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MANCANZA DI LIETO FINE: LA MEMORIA INDIVIDUALE DI FILOTTETE

2 LO SPAZIO SCENICO

3.3 IL PESO DEL PASSATO TRA MEMORIA INDIVIDUALE E MEMORIA COLLETTIVA

3.3.1 MANCANZA DI LIETO FINE: LA MEMORIA INDIVIDUALE DI FILOTTETE

L’intervento, al termine dell’opera, del deus ex machina Eracle che predice a Filottete un futuro glorioso (vv.1423-28) sembrerebbe far credere ad un possibile lieto fine della tragedia:

ἐλθὼν δὲ σὺν τῷδ᾽ ἀνδρὶ πρὸς τὸ Τρωικὸν πόλισμα, πρῶτον μὲν νόσου παύσει λυγρᾶς, ἀρετῇ τε πρῶτος ἐκκριθεὶς στρατεύματος, Πάριν μέν, ὃς τῶνδ᾽ αἴτιος κακῶν ἔφυ, τόξοισι τοῖς ἐμοῖσι νοσφιεῖς βίου, πέρσεις τε Τροίαν

‹‹Giunto alla città di Troia con quest’uomo [Neottolemo], per prima cosa sarai guarito dalla tua grave malattia, e giudicato primo per valore di tutto l’esercito, Paride, che fu la causa di questi mali, priverai della vita con le mie frecce, e distruggerai Troia››

Questo futuro positivo che attende Filottete è confermato da quanto riportato nella Piccola Iliade477 e

da una tragedia Sofoclea perduta intitolata Filottete a Troia, di cui restano pochi frammenti478, ma che

con tutta probabilità portava in scena gli episodi del mito prefigurati da Eracle nell’opera su cui è incentrato il presente lavoro.

È doveroso notare, però, che il Filottete si conclude con l’addio del protagonista del dramma all’isola. Questa è la fine che Sofocle aveva stabilito per la sua tragedia. Quanto accadrà in seguito,

475VIDAL-NAQUET,1981:61;cfr. Hes., Op. 176-78.

476KNOX,1964:27‹‹a triumph purely human then, but one which the gods, in time, recognize and in which they surely, in

their own far-off mysterious way, rejoice››; cfr. VIDAL-NAQUET,2001:56.

477 Procl., Chrest. 206 Seve., riportato in BERNABÉ,1996:74; cfr. Apollod., Epit. 5, 8.

478 Fr. 697-701 Radt; cfr. JOUANNA,2007:671-72. AVEZZÙ,1988:148 riporta anche altri frammenti sofoclei non attribuiti

121 sebbene anticipato nel corso dell’opera, a mio parere non dovrebbe incidere eccessivamente sulla comprensione del dramma a cui si sta facendo riferimento. Non si vuole assolutamente negare veridicità alle parole di Eracle, che per di più riporta il volere di Zeus (v.1415), e molto probabilmente il prosieguo del mito di Filottete in cui l’eroe veniva guarito e reinserito nei ranghi dell’esercito era ben noto anche al pubblico presente a teatro, dato che tali avvenimenti erano riportati nei poemi del Ciclo epico, così che le parole del deus ex machina non avrebbero dovuto cogliere più di tanto di sorpresa il pubblico. Quello che si vuole mettere in rilievo è il fatto che, se si considera la tragedia nell’arco di tempo portato in scena da Sofocle, sembra difficile vedere presupposto un lieto fine per il protagonista.

