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MODELLI DI RESPONSABILITÀ SOCIALE

MODELLI ORGANIZZATIVI, SGSL E RESPONSABILITÀ SOCIALE

4. MODELLI DI RESPONSABILITÀ SOCIALE

La norma UNI ISO 26000:2010 (Guida alla responsabilità sociale) definisce quale obietti-vo della responsabilità sociale il contribuire allo sviluppo sostenibile (cioè che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere le possibilità delle future generazioni), garanten-do l’equilibrio degli ecosistemi, l’equità sociale ed il buon governo dell’organizzazione.

Nel lungo periodo, infatti, tutte le attività di tutti i tipi di organizzazioni dei settori privato, pubblico e del non-profit dipendono dalla salute degli ecosistemi. Secondo la norma citata (che non è norma di sistema di gestione e non è destinata a fini di certificazione, ma rappre-senta un modello di riferimento) “in tempi di crisi economica e finanziaria le organizzazio-ni dovrebbero cercare di sostenere le proprie attività correlate alla responsabilità sociale”.

Quest’ultima riguarda la responsabilità dell’organizzazione nei confronti della società e dell’ambiente: la sua caratteristica essenziale è la volontà di integrare considerazioni sociali ed ambientali nelle proprie scelte decisionali e di rendere conto degli impatti delle proprie decisioni ed attività sulla società e sull’ambiente. La ISO 26000 definisce sette principi della responsabilità sociale: responsabilità di rendere conto, trasparenza, comportamento etico, rispetto degli interessi degli stakeholder, rispetto del principio di legalità, rispetto delle norme internazionali, rispetto dei diritti umani. In questo quadro, la Norma attribuisce grande importanza anche all’aspetto specifico della salute e sicurezza sul lavoro, mentre il D.Lgs. 81/2008 all’art. 2, lettere ‘ff’, definisce come responsabilità sociale delle imprese

“l’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle aziende ed organizzazioni nelle loro attività commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate”.

Si tratta di un modo di operare dell’impresa attento non solo all’aspetto economico, ma anche agli ambiti che ricadono nella sfera sociale ed ambientale. Agendo in modo social-mente responsabile l’impresa valuta l’impatto della propria attività sulla qualità dell’ambiente e sulla società: la responsabilità sociale d’impresa5va al di là del mero rispet-to delle prescrizioni di legge e deve comprendere pratiche e comportamenti adottati dall’azienda su base volontaria, nella convinzione di ottenere dei risultati che possano arre-carle benefici e vantaggi, migliorando i rapporti con i vari interlocutori sociali ed economici

La CONTARP tra rischi lavorativi e tutela della sicurezza

5 CSR - Corporate Social Responsibility.

(il personale, i clienti, i partner, i fornitori, la comunità locale e le istituzioni, gli investitori, ecc.), oltre a creare le condizioni per migliorare la propria sostenibilità e ridurre il rischio di espulsione dal mercato. Alcuni studi6hanno registrato un alto grado di soddisfazione in chi si è impegnato finora in azioni di CSR ed una lenta, ma costante diffusione delle pratiche connesse alle CSR in Italia, con prevalenza di comportamenti mossi da ragioni di natura filantropica rispetto ad azioni strettamente incardinate nella mission dell’impresa.

4.1 Il quadro di riferimento della CSR

Di fatto riferimenti bibliografici specifici in materia di CSR rimandano a testi che richiama-no continuamente allo sviluppo sostenibile, come prospettiva di vita futura attenta a soddi-sfare le esigenze economiche, ma anche sociali ed ambientali. Per raggiungere tale obietti-vo è necessaria un’integrazione delle politiche e strategie identificative della CSR nel tessu-to di ciascuna organizzazione, al fine di realizzare una imprenditessu-torialità responsabile7come auspicato nel programma delle Nazioni Unite per l’ambiente. È però necessario ridefinire, o meglio, adattare le politiche di responsabilità sociale al contesto, al territorio ed alla specifi-cità produttiva. Così la CSR, inizialmente concepita come strumento destinato a multina-zionali o a imprese di grandi dimensioni, trova una sua applicabilità anche in contesti pro-duttivi differenti, in cui il tessuto economico è costituito dalle piccole e medie imprese.

