• Non ci sono risultati.

Politica tecnica ed architettura istituzionale

Nel documento Processo edilizio e gestione urbana (pagine 170-172)

5.3 Le opzioni della politica tecnica

5.3.1 Politica tecnica ed architettura istituzionale

Le prospettive di un avviamento dei programmi di sperimentazione di politi- ca tecnica e della produzione all’interno delle politiche territoriali, si sono scontrate, quindi, con la necessit`a che tali politiche presentano di essere gestite nel loro insieme, integrando e coordinando tutti i fattori che concor- rono alla loro riuscita. Nell’ambito di un programma nazionale di iniziativa pubblica questo significa la disponibilit`a di un apparato di coordinamento che abbia la capacit`a di gestire in modo congiunto la normativa, gli operatori, gli appalti, la ricerca, l’informazione tecnica, il controllo (e la certificazione), i problemi assicurativi.

Anche se uno degli obiettivi primari dell’innovazione e della sperimen- tazione nel processo edilizio evoluto `e costituito dalla capacit`a di attivare e veicolare processi di apprendimento e trasferimento di conoscenze (soprat- tutto gestionali ed amministrative), sia per gli operatori interni al processo, sia per i soggetti esterni ad esso e con ruoli istituzionali, `e infondato pensare che una tale impalcatura tecnico-amministrativa possa avere una attuazione centralizzata e unificata, all’interno degli apparati di un nuovo CER o del Ministero. Anche se si potesse fare riferimento su una struttura di gestione e controllo amministrativo statale molto organizzata questa porterebbe ad esiti perversi, in una fase in cui l’espansione edilizia quantitativa `e esauri- ta da tempo e ci si orienta in favore di strategie di intervento che devono rivolgersi alla riabilitazione sensibile e locale dell’esistente.

Un approccio orientato alla politica di sperimentazione tecnica ed alla formazione di uno scenario caratterizzato da regole condivise e da indirizzi di coordinamento, codici comuni e procedure informative e di scambio che permettano di integrare le diverse iniziative sul territorio e i diversi opera- tori al fine di riuscire a promuovere delle consistenti politiche di sistema, potrebbe trovare uno spazio di sperimentazione soltanto attraverso una po- litica promossa localmente. Entro ambiti operativi circoscritti e controllabili si avrebbe una maggiore possibilit`a di integrazione tra i diversi fattori che concorrono alla definizione ed alla riuscita di una politica tecnica e ad ap- plicare una gestione congiunta di tutti i fattori organizzativi, istituzionali, produttivi che definisce le sperimentazione del processo edilizio. In questi ambiti di intervento progettuale, la comunicazione tra operatori, il travaso tra normativa interna ed esterna all’intervento specifico dovrebbero trovare un riferimento in un sistema di indirizzi prestazionali frutto dell’iniziativa politica regonale28.

Attraverso strategie orientate all’innovazione di processo e alla prestazione, date dalla normativa esigenziale, le strumentazioni e le prescrizioni tec- niche regionali costituirebbero un riferimento sovra-ordinato, orientato al-

28

Sinopoli, Nicola, ’Politica tecnica e sistema aperto’, in Zambelli, Ettore (a cura di), Il sistema edilizio aperto, Angeli, Milano, 1982, p.54.

5.3. LE OPZIONI DELLA POLITICA TECNICA 163 l’aggregazione della domanda e alla definizione di intese inter-istituzionali per la coerenza e la razionalizzazione delle politiche degli enti locali. Le normative tecniche regionali si troverebbero nella posizione pi`u adatta per svolgere questo ruolo di volano per gli obiettivi di sperimentazione, esse han- no un legame costitutivo con il contesto territoriale e contemporaneamente possono programmare politiche di integrazione pi`u ampia. Questa dimen- sione intermedia si trova ad avere il suo spazio applicativo pi`u promettente nei programmi regionali di intervento integrato sul territorio. Si tratta di iniziative regionali di intervento nelle quali si ha una doppia geometria di progetto, che prevede che i singoli ambiti urbani oggetto dell’iniziativa di trasformazione siano riferibili ad una cornice data da programmi generali di sperimentazione.

Ogni ambito di micro-intervento avrebbe, nel contesto delle direttive prestazionali regionali del programma, piena flessibilit`a tipologica, tecnologi- ca e di scelta dei componenti, sotto le regole del gioco comuni di integrazione prestazionale. Si ha una possibilit`a di riorganizzazione e unificazione delle commesse per i micro-interventi entro iniziative pi`u vaste, che incamerano le politiche di sistema dell’ente pubblico. Attraverso gli indirizzi di politica regionale e sotto l’egida della normativa prestazionale e procedurale, l’ente pubblico eroga garanzie e servizi (ed incentivi) finalizzati ad aggregare le produzioni ed a conseguire maggiori economie di scala.

Il percorso di compilazione dell’apparato tecnico diventa flessibile e de- centrato. Partendo dai singoli interventi su aree insediative della regione, all’interno degli obiettivi ed indirizzi dei programmi generali, ogni contesto locale pu`o sperimentare in modo variabile ed integrato la composizione delle istanze di qualit`a insediativa specifica all’interno delle scelte di pro- duzione. La regione fornisce una serie di strumenti guida che accompagna- no la definizione della qualit`a insediativa e tecnologica e che devono essere flessibili ed indeterminati, concepiti per essere aggiornati man mano che le esperienze di progetto locali portano nuovi contributi alla sperimentazione: progetti tipo, capitolati prestazionali, documentazione tecnica sulla compat- ibilit`a dei prodotti, promozione di convenzioni tra i produttori, innovazione nella politica degli acquisti29.

Agendo attraverso un approccio per programmi, questa architettura di regole prestazionali potr`a permettere il dialogo continuo e elastico tra la de- clinazione contestuale del progetto e il quadro di riferimento delle normative esterne. I programmi complessi presentano una concezione di questo tipo. Essi sono concepiti come estese iniziative di politica urbana e territoriale, con un insieme di obiettivi di intervento e di principˆı guida generali, formu- lati in base alle specifiche fornite da un ente pubblico territoriale e poi calati progettualmente nei singoli contesti urbani.

29

Costantini, Maurizio, Norsa, Aldo, Prospettive di politica tecnica in edilizia, Angeli, Milano, 1985, p.98.

In queste esperienze una politica complessiva di azioni territoriali si trova ad essere specificata e declinata secondo le esigenze locali. I singoli proget- ti urbani all’interno del programma si attengono quindi ad un insieme di linee guida, che soltanto ultimamente cominciano a proporre qualche orien- tamento prestazionale nei propri contenuti. Perch´e questa iniziale e timida innovazione qualifichi l’intero processo di intervento progettuale `e necessario che la guida delle politiche di sistema da parte dell’autorit`a regionale si possa fare carico di sviluppare capacit`a e strutture capaci di gestire complessiva- mente le iniziative di politica tecnica promosse nei programmi complessi, attraverso strutture ed agenzie di coordinamento, centri di ricerca (come `e stato fatto a Torino), istituti per il controllo e la gestione normativa, servizi di programmazione che garantiscano la continuit`a della sperimentazione.

Il successivo salto verso la formulazione di una normativa tecnica nazionale di tipo esigenziale `e sicuramente pi`u complesso ma procedendo dal basso potrebbe essere praticabile.

Nella prossima sezione si dar`a una panoramica dei caratteri dei program- mi complessi, prima di esaminare l’esperienza dei Contratti di quartiere II, che rappresenta l’iniziativa nazionale pi`u evoluta in questo ambito.

Nel documento Processo edilizio e gestione urbana (pagine 170-172)