Per allontanare l’idea di un possibile lieto fine nell’opera è necessario analizzare il modo in cui si è giunti alla decisione di Filottete di partire per Troia: è solamente grazie all’intervento di un dio, Eracle479, che il figlio di Peante si decide ad abbandonare Lemno, nonostante i numerosi tentativi per

convincere l’eroe a partire da parte di Neottolemo, Odisseo e del Coro. Ma Filottete non viene pienamente convinto a partire per Troia, è un misto di costrizione e persuasione quella che viene messa in atto da Eracle, similmente a quanto analizzato da Gernet nel mito di Anfiarao480. Non c’è

alcuna spiegazione razionale per quello che Filottete ha dovuto passare, la sua sofferenza è attribuibile a una sorte divina (v.1326), resa manifesta attraverso una profezia481, che così ha stabilito

per lui. La sua colpa sarebbe quella di aver messo piede nel santuario di Crise, dove il serpente custode del sacrario l’aveva morso (vv.1327-28), ma egli non ha alcuna responsabilità per l’errore commesso, come riporta il Coro nel primo stasimo della tragedia (vv.681-86):

ἄλλον δ᾽ οὔτιν᾽ ἔγωγ᾽ οἶδα κλύων οὐδ᾽ ἐσιδὼν μοίρᾳ τοῦδ᾽ ἐχθίονι συντυχόντα θνατῶν, ὃς οὔτ᾽ ἔρξας τιν᾽ οὔ τι νοσφίσας, ἀλλ᾽ ἴσος ὢν ἴσοις ἀνήρ, ὤλλυθ᾽ ὧδ᾽ ἀναξίως. 479 Si veda 2.2.3.

480GERNET,1983:310; il rapporto tra causalità umana e causalità divina in tragedia, presente anche nel Filottete, viene

analizzato in VERNANT – VIDAL-NAQUET,1972:57.Cfr. DORATI,2016:50 che parla, in riferimento a Filottete, di ‘cedimento volontario’.

122 ‹‹Non conosco nessuno tra i mortali per sentito dire, né per diretta visione, a cui sia capitato un destino peggiore di quest’uomo [Filottete], che pur non allontanando, né respingendo nessuno, ma uomo giusto tra i giusti, tanto indegnamente andò in rovina››

Filottete non può essere accusato di hybris come Aiace — ὑβριστής viene definito da Menelao al v.1088 dell’Aiace sofocleo —, ma semplicemente viene presentato come uno strumento nelle mani di Zeus482, senza alcuna colpa per meritarsi un simile destino.

A questo bisogna aggiungere che non è avvenuta nemmeno una riappacificazione con i nemici di un tempo, Odisseo e gli Atridi483. Filottete non è in grado di perdonarli proprio perché essi l’hanno

abbandonato ingiustamente, dato che egli non aveva alcuna responsabilità diretta per la malattia di cui era costretto a soffrire. In perfetta rappresentanza dell’ideale epico di eroe, influenzato dai valori appartenenti a quella che Dodds ha ribattezzato una ‘civiltà di vergogna’484, il figlio di Peante si rifiuta

così di fare un piacere ai suoi nemici andando a Troia, proprio come Achille con Agamennone nell’Iliade485 — il parallelo è molto forte perché entrambi sono in grado di spostare gli equilibri della

guerra. In questo tipo di civiltà non era, infatti, presente il concetto di ‘dimenticanza’486 che gli

Ateniesi, invece, dimostreranno di possedere concedendo l’amnistia — μὴ μνησικακεῖν — nei confronti dei responsabili della parentesi oligarchica dei Trenta Tiranni (404-403) 487, diretta

conseguenza della sconfitta nella Guerra del Peloponneso. Filottete e Achille rientreranno in guerra non per aiutare i propri nemici, ma per sé stessi, per riacquistare quella gloria che gli era stata portata via: ἄτιμος (v.1028) si definisce, infatti, il protagonista del dramma in conseguenza dell’abbandono a Lemno. Tanto più che sul recupero dell’onore perduto sembra porre l’accento lo stesso Eracle, quando prospetta al protagonista del dramma una ‘vita gloriosa’ (v.1422) se si deciderà a partire per

481 Cfr. DORATI,2016:23-24. 482 Si veda 3.2.3.

483 Cfr. NEWMAN,1991:305 che, invece, sostiene che i vv.1402-8 preparerebbero la riconciliazione finale tra Filottete e tutti

gli Achei dell’esercito a Troia.

