1 4 L’ambiguità della performance nelle aziende pubbliche
1.4.2 Misurare e valutare: differenze etimologiche e concettual
L’analisi delle dimensioni di risultato nella pubblica amministrazione consente di affermare con assoluta certezza che valutare la performance, da un lato, è necessario, dall’altro, però, è difficile per ragioni oggettive e soggettive.
Esiste un problema ma questa sembra non essere condizione sufficiente a garantirne la risoluzione soprattutto se non si risolve, o almeno circoscrive, quell’ambiguità tipica dei processi di misurazione e valutazione partendo proprio dal chiarire le differenze etimologiche e concettuali dei processi in questione.
29 Il termine misura deriva dal sostantivo latino mensura e dal verbo latino metiri e sembra significare giudizio, misura in senso psicologico più che fisico, ma anche prudenza, richiamando, quindi, non tanto un metro obiettivo di calcolo ma piuttosto l’esercizio ponderato e riflessivo di una valutazione (Rebora, 2005). La radice dello stesso verbo metiri e dell’equivalente greco metrein rimandano però anche a me-s (mese), dove viene evocata una unità basilare di misura del tempo, che richiama moon, termine indicativo del ciclo lunare (Mari, 2003).
Il termine misura appare quindi carico di ambiguità tanto che gli stessi termini giudizio e misura sembrano al tempo stesso contrapporsi, combinarsi e completarsi. Del resto questa consapevolezza di ambiguità è presente nella stessa scienza delle misurazioni al punto che in un articolo pubblicato su una rivista internazionale Epistemology of measurement ci si pone esplicitamente il problema “la misurazione è una valutazione soggettiva o una descrizione oggettiva?” (Mari, 2003).
Nei contesti pubblici caratterizzati da una limitata importanza del mercato, da condizioni di forte complessità e di valenza relazionale del servizio da produrre, l’ambiguità del tema della misurazione assume una particolare importanza anche alla luce della valenza che la valutazione dei risultati assume come strumento di governance e di management (Rebora, 2005).
Scontata l’ambiguità del termine misura, come sopra evidenziato, è necessario, oltre che ragionevole, affidarsi alla scienza delle misurazioni che parla di misura quando sono presenti alcune condizioni e precisamente che le misurazioni siano valutazioni intersoggettive e oggettive (Mari, 2003). Occorre, in altre parole, che, da un lato, i risultati della misurazione, forniscano le stesse informazioni a diversi osservatori, e che dall’altro, tali informazioni siano legate solo all’oggetto misurato e non al suo ambiente, che può anche includere l’osservatore. È necessario, cioè, che misurazioni dello stesso oggetto in condizioni differenti e in presenza di diversi osservatori producano gli stessi risultati (Mari, 2003). Ciò significa considerare il ruolo dei sistemi di misurazione non solo come strumenti operativi ma come componenti essenziali che danno fondamento epistemologico alla misurazione (Minelli, Rebora, Tulli, 2005).
In questo modo la misurazione si distingue dalla valutazione che rappresenta invece una forma di giudizio soggettivo che assume, rispetto alla misurazione stessa, un valore superiore quando i risultati possono essere considerati oggettivi in modo adeguato. Valutazione, infatti, deriva dal latino valitus, participio passato del verbo valere, che significa avere prezzo, stimare. In senso etimologico, perciò, la valutazione è il processo
30 mediante il quale si attribuisce “valore” ad un oggetto, ad un’azione o un evento, ad una persona.
Il valutare è l’attività con cui le persone esprimono un giudizio riguardo ad un fatto rilevante e significativo. Essa è strettamente collegata alle procedure, ai metodi e agli strumenti usati che possono condizionare l’attendibilità del giudizio medesimo sulla base delle informazioni che gli stessi strumenti, procedure e metodi producono. Le interconnessioni tra misurazione e valutazione generano una difficoltà nel trovare giustificazione e elementi di trasparenza nell’espressione dei propri giudizi. Per questo motivo esiste una ricerca intensa che da anni cerca di individuare non solo i criteri ma anche gli strumenti che permettono di esprimere giudizi maggiormente fondati (valutazione oggettiva).
