di Mara Mancini*
4. MeTe Teatro
4.1. Finalità e obiettivi
Il corso di teatro ha lo scopo di offrire a ragazzi diversamente abili e normodotati la possibilità di apprendere alcune tecniche teatrali di base e di sperimentarle in condivisione con l’altro, favorendo la relazione e l’inclu- sione.
L’obiettivo generale è la creazione di un’identità di gruppo grazie alla condivisione di uno scopo comune, raggiunto attraverso giochi/esercizi svolti durante il corso e la realizzazione di un saggio finale. L’identità di gruppo rompe le differenze tra diversamente abili e normodotati per dare spazio alla condivisione delle abilità personali. Ognuno offre al gruppo la propria abilità e, nel contempo, apprende dall’altro, arricchendo il proprio saper fare.
Particolare attenzione viene posta sul modo di vivere l’esperienza da parte dei normodotati. Il loro obiettivo principale è quello di abbandonare gli schemi mentali ed i pregiudizi con i quali, spesso, si preparano ad af- frontare l’esperienza.
4.2. Metodologie, strumenti e contenuti
Il percorso si svolge attraverso la proposta di esercizi presentati, in gran parte, sotto forma di gioco. L’aspetto ludico alla base di ogni esercizio persegue il fine di creare un clima piacevole, favorire l’attenzione e vivere
2. L’elaborazione e la stesura del percorso MeTe Teatro è stata realizzata in collabora- zione con Elisa Maestri, docente nella Scuola dell’Infanzia, attrice e regista teatrale, inse- gnante di MeTe Teatro.
serenamente l’esperienza. L’atteggiamento della guida deve essere sempre energico e trainante poiché è, quest’ultimo, a definire il clima che si genera nel gruppo.
Si offrono proposte di giochi/esercizi in grado di favorire il contatto, l’incontro e la scoperta dell’altro, giochi di relazione e socializzazione, creando un clima di fiducia e apertura dove ognuno possa sperimentare e scegliere una propria modalità espressiva. In molti giochi di gruppo è pos- sibile far entrare in relazione i ragazzi attraverso il contatto visivo e fisico, l’imitazione, il movimento del proprio corpo in relazione ai diversi membri del gruppo, la condivisione di desideri, emozioni e stati d’animo.
Si svolgono, altresì, giochi/esercizi in grado di offrire l’acquisizione di elementi di base dello “stare in scena”, come la gestione del proprio cor- po nello spazio, la capacità di orientamento, la coordinazione motoria, la percezione di sé e dell’altro, il ritmo, l’attenzione, l’utilizzo del movimento in modo extra-quotidiano, la sperimentazione e l’acquisizione di differenti possibilità vocali (variazione di tono e volume, timbri vocali).
Le disabilità presenti al corso sono eterogenee e prevalentemente di livello medio-lieve: disturbo generalizzato dello sviluppo, autismo, Sin- drome di Down, paralisi cerebrale, ritardo mentale. Si cerca una modalità d’interazione che si adatti alle diverse disabilità, che favorisca l’attenzione condivisa, la comprensione e che eviti la formazione di stati d’ansia o insi- curezza. Le proposte sono sempre calibrate sulle risposte, sia positive sia negative, dei ragazzi e migliorate nel corso del tempo, alzandone il livello laddove si ritenga possibile.
I ragazzi diversamente abili manifestano gradimento nel comunicare, socializzare, muovendosi in modo nuovo ed entrando in relazione in ma- niera creativa. Nel corso del tempo aumentano la confidenza e la sicurezza nelle attività proposte, mostrando, così, una maggiore spontaneità nell’ese- cuzione e una più ampia capacità di esprimere emozioni e stati d’animo.
I normodotati, solitamente, iniziano il corso attivando una modalità di interazione con il diversamente abile talvolta fredda, distaccata o impaccia- ta. Vedono il diversamente abile come un individuo da accudire, assistere o aiutare. Con il passare delle lezioni, questo atteggiamento si trasforma, si libera dal pregiudizio e dagli schemi mentali per dare spazio ad una relazione libera e paritaria. Tutto si trasforma in qualcosa di più intimo e amichevole che elimina l’assistenzialismo.
Ogni membro del gruppo mette in campo le proprie abilità ed il sostegno è presente, ma avviene in modo spontaneo, naturale e sentito da parte di tutti (anche tra diversamente abili). Non è strano, nel corso di teatro MeTe, vedere un soggetto con autismo spingere la carrozzina di un soggetto para- plegico. Ognuno è responsabile di se stesso e degli altri senza classificazio- ni. Questo è il senso del superamento delle diversità secondo la filosofia dei progetti messi in atto dalla nostra associazione, La Casa di Asterione.
4.3. Risvolti terapeutici
Il corso di teatro MeTe non si pone obiettivi terapeutici, non è un corso di teatro-terapia; eppure, si è notato come indirettamente alcuni ragazzi nel tempo abbiano migliorato aspetti dovuti alla propria disabilità.
In alcuni soggetti con autismo ad alto funzionamento, in cui il cam- biamento e l’imprevedibilità generano solitamente ansia e frustrazione, si è verificato un grande miglioramento nel vivere le attività proposte; essi hanno abbandonato gli stati di agitazione e insicurezza iniziali per giun- gere ad affrontare i giochi con tranquillità e divertimento, fino ad arrivare ad interiorizzare gli elementi appresi, farli propri e gestirli autonomamente. Sempre nell’autismo è stato superato il rifiuto del contatto fisico, grande scoglio relazionale in questo tipo di disturbo.
Soggetti con Sindrome di Down, che dimostravano forte timidezza e chiusura, hanno trovato, attraverso questa esperienza, un modo per sentirsi più sicuri di esprimersi ed interagire con gli altri.
Grandi miglioramenti si sono registrati anche in soggetti con difficoltà motorie o iperattività, i quali hanno trovato nel teatro il modo di lavorare su aspetti come il controllo del corpo, l’attenzione e la concentrazione. Infi- ne, in soggetti con ritardo mentale si è registrato un notevole sviluppo nelle capacità di coordinamento spaziale e miglioramenti nei tempi d’attenzione e ascolto.
Il corso si è dimostrato altresì utile per lo sviluppo cognitivo, poiché ha consentito un costante esercizio per il miglioramento delle capacità di ra- gionamento e risposta alle richieste.
Grande valenza, infine, è costituita dalla possibilità di costruire un’iden- tità di gruppo che favorisce, in molti casi, un’immagine positiva di se stessi riflessa nella positività del gruppo.