484 Cfr. DODDS,1951:59.Per un approfondimento sul concetto di vergogna nella ‘shame-culture’ analizzata da Dodds, in

relazione all’evoluzione di significato del termine aidōs, da cui essa deriverebbe, si veda HOOKER,1987:121-25.

485 Cfr. KNOX,1964:52; AUSTIN,2011:198‹‹Sophocles drew his plot and his characters from the epic tradition, and in that

source the heroic code reigned supreme››. Cfr. DI BENEDETTO,1988:206-7 che vede, invece, in alcuni comportamenti e alcune espressioni di Filottete tratti di antieroismo che lo renderebbero molto diverso da un personaggio come Aiace.

486 Per la ‘dimenticanza’ si veda REMOTTI,1993:84-87.

123 Troia, un onore oggettivato nelle spoglie — σκῦλα (v.1428) — che verranno consegnate a Filottete dall’esercito come segno del suo valore — ἀριστεῖα (v.1429)488.

Alla luce di tutto ciò, mi sembra inopportuno parlare di un lieto fine nella tragedia semplicemente perché un dio nelle battute finali dell’opera prospetta un futuro positivo per il protagonista del dramma. Si può parlare piuttosto di una conclusione positiva per altre tragedie sofoclee, come l’Elettra o l’Edipo a Colono489, che si concludono con un episodio favorevole per i rispettivi

protagonisti, una novità assoluta soprattutto nel caso di Elettra, se si considerano le ripercussioni dovute all’assassinio della madre nelle Coefore eschilee e nell’Elettra euripidea che trattavano lo stesso episodio mitico. Niente di positivo, invece, si può dire essere accaduto a Filottete nelle poche ore in cui è concentrata la tragedia sofoclea, dato che viene ‘convinto’ da una divinità ad andare dove non avrebbe mai voluto — οὐδέποθ᾽ ἑκόντα γ᾽ ὥστε τὴν Τροίαν ἰδεῖν (v.1392).

La trattazione del mito di Filottete da parte di Sofocle può essere paragonata a quella di Edipo per il semplice fatto che entrambi gli eroi sono protagonisti di due tragedie dell’autore, la seconda delle quali si concluderebbe con un finale positivo: mi riferisco all’Edipo a Colono, che si conclude con l’apoteosi di Edipo, e al Filottete a Troia, di cui abbiamo discusso supra. In entrambi i casi la prima tragedia, però, si chiude con la sconfitta del protagonista nei confronti del proprio destino che l’ha portato in un caso a commettere incesto e parricidio (Edipo), nell’altro a recarsi dove non avrebbe mai voluto per non prestare aiuto a chi era causa delle sue sofferenze (Filottete).

Sicuramente l’inserimento da parte di Sofocle della profezia, poi confermata da Eracle, serviva a creare un collegamento con il seguito del mito narrato nel Filottete a Troia490, con l’intento di

mostrare che la sofferenza di Filottete era finalmente in procinto di terminare, ma non si possono cancellare i quasi dieci anni di esilio passati a Lemno in mezzo a strazianti sofferenze fisiche e mentali491. Tutto ciò che riguarda il futuro, un aspetto temporale che rappresenta un’incognita per

ogni essere umano, solo gli dèi potevano prevederlo, ma, come notava Vernant ‹‹quando [l’uomo] li

488 Cfr. GERNET,1968: 173-75 che mostra come questa pratica di servirsi di oggetti preziosi per misurare il valore di un

uomo sottintendesse la credenza che in quegli oggetti fosse incorporata una forza misteriosa, a cui si credeva ancora in epoca classica, come indicherebbe la pratica della tesaurizzazione.

489 Cfr. RODIGHIERO,2000:159n.31.

490 Lo stesso sembra avvenire tra le Trachinie e il Filottete attraverso l’episodio dell’accensione della pira sul monte Eta; si

veda 1.1.2.