Infatti, già nel 2002, il Commissario europeo per le imprese e la società dell’informazione sottolineava come “la competitività dell’Europa dipende dalle nostre piccole e medie imprese. Il solo modo per fare dell’Europa l’economia più competitiva del mondo consiste nel rendere le nostre piccole e medie imprese (PMI) più competitive di tutte le altre”, e la Comunicazione della Commissione delle Comunità europee del 2002 rilevava la necessità di “facilitare lo sviluppo e la diffusione di strumenti di facile utilizzo e adatti alle esigenze delle PMI che intendano attuare o sviluppare ulteriormente azioni socialmente responsabi-li….”. Il succedersi negli anni di iniziative e attività a sostegno della diffusione di una cul-tura di CSR, anche per favorire l’implementazione di strategie operative e gestionali con-crete, ha prodotto modelli organizzativi e gestionali per indirizzare le organizzazioni verso politiche, piani e obiettivi strategici che coniughino la produttività alla qualità, alla tutela, alla sicurezza, passando di fatto ad un modello di governance8allargata, orientata alla ricer-ca di una tutela equilibrata degli interessi, non sempre convergenti, di tutti i soggetti in gioco. Questo concetto è affermato ripetutamente nella UNI ISO 26000: unico argomento ritenuto al tempo stesso tema fondamentale e strumento operativo è il governo dell’organiz-zazione, mediante il quale prendere ed attuare decisioni per il raggiungimento dei propri obiettivi; è il fattore cruciale per l’assunzione di responsabilità degli impatti delle decisioni e per integrare la responsabilità sociale in tutta l’organizzazione. Alla salute e sicurezza sul lavoro è riconosciuto carattere di trasversalità in ogni ambito, in quanto funzionale alla cor-retta organizzazione e gestione.

6 Unioncamere, 2003 - I modelli di Responsabilità Sociale nelle Imprese Italiane.

7 Il concetto di imprenditorialità responsabile denota l’integrazione volontaria di strategie aziendali finalizzate allo sviluppo sostenibile e, nell’essere pienamente in linea con la definizione di CSR data dalla Unione europea, associa la motivazione e la vocazione imprenditoriali, necessarie sul piano individuale per gestire una piccola impresa, ad un più ampio senso di responsabilità nei confronti della società in senso lato.

8 Commissione delle Comunità Europee COM (2001) 428 del 25/7/2001.

4.2 Iniziative INAIL

Come per i SGSL, l’Istituto ha intrapreso varie iniziative per diffondere e promuovere i comportamenti socialmente responsabili delle imprese attraverso lo strumento della gestio-ne assicurativa. Nell’ambito degli incentivi alle imprese, per l’anno 2010 l’Istituto ha stan-ziato 60 milioni di euro ripartiti in budget regionali: tra i progetti finanziati, circa il 20 % è relativo ad interventi per l’adozione di modelli organizzativi e di responsabilità sociale.

Nell’ambito del Programma Operativo Nazionale Sicurezza 2007-2013, l’INAIL si inseri-sce con il progetto “La responsabilità è legalità” che ha la finalità di far conoinseri-scere ai lavora-tori immigrati i propri diritti ed i valori della salute e sicurezza sul lavoro e della legalità, attraverso un modello integrato di formazione ed informazione. Nell’ambito del Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di Paesi terzi 2007-2013, l’INAIL, in partnership con Unioncamere, realizza, nelle regioni Lazio, Veneto e Lombardia, il progetto “Etica, sicurezza e responsabilità sociale”, con la finalità di formare i lavoratori extracomunitari occupati nel settore edile alla cultura della sicurezza, nonché di promuovere le tematiche della sicurezza e della responsabilità sociale presso i Responsabili dei Servizi di Prevenzione e Protezione e gli imprenditori del medesimo settore.

4.3 Individuazione di requisiti oggetto di valutazione

Le ampie consultazioni promosse a livello internazionale dall’ISO hanno evidenziato la preferenza del mondo aziendale per un approccio volontario al CSR, basato su modelli fles-sibili di autovalutazione, adattabili alle differenti realtà organizzative e di business. Alcune aziende stanno procedendo attraverso l’inasprimento delle richieste nei confronti dei subap-paltatori, in modo da garantire che le materie prime e i prodotti siano realizzati in modo socialmente responsabile.

I requisiti internazionali per i fornitori sono elaborati a seguito di cambiamenti sociali e per il fatto che i fornitori stanno aumentando in un numero crescente di Paesi.

Tali requisiti possono essere estremamente severi e i fornitori sono chiamati a impegnarsi formalmente ad aderire ad essi: riguardano aspetti come la qualità, la sicurezza dei pro-dotti, l’ambiente, i prodotti chimici e il rispetto dei diritti umani. Questo implica controlli sempre più attenti per assicurarsi che i fornitori offrano un ambiente di lavoro sano e sicuro per i propri dipendenti, che paghino gli stipendi in modo legale, che siano rispetta-te le norme in marispetta-teria di orari di lavoro, ecc.. Le imprese che implementano la CSR spes-so svolgono attività di audit tramite proprio perspes-sonale specializzato nei controlli, al fine di verificare gli stabilimenti dei propri fornitori. Per ogni fornitore che non soddisfa i requisiti può essere elaborato un piano di azione specifico e sono programmate congiun-tamente le correzioni necessarie, con una collaborazione che consenta di non penalizzare doppiamente lavoratori che potrebbero perdere il lavoro. I requisiti di fornitura sono basati su standard e sistemi di gestione internazionali e su specifiche esigenze. Il punto di partenza per avviare iniziative di CSR è la definizione della cosiddetta ‘mappa degli stakeholder’, una matrice che elenca i principali organismi ed individui che hanno inte-ressi nelle decisioni o nelle attività di un’organizzazione, le loro attese e richieste e gli obiettivi concreti che l’impresa intende perseguire per soddisfarli in un’ottica di mutuo beneficio, avvalendosi anche di alcuni documenti/strumenti in materia (il codice etico, il bilancio ambientale, il bilancio sociale, la certificazione sociale SA8000, la certificazione

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ambientale ISO 14001, ecc.). Secondo la norma ISO 26000, occorre identificare gli aspetti specifici pertinenti la responsabilità sociale di un’organizzazione in sette campi fondamentali: governo dell’organizzazione, diritti umani, rapporti e condizioni di lavoro, ambiente, corrette prassi gestionali, consumatori, coinvolgimento e sviluppo della comu-nità. Sulla base degli indicatori individuati, può essere definita una soglia minima di pun-teggio per intraprendere un percorso di CSR, nell’ottica del miglioramento continuo. Per l’impostazione di un proprio sistema di reporting, a titolo di esempio si può far riferimen-to ad uno dei modelli più diffusi, come quello elaborariferimen-to dalla Global Reporting Iniziative (GRI) reperibile sul sito www.globalreporting.org.

5. CONCLUSIONI

Un quadro così ampio di iniziative e di coinvolgimento da parte dei professionisti della CONTARP non può essere facile riassumere in termini di risultati, ardui da elencare e da quantificare. Valgano come esempio i confortanti dati accertati da studi sull’applicazione degli SGSL che hanno confrontato aziende certificate SGSL rispetto alle altre aziende dei medesimi comparti produttivi. Gli indici di frequenza e indici di gravità degli infortuni occorsi dimostrano con evidenza, al di la del mero riscontro percentuale, la differenza e l’evoluzione verso il miglioramento delle condizioni di lavoro per le aziende in cui sia applicato efficacemente un SGSL.

Non si può prescindere da una ponderata riflessione sulle iniziative in corso e sulle ulteriori responsabilità che da esse si originano nell’immediato.

Esigenze formative

L’attività della CONTARP è indirizzata in modo quasi sistematico verso i SGSL, in parti-colare da quando sono state divulgate le linee guida UNI-INAIL per la progettazione dei SGSL e le diverse parti sociali hanno condiviso intenti e principi che caratterizzano questo documento. Il contributo della Consulenza si è espresso sotto il profilo sia gestionale sia operativo, in ambiti di attività quali la valutazione tecnica delle domande di riduzione del tasso di tariffa, la valutazione dei progetti ISI, la collaborazione con enti territoriali per lo sviluppo di linee guida di settore, la partecipazione alla progettazione ed eventualmente all’implementazione di SGSL.

Nel corso degli anni le modalità operative di tali attività sono state riesaminate per rendere l’iter valutativo più rispondente a criteri tecnici e di conseguenza garantire al cliente-azien-da un risultato in linea con i principi ispiratori delle iniziative premianti, in termini sia di sconto sul tasso di tariffa sia di finanziamento per interventi di miglioramento della sicurez-za sul lavoro.

Si avverte l’esigenza di effettuare un monitoraggio delle procedure seguite e dei risultati ottenuti al fine di rilevare eventuali criticità e focalizzare l’attenzione su possibili aree di miglioramento e fabbisogni formativi/informativi delle Consulenze. È necessario un riscon-tro delle iniziative svolte e del carico di lavoro per lo sviluppo delle linee di indirizzo o per l’assistenza alla progettazione di un SGSL.

Linee di Indirizzo SGSL

Appare urgente una attenta rivisitazione delle varie versioni delle Linee di Indirizzo per implementare le parti relative al codice disciplinare ed al sistema sanzionatorio, così come

quelle inerenti l’Organismo di Vigilanza, necessarie alla “efficacia esimente”, laddove non se ne sia fatta menzione. L’applicazione delle Linee di Indirizzo nella pratica potrà richie-dere, come già successo in alcuni casi, l’esecuzione di sopralluoghi congiunti con i rappre-sentanti dei soggetti che abbiano partecipato alla stesura, al fine di verificarne l’applicazio-ne e le opportunità di miglioramento. Per tali sopralluoghi sarà elemento qualificante la pre-senza e l’iniziativa dei professionisti della Consulenza, nelle loro articolazioni centrali e regionali. Per le distinte Linee di Indirizzo dovranno essere elaborati requisiti e criteri di verifica diversificati, sia per renderle più aderenti alle realtà aziendali, sia per valorizzare i processi di gestione particolari in esse introdotti e sviluppati.

Responsabilità Sociale d’Impresa

La CSR è una materia per la quale appare ineludibile un pronto ed efficace impegno dei professionisti CONTARP che si manifesterà sia nelle verifiche degli interventi selezionati dalle aziende nelle richieste di riduzione del premio nell’OT 24, sia, e soprattutto, nell’ambito dell’azione informativa, formativa e consulenziale che la CONTARP svolge per conto dell’INAIL come attore attivo nell’allargare gli orizzonti delle imprese italiane nei riguardi del Paese e delle Comunità di cui sono parte.

I costi della Prevenzione

L’evoluzione dei sistemi di gestione e di rendicontazione, e il cambiamento della consape-volezza delle imprese e di tutti i loro collaboratori richiedono strumenti di valutazione eco-nomica che offrano la misura e la direzione delle attività di Prevenzione intraprese. Un gruppo di lavoro misto CONTARP e CSA (Consulenza Statistico Attuariale) ha sviluppato degli algoritmi di calcolo e un prototipo di applicativo informatico che consente di calcolare i costi attuali (diretti e indiretti) della prevenzione, così come attuata in azienda, e fornire indicazioni sui possibili risparmi adottando e applicando un SGSL. Attualmente è in corso una prima fase di sperimentazione con PMI della Regione Emilia Romagna, con aziende che si sono proposte volontariamente, sia per predisporre una piattaforma di ampia accessi-bilità, sia per verificare la disponibilità e la significatività dei dati richiesti e valutare l’uti-lità dei risultati ottenuti nel dirigere le scelte manageriali verso un sempre migliore benesse-re lavorativo.

Di particolare interesse è stata, a questo scopo, una ricerca che ha paragonato gli Indici di Frequenza (If) e degli Indici di Gravità (Ig) di tutte le aziende italiane, aggregate secondo i Grandi Gruppi della Tariffa, con i medesimi indici, ma relativi alle sole aziende con SGSL certificato.

Dallo studio, già pubblicato nel 2009 e in corso di revisione critica9, è possibile cogliere il marcato effetto degli interventi sulla gestione sull’andamento infortunistico, in particolare sull’indice di frequenza. I dati medi nazionali preliminari mostrano che le aziende con SGSL certificato, nel periodo 2007-2009, hanno ottenuto un decremento di circa il 18% del valore dell’indice di frequenza e del 8% del valore dell’indice di gravità.

L’approccio richiesto dalla legislazione vigente in merito alla Prevenzione ha cambiato notevolmente l’immagine tradizionale dell’Istituto e le molte iniziative in corso, intraprese direttamente dalla CONTARP, richiedono di seguire nuove strategie e nuovi percorsi.

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9 I. Barra, P. Fioretti, A. Terracina, “Sulla “non sicurezza” un modello di calcolo che stima i costi aziendali”, Ambiente e Sicurezza, n. 21, 10 novembre 2009.

Il passaggio dalla logica della mera osservanza di disposizioni di legge nel campo della salute e sicurezza sul lavoro a quella della responsabilità non è ancora completo: il percorso da compiere passa anche attraverso la conoscenza e la condivisione dei principi su cui si fondano i Sistemi di Gestione affinché essi siano assimilati e diventino patrimonio di tutte le imprese.

La Responsabilità Sociale pone un ulteriore traguardo verso un’obiettiva, complessa, piena integrazione gestionale di tutti gli aspetti delle attività delle aziende nei confronti della società per la quale e nella quale si trovano ad operare.

Questo patrimonio culturale è ormai bagaglio consolidato dei professionisti CONTARP, che, profondamente impegnati nel quotidiano, sono aperti, prima che altri lo richiedano, ad avviarsi su nuove strade.

GLI INTERVENTI TECNICI DEI PROFESSIONISTI