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I programmi complessi

Nel documento Processo edilizio e gestione urbana (pagine 172-175)

La moltiplicazione inesauribile degli strumenti di governo e di progetto del territorio ha visto compiersi un percorso evolutivo che ha sperimentato negli ultimi anni una accelerazione rilevantissima, fino a portare il repertorio di piani ad essere costituito da un totale di provvedimenti di settore che su- pera il centinaio. L’infrangersi dell’unit`a giuridica della dottrina urbanistica risponde alla natura frammentaria e plurale, dinamica e squilibrata che `e connaturata ai fenomeni territoriali30.

Si `e pi`u volte notato come l’architettura gerarchica degli strumenti di governo del territorio abbia mostrato una costitutiva incompatibilit`a con una citt`a fatta di interessi concorrenziali, di trasformazioni che hanno luo- go in modo eterogeneo e difforme, sia dal punto di vista localizzativo che temporale.

La disciplina della pianificazione ha, quindi, realizzato il prevalere delle eccezioni sulle regole, non come un effetto perverso, ma come espressione fisiologica del sistema vitale e evolutivo della citt`a e dell’ambiente31.

Seguendo queste tensioni verso la frammentazione degli interventi e la gestione dissociata delle trasformazioni urbane si `e determinato un lungo declino del piano che, come corrispettivo, ha visto l’emersione del progetto urbanistico, in quanto provvedimento mirato a soddisfare interessi riconosci-

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Stella Richter, Paolo, Principˆı di diritto urbanistico, Giuffr´e, Milano, 2002, p.63

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5.4. I PROGRAMMI COMPLESSI 165 bili ma soprattutto come azione di trasformazione dall’immediato riscontro qualitativo.

La lunga stagione che ha visto la concezione del progetto urbano come diretta articolazione e specificazione efficace delle scelte di trasformazione della citt`a ha ricevuto interpretazioni che hanno cercato di ricostruire quadri di coerenza ampi per le singole scelte progettuali puntuali ma anche derive di tipo settoriale e prive di integrazione, azioni celebrative che hanno ben presto mostrato la loro scarsa portata nel quadro delle complesse dinamiche urbane32.

Sembra inevitabile riconoscere al progetto urbano alcune doti di effi- cacia e tempestivit`a nella mobilitazione di risorse ed interessi mirati alla trasformazione della citt`a; vi sono per`o molte altre istanze, che sono emerse all’interno della riflessione disciplinare della cultura urbanistica, alle quali forse la cultura degli architetti `e meno attenta. L’intervento urbano esprime un ambito di formulazione e attuazione di politiche, in una accezione tipi- camente di processo (la costruzione del consenso e di coalizioni di attori, la fattibilit`a, le modalit`a gestionali, la ricognizione sensibile della domanda sociale) che ha portato ad una prospettiva pi`u plurale, meno semplificativa ed unificante dell’intervento urbano di trasformazione33.

Assodato che il piano tradizionale, normativo ed inefficace, non risponde all’aumentata complessit`a e frammentazione dello scenario territoriale, tra moltiplicazione degli interessi e dei livelli di governo, segmentazione e diver- sificazione della domanda, crisi del ruolo del pianificatore pubblico e penuria delle risorse a disposizione, il progetto urbano come grande trasformazione funzionale e morfologica ignora in modo altrettanto evidente la duplice di- mensione delle opposte condizioni della coerenza di struttura e dell’ascolto dei valori e dei molteplici legami reali tra i soggetti sociali e la cultura materiale locale; la sua costitutiva natura di manifesto artistico unifica i procedimenti e mette in ombra la possibilit`a di modulare i differenti registri delle funzioni di intervento, tutti compiti progettuali rivolti a scardinare la separatezza delle azioni pubbliche e avviare percorsi di apprendimento strategico34.