124 interroga per precauzione, prima di agire, ed essi accettano di parlare, la loro risposta è equivoca e ambigua››492. E così avviene anche nella tragedia, perché l’oracolo non è sufficiente a convincere

Filottete a partire, ma serve l’intervento di un dio per sbloccare una situazione che sembrava essere giunta a una fase di stallo493. Ciò che accadrà a Troia non può avere, dunque, nell’analisi della

tragedia, l’importanza che hanno le sofferenze presenti (vv.730-826) e, soprattutto, passate dell’eroe (vv.268-70; 285-99; 313; 676-729), ricordate a più riprese nel corso del dramma494.

Come notava Van Groningen ‹‹life, which is a process, and tragedy, which is a tale (μῦθος), are both enacted completely in time, also in the special sense that in the suffering which befalls the tragic heroes they are overpowered by the past. There may be a guilt which must be atoned for, a combination of circumstances which nobody willed, acts of ancestors who could not foresee the consequences, an inscrutable ordinance of the gods. But always the present of tragical suffering is caused by the past, a past which will not die until is expiated or atoned for››495. Ma il passato di

Filottete non può essere cancellato, perché sebbene il corpo verrà guarito, resta comunque in sospeso il fatto che non gli è stata data alcuna spiegazione per ciò che è avvenuto e non si è giunti, perciò, ad una riappacificazione con i nemici di un tempo.

Purtroppo, non conosciamo con certezza gli avvenimenti riportati nel Filottete a Troia, ma riprendendo il parallelo effettuato in precedenza con il mito di Edipo nelle tragedie sofoclee, anche nell’Edipo a Colono, sebbene la tragedia si concluda positivamente per l’eroe, è manifesta una latente sofferenza interiore: mi riferisco al litigio con Polinice, che riporta il vecchio sovrano di Tebe a ricordarsi della maledizione della sua stirpe (vv.1249-1446). Per questo è importante sottolineare che solo il finale della tragedia offre un risvolto favorevole per l’eroe. È, dunque, scorretto parlare di lieto fine anche in riferimento a questa tragedia e, probabilmente, sarebbe lo stesso per qualsiasi tragedia, perché nel concetto di lieto fine è presupposta una riappacificazione totale, capace di cancellare gli avvenimenti negativi del passato. Ma in tragedia, come nella vita, tali avvenimenti non potevano essere cancellati, dato che erano entrati a far parte della memoria individuale dell’eroe, la quale

492VERNANT VIDAL-NAQUET,1972:25.

493 Cfr. MAZZOLDI,2002:113‹‹l’utilità [dell’oracolo] implica la possibilità di un intervento che modifichi il futuro stesso, in

una equilibrata combinazione di destino e polytropia umana, determinismo e arbitrio di comportamento››.

494 Cfr. KNOX,1964:4 ‹‹the Sophoclean single play rules out the future which might serve to lighten the murk and terror of

the present››.

125 dipende direttamente dalla memoria collettiva496 formatasi all’interno di quella ‘civiltà di vergogna’

priva di ‘dimenticanza’ di cui abbiamo discusso supra. Proprio tale memoria collettiva viene negata, ai fini dell’inganno, da Neottolemo (vv.254-56), ma confermata da un passo iliadico del Catalogo delle navi in riferimento proprio a Filottete — τάχα δὲ μνήσεσθαι ἔμελλον Ἀργεῖοι παρὰ νηυσὶ Φιλοκτήταο ἄνακτος497 (Il., II 724-25).

È proprio questo parallelo tra la mancanza di lieto fine nel Filottete e nella vita dell’Atene di fine V secolo, quando la tragedia veniva portata sulla scena, e tra memoria individuale e memoria collettiva, che ci porta ad analizzare alcuni aspetti che hanno permesso di ritrovare nel dramma riferimenti ad avvenimenti e personaggi dell’epoca.