Il Mio Labrador – Laboratorio di pet therapy (Interventi Assistiti con gli Animali)
1. La nostra storia
“Il Mio Labrador” a.s.d. nasce alla fine del 2014 ed ha come scopo primario quello di migliorare la vita delle persone con disabilità, fornendo cani da assistenza altamente addestrati. Ad oggi abbiamo consegnato in maniera definitiva 8 cani.
Quello che vogliamo ottenere dal nostro lavoro è far sì che la persona portatrice di handicap abbia una vita di maggior indipendenza e piena di amorevole compagnia, grazie all’ausilio del cane da noi preparato. Selezioniamo accuratamente Labrador Retrievers, dopo un attento processo di valutazione.
Il nostro staff controlla il temperamento, la facilità ad essere addestrato, la salute e gli attribuiti fisici di ciascun cane, in aggiunta alla storia ripro- duttiva dei cani presenti nella loro genealogia.
Solo a questo punto vengono scelti i migliori soggetti che entreranno a far parte del nostro programma di addestramento.
In questa fase, i cuccioli verranno seguiti in maniera attenta direttamen- te dal nostro staff che si occuperà, in primis, della socializzazione: il primo
step lavorativo per il cucciolo è orientato alla scoperta del mondo esterno e alla conoscenza di tutte le situazioni che potrà incontrare da adulto col suo futuro amico e proprietario.
* Presidente “Il Mio Labrador” a.s.d. ** Sfaff “Il Mio Labrador” a.s.d.
1. Il paragrafo “La nostra storia” è stato redatto da Andrea Zenobi, il paragrafo “Il Mio Labrador e la pet therapy (Interventi Assistiti con gli Animali)” è stato redatto da An- drea Zenobi e Federica Zucchini, il paragrafo “Il cane e le disabilità cognitive: l’esperien- za con ANFFAS Macerata” è stato redatto da Andrea Zenobi, Federica Zucchini, Manue- la Pasutto.
Raggiunti i 14-16 mesi di età e consolidata l’educazione di base, ciascun cane frequenterà un corso di addestramento più specifico, della durata di 6-9 mesi, sempre sotto la guida del nostro staff. Nelle prime due settima- ne i cani verranno esaminati, sottoposti a radiografie, a test medici e test comportamentali. I cani che non superano questi test verranno affidati a famiglie come cani da compagnia, mentre gli altri proseguiranno l’adde- stramento.
Per circa 3 mesi avverrà il consolidamento dei principali comandi di obbedienza che i cani hanno imparato da cuccioli; è in questo periodo che il cane imparerà a lavorare intorno ad una sedia a rotelle ed eseguirà i primissimi comandi di riporto. I cani che supereranno con successo questa prima fase passeranno alla fase successiva, nella quale affineranno le loro capacità in ambienti sempre diversi. Durante questa fase verranno sottopo- sti ad ulteriori verifiche per avere la certezza che siano adeguati a diventare cani da assistenza. I cani che si preparano a lavorare in team, cioè in cop- pia con un essere umano, verranno addestrati fin da subito ad operare in- sieme a terze persone. Questa fase, che noi amiamo definire team training, dura circa due settimane ed è mirata ad insegnare al conduttore (portatore di handicap) come prendersi cura del cane e come gestirlo nella maniera migliore.
La nostra associazione ha un programma di assistenza post-addestra- mento volto ad assicurare il continuo successo del lavoro svolto dai cani e dagli operatori. Circa sei settimane dopo la conclusione dell’addestramento in team, i cani torneranno con i loro conduttori per un test finale.
Dopo la consegna, ovvero nel corso del periodo di attività dei cani, i conduttori ritorneranno periodicamente in sede per frequentare seminari, riunioni e gruppi di lavoro. I nostri istruttori, inoltre, rimarranno sempre in contatto con i conduttori attraverso i più comuni mezzi di comunicazione. Gli istruttori spesso si recheranno presso le case dei conduttori o presso i loro ambienti di lavoro per un addestramento specifico o per risolvere pro- blemi comportamentali.
Questi cani apporteranno ai loro futuri proprietari con ridotta mobilità, sostegno e conforto svolgendo compiti come, ad esempio:
– raccogliere oggetti da terra (occhiali, stampelle, chiavi, cellulare, ecc.); – riportare degli oggetti;
– aprire e chiudere le porte; – accendere e spegnere la luce; – aprire e chiudere cassetti/sportelli; – aiutare a togliere maglie e giubbetti; – tirare fuori gli abiti dalla lavatrice; – abbaiare a comando;
Da gennaio 2016 collaboriamo con l’associazione “Progetto Serena” di Verona. Il fondatore è l’educatore cinofilo Roberto Zampieri e, insieme a lui ed al suo staff, portiamo avanti l’educazione di cani da allerta diabete.