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L’interpretazione pi`u autorevole e sistematica dei progetti nel piano `e dovuta alle riflessioni ed alle esperienze di Bohigas. Cfr. Bohigas, Oriol, Ricostruire Barcellona, Etas, Milano, 1992. Una interpretazione molto pi`u superficiale e banalmente architettonica degli effetti visibilistici del progetto urbano `e in Marinoni, Giuseppe, Metamorfosi del progetto urbano, Angeli, Milano, 2005, p.11 e segg. La concezione del progetto urbano come esempio di geo-marketing, che `e stata veicolata dalla cultura architettonica degli ultimi anni, mostra una distanza incolmabile rispetto alla profondit`a delle riflessioni di Lynch su questo medesimo tema. Cfr. Lynch, Kevin, Progettare la citt`a, Etas, Milano, 1990 (ed. or. 1981), p.294.

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Palermo, Pier Carlo, ’Tra norma e forma: limiti e possibilit`a del progetto urbano’, in Territorio, n.20, 2002, p.94.

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Il quadro operativo dell’urbanistica, nell’oscillazione tra un piano rigi- do e ordinativo ed un progetto urbano formalista e settoriale, ha maturato un repertorio di tecniche di intervento pi`u attente e consapevoli della di- mensione complessa all’interno della quale agiscono gli strumenti attuativi. Questa generazione di piani e di esperienze si mostra plurale, eterogenea e contingente, rispecchiando nei propri principˆı costitutivi la frammentazione e complessit`a mutevole delle dinamiche territoriale.

Si possono individuare, per`o, alcuni elementi di base che accomunano nelle intenzioni la costituzione e applicazione di questi strumenti:

1. la necessit`a di fare convergere, integrandola su alcuni ambiti territoriali ben individuati, una azione pubblica frammentaria e su molti livelli. Il principio della sussidiariet`a istituzionale `e imprescindibile in un quadro operativo nel quale il livello locale si trova a gestire funzioni proprie, conferite ed attribuite; un livello che riconosce la territorialit`a dell’in- teresse ma che al contempo mantiene un legame con livelli istituzionali di riferimento sovraordinati;

2. emersione dell’imprescindibile rilevanza dell’apporto degli operatori privati al mantenimento ed allo sviluppo delle funzioni al servizio del territorio. A fronte della drastica diminuzione delle risorse a dis- posizione dell’attore pubblico ma soprattutto per potere sviluppare una risposta adeguata ad un assetto del territorio che ha visto una enorme complessificazione e diversificazione della domanda di servizi e di prestazioni, non affrontabile con strumenti di piano tradizionali. La complessit`a del quadro operativo porta alla necessit`a di scardinare la tradizionale separatezza tra le funzioni dell’amministrazione pubblica, a favore di un principio di azione integrata35;

3. la necessit`a di affrontare in modo multidimensionale e integrato i molti elementi che entrano nel progetto del territorio, intervenendo congiun- tamente sulle dimensioni della riabilitazione fisica, dell’accompagna- mento e della promozione sociale. La dimensione edilizia e di inter- vento architettonico `e affiancata e contestuale ad azioni di incenti- vo ed avviamento di progetti di cooperazione sociale, iniziativa im- prenditoriale, lotta al degrado e sviluppo occupazionale, cooperazione inter-istituzionale, risanamento ambientale36.

Politecnico di Milano, 2001, p.21.

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Magnano, Giovanni, ’Il progetto periferie nella citt`a di Torino: bilancio delle attiv- it`a svolte e prospettive future’, in Citt`a di Torino, Periferie. Il cuore della citt`a, Atti dell’incontro internazionale Periferie, 29-30 ottobre 2003, Ianni, Torino, 2006, pp.13-14.

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Ombuen, Simone, Ricci, Manuela, Segnalini, Ornella, I programmi complessi, Il sole 24 ore, Milano, 2000, p.29.

5.5. INDAGINE SUI CONTRATTI DI QUARTIERE II 167

Nel documento Processo edilizio e gestione urbana (pagine 172-175)