sarà chiarito in seguito la linea che divide arte e scienza non è netta, ma è un ampio spazio sfumato. C'è chi respira a bocca aperta contro il vetro o vetrino, pensando di raggiungere una 69Per questioni di chiarezza formale, trattandosi di un inciso nella citazione, è stato sostituito il simbolo « con il simbolo '.

verità universale, ma spesso ad un osservatore esterno appare chiaro che l'operatore ha dimenticato la ragione prima della propria ricerca. Inevitabilmente il suo stesso fiato appanna la vista e rischia di perdersi nella nebulosa dell'esistenza umana che disperatamente annaspa in cerca di appigli: le certezze. Ma l'incertezza è una certezza: è entrata nella fisica da tempo e fonda le linee di ricerca contemporanee (ad esempio la quantistica) per cui è concesso solo di avvicinarsi ai risultati in modo stocastico. Questa ricerca propone, attraverso il medium artistico, una soluzione alla dicotomia che ha portato alla divergenza tra la dura verità logico-scientifica e l'approccio, talvolta non convincente, debole, di molte scienze umane.