Tuttavia, se l’ambiguità tra misurazione e valutazione sembra potersi circoscrivere ed annullare quando c’è la concreta possibilità di implementare sistemi di misurazione che producono risultati oggettivi, più complesso è il caso delle amministrazioni pubbliche dove, come già visto, gli obiettivi, i risultati ed i connessi sistemi di misurazione e valutazione, sia con riferimento al rapporto output/outcome prodotto (ambito oggettivo), sia con riferimento al management (ambito soggettivo), sfuggono alla determinazione economica e alla quantificazione oggettiva.
Del resto, il management non è una scienza, ma un’attività pratica che contiene anche aspetti di arte. Si differenzia da altri tipi di attività intellettuale perché configura “un’arte pratica” (Carlsson, 1951; Mintzberg, 1973). Per tale motivo fornire un’adeguata ed oggettiva descrizione e valutazione di un lavoro manageriale è sempre arduo. I manager agiscono nei contesti pubblici, non solo sfruttando la propria dotazione professionale, ma anche attraverso il giudizio, l’intuito, la flessibilità e l’adattamento di tipo creativo necessario per assorbire le ambiguità generate dal contesto e garantire al sistema di operare con sistematicità.
Per questa ragione la valutazione, seppur condizionata da una forte componente di soggettività e di non perfetta comunicabilità, sembra essere priva di alternativa alla misurazione e anzi è ad essa preferibile. Del resto, anche in ambito privatistico ci si è convinti che i metodi concettualmente più fondati e perciò più razionali risultano di fatto maggiormente influenzati da elementi soggettivi (Paganelli, 1990).
Proprio nei contesti pubblici, caratterizzati da processi non routinari, sfocati, innovativi e conflittuali (Noordegraaf e Abma, 2003), la pretesa propria del movimento del new public management di risolvere i problemi di incertezza, attraverso i metodi imperniati sulla misura della performance, incontra limiti insuperabili.
31 Sia i processi di misurazione che di valutazione presuppongono la definizione di obiettivi chiari, espliciti, condivisi, perseguibili e misurabili. Nella pubblica amministrazione la definizione di obiettivi perde il significato di riferimento e la relazione tra fini e mezzi si dissolve. Alcuni interessi generali e/o particolari come lo sviluppo dell’economia e dell’occupazione, la salvaguardia dell’ambiente, la tutela della salute, la congestione del traffico etc. presentano un’interconnessione tra fatti, azioni e valori talmente stretta tale da impedire un qualsiasi processo di definizione di obiettivi e una conseguente misurazione di risultati che non sia sensibile a una divergenza di interpretazioni ed esposta ad un pluralismo di visioni (Minelli, Rebora, Tulli, 2005).
Le relazioni tra input e outcome non possono essere sempre rappresentate in modo stabile, in quanto i risultati ricercati sono spesso indiretti rispetto ai processi operativi attivati, alcune componenti fondamentali di outcome sono invisibili perché di lungo termine o interpretabili in maniere contrastanti e quindi qualsiasi processo di misurazione e valutazione diventa fortemente arbitrario.
In generale, possiamo affermare che nelle pubbliche amministrazioni non basta attivare processi di misurazione dei risultati, qualora questi siano possibili e forniscano informazioni oggettive, ma è necessario anche il contributo di momenti di interpretazione e valutazione fortemente espressi e comunicati dal livello intersoggettivo. In altre parole, in ambito pubblico, osservatori diversi non trarranno le stesse conclusioni elaborando gli stessi dati attraverso le stesse procedure contribuendo così a generare un ulteriore spazio di ambiguità (ambiguità della valutazione).
E’ evidente che i sistemi di misurazione e valutazione degli obiettivi all’interno delle pubbliche amministrazioni, risentono, così come tutta la gestione, dell’impatto di una forte ambiguità soggettiva che non essendo contrastata dall’oggettività di alcune variabili o dimensioni o dalla univoca interpretazione del concetto di obiettivo genera diverse espressioni di fare pubblico e domina gli stessi processi di valutazione soprattutto quando riferiti alle persone.