Il diabete mellito (DM) è una delle malattie croniche più diffuse al mondo ed è caratterizzata dalla presenza di alterati livelli di glucosio nel sangue.
L’autogestione del diabete mira a normalizzare la glicemia e ridurre il rischio di complicanze a lungo termine.
Nonostante lo sviluppo di nuove terapie e di strumenti tecnologici sem- pre più efficaci per la cura del DM, una percentuale molto alta di pazienti non riesce a raggiungere, comunque, gli obiettivi terapeutici, ottenendo scarso controllo glicemico e successivi problemi di salute ad esso conse- guenti.
In particolare, l’ipoglicemia è una complicanza acuta molto comune in persone insulino-trattate ed è particolarmente pericolosa in pazienti con una lunga storia di malattia, i quali nel tempo possono perdere e/o ridurre la capacità di riconoscere i segnali di avvertimento.
Infatti, l’ipoglicemia asintomatica è stata riscontrata nel 25% di pazienti con DM1 e questo status può aumentare il rischio di andare incontro ad una ipoglicemia severa.
Inoltre, a causa dei numerosi effetti spiacevoli associati all’evento ipo- glicemico, alcuni soggetti con diabete possono sviluppare paura e preoccu- pazioni spesso eccessive.
Questo fenomeno ha un forte impatto sulla vita dei pazienti, causando un peggioramento della Qualità della Vita, della gestione del diabete, del controllo metabolico e, in ultimo, un aumento dello stato d’ansia.
Alcuni studi, ad esempio, hanno rilevato che la paura dell’ipoglicemia influenza in modo negativo la Qualità della Vita dei pazienti con vissuti di calo dell’umore e ansia, i quali sono più frequenti in pazienti con DM1 rispetto alla popolazione generale, con un risultante aumento del rischio di scarso controllo metabolico. È stato rilevato che la paura dell’ipoglicemia tende a svilupparsi soprattutto di notte, mentre negli episodi che accadono durante il giorno sono ridotti gli stati d’ansia o terrore. La paura dell’ipo- glicemia compromette in molti casi la qualità del sonno dei pazienti, i qua- li per controllare i livelli glicemici interrompono il sonno, e nel 13.4% dei casi non sono più in grado di riaddormentarsi.
Comportamenti ansiosi riguardo la glicemia sono emersi come elementi presenti fin dalla tenera età e date le conseguenze negative associate agli episodi ipoglicemici, in particolare quelli di natura severa, non sorprende che anche i genitori siano a rischio di sviluppare la paura di ipoglicemia nei confronti dei figli, influenzandone i comportamenti di auto cura, so- prattutto da parte delle madri. I genitori tendono, così, a tenere alti livelli
glicemici nei figli; insegnamenti che vengono spesso trasmessi durante la crescita.
Anche dai risultati degli studi svolti da Loyd, (2000) si è notato come la paura dell’ipoglicemia possa portare all’aumento di sintomatologia de- pressiva, soprattutto nei genitori di bambini affetti da DM1, manifestando anch’essi problemi di sonno o preoccupazione eccessiva.
Recentemente, il cane è stato definito come un sistema di allarme bio- compatibile e patient friendly per l’ipoglicemia.
Uno studio ha rilevato che il cane domestico è in grado, in modo spon- taneo, di esibire specifici comportamenti di segnalazione quali vocalizzare, strofinarsi, leccare, saltare o abbaiare. Alcuni report riportano episodi in cui i cani domestici allertano i loro proprietari durante gli episodi di ipo- glicemia di notte o durante la guida. Quando intervistati, il 38% di pazienti con diabete, hanno evidenziato come siano osservabili cambiamenti nei comportamenti dei loro cani in concomitanza di un evento ipoglicemico.
Ala luce di queste prime evidenze, alcune associazioni hanno iniziato a progettare e realizzare programmi di training di allerta sistematica di ipo- glicemia per cani di persone con diabete.
I cani sono addestrati a esibire comportamenti di segnalazione tutte le volte che il loro proprietario va in ipo/iperglicemia.
Testimonianze di persone con cani da allerta diabete hanno evidenziato come il livello di accuratezza dei cani, così addestrati, è pari a quella dei glucometri più avanzati.