di Noemi Del Bianco*
1. Premesse concettual
Il laboratorio “Robotic-Lab”, proposto durante Unimc for Inclusion, è stato rivolto ai professionisti che lavorano, o che andranno a lavorare, nel campo dell’inclusione sociale, perseguendo lo scopo di sperimentare in prima persona la spendibilità della Robotica educativa attraverso pratiche orientate all’inclusione.
Tra le premesse concettuali che hanno guidato la realizzazione di “Robotic-Lab” in chiave inclusiva, c’è sicuramente la recente normativa italiana; essa infatti si è spesa a favore di alunni/studenti con DSA attraver- so la Legge 170/2010, con le successive Linee guida del 2011 e la Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012 sui Bisogni Educativi Speciali (BES), mettendo in evidenza con assoluta forza le responsabilità e i compiti che devono appartenere alla scuola. Anche la Legge del 13 luglio 2015, n. 107, ovvero la “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e de- lega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti”, meglio conosciuta come “Buona Scuola”, sprona, fin dalle prime battute (Art. 1, comma 7) le istituzioni scolastiche al “potenziamento dell’offerta formativa e delle attività progettuali, per il raggiungimento degli obiettivi formativi indivi- duati come prioritari”1: tra questi, oltre a quelli afferenti ai plurali ambiti
tradizionali (linguistico, scientifico, musicale, artististico, motorio…), ven- gono inseriti obiettivi specifici concernenti “lo sviluppo delle competenze digitali degli studenti, con particolare riguardo al pensiero computazionale,
* Dipartimento di Scienze della Formazione, dei Beni Culturali e del Turismo, Univer- sità degli Studi di Macerata.
1. www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2015/07/15/15G00122/sg, data di consultazione gen- naio 2018.
all’utilizzo critico e consapevole dei social network e dei media nonché alla produzione e ai legami con il mondo del lavoro; il potenziamento delle metodologie laboratoriali e delle attività di laboratorio” e non casualmente, seguono finalità riferite al “potenziamento dell’inclusione scolastica e del diritto allo studio degli alunni con bisogni educativi speciali attraverso percorsi individualizzati e personalizzati anche con il supporto e la colla- borazione dei servizi socio-sanitari ed educativi del territorio e delle as- sociazioni di settore e l’applicazione delle linee di indirizzo per favorire il diritto allo studio degli alunni adottati […]”2.
La conoscenza di strategie alternative per la formazione, che sappiano essere coinvolgenti ed accattivanti, si coniuga in modo indissolubile alla dimensione inclusiva della scuola, cornice entro cui tutte le condizioni pos- sono essere valorizzate, rispettate e fornite (Dovigo, 2007). Attivare una riflessione continua sul proprio agire, permette agli insegnanti di ripensare ed adottare proposte educative che siano basate proprio sull’utilizzo di me- diatori didattici e dispositivi tecnologici anche provenienti dalla Robotica.
Il primo passo per poter realizzare un’autentica didattica inclusiva, come scrive Levine (2005), è quindi una “didattica adeguata” che sappia tener conto delle neurodiversità. Un aspetto fondamentale è proprio il ri- conoscimento di tutte le persone come “neuro-organizzazioni differenti”, ciascuna bisognosa di valorizzazione (intesa come pieno sviluppo delle proprie specifiche capacità e potenzialità), attraverso processi di individua- lizzazione e personalizzazione della didattica, e di inclusione in contesti coevolutivi di collaborazione e compartecipazione (Fornasa e Medeghini, 2011). Riuscire a trasformare le diversità in risorsa, significa creare una di- mensione entro cui si dispieghi l’unione sinergica tra modalità di apprendi- mento autenticamente dinamiche e la partecipazione attiva di ogni alunno presente, con il comune e diffuso obiettivo di giungere ad un successo for- mativo plurale, di tutti e di ciascuno, senza distinzioni. Nello specifico, la Robotica educativa si delinea come uno degli strumenti di intervento nella pratica educativa che è possibile mettere in atto per tutti gli “alunni che presentano una richiesta di speciale attenzione per una varietà di ragioni”3
al fine di alimentare le connessioni tra le parti coinvolte nel processo for- mativo e potenziare l’apprendimento scolastico.
Le nuove tecnologie e le attività di programmazione Robotica riescono ad alimentare il valore e il ruolo del pensiero computazionale, oramai in- serito nelle nostre vite come le parole “algorithm” e “precondition” sono
2. www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2015/07/15/15G00122/sg, data di consultazione gen- naio 2018.
3. MIUR (2012), Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e or-
parte integrante del vocabolario di ciascuno di noi (Wing, 2006 p. 34). Il presidente del dipartimento statunitense Computer Science dell’Università Carnegie Mellon di Pittsburgh aggiunge: “Il pensiero computazionale è un’abilità fondamentale per tutti, non solo per gli informatici. Alla lettura, alla scrittura e all’aritmetica, dovremmo aggiungere” il pensiero computa- zionale quale abilità analitica di ogni bambino (ibidem).
La capacità di individuare un procedimento costruttivo, fatto di pas- saggi semplici e non ambigui, che conduce alla soluzione di un problema complesso, stimola la creatività e la fantasia, imponendo il rigore neces- sario a descrivere passaggio dopo passaggio il nostro ragionamento. Il concetto chiave del pensiero computazionale è proprio lo sviluppo della capacità algoritmica: trovare una soluzione per poi svilupparla, così da consentire ai bambini una forma mentis che permetterà loro di affrontare problemi complessi quando saranno più grandi (Bogliolo, 2016). Il pen- siero computazionale richiede molteplici livelli di astrazione, da effettuare con una certa ricorsività, attivando modalità di ragionamento euristico: “È un’elaborazione parallela. È l’interpretazione del codice come dati e di dati come codice. È separazione delle preoccupazioni” (Wing, 2006, pp. 33-35). Questo implica che vengano scelte o modellate, in modo inconsapevole, delle rappresentazioni appropriate per un problema, degli aspetti rilevanti che in seguito devono necessariamente rendersi espliciti. Avvicinarsi a questo tipo di problem solving permette non solo di allenare la capacità risolutiva, ma di rendersi maggiormente consapevoli dei procedimenti lo- gici messi in atto per la risoluzione effettiva dell’incognita, immaginando e descrivendo in modo chiaro (in alcuni casi attraverso rappresentazioni visive) ciascuna fase del processo costruttivo: strategia di lavoro utile per i soggetti con difficoltà di apprendimento. Riuscire ad entrare nell’ottica di utilizzo del pensiero computazionale favorisce inoltre il sistema attentivo e la memoria di lavoro, fondamentali per i processi di apprendimento e parti- colarmente compromessi negli alunni con DSA (Benso, 2006).
Gli strumenti tecnologici, oltre ad offrire possibilità di successo nell’ambito cognitivo, divengono un’interessante frontiera di sperimentazio- ne anche nel settore socio-relazionale; la flessibilità che li contraddistingue permette maggiore spendibilità in particolare nella didattica cooperativa, che consente di alimentare procedure a carattere inclusivo. “L’utilizzo di un Robot-mediatore favorisce un’esperienza di autoefficacia e di autocon- trollo (coping) e un approccio al compito meno stressante, in un clima collaborativo che abbassa la resistenza e stimola la resilienza, potenzian- do le risorse emotive, cognitive e motivazionali del singolo e del gruppo” (Damiani, Grimaldi e Palmieri, 2013, pp. 1211-1220). La valenza ludica è quindi l’importante risorsa motivazionale che può essere valorizzata nella scuola, quale nucleo fondante per la creazione di un ambiente partecipa-
tivo. Coniugare attività laboratoriali od esperienze extra-scolastiche alle proposte educative curricolari, può essere la strategia vincente per creare sinergia tra gioco e studio, emozione e memoria, motivazione e attenzio- ne. Le modalità didattiche alternative possono far leva proprio su processi cognitivi allargati e “vicarianti”: strategie multisensoriali, multidimensio- nali e multilivello, che possono prevedere l’uso di mediatori e facilitatori (Damiani et al., 2013). La Robotica educativa, che può esplicarsi attraver- so pratiche inclusive, si presenta quindi come strumento privilegiato per favorire processi di apprendimento di tutti gli allievi; la percezione delle proprie modalità di pensiero, la consapevolezza delle proprie difficoltà e le abilità interpersonali costituiscono le principali variabili implicate all’inter- no del processo formativo